8.10.15

Mondazzoli: un orrido pasticcio?


RCS Libri è stata acquistata da Mondadori. 
RCS Libri, per chi non lo sapesse, è un gruppo editoriale che comprende, oltre alla Rizzoli, Bompiani, Sonzogno, Fabbri, Marsilio, Rizzoli BUR, Etas, Archinto e Lizard, più o meno l'11-12% del mercato librario italiano. Di RCS Libri faceva parte anche Adelphi che, come si saprà, si è però ritirata dal gruppo con un autofinanziamento, tornando "libera" [*]. 
L'11-12% del fatturato librario sommato al 26-27% del gruppo Mondadori Libri (Mondadori, Einaudi, Electa, Sperling & Kupfer, Piemme) fa un valore compreso tra il 36 e il 38% del mercato librario italiano. A questo proposito Stefano Mauri, presidente di GEMS (gruppo Longanesi) ha dichiarato: 

[...] La fusione tra Penguin e Random House, due giganti, ha creato sì un colosso, ma che per l’Inghilterra vale tutto insieme il 26 per cento, e cioè proprio la quota che Mondadori ha oggi in Italia.

Curiosamente il nostro benamato Premier non ha trovato né il tempo né l'occasione per commentare un'acquisizione che minaccia il mercato librario e la libertà di espressione. 
Ma vediamo cosa ne hanno scritto un gruppo di autori di RCS Libri in una lettera che ha come primo firmatario Umberto Eco: 

Questa fusione darebbe vita a un colosso editoriale che non avrebbe pari in tutta Europa perché dominerebbe il mercato del libro in Italia per il 40 per cento. Un colosso del genere avrebbe enorme potere contrattuale nei confronti degli autori, dominerebbe le librerie, ucciderebbe a poco a poco le piccole case editrici e (risultato marginale ma non del tutto trascurabile) renderebbe ridicolmente prevedibili quelle competizioni che si chiamano premi letterari. Non è un caso che condividano la nostra preoccupazione autori di altre case: questo paventato evento rappresenterebbe una minaccia anche per loro e, a lungo andare, per la libertà di espressione. Non ci resta che confidare nell’Antitrust.

Umberto Eco

 «I soliti esagerati... poi, una volta acquistati saranno ben lieti di prendere i soldi di Mondadori. Pecunia non olet
Certo, non è improbabile, ma resta il fatto che un colosso che occupa il 40% dell'orizzonte editoriale a fronte di una serie di nani (il gruppo GEMS è il maggiore in questa galassia di stelle nane con un 5-6% del fatturato globale) può senza soverchie difficoltà determinare l'andamento della cultura in Italia
Ma vediamo un attimo cosa si può ragionevolmente prevedere sull'andamento del libro (cartaceo) in Italia: 

- La distribuzione:  Messaggerie-Pde, gruppo che distribuisce gran parte di ciò che non è Mondazzoli e, ovviamente, Mondadori Distribuzione. Insieme rappresentano la quasi totalità del distribuito in Italia. Il gruppo Messaggerie ha regole molto strette per accettare un nuovo editore mentre Mondadori distribuisce i propri editori e buonanotte. Se io CS_libri volessi far distribuire libri in forma cartacea da Messaggerie Libri dovrei calcolare che una percentuale pari all'incirca al 50-55% del prezzo di copertina se la tiene il distributore (percentuale che comprende anche il 30-33% della libreria) e dovrei inoltre tener presente che il distributore mi paga a 120-180 gg. E dal mio incasso devo poi sottrarre le copie rese. In più è richiesto un numero prefissato di novità/anno. Totale: CS_libri non ha i 200.000/300.000 € necessari a diventare editore – volendo pagare redattori, traduttori e ufficio stampa – e non andrà mai con Messaggerie Libri. Come tanti altri dovrà accontentarsi della Rete il che comporta, naturalmente, un'editoria fatta nei momenti liberi, ovvero più o meno hobbistica. 
Quanti sono i piccoli editori in questa situazione? Non pochi, suppongo, e la situazione creatasi con la nascita di Mondazzoli e con la probabile sempre più affannosa ricerca del best-seller non può che peggiorare.  
Ovviamente qualsiasi idea di una distribuzione indipendente sarebbe ben accolta nel settore, anche se il grosso problema in quel caso, è che il distributore dovrà anche fungere da banca per l'editore...


- Le librerie: Tasto dolente. Le librerie indipendenti hanno subito un netto calo di numero e di incassi negli ultimi 3-4 anni. La scomparsa della promozione RCS sostituita da Mondadori comporterà una distribuzione sempre più concentrata su pochi punti vendita, rendendo le librerie indipendenti sempre più legate ai grossisti e al loro stock, necessariamente ridotto. La Feltrinelli e le altre librerie di catena viaggiano da tempo con un buyer che acquista a livello nazionale, con susseguenti ed evidenti  storture nella distribuzione e nello stock delle singole librerie. Quanto alle librerie di catena Mondadori sono un gruppo che opera in franchising, ubicato nei centri storici (e non solo) e che raggruppa qualche centinaio di librerie. Non sono, come potrebbe apparire, il diavolo in persona, dal momento che il gestore può godere di una (molto) relativa autonomia, ma è presumibile che dovranno ridurre l'offerta e concentrarsi sull'offerta Mondadori-RCS gruppo, pena lo spezzarsi di un rapporto con un gruppo che fattura il 40% del mercato italiano. 
In sostanza è bene che chi cerca libri stampati da piccoli editori cominci a cercarli on line.  

- Gli autori: qui non si possono che fare ipotesi, ovviamente. Proviamo a chiedere a chi mi legge: che genere di autori ingaggereste allo scopo di vendere almeno 100.000 copie ad ogni uscita? Beh, un autore che costi poco (o che siate disposti a pagare poco), innanzittutto, il cui libro sia attentamente costruito per piacere a tutti o giù di lì. 
Il gusto medio dei lettori in Italia è organizzato in una maniera molto particolare. Su 24 mln di lettori (lo so che siamo 60 mln, ma i lettori di almeno un libro all'anno sono il 40% della popolazione) ci sono più o meno 3,5 mln che leggono molto (+ di 12 libri/anno) e hanno gusti estremamente differenziati e 12 mln che leggono molto poco (1 libro/anno), i deboli lettori. Un libro per diventare buon best-seller deve giungere a interessare anche i medi lettori (1-6 libri/anno) e i lettori deboli. Tanto per farvi un'idea della qualità media l'ultimo indiscusso best-seller in Italia è stato 50 sfumature di grigio. Dal momento che il mercato dei forti lettori non può creare grandi incassi in tempi brevi [**] come si regoleranno le major dell'editoria? È probabile cercando di sfornare altrettanti capolavori [***] graditi innanzitutto al pubblico femminile (60% dei lettori sono donne). 
Non stupisce che gli autori RCS abbiano steso una lettera come quella prima citata (e che riporto qui): la realtà è che con un player delle dimensioni di Mondadori-RCS modifica profondamente il rapporto tra autori ed editore, rendendo molto più pratico il banale ricatto: «o pubblichi con me, alle mie condizioni oppure puoi andare a pubblicare su Amazon.it.» Anche questa semplice realtà dovrebbe renderci tutti molto poco bendisposti verso la fusione. 



Fusione che, a ben vedere, poteva essere evitata se gli azionisti del gruppo RCS avessero deciso di ricapitalizzare il gruppo piuttosto che venderlo. D'altro canto l'RCS MediaGroup ha chiuso...
 
...i conti del 2014 con una perdita di circa cento milioni e un indebitamento finanziario intorno al mezzo miliardo. Il giudizio degli analisti è che per Rcs MediaGroup siano ormai percorribili due sole strade: un robusto aumento di capitale o ulteriori cessioni di quelli che con termini assolutamente eloquenti si chiamano “beni non strategici”, asset non core. La divisione Libri, il secondo gruppo nell’editoria libraria italiana, è considerata come parte della categoria e potrebbe garantire, con la vendita a Mondadori, 120-150 milioni di euro.(Da Internazionale: www.internazionale.it, Alessandro Gazoia

In altre parole la cattiva gestione della società non può che condurre alla cessione della divisione libri di RCS. Sic et simpliciter, senza la minima preoccupazione del fatto che si parli di beni sensibili come i libri. E gli autori.

Adesso tutto è nelle mani dell'Antitrust. 
Si può avere fiducia nell'Antitrust? 
Beh, in qualcosa si deve pure credere.
Ma ne riparleremo quando uscira il suo giudizio. 

Ovviamente esistono ancora gli e-book e l'autoeditoria, ma di questo parleremo in un'altra occasione. 
Ultima piccola nota, da non dimenticare: l'Italia è il fanalino di coda in Europa per il numero di lettori e per il fatturato pro capite, più o meno pari alla metà di quello tedesco e a due terzi di quello francese, con un 41% di lettori sulla popolazione raffrontato all'80% di Gran Bretagna e Germania. Questo non assolve le cattive scelte degli editori ma certo rende il quadro molto complesso.

...

[*] dalla dichiarazione di Roberto Calasso, presidente dell'Adelphi, all'indomani della cessione del gruppo RCS: 

Ho sempre pensato che la proprietà di una casa editrice fosse un elemento non trascurabile della sua qualità, così come lo è il numero di copie vendute dei libri che si pubblicano" e "quando la proprietà della maggioranza coincide con chi decide quali libri fare e in che modo, l'esposizione al rischio è massima e non ci sono scuse dietro cui trincerarsi. Ed è una bella sfida.

 [**] Ovviamente per «tempi brevi» si intendono quelli del management contemporaneo che calcola in mesi il proprio successo. Un editore che lavora per il prossimo ventennio è, a loro avviso, un pericoloso illuso o un perfetto cretino.

[***] Ritengo 50 sfumature di grigio un pessimo libro, senza se e senza ma.  Per svariati motivi, primo tra tutti per il principio che sottende, ovvero che una semplice casalinga può vendere come il più scafato degli scrittori, principio, a pensarci bene, estremamente pericoloso. Che poi il libro abbia reso meno sorde e grige le camere da letto di mezzo mondo non ha nulla a che vedere con il suo valore intrinseco. E ho timore a pensare a quale sarà il prossimo best-seller mondazzoliano.

8 commenti:

Nick Parisi. ha detto...

Sinceramente non sono per niente ottimista, purtroppo è dai tempi della querelle Berlusconi -De Benedetti per il Lodo Mondadori che sono pessimista riguardo ai destini della cultura e dell'informazione in Italia.
E nel corso di questi decenni le cose invece di migliorare sono peggiorate.

Glò ha detto...

Veramente ottimo il tuo intervento!
In questi giorni ho seguito il "dibattito" sulla questione, le varie opinioni, le opinioni degli anti-opinionisti. Come sempre, penso che non si vada dritti alla questione, ma si giri attorno.
Il problema contingente è l'accorpamento; quello di base è che chi legge, ed è percentuale infima qui da noi, rappresenta una categoria assolutamente eterogenea. Personalmente che io debba trovare in ogni Iper, Posta, libreria di catena e non solo, le suddette 50 sfumature, mi fa veramente incavolare. Se spulcio il catalogo storico Einaudi (un esempio, eh) mi scoccio di trovare fuori catalogo titoli importanti e di qualità. E che ciò sia determinato dal 16% del 17% totale (rappresentato da chi legge abbastanza, se così ho capito leggendo un articolo ieri, credo pubblicato su Internazionale), arghhhhh!
Tornando più in tema, c'è stato anche chi ha sottolineato come un gruppo imprenditoriale non farebbe mai il proprio disinteresse diminuendo la qualità di ciò che vende/propone... -_- Qualcuno c'è, che crede ancora alle favole economiche?

Il Menestrello ha detto...

Personalmente non vedo questa situazione così tragica...
Il mondo dell'editoria in Italia è destinato a chiudersi in sé stesso perché si guarda al profitto oltre ogni logica. Quindi un accentramento del capitale e del potere è inevitabile, non c'è da aspettarsi nulla di diverso e per quanto io possa dirmi contento della scelta di Adelphi, sono anche dell'idea che finiranno per pentirsene.

Il problema semmai è la costante e reiterata mancanza da parte di un colosso (Amazon) molto più pericoloso di Mondadori, nello sfruttare la situazione del mercato italiano. Perché se è vero che Amazon è un negozio di tutto, è anche vero che non esiste libreria più grande e spulciando tra i suoi scaffali virtuali, si nota come in inglese si trovi praticamente tutto. Se la grande A del mercato degli ebook decidesse di fare da se e di tradurre da se titoli che possano diventare i "best-sellers" sopracitati... beh allora Mondazzoli è un pesce fin troppo piccolo.

In tutto questo per me la cultura non va di pari passo con i venditori di libri, specie oggi che chiunque si può rivolgere a piattaforme indipendenti e che l'ebook sta diventando una realtà affermata anche nel bel paese. Mondazzoli (la cui idea rivoluzionaria, ricordo, è il flipback) farebbe bene a preoccuparsi di come cavalcare la rivoluzione, invece di fare spesa di vecchie cariatidi...

Ora basta, ho scritto un post lungo quasi quanto il tuo :D

Massimo Citi ha detto...

@NIck: indiscutibilmente è così. Se aggiungi la «Nuova Scuola» e altre trovate altrettanto idiote del governo in carica hai un quadro completo. L'ignoranza avanza e non c'è nessuno che faccia qualcosa per fermarla. Renzi non si interessa dello stato della cultura in Italia (se non per venderla) e il management operante svenderebbe il catalogo Einaudi in cambio di una fornitura a vita di scatolette di tonno... L'Italia è così ed è da questo punto bisogna partire.

Massimo Citi ha detto...

@Giò: i forti lettori in Italia sono 3,5 mln, pari al 15% del 40%, ovvero un 6% della popolazione italiana. dati riportati dall'ISTAT e da L'Internazionale. Per creare un un best-seller è viceversa necessario creare interesse anche nel restante 85% dei lettori. I best-seller sono l'unico modo per far girare l'economia del settore, un settore difficile perché spezzettato su un'offerta troppo ampia. L'ideale per i nostri Manager - è un assurdo solo apparente - è che gli italiani leggano in massa tre o quattro libri/annno e solo quelli. Direi che non c'è modo migliore per mostrare come cultura e management contemporaneo vadano in direzioni opposte.

Massimo Citi ha detto...

@Menestrello: la cultura non può più essere veicolata esclusivamente dai venditori di libri, non c'è dubbio. L'esistenza di Amazon e degli e-book sono dati reali e con i quali si deve fare i conti. Dedicherò a loro un prossimo intervento. Intereessanta, comunque, che la cultura possa rinascere dove non te l'aspetti, come reazione a un orizzonte basso, carico delle nubi del profitto a ogni costo. Resta il dato di fatto che gli e-book occupano un settore molto piccolo del fatturato librario totale e per il momento costituiscono una'alternativa solo per un pugno di forti e fortissimi lettori. Amazon, dal canto suo, tende a produrre plusvalore con il lavoro altrui, ovvero con gli autori indipendenti che pubblicano sulle sue pagine. Potrebbero investire in traduzione, certo, ma farlo ha un costo e il ritorno in termini economici sarebbe lontano nel tempo. E Amazon vuole i soldi subito... Posso sbagliarmi, non sono Bezos, ma non credo che Amazon esista solo per il bene di chi legge.

Il Menestrello ha detto...

In italico idioma forse ad Amazon non conviene, ma se l'ebook diventerà davvero il mezzo usuale di lettura, allora in inglese troverai autori che pubblicano con Amazon in esclusiva, alla fine è sempre una questione di soldi, almeno per le aziende e quando converrà, sono sicuro che Amazon si scontrerà con editori veri e propri per vendere più copie.

Resta il fatto che oggi fioccano piattaforme per pubblicare online (wattpad e writeon sono solo esempi più conosciuti), forse alla fine il tutto si tradurrà in una caduta rovinosa in un mare d'ignoranza. Per ora sono felice di appartenere alla minoranza della popolazione che legge e possibilmente evita i best sellers :)

Massimo Citi ha detto...

@Menestrello: sicuramente funziona già così, con Amazon che ha contratti in esclusiva con autori capaci di vendere mln di copie e che vengono concupiti dai grandi editori. Ne parlava Davide Mana nel suo blog, anche se non mi ricordo più quando... Quanto agli autori autopubblicati, sono per il 90% merda totale ma qualcuno di loro è buono e se non mancano gli autori non mancano e non mancheranno nemmeno gli editor. Si può perdere quasi tutto ma fare della buona editoria è un brutto vizio dell'umanità.