«Non ti piace, il fantasy»
«No, non è vero. Mi è sempre piaciuto, il fantasy. I suoi personaggi tanto nitidi e grandiosi, l'infinita lotta tra il Bene e il Male, la solidarietà tra maschi, l'intolleranza per le arti femminili, il coraggio e la temerarietà, il rapporto con la natura, il timore per le arti magiche, il rispetto per la tradizione, la cieca fedeltà...»
«Ti rendi conto di aver riassunto il manifesto di arruolamento per le SS?»
«Chi, io?»
«Lascia perdere, dai».
«No, a parte gli scherzi mi piace il fantasy. Magari quello di ambientazione medievale mi fa un po' ridere, ma per il resto...»
EPICO
Sottopongo
alla Vostra cortese attenzione alcune pagine della mia più recente
fatica, intitolata «Il Vendicatore di Khaman», costatomi lunghe
notti insonni nell'incomprensione di papà, mammà, fratelli e amici.
Nella speranza che questa mia opera susciti il Vostro interesse e il
Vostro apprezzamento mi firmo cordialmente: Emidio Filisteo Ramotti
P.S.
Lo pseudonimo da me scelto per un'eventuale pubblicazione è Richard
Darkwarrior. Grazie.
Il
Vendicatore di Khaman
di
Richard Darkwarrior
...
Quando il giorno si levò Sakass era già pronto. Ancora una volta
snudò Ynaffhle, la lunga spada nera appartenuta prima di lui al
grande Wössbaerd di Torilonia, la spada che aveva massacrato i Fross
venuti dalle Terre Fredde.
Il
sole era velato di nubi leggere del colore dell'acciaio reso torrido
dalla battaglia e là, appena oltre il passo, rumoreggiava l'Orda dei
Wegan guidati da Uhururuk, venuti a conquistare e distruggere il
felice Regno di Moltania, governato dal saggio re Gasp.
Solo
la sera prima Ynaffhle si era abbeverata del sangue dei Gerarda di
Mondor, la bellissima e crudele maga che aveva gettato un incantesimo
sul saggio Re Gasp, spingendolo ad esiliare Sakass oltre i Monti di
Rame, nei Deserti dell'est. La maga ferita si era trasformata in una
colonna di luce del colore del sangue ed aveva abbandonato la Sala
del Trono con un altissimo urlo. Proprio in quell'istante Re Gasp
aveva pronunciato le parole: « Dov'è il fido Sakass?»
Nei
deserti dell'Est Sakass aveva imparato a non avere fretta e a non
temere nulla, nemmeno il volto di metallo brunito della morte, che
era stata la sua migliore e più fedele compagna in quelle desolate
lande. Egli sapeva che la perfida Gerarda era ora unita all'immondo
Uhururuk, pronta a combattere l'ultima battaglia, la battaglia che
aveva per posta l'immortale regno di Moltania. Al loro fianco stavano
gli Ingoiatori di Luce, i Krull di Lagoscuro ed i negromanti di
Ellsovia, pronti a nascondere la luce quando la battaglia fosse stata
al culmine.
«
Vieni con noi, Sakass, abbandona il Bene che è stato così poco
generoso con te!»
Il
guerriero si volse di scatto, udendo quella voce, ma i volti degli
altri soldati ed ufficiali di Re Gasp erano immobili. Solo lui aveva
udito la voce di Gerarda, era stata la magia a condurla alle sue
orecchie!
«
Vattene, Gerarda! Io ti disprezzo! » Pensò con rabbia Sakass.
«
Tu non conosci il piacere che posso donarti, Sakass. Io posso
renderti immortale. Potrai governare nel fasto e nella crudeltà il
grande regno di Moltania. Potrai avermi, finalmente, docile come una
gattina. Vieni, Sakass, non negarti a me, nessuno, né maschio né
femmina lo ha mai fatto. »
Il
guerriero resisteva alle immagini di infernale lascivia che la
potente maga suscitava nella sua mente, immagini che scuotevano la
sua sovrumana fibra di figlio prediletto degli dei. Esausto sollevò
la spada fino a porla orizzontalmente davanti agli occhi e fissò lo
sguardo sull'elsa dov'era inciso nell'antica lingua di Torilonia: «Un
uomo potrà trovare solo insieme agli altri uomini la vera gioia ,
hanno proclamato gli Dei di Toril »
Così
recitava l'enigmatica scritta che un ignoto artigiano aveva affidato
all'acciaio della meravigliosa arma tanti secoli prima.
Senza
sapere perché Sakass sentì che l'incisione risvegliava le sue forze
e si levò in tutta la sua inusitata statura per gridare alla Signora
dell'Inganno la sua sfida.
«
Vattene da me, Gerarda! Io ho la risposta a tutte le tue domande.
Desisti, perfida regina della Menzogna: io disprezzo il tuo corpo
superbo come la tua mente putrida! »
«
Addio, Sakass. Ti dico addio perché prima che il sole tramonti tu
avrai raggiunto la Terra delle Eterne Ombre e là potrai ricordarmi
con rimpianto. Per sempre. »
Dopo
quell'ultima minaccia l'aria intorno a lui tornò fredda e silenziosa
e Sakass percepì nettamente la mente della maga che si allontanava
da lui con infinito languore.
«
Che ti accade, fratello? » Trotzdem il Vichingo , turbato, gli si
era avvicinato. Aveva riconosciuto sul volto di Sakass, scolpito nel
ghiaccio e nella pietra, i segni della sofferenza.
«
Gerarda.» Disse con un soffio Sakass.
«
Maledetta!» Imprecò tra i denti il vichingo scuotendo la chioma
rosso fiamma.
«
Ho resistito, Trotzdem, non temere. Ora sono pronto.»
Il
vichingo sollevò il capo verso l'orizzonte. La luce di piombo del
nuovo giorno scolpì il suo volto risoluto. « Si muoveranno tra
poco. »
«Ma noi saremo pronti. » Sakass si volse verso le schiere di Re Gasp
che si riunivano sotto le verdi bandiere falcate. « Soldati!» La
sua voce maschia suonava come uno squillo di corno tra le vette
innevate. « Soldati!» Ripetè. « Non ho molte parole da dirvi! I
nostri nemici anche se sono molto più numerosi di noi, hanno armi
migliori e hanno mangiato tutti i giorni mentre noi siamo digiuni da
quasi una settimana contano sulla nostra paura per vincerci. I loro
maghi e negromanti vi nasconderanno il cielo, vi daranno l'illusione
di essere molto più alti di voi, evocheranno visioni di draghi e di
mostri innominabili, vi confonderanno con voci e urla scomposte, vi
faranno udire il pianto dei vostri bimbi, i gemiti delle vostre donne
che vi imploreranno di gettare le armi e ritornare al focolare.
Infiniti sono i trucchi del male, ma voi concentratevi solo sulle
lame delle vostre spade, senza vedere né udire altro. La vittoria
sarà nostra! Per il Re Gasp! »
Concluse
Sakass e come un vento di tempesta l'urlo dei soldati del Re salì
fino al cielo facendo sorridere il buon Dio Harrap e facendo
digrignare i denti, nell'insondabile oscurità degli abissi,
all'immondo Dio Khutu-lu.
«
Eccoli!» Urlò Trotzdem, alla vista delle prime file dell'orda Wegan
che superavano la prima cresta di alture, scuri e rabbiosi come lupi
in una gelida notte d'inverno.
4 commenti:
Hai dimenticato di citare Ysyldur di Gaspiria colui che infiniti lutti addusse ai Gorlan di Malpertaria, ai Visperidi di Orthur e agli Urticanti gay di Nuova Thule!
Non si fa Max, non si fa! :D
* * * * * *
Un racconto divertente che sfotte molti dei luoghi comuni più beceri della Fantasy attuale.
@Nick: la cosa divertente è che scrissi questo pezzetto più o meno dodici anni fa e che ancor oggi non è invecchiato di una virgola... A parte gli scherzi, comunque, ho scritto anch'io fantasy - anche se un po' diversa -, ma non ho mai avuto il coraggio di farla leggere a nessuno. Comunque vedrai i prossimi, il romanzo sentimentale e il racconto cannibale...
Re Gasp!
No, seriamente, ancora una volta ammiro la tua abilità. Anche la lettera di presentazione, con lo pseudonimo.
Ma soprattutto... Sakass! Però un vero eroe dovrebbe essere associato a un animale totem, magari un bel lupacchiotto!
@SX; ero incerto tra re Gasp e re Gulp, poi ho stabilito che Gasp era moooolto più fantasy. Quanto a Sakass mi è venuto dal cuore. In fondo anch'io sono un pochino Richard Darkwarrior. O forse dovrei dire che non riesco o non posso, nonostante tutto, a esserlo davvero. Comunque ribadisco che non detesto il fantasy: può capitare che ne rida, ma lo prendo comunque sul serio, anche se ne leggo raramente. Comunque non quello con questo genere di ambientazioni. Purtroppo ho letto diversi libri di storia sul medioevo e più in generale sulle società a basso sviluppo tecnologico e non riesco a rimanere serio davanti a certe descrizioni.
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