Due ventenni, femmine, sono state rapite in Siria da alcuni soggetti più o meno ignoti. Probabilmente fondamentalisti, ma altrettanto probabilmente ex-militari, delinquenti comuni o bande di ladri, razziatori e sciacalli che pullulano in un'area divenuta res nullius nello sfascio dell'amministrazione siriana.
La due giovinette vanno nella zona, non sono pratiche di guerra né delle leggi non dichiarate che governano una zona dov'è in atto una guerra civile. Le due ragazze probabilmente immaginano di potersi rendere utili, di poter aiutare gli adulti e particolarmente i bambini, più volte apparsi in TV con appelli strappalacrime ad aiutarli. Non si sono limitate a dare due euro col telefonino, come hanno fatto in molti sciacquandosi la coscienza, e sono partite.
Dopo poche settimane vengono rapite. Mandano appelli alle famiglie che si rivolgono al governo che interviene attraverso la Farnesina. Gli emissari del ministro degli esteri sanno dove mettere le mani e possono farlo. Minacciano, promettono, probabilmente pagano un riscatto e le due ragazze, dopo alcuni mesi in prigionia, ritornano in Italia.
Una domanda salta subito in mente a chi ha assistito alla vicenda del rapimento: «ma non si poteva fare così anche con altri rapiti? Ce ne sono ancora, in Nigeria, in Pakistan, in Siria, in Libia...». Non viene in mente: «Chissà quanto hanno pagato?», probabilmente perché siam uomini di mondo e certe cose le capiamo anche senza parlare. In certe zone o si paga o si possono preparare le esequie per il rapito. Ciò che fanno Gran Bretagna e Stati Uniti, almeno quasi sempre. Si può essere d'accordo o meno, fatto si è che le cose sono dannatamente chiare. L'Italia è più ballerina, in proposito, si può sperare che qualcuno prima o poi paghi il riscatto, ma non si può essere troppo certi di nulla. Probabile che, cinicamente, conti di più la rilevanza relativa dei rapiti, l'occasione di far fare bella figura ai politici di turno, l'entità del riscatto, la possibilità reale di trattare coi rapitori ecc.
C'è poi il problema del riscatto, ovvero dei denari versati a qualche organizzazione o singoli individui per ottenere la liberazione del rapito. Si è trattato di un rapimento a scopo di lucro o per finanziare qualche organizzazione terroristica?
Come si può intuire un ginepraio dove ci si può augurare: UNO di non essere mai l'ostaggio in attesa di salvezza, DUE trovarsi a essere il funzionario o i funzionari chiamati a trattare.
Ma fortunatamente o sfortunamente c'è, anche in questi casi, qualcuno che sa davvero che cosa fare.
C'è chi dice che le famiglie delle ragazze dovrebbero rimborsare il riscatto allo stato - del quale si ignora, detto di passata, anche l'entità.
C'è chi dice che sono state due bambinacce discole e avrebbero dovuto lasciarle dov'erano, così imparano.
C'è chi dice che carucce come sono sono state sicuramente stuprate dai loro rapitori e chi, arrapato alla semplice idea, aggiunge che le ragazze, troiette e criptocomuniste - come si intuisce agevolmente dalle loro foto -, devono averla data anche gratis ai nerboruti e virili rapitori.
C'è un ex-fascista - e, ahimé, ex-vicepresidente del senato - che non perde l'occasione di mostrare una volta di più la sua miseria morale e intellettuale strepitando «... e noi paghiamo» sul suo disgraziato telefonino. Il nome è Gasparri, per chi non lo sapesse.
C'è chi teme che il denaro sia finito nelle tasche dell'Isis o di Al-Quaeda, ignorando - perché farlocco, non perché ignorante - che l'Italia paga senza fare una piega il petrolio proveniente anche dalle zone occupate dall'Isis o che il Qatar finanzia (ufficiosamente) i combattenti islamici.
C'è chi si scandalizza per il denaro speso per «due ragazze cretine», ignorando o non tenendo conto che ogni anno il sistema delle tangenti succhia un decimo di punto di PIL e 10 miliardi di euro. E che l'evasione fiscale succhia 170 miliardi/anno malcontati.
C'è chi, bilioso e invidiosetto, protesta perché «si spendono soldi per salvare gente che se l'è cercata», continuando a nuotare felicemente nel suo brago e a giocare a gratta-e-vinci - la tassa sulla stupidità di cavouriana memoria -, ovvero 75 miliardi di fatturato/annuo .
C'é chi tira in ballo i marò arrestati in India, «e per loro non si fa nulla?», dimenticando che i due militari sono accusati di omicidio e che il problema sarebbe, semmai, arrivare a un processo internazionale.
E c'è, infine, chi dichiara che in futuro la gente che vuole aiutare il prossimo - comprendendo qui anche i medici di Emergency, a rischio di ebola - dovrebbe pagare, anche a rate, i costi che la comunità deve sobbarcarsi per salvarli dal rapimento o dalla morte.
Confesso che leggendo questa formidabile, inarrivabile catasta di idiozie ho avuto un motivo in più per essere contento che l'attentato a Charlie Hebdo non sia avvenuto in Italia. Chi ci avrebbe salvato dai soggetti che avrebbero dichiarato che «in fondo in fondo quelli là se la sono cercata»?
L'Italia è malata di un provincialismo gretto e meschino, che unisce in una infelice combinazione la diffidenza per comportamenti che non siano i più banali, un'invidia rabbiosa per chi non è un tonto e non si accontenta di un giro al bar, al mercato, alla ricevitoria e davanti alla TV, una silenziosa furia verso le donne «che non sanno stare al loro posto» e che non perde occasione per emergere, mista a un desiderio sessuale distorto e anonimo, lo stesso che fa dire davanti a qualunque foto che rappresenti una donna desiderabile: «Bella F... so io che cosa ti farei».
Tutto questa umiliante immondizia morale non ha nulla a che vedere con un dibattito sui cittadini italiani che lavorano in aree a rischio, dibattito che nella realtà non è nemmeno partito. Si è preferito borbottare qualcosa senza farsi troppo sentire in giro o magari urlarlo senza vergogna, come tanti Borghezio grassi, stolidi e ignoranti.
E l'ignoranza resta il principale problema di questo infelice paese e con essa la paura e la rabbia carica di impotenza che ne nascono. La crisi le ha solamente rese più urgenti e sguaiate.
Domani sarò probabilmente di umore migliore ma oggi sono davvero preoccupato per questo paese.
6 commenti:
Caro Max, sono d'accordo con te che il circo mediatico che si è scatenato contro le due ragazze è qualcosa di scandaloso e che i vari "giornalisti", "politici", "cittadini comuni" prima di parlare dovrebbero sciacquarsi la bocca.
E ho messo le "virgolette" perchè secondo me i vari Salvini; Gasparri, ma anche quelli che hanno scritto gli articoli su Libero hanno decisamente esagerato.
Voglio però fare anche due considerazioni su alcuni dei motivi per cui secondo me sono nati alcuni degli attacchi contro le due ragazze.
Allora...io ho fatto volontariato per anni, non sono mai andato nei luoghi dei conflitti ma ho contribuito a mandare pacchi alimentari nel Saharawi, in Bosnia, in Croazia etc, etc, oltre ad attività di volontariato ambientalista nella mia nativa Campania....ebbene quando parlavo con colleghi più esperti chiedendogli di parlarmi delle loro esperienze la risposta era sempre la stessa: non ci si può improvvisare volontari, specialmente se si va in zone di guerra.
Bisogna ponderare tutti i passi, conoscere o studiare il territorio, la lingua, la situazione socio-politica, avere agganci credibili e verificabili in loco non certo il primo che passa, essere appoggiati da associazioni ancora più credibili (vedi Emergency) che possano intervenire in caso di inconvenienti, se necessario frequentare corsi di auto difesa, essere consapevoli dei rischi -purtroppo una certa dose del carico potrebbe finire nelle mani di doganieri senza scrupoli, quasi una sorta di "tassa" per poter passare e questo è solo l'inconveniente più piccolo- allertare la Farnesina, cercando di comunicare quanti più spostamenti possibili, in modo da poter essere rintracciabili. Inoltre -e qui parlo in generale, prescindendo dal caso in particolare, bisogna tener ben presente ancora una ultima cosa: se vuoi far volontariato in zone di guerra devi essere neutrale. Cioè aldilà delle tue legittime convinzioni personali devi andare là solo per aiutare i civili non certo una delle due parti in conflitto
Ora, le due ragazze, di tutte queste elementari norme non ne hanno rispettate nemmeno una: da quel poco che ho capito di tutta la storia è che non avevano avvertito nemmeno i familiari delle loro intenzioni.
Bada bene, non sto dicendo che le due ragazze se la siano andate a cercare, che siano state stupide. No, per niente, a me dispiace quello che gli è accaduto e sono felicemente contento che siano tornate a casa.
No, io sto dicendo solo che purtroppo per loro le due ragazze sono state fin tropo superficiali nel loro progetto, troppo sbrigative, vogliamo dire ingenue?
Un gesto del genere purtroppo poteva creare alle due un finale ben peggiore. So benissimo che il loro comportamento è frutto dell'età ed anzi ammiro molto il loro idealismo.
Ma se vuoi mettere a frutto l'idealismo, se vuoi renderti utile devi studiare bene il modus operandi.
Il loro comportamento purtroppo un domani potrà rendere più complicato l'opera dei cooperanti e dell'associazionismo presso l'opinione pubblica italiana,rendere più difficile la raccolta fondi, la nascita di piani di aiuti, non credi?
Dico la mia, perché- ripeto- non ci si improvvisa volontari.
Detto questo io auguro a quelle due ragazze di riprendersi presto.
Un grande abbraccio.
@Nick: ti ringrazio di cuore per il tuo lungo e motivatissimo intervento che arricchisce e completa il mio intervento, nato volutamente parziale e fazioso.
Diciamo che le tue sacrosante osservazioni sono il rovescio della medaglia di quanto è accaduto. Indubbiamente le due giovani sono state quantomeno avventate - ed è evidentemente un eufemismo - e hanno collaborato con un ente per l'invio di volontari che non ha brillato né per competenza né per organizzazione. Indubbiamente le due sono state ingenue, non ci piove, ma questo non autorizza nessuno a sparare a zero su di loro o ad avanzare dubbi morbosi sulla loro moralità privata. Vogliamo valutare con attenzione la presenza dei volontari, le loro organizzazioni, il loro operato? Ma, perbacco, sarebbe soltanto ora di farlo. Ma, torno a dirlo, nessuno è autorizzato a trinciare giudizi su un atto che si può definire ingenuamente generoso, arruffone, superficiale ma per il quale meritavano tutto l'impegno dello stato per salvarle. Quanto al sostegno dell'opera dei cooperanti sinceramente non credo che tali organizzazioni si troveranno di fronte a una diminuzione di aiuti e di sostegno. Semplicemente perché la gente che li sostiene è diversa da tutti coloro che hanno dedicato pagine e messaggi su tweet ad attaccarle o a dolersi per il soldi (eventualmente) spesi per salvarle.
Caro Massimo, sono anch'io molto preoccupato per il presente e l'avvenire di questo paese. Gli spazi di dialogo e di civiltà sembrano restringersi a vista d'occhio.
Nel tuo intervento, che non è né parziale né fazioso, forse hai trascurato un aspetto: molte delle "idee", chiamiamole così, che vengono espresse, diciamo così, nelle discussioni di questi giorni sono nate per caso. Leggi una cosa invece di un'altra, e ti parte l'embolo. Ho sconcertato qualcuno che usava l'argomento dei "nostri soldi" facendogli notare che al massimo si trattava di cinquanta centesimi a testa: non ci aveva pensato. Ho visto una persona che non mi sembrava affatto stupida prendere sul serio gli articoli del Giornale, ignorando che quella specie di quotidiano diretto da quella specie di giornalista (a piede libero grazie alla grazia del vituperato ex-presidente) è la Macchina del Fango per antonomasia.
Dovunque ti giri vedi gente che pontifica o insulta basandosi sul nulla, su un vuoto quantistico pieno di particelle di rabbia virtuale, come diceva Gramellini un paio di giorni fa. Il mezzo è nuovo, le pulsioni risalgono al Medio Evo più oscuro.
@Paolo: ciò che dice la cultura popolare (nonna docet) - ma che c'è anche nel pensiero di Freud e altri psicologi - è che tu, leggendo, tendi a voler leggere ciò che non è scritto. Ci accade decine di volte alla settimana, sia nei testi scritti che ne messaggi personali o di lavoro. Diciamo che ogni nostra interpretazione è una diretta conseguenza del nostro parere profondo in proposito. Se questo è vero tutto il resto viene di conseguenza. Quanto alle interminabli scemenze un po' meschine che si leggono in giro, si tratta di affermazioni volatili come i testi che le supportano: scompariranno presto, lasciando dietro solo un po' di cattivo odore. Un po' diverso il discorso per Il Giornale e per Libero che hanno avuto il cattivo gusto di pubblicare su carta insinuazioni e commenti da postribolo. Ma, dal momento che non sono un fondamentalista, risparmierò loro il kalashnikov che pure hanno abbondantamente meritato e continuerò ad augurarmi che rimangano senza lettori.
Certamente è vero, ma a me ha sempre dato molto da pensare la casualità con cui si formano opinioni su argomenti dei quali in genere non sappiamo nulla. E' anche vero che in questo caso preconcetti e pregiudizi preesistono a causa di alcuni casi precedenti che appaiono in qualche modo simili - ed è significativo il modo in cui chi denigra le due ragazze esalti il "mercenario" Quattrocchi o i due marò - seppure si tratti di situazioni profondamente diverse. Ma qui ci si addentra in acque molto profonde.
@Paolo: i social network ci hanno dato la possibilità di parlare a un pubblico che esorbita molto le nostre normali conoscenze, ma ci è stato detto «tu PUOI dire a tutti la tua opinione, ma non DEVI farlo». Il risultato è che abbiamo un interminabile clone dell'idiota da bar che sproloquia su tutto e su tutti senza sapere un accidenti di niente e riferendo come assolute verità voci sentite non si ricorda più nemmeno da chi.
Quanto alle due ragazze variamente maltrattate e stuprate in effige avevano come principale difetto quello di essere carucce e soprattutto quello di essere donne. Un grosso difetto, in certi ambienti.
Ritirare fuori la salma di quel povero cristo di Quattrocchi, morto mentre tentava di guadagnarsi la sua - discutibile - pagnotta, è unm ottimo esempio di argomentazione ad penem, tirata fuori giusto per poter continuare a sparare k...te.
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