Oggi mia moglie non è andata a lavorare.
Non ha dormito, aveva il naso chiuso, tanto da non potersi sdraiare e dopo aver fatto colazione si è sentita male. Fuori nevicava come essere in Svezia. Così per la seconda o la terza volta in vita sua ha dovuto gettare la spugna e non è andata a scuola.
Masochista? Statale inutile e parassita?
In questo momento è in casa a correggere compiti. Stamattina ha dormito fin verso le 10.00 - ora impresentabile per lei - e poi si è alzata decisamente migliorata. Le sue prime parole sono state: «Beh, a questo punto domani ritorno a scuola.»
Avrei dovuto rimetterla a letto di corsa e obbligare il medico a recluderla in casa per i prossimi quindici giorni, ma lei è stata irremovibile e domani, regolarmente, ritornerà a scuola.
Un martire del lavoro? No, semplicemente una persona che ha ben chiara la propria responsabilità nei confronti dei suoi alunni, dei colleghi, delle famiglie. Nulla di più.
Anni fa sentii dire da un dipendente di un ente locale che nel suo ufficio «due lavoravano come dementi senza riuscire nemmeno a finire quello che dovevano fare, mentre gli altri due non facevano un tubo dal mattino alla sera, arrivavano tardi, uscivano per lo shopping, andavano a fare pause caffè da mezz'ora ecc. ecc.» Una andamento che ho sentito ripetere da altri statali, con la netta impressione che questo universo diviso tra Stakanov e lavativi inveterati faccia parte del mondo abituale di un dipendente dello stato. Ma, tornando agli insegnanti, mi è capitato molto raramente di sentire esprimere giudizi sferzanti su qualche collega scansafatiche. La sensazione è quella di un gruppo di persone che, ognuna per ciò che sa e conosce, si sforza di far navigare una delle istituzioni più scassate e peggio finanziate dello stato italiano, di dare la sensazione che nonostante tutto si cerca di andare avanti, di insegnare qualcosa, in qualche occasione si tenta di difendere i giovani da adulti violenti o da una situazione precaria perché la famiglia ha perduto il principale stipendio o semplicemente perché si è sfasciata.
Mia moglie a quanto pare era ansiosa di ritornare in quell'anticamera dell'inferno che è la classe di una scuola media. Molto probabile che abbia sposato Stakanov, in sostanza, ma a vederla così sottile con i suoi capelli troppo lunghi non ho questa sensazione. Penso che Silvia sia una di quelli che cercano, nonostante tutto, di far andare avanti questo sventurato paese.
Finché sarà ancora possibile farlo.
9 commenti:
Io credo che la maggioranza dei lavoratori sia come tua moglie, il problema che tendiamo più facilmente a notare gli "altri", gli scansafatiche e non facciamo niente per avvantaggiare chi lavora sul serio.
La penso anch'io come Nick. Quando si ragiona su base aneddotica, purtroppo i casi negativi risaltano maggiormente.
Tutta la mia solidarietà e i miei auguri a Silvia. La capisco benissimo: quest'inverno ho fatto sette giorni di mutua - i primi da cinque anni a questa parte. E nonostante la mia dedizione al lavoro e ad un'azienda che potrebbe e DOVREBBE essere la migliore del mondo - non scherzo e non lo dico per piaggeria - mi ritrovo ad essere una specie di precario in ufficio, con tante competenze ancora richieste e necessarie ma senza un'attività fissa da consuntivare alla fine della settimana. Se c'è una morale, preferisco non trarla.
@Nick: Vero. Quando si parla di "bassa produttività" bisognerebbe SEMPRE aggiungere che la bassa produttività è un risultato in primo luogo della quantità di capitale investito in macchine e strumenti di lavoro. Altrimenti è ovvio che ci sia sempre qualcuno che ciarla a vuoto sulla gente "che non ha voglia di lavorare".
@SX: l'exemplum, il singolo caso negativo che tutti indichiamo dimenticando i tanti casi positivi che abbiamo incontrato. È un difetto evolutivo dell'homo sapiens quello di chiacchierare troppo senza avere, in realtà, nulla di importante da dire.
@Paolo: grazie per la solidarietà. Temo che una caratteristica di certi ambienti di lavoro è una certa competitività che si crea tra colleghi di lavoro. Possibilissimo che mi sbagli, ma non sei il primo che sento dire che dopo un'assenza di pochi giorni si è trovato senza più un progetto preciso da seguire, come a dimostrargli che l'ufficio può sempre fare a meno di lui.
No, purtroppo è una storia più lunga e complicata, date che alcune delle mie competenze ormai sono uniche, nel senso che su alcuni argomenti sono l'ULTIMO esperto rimasto. Il mio impegno con un cliente nominalmente è finito, non c'è budget per ricollocarmi nel mio vecchio gruppo, e in più c'è una ristrutturazione in arrivo, per cui nemmeno il mio responsabile sa che cosa farà e dove sarà di qui a un mese. Vediamo che succede.
Capisco tua moglie. Anch'io a mi comporto così. Io penso che in gran parte sia dovuto al fatto che insegnare è il lavoro più bello del mondo. Ma è anche senso di responsabilità, perché poi si diventa Stakanov in tutto e non solo a scuola.
@Romina: la sindrome di Stakanov è una conseguenza della politica condotta da tutti i governi negli ultimi vent'anni. Innumerevoli sono i danni inferti alla scuola e agli insegnanti, indipendentemente dal puro e semplice danno - non poi così secondario - della diminuzione reale della busta paga. Distruggere la scuola è un modo per eliminare il futuro in Italia. E questo è un danno che pagheremo un po' per volta nei prossimi anni.
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