2.2.13

Sakass: il Vendicatore di Khaman


«Non ti piace, il fantas
«No, non è vero. Mi è sempre piaciuto, il fantasy. I suoi personaggi tanto nitidi e grandiosi, l'infinita lotta tra il Bene e il Male, la solidarietà tra maschi, l'intolleranza per le arti femminili, il coraggio e la temerarietà, il rapporto con la natura, il timore per le arti magiche, il rispetto per la tradizione, la cieca fedeltà...»
«Ti rendi conto di aver riassunto il manifesto di arruolamento per le SS?»
«Chi, io?»
«Lascia perdere, dai».  
«No, a parte gli scherzi mi piace il fantasy. Magari quello di ambientazione medievale mi fa un po' ridere, ma per il resto...»
 

EPICO

Sottopongo alla Vostra cortese attenzione alcune pagine della mia più recente fatica, intitolata «Il Vendicatore di Khaman», costatomi lunghe notti insonni nell'incomprensione di papà, mammà, fratelli e amici. Nella speranza che questa mia opera susciti il Vostro interesse e il Vostro apprezzamento mi firmo cordialmente: Emidio Filisteo Ramotti
P.S. Lo pseudonimo da me scelto per un'eventuale pubblicazione è Richard Darkwarrior. Grazie.


Il Vendicatore di Khaman
di Richard Darkwarrior

... Quando il giorno si levò Sakass era già pronto. Ancora una volta snudò Ynaffhle, la lunga spada nera appartenuta prima di lui al grande Wössbaerd di Torilonia, la spada che aveva massacrato i Fross venuti dalle Terre Fredde.
Il sole era velato di nubi leggere del colore dell'acciaio reso torrido dalla battaglia e là, appena oltre il passo, rumoreggiava l'Orda dei Wegan guidati da Uhururuk, venuti a conquistare e distruggere il felice Regno di Moltania, governato dal saggio re Gasp.
Solo la sera prima Ynaffhle si era abbeverata del sangue dei Gerarda di Mondor, la bellissima e crudele maga che aveva gettato un incantesimo sul saggio Re Gasp, spingendolo ad esiliare Sakass oltre i Monti di Rame, nei Deserti dell'est. La maga ferita si era trasformata in una colonna di luce del colore del sangue ed aveva abbandonato la Sala del Trono con un altissimo urlo. Proprio in quell'istante Re Gasp aveva pronunciato le parole: « Dov'è il fido Sakass?»
Nei deserti dell'Est Sakass aveva imparato a non avere fretta e a non temere nulla, nemmeno il volto di metallo brunito della morte, che era stata la sua migliore e più fedele compagna in quelle desolate lande. Egli sapeva che la perfida Gerarda era ora unita all'immondo Uhururuk, pronta a combattere l'ultima battaglia, la battaglia che aveva per posta l'immortale regno di Moltania. Al loro fianco stavano gli Ingoiatori di Luce, i Krull di Lagoscuro ed i negromanti di Ellsovia, pronti a nascondere la luce quando la battaglia fosse stata al culmine.
« Vieni con noi, Sakass, abbandona il Bene che è stato così poco generoso con te!»
Il guerriero si volse di scatto, udendo quella voce, ma i volti degli altri soldati ed ufficiali di Re Gasp erano immobili. Solo lui aveva udito la voce di Gerarda, era stata la magia a condurla alle sue orecchie!
« Vattene, Gerarda! Io ti disprezzo! » Pensò con rabbia Sakass.
« Tu non conosci il piacere che posso donarti, Sakass. Io posso renderti immortale. Potrai governare nel fasto e nella crudeltà il grande regno di Moltania. Potrai avermi, finalmente, docile come una gattina. Vieni, Sakass, non negarti a me, nessuno, né maschio né femmina lo ha mai fatto. »
Il guerriero resisteva alle immagini di infernale lascivia che la potente maga suscitava nella sua mente, immagini che scuotevano la sua sovrumana fibra di figlio prediletto degli dei. Esausto sollevò la spada fino a porla orizzontalmente davanti agli occhi e fissò lo sguardo sull'elsa dov'era inciso nell'antica lingua di Torilonia: «Un uomo potrà trovare solo insieme agli altri uomini la vera gioia , hanno proclamato gli Dei di Toril »
Così recitava l'enigmatica scritta che un ignoto artigiano aveva affidato all'acciaio della meravigliosa arma tanti secoli prima.
Senza sapere perché Sakass sentì che l'incisione risvegliava le sue forze e si levò in tutta la sua inusitata statura per gridare alla Signora dell'Inganno la sua sfida.
« Vattene da me, Gerarda! Io ho la risposta a tutte le tue domande. Desisti, perfida regina della Menzogna: io disprezzo il tuo corpo superbo come la tua mente putrida! »
« Addio, Sakass. Ti dico addio perché prima che il sole tramonti tu avrai raggiunto la Terra delle Eterne Ombre e là potrai ricordarmi con rimpianto. Per sempre. »
Dopo quell'ultima minaccia l'aria intorno a lui tornò fredda e silenziosa e Sakass percepì nettamente la mente della maga che si allontanava da lui con infinito languore.
« Che ti accade, fratello? » Trotzdem il Vichingo , turbato, gli si era avvicinato. Aveva riconosciuto sul volto di Sakass, scolpito nel ghiaccio e nella pietra, i segni della sofferenza.
« Gerarda.» Disse con un soffio Sakass.
« Maledetta!» Imprecò tra i denti il vichingo scuotendo la chioma rosso fiamma.
« Ho resistito, Trotzdem, non temere. Ora sono pronto.»
Il vichingo sollevò il capo verso l'orizzonte. La luce di piombo del nuovo giorno scolpì il suo volto risoluto. « Si muoveranno tra poco. »
«Ma noi saremo pronti. » Sakass si volse verso le schiere di Re Gasp che si riunivano sotto le verdi bandiere falcate. « Soldati!» La sua voce maschia suonava come uno squillo di corno tra le vette innevate. « Soldati!» Ripetè. « Non ho molte parole da dirvi! I nostri nemici anche se sono molto più numerosi di noi, hanno armi migliori e hanno mangiato tutti i giorni mentre noi siamo digiuni da quasi una settimana contano sulla nostra paura per vincerci. I loro maghi e negromanti vi nasconderanno il cielo, vi daranno l'illusione di essere molto più alti di voi, evocheranno visioni di draghi e di mostri innominabili, vi confonderanno con voci e urla scomposte, vi faranno udire il pianto dei vostri bimbi, i gemiti delle vostre donne che vi imploreranno di gettare le armi e ritornare al focolare. Infiniti sono i trucchi del male, ma voi concentratevi solo sulle lame delle vostre spade, senza vedere né udire altro. La vittoria sarà nostra! Per il Re Gasp! »
Concluse Sakass e come un vento di tempesta l'urlo dei soldati del Re salì fino al cielo facendo sorridere il buon Dio Harrap e facendo digrignare i denti, nell'insondabile oscurità degli abissi, all'immondo Dio Khutu-lu.
« Eccoli!» Urlò Trotzdem, alla vista delle prime file dell'orda Wegan che superavano la prima cresta di alture, scuri e rabbiosi come lupi in una gelida notte d'inverno.

4 commenti:

Nick Parisi. ha detto...

Hai dimenticato di citare Ysyldur di Gaspiria colui che infiniti lutti addusse ai Gorlan di Malpertaria, ai Visperidi di Orthur e agli Urticanti gay di Nuova Thule!
Non si fa Max, non si fa! :D
* * * * * *
Un racconto divertente che sfotte molti dei luoghi comuni più beceri della Fantasy attuale.

Massimo Citi ha detto...

@Nick: la cosa divertente è che scrissi questo pezzetto più o meno dodici anni fa e che ancor oggi non è invecchiato di una virgola... A parte gli scherzi, comunque, ho scritto anch'io fantasy - anche se un po' diversa -, ma non ho mai avuto il coraggio di farla leggere a nessuno. Comunque vedrai i prossimi, il romanzo sentimentale e il racconto cannibale...

Argonauta Xeno ha detto...

Re Gasp!
No, seriamente, ancora una volta ammiro la tua abilità. Anche la lettera di presentazione, con lo pseudonimo.
Ma soprattutto... Sakass! Però un vero eroe dovrebbe essere associato a un animale totem, magari un bel lupacchiotto!

Massimo Citi ha detto...

@SX; ero incerto tra re Gasp e re Gulp, poi ho stabilito che Gasp era moooolto più fantasy. Quanto a Sakass mi è venuto dal cuore. In fondo anch'io sono un pochino Richard Darkwarrior. O forse dovrei dire che non riesco o non posso, nonostante tutto, a esserlo davvero. Comunque ribadisco che non detesto il fantasy: può capitare che ne rida, ma lo prendo comunque sul serio, anche se ne leggo raramente. Comunque non quello con questo genere di ambientazioni. Purtroppo ho letto diversi libri di storia sul medioevo e più in generale sulle società a basso sviluppo tecnologico e non riesco a rimanere serio davanti a certe descrizioni.