Mi ha dato non poco da pensare lo sfogo di Paolo Cavazza apparso qualche giorno fa sulla sua pagina di FB. In breve il testo affermava:
[...] Anche le anticipazioni che ho
pubblicato di un mio racconto in preparazione [...] non erano
intese ad elemosinare dei "mi piace", ma a suscitare discussioni che in
qualche caso si sono accese e sono diventate estremamente interessanti,
come quella sui personaggi e sul loro rapporto con la storia e la trama [...] [Ma] certi giorni (e certe notti) trovo onestamente difficile ignorare
diplomaticamente certe cose che trovo sulla mia pagina FB. Ma certo è un
mio problema personale.
Un problema personale? Onestamente non lo credo.
Sono seguiti commenti vari, tra i quali il mio:
Sono
presente su FB perché non posso farne a meno, ecco la semplice verità. È
vero che a certe persone posso rimanere vicino soltanto così e un
passaggio ogni tanto non fa male. Ma non ho molta simpatia per uno
strumento come FB - non parliamo poi di tweet
- e lo uso per rendere noto a chi vuole rimanere in contatto con me che
altrove - sul mio blog, su Alia evolution o su LN - può avere mie
nuove. Ma con FB non crei rapporti umani, al massimo mantieni quelli che
hai e avevi.
Non troppo esaltante, me ne rendo conto. Molto meglio il commento di Consolata:
Anch'io
trovo difficile certe volte tapparmi la bocca e la tastiera di fronte a
certi post. Però mi sforzo, proprio come nella vita in cui ho
faticosamente imparato che non tutte le mie opinioni sono indispensabili
né significative. Secondo me su fb la
tattica che aiuta a non incazzarsi è l'indifferenza: le persone si
rivelano tantissimo anche con una riga, si impara più o meno che cosa ci
si può aspettare dall'una o dall'altra, se qualcuno proprio non lo
reggi scegli di non vedere i suoi post, o fai scivolare l'occhio senza
leggere e vai a quello dopo.
O quello dell'ottima Chiara Negrini:
Cavazza,
fregatene e posta quello che credi. Il profilo è tuo, e sul proprio
profilo ognuno ci mette quello che vuole. Ti va di metterci le anteprime
dei tuoi racconti? Lo fai. E che cristo, non è possibile che la gente
non abbia ancora imparato a farsi una pentolata di cazzi propri. Scusa
il francese, ma ci vuole. [...] Sfancula senza pietà.
Il problema appare qui dividersi in diversi problemi di ordine essenziale:
1) Un autore può pubblicare un proprio testo in formazione su FB senza rischiare di averne commenti poco gradevoli e anche, nella migliore delle ipotesi, assolutamente inutili?
2) Un minimo di netiquette - termine attualmente poco usato, il che è a suo modo indicativo - non dovrebbe prevedere un educato silenzio di fronte a esperimenti letterari di dubbio valore? [*]
3) Kikkazzo autorizza quattro imbecilli a cianciare di cose delle quali non capiscono il più classico dei kz?[**]
4) Perché gli idioti sembrano aumentare a ogni giro dell'orologio?
I punti 3 e 4 sono dovuti alla mia età, abbiate pazienza. Non ho ancora una panchina in casa per deprecare comodamente seduto e affiancato da tre o quattro piccioni cittadini ma mi sto organizzando. Non credo sinceramente che i cretini stiano aumentando ma soltanto che anche i cretini abbiano un accesso a internet e soprattutto un po' di spazio su fb dove poter colpire a man salva, più o meno come un tempo, da ragazzini, si facevano telefonate kazzute alle casalinghe notificando loro la prossima consegna di lavatrici o di televisioni e ridacchiando pensando alla loro delusione, beati e beoti. Esiste un'età nella quale si è fondamentalmente stupidi, età che ultimamente sembra essersi allungata, ma si tratta di un'inevitabile conseguenza della maggiore durata della vita.
Aggiungo che personalmente, per abitudine di autore, non pubblico nemmeno sul blog accenni se non molto vaghi a ciò che sto scrivendo, essenzialmente perché ho il timore di "far uscire i personaggi dalla storia" non abbastanza corazzati contro l'incredulità del mondo e donando loro un'indipendenza che rischia di essere "esterna" al prosieguo della vicenda. Un mio testo scritto ha regole non scritte molto severe che non riesco a ignorare. Con tutto ciò immagino che per altri le regole possano essere profondamente diverse e che il rapporto dei personaggi con la realtà fattuale possa essere importante.
Per farla breve, non esistono due modi assolutamente identici di cucinare un uovo al tegamino.
...
Sul punto 1 necessariamente mi scandalizzo.
Scrivere vuol dire esporsi, dichiarare, candidarsi a rappresentare - brevemente, parzialmente - la percezione della realtà in un momento dato. Sono ammissibili le critiche, anche aspre, anche severe, persino ingiuste o gratuite (purché comunque fondate)[***] ma non i fischi e le pernacchie. E non è questione di essere "buoni dentro" ma semplicemente di evitare commenti fuori contesto, come fischiare un calciatore allo stadio perché incapace di danzare o di cantare.
La netiquette sembra passata di moda e probabilmente su fb lo è, ma comporta il semplice civismo di ignorare quelli che si ritengono tentativi fallimentari di presentarsi come artisti.
Questa è una regola che dovrebbe valere per tutti. Su fb siamo in molti a presentarci virtualmente in mutande e non è carino girare con una mazza da baseball da schiantare sulle pudenda di quelli che espongono i propri tentativi. Tanto più che in genere ciò che si riesce a esporre su fb sono al massimo venti righe, tanta buona volontà e una generosa dose di narcisismo. Ed è proprio il narcisismo - che non è più un vero difetto ma ormai una prerogativa comune a tutti o quasi - a essere colpito con maggior gusto dai moderni moralisti on line. «Sapeste com'è simpatico il mio dolcissimo Rorò», annuncia la lieta fanciullina o «Venite a vedere com'è potente il mio Toro Skatenato», scrive il giovin dabbene e l'anonimo moralista on line chiosa rabbioso: «Ci fai defecare dal disgusto, farlocco, te e le tue marionette da straccione».
Siate sinceri, voi come ci restereste?
Tutto questo bel discorso (o bel pippone, come direbbe mia figlia) solo per dire che il buon Cavazza (e chiunque altro) ha tutto il diritto di sparare i suoi Rorò o i suoi Tori Skatenati - così come le sue Grushenka e i suoi Achab - senza dover chiedere il permesso a nessuno e che se qualcuno gode intensamente a colpirlo alle pudende sia un gentiluomo, lo schivi, lo cancelli e lo ignori. Gli unici commenti ai quali si dovrebbe rispondere sono scritti in buon italiano, privi di turpiloquio e senza modi da Rodomonte.[****]
Credo sia l'unico modo per sopravvivere alla dura legge del web.
[*] Ovviamente non mi riferisco ai testi di Cavazza nè ad altri non citati ma mi limito ad affermare un principio generale.
[**] E questa non è una novità: di qualunque cosa parliate salta sempre sù il classico imbecille a sparare un commento fuori luogo, fuori contesto, fuori logica. In questi casi essere danteschi: «perdona loro perché...»
[***] Ovviamente in questo caso si parla un po' alla membro di segugio, dal momento che giudicare un testo in base a poche frasi è appannaggio di lettori attentissimi o raffinati editor. Si può sempre scrivere: «Hai scritto "scivolò sul bagnasciuga", io avrei scritto "scivolò sulla battigia" per evitare insieme l'assonanza e l'errore concettuale», ma temo che su fb non sia possibile entrare davvero nel merito.
[****] Per colpire duro non è necessario il turpiloquio. Anzi...
6 commenti:
Grazie, Massimo. Tuttavia il mio piccolo sfogo non intendeva provocare riflessioni di grande portata. In realtà, il passaggio che hai citato faceva parte di un discorso più generale che non riguardava solo i commenti, ma proprio ciò che talvolta vedo postato, e che rivela una catastrofale mancanza di buon gusto e discernimento anche da parte di persone che conosco da anni o decenni.
Certo, anch'io ho pubblicato, da vero turista per caso, le foto degli incredibili hamburger (e delle ancora più incredibili pizze) serviti in alcuni ristoranti di Detroit e dintorni. Ma è stata un'aberrazione momentanea, dovuta ad un viaggio che non era stato né previsto né desiderato.
Sull'esporsi pubblicamente al ridicolo anticipando parti di un racconto in scrittura... come sai ho idee nettamente diverse dalle tue, in parte dovute al fatto che ho anche un rapporto molto diverso con i personaggi. Come ho chiarito più volte, molti dei miei pre-esistono rispetto alle storie di cui saranno protagonisti o comprimari. L'avere immaginato, più di trent'anni fa, una comunità internazionale di astronauti è forse l'unica previsione azzeccata nei miei racconti giovanili.
Ho ricevuto qualche commento stupido, ma non è quello che mi ha fatto arrabbiare. Sono state altre cose, spesso postate indipendentemente: la favoletta antiabortista, il razzismo ipocritamente vestito da buon senso, la compulsività espressiva di chi fa una passeggiata in città e pubblica duecento foto tutte uguali (e guai a farglielo notare), la litigiosità insensata che trasforma una battuta scherzosa nella salva d'apertura della battaglia dello Jutland.
In passato c'erano situazioni in cui ognuno era autorizzato ad esporre il peggio di se stesso: l'addio al celibato, certe feste aziendali, il derby o la finale dei mondiali di calcio, la vittoria del proprio partito alle elezioni, o anche solo una animata conversazione casuale al bar dietro l'angolo dopo un paio di bicchieri. Oggi Facebook e gli altri (anti)social networks hanno moltiplicato quasi all'infinito queste occasioni.
Concordo con Cavazza.
Da tempo- detto per inciso - stavo valutando se fosse o meno il caso di iscrivermi su Facebook.
Meglio che continui a pensarci ancora a lungo.
@Paolo: scusa il ritardo nella risposta ma ho avuto un po' da fare. Ciò che mi ha colpito, in realtà, è stata la pervicace stupidità che sembra dominare i social network. È una scala a scendere, nella quale chi riesce a dare l'immagine più becera, violenta e inaccettabile di se stesso comunque guadagna "mi piace" e visibilità. Gli unici complici degli individui peggiori on line siamo purtroppo noi e sta a noi decidere se rimanere o meno in gioco.
@Nick: credo che tu faccia bene a riflettere. È pur vero che aderendo avresti occasione di entrare in contatto con persone perdute da tempo ma ne troveresti anche altre delle quali avresti fatto volentieri a meno. Soprattutto rischieresti - sia pure a tratti - di perdere il tuo equilibrio etico.
So di essere in totale minoranza e controtendenza, ma io invece non sono affatto scontenta di fb e per me è stato molto utile e anche fonte di conforto. Ho trovato amicizie nuove (amicizie, non fantasmi), ne ho consolidate di distanti, e ho anche ricuperato persone smarrite. Mi è servito per la mia attività, ci trovo sovente informazioni, certe volte mi diverte, certe volte mi irrita, ma nessuno è obbligato a avere stronzi tra i propri contatti, si può scegliere, cancellare, o eliminare le comunicazioni. A me piace la diversità, mi piace anche vedere quel che dicono persone che normalmente non frequenterei mai, sono curiosa e trovo la diversità molto interessante. Un mondo tutto fatto di persone che mi piacciono non mi piacerebbe. Poi comunque non riesco a arrabbiarmi veramente per fb. Sostanzialemente chi se ne frega, è solo uno strumento in più che ognuno può usare come vuole, o appunto non usare.
@Consolata: lo so benissimo che ami fare la Bastiana Contraria, è uno dei motivi per i quali mi sei cara. Ciò che dici di fb è ovviamente vero: serve a ritrovare amici di un tempo, persone perse di vista per gli accidenti della vita, mantenere i rapporti con le persone che si frequentano ma non così tanto come si vorrebbe eccetera. Ed è perfettamente vero che non è necessario leggere tutte le stronzate che passano sul monitor né tenere a portata di lettura tutti i propri corrispondenti - definirli "amici" talvolta è un po' troppo. Personalmente non riesco a prendere sul serio fb, è un po' come la recita di natale a scuola nella quale chiunque si esibisce come può e sa. Il 90% è pura merda, come insegna Sturgeon, ma nessuno mi obbliga a nutrirmene. Mi piacciono molto meno quelli che - sempre per rimanere nella metafora scolastica - disturbano alla membro di segugio o dileggiano (volgarmente) le esibizioni degli altri, belle o brutte che siano. Dopo di ché non resta che fregarsene, sono perfettamente d'accordo.
Uno o più baci esagerati ;)
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