3.10.16

Sì, No, forse, mah, quasi, però


Mancano ancora due mesi al giorno del referendum, e probabilmente è troppo presto cominciare a pensarci. Sempre ammesso che valga la pena cominciare a farlo. 
In questi mesi se ne è parlato – sui giornali, in televisione, via internet – fino all'eccesso, sono state prese posizioni molto nette e molto convinte ma con scarse spiegazioni se non legate all'attualità, ai modi poco urbani di Renzi o alla sacralità della Costituzione. Personalmente propendo per votare «No», ma sarei stato contento se qualcuno avesse la gentilezza di spiegarmi perché mai avrei dovuto votare «Sì».
Perché la destra e i grillini votano «No» non è un buon motivo, senza contare che in entrambi i casi i voti possono viaggiare senza problemi da un schieramento all'altro. E votano «No» anche l'ANPI e la CGIL, per dire. E anche D'Alema (Dio ce ne scampi). E De Benedetti. E Zagrebelsky e non sa quanti costituzionalisti.  
Quindi direi che votare con i berluschini e i grilloidi non mi disturba più che tanto. 
Ciò che mi appassiona è che tipo di regime politico che prefigura la proposta di modifica della Costituzione immaginata da Maria Elena Boschi. 


- L'eliminazione del Senato.   
Ma non viene eliminato, meglio spiegarlo subito. Semplicemente diventa una struttura di significato vago, funzioni indefinite, eletto ma solo in secondo grado – ovvero, in sostanza, designato che, forse, dovrebbe discutere di temi europei e temi locali ma senza la possibilità di discutere e mettere ai voti ciò che decide la Camera. Sarebbe formato da 95 consiglieri regionali e da sindaci (?) + 5 senatori a vita. Come farebbero costoro a fare il loro lavoro di consiglieri e di sindaci mentre sono impegnati a fare i senatori? Mah, io non l'ho capito. E non credo di essere l'unico. Sarebbe un risparmio per l'erario? Sinceramente non è chiaro, nel senso che esistono una serie di spese fisse per il Senato e le uniche spese che verrebbero ridotte sono quelle relative ai senatori non eletti. Ma, a questo punto, perché non ridurre il numero di deputati? Negli USA (350 mln di abitanti) il numero dei deputati è pari a 435, in Giappone, pop. 130 mln è di 480, perché mai l'Italia, con i suoi 60 mln di abitanti deve avere una Camera di 630 deputati? No, non ditemelo, ci arrivo anche da solo... Comunque la proposta non mi seduce nemmeno un po'. Proprio «No».
 
- La maggioranza
Secondo la legge elettorale i primi due partiti dovrebbero andare a un ballottaggio che garantirebbe loro la maggioranza assoluta della Camera. Ovvio che in questo modo si avrebbe una maggioranza parlamentare assoluta anche per un partito di minoranza nel paese. Innumerevoli le polemiche in proposito. Personalmente mi limito a chiedermi: e se al governo invece del nostro stupendo Renzi dovesse arrivare un membro dei 5 stelle? O un esponente della destra? Non è assolutamente ridicolo che un partito costruisca una riforma sui propri penultimi risultati elettorali – a questo punto nemmeno recenti –, consegnando il futuro della democrazia a una legge Acerbi malfatta, ovvero a una legge truffa di democristiana memoria?
Sulla legge elettorale – che non è parte della legge di riforma della costituzione – se ne sta ancora discutendo, anche perché i PD a questo punto non sono più sicuri di nulla, ma questo è un elemento centrale  dell'Italia che Renzi vuol fare ripartire. Con una legge come questa non riparte proprio nulla se non lo strapotere dei partiti che continueranno a nominare la stragrande maggioranza dei propri deputati sul modello inventato dal Berlusca e imitato da Renzi Berluschino. «No» e poi «No».



- Le regioni e i poteri locali
Il titolo V della costituzione – una variazione affrettata e confusa viene sostanzialmente ribaltato ponendo una clausola di Prevalenza dello Stato sulle decisioni regionali e tagliando i fondi per l'ammistrazione locale. Come dire che quel poco di federalismo che si è visto finora svanirà. Poco male, diranno in molti, visto la classe politica corrotta che il potere locale ha creato. Il fatto, però, che non siamo nella Francia di Napoleone né nell'Italia di Mussolini e che la funzione degli enti locali è fondamentale in molto casi. E, più in generale, si potrebbe dire che la toppa è peggio del buco. Si dovrebbe mettere mano all'organizzazione dello stato, ma non in questo modo. Un altro motivo per votare «No».
- La separazione dei poteri.
Durante il ventennio berlusconiano a salvare spesso una situazione distorta e compromessa sono stati gli altri poteri più o meno elettivi, la Presidenza della Repubblica, la Corte Costituzionale, la Corte dei Conti ecc. ecc. La riforma Boschi fa in modo che la Presidenza della Repubblica e la Corte Costituzionale finiscano per diventare uno strumento della maggioranza (esclusivamente parlamentare). Che dovrebbe teoricamente essere in mano al PD (Ogesùugiuseppemaria, pensate a Orfini...) ma che non è per niente detto possa essere così, perché potremmo avere come presidente della Repubblica Luigi Di Maio o Roberto Calderoli. 
Un altro elemento che testimonia la necessità di dirsi contrari e votare un bel «No».
...
Bene, a questo punto sono pronto ad ascoltare i sostenitori del «Sì». Vorrei che mi spiegassero che cos'ha da guadagnare la democrazia in Italia dalla riforma Renziboschi. Che futuro può determinare una struttura del genere, che classe politica può selezionare, quali uomini ne faranno parte. 
Ultimo pensierino dedicato al nostro caro Italicum: 

Prima ancora che incostituzionale l’Italicum è una legge irrazionale, insensata, contraddittoria e, essendo una legge elettorale e quindi fondamentale per gli equilibri democratici, intrinsecamente pericolosa, del tutto in linea con il disegno di accentramento al potere esecutivo condotto da Renzi.


E per oggi ho finito.
 
 
  

9 commenti:

Glò ha detto...

Voterò NO, la tua chiusa dovrebbe essere sufficiente almeno a far riflettere accuratamente i sostenitori del sì. Al di là delle fazioni, delle ideologie, delle appartenenze. Temo però che altre siano le ragioni che portano a simpatizzare per il "sì". Tipo il cambiamento, lo svecchiamento, chiudiamo il senato che così risparmiamo. Anche fosse (e non è e non sarà), a quale costo in termini di diritti e libertà?

Massimo Citi ha detto...

@Giò: il problema del Senato è un tipico esempio di cattivo argomento. La sostanziale eclissi del Senato darebbe un risparmio molto contenuto, in reealtà, ma riempirebbe di gioia coloro che maledicono - spesso giustamente - la "casta". Votare «No» è necessario ma quale sistema ci troveremo poi? Questo è il mio principale problema. D'altro canto dando un'occhiata a ciò che avviene all'estero non ci sono molti motivi per stare allegri. Che Dio ci aiuti.

Glò ha detto...

Il punto è che votare sì o no non risolve la questione "ma quale sistema ci troveremo poi"?
Io penso che votare NO sia anche un modo per far capire ai politici che hanno veramente rotto... ché non siamo bambini da convincere con argomentazioni da due soldi.

Massimo Citi ha detto...

@Giò: sono d'accordo, anche se, vista la qualità media dei politici nazionali, temo che cercheranno di non capire. D'altro canto è molto probabile che la corte costituzionale boccerà a sua volta le proposte contenute nel referendum e saremo punto e a capo. Elezioni? Certo, ma con quale legge? Resta il fatto che non si può accettare una siffatta variazione alla costituzione.

La firma cangiante ha detto...

Anche io voterò No e tra l'altro continuo veramente a capirci poco del pasticcio che stanno combinando al punto da te titolato La maggioranza. Purtroppo visceralmente ho tanta paura che vinca il SI, ho l'impressione che questi stiano cercando in tutti i modi di abbindolare le masse sventolando di qua e di là (ma una volta non esisteva una roba chiamata par condicio?) quei due mezzi concetti che il pubblico potrebbe recepire come vagamente positivi (tipo il risparmio sui senatori). Politicamente sono allo sconforto più totale. Ma come si deve fare?

La firma cangiante ha detto...

PS: qualcuno mi ripeteva sempre: "solo la letteratura di genere ci potrà salvare"!

Nick Parisi. ha detto...

Voterò NO e basta.

Massimo Citi ha detto...

@Firma cangiante: «La maggioranza sta» era un verso di una canzone di Ivano Fossati. La maggioranza – oscura,cieca, senza speranze – può essere la maggioranza reale in questo paese dove si dà la colpa sempre al prossimo più vicino di qualunque cosa accada, anche quando la responsabilità è palesemente ad altri livelli. Ma sono sempre livelli troppo alti per noi e così si litiga col vicino invece di ragionare. In questo senso è davvero la letteratura a poterci salvare, ma quanti sono a leggere? Ma comunque non è detto, l'importante è credere che sia possibile e provare a convincere chi abbiamo vicini.

Massimo Citi ha detto...

@Nick: lapidario, mi compiaccio *_* Ovviamente lo farò anch'io.