Dedicai il mio ultimo M.A.d.u.L.p. al libro elettronico, ovvero al futuro del libro. Di tutti gli articoli finora pubblicati è stato quello che mi ha dato più grattacapi, qualche aggiunta e diversi lunghi tagli. Nel 2006 non era facile immaginare una situazione tanto profondamente cambiata in pochi anni. Il grosso delle mie riflessioni, comunque, si è rivelato abbastanza corretto. Sono effettivamente nati molti nuovi editori e altri ne nasceranno. I grandi editori continuano a resistere nelle librerie di catena, producendo, più o meno convinti, montagne di best-seller clonati. Moltissimi nuovi autori hanno scelto di autopubblicarsi. «Grande è la confusione sotto il cielo, quindi la situazione è eccellente» ebbe a dire Maodzedong.
L’ultimo
MAduLP non può che parlare dei libri futuri. Non nel senso delle
mode, passioni e sogni del prossimo futuro ma del «mezzo» libro,
della sua forma, consistenza, distribuzione e dei materiali dei quali
sarà composto.
Già alcuni anni fa Nicholas Negroponte ha parlato di «libro elettronico». Uno strumento leggero, versatile, facile da usare, dotato di elevata autonomia energetica e in grado di contenere l’equivalente di una grossa biblioteca o di alcune grosse biblioteche.
Se cercate qualche informazione sul libro elettronico non perdete tempo a cercare «Nicholas Negroponte» su Wikipedia ma leggete la «Guida galattica per autostoppisti» di Douglas Adams. La famosa guida – contenente informazioni su un intera galassia abitata – è delle dimensioni e del peso di un normale libro rilegato. Può essere accesa ed è possibile cercarvi informazioni con una qualsiasi chiave di ricerca. Non ha bisogno di essere ricaricata come un volgare PC portatile e funziona anche nello spazio profondo.
Già alcuni anni fa Nicholas Negroponte ha parlato di «libro elettronico». Uno strumento leggero, versatile, facile da usare, dotato di elevata autonomia energetica e in grado di contenere l’equivalente di una grossa biblioteca o di alcune grosse biblioteche.
Se cercate qualche informazione sul libro elettronico non perdete tempo a cercare «Nicholas Negroponte» su Wikipedia ma leggete la «Guida galattica per autostoppisti» di Douglas Adams. La famosa guida – contenente informazioni su un intera galassia abitata – è delle dimensioni e del peso di un normale libro rilegato. Può essere accesa ed è possibile cercarvi informazioni con una qualsiasi chiave di ricerca. Non ha bisogno di essere ricaricata come un volgare PC portatile e funziona anche nello spazio profondo.
Digressione (ma solo fino a un certo punto).
Tutti o quasi saprete che cos’è e come funziona un lettore di MP3. Emmepitré per i comuni mortali em-pi-three o em-pi-tré per quelli che se la tirano.
Un
lettore MP3 può contenere diversi CD musicali in un formato che
rende un brano musicale «leggero» dal punto di vista informatico.
Il segreto sta nel prendere un brano musicale qualunque (75-80
megabytes o Mb) e tagliare le frequenze inaudibili per l’orecchio
umano. Il risultato è un file che «pesa» soltanto 4 o 5 Mb e che è
quindi facilmente trasferibile su un supporto di piccole dimensioni.
Che cosa si rischia eventualmente di perdere in questo passaggio «tecnico» non è tema di questo articolo.
Depauperante o meno, lo standard MP3 sta gradualmente ma definitivamente modificando la distribuzione commerciale della musica. Come si sa è ora possibile scaricare direttamente dal web interi CD musicali in tempi del tutto ragionevoli o trasformare il contenuto di un CD in formato MP3. Queste operazioni possono essere condotte dietro la corresponsione di un modesto pagamento o meno, ovvero più o meno legalmente dal punto di vista dei diritti d’autore. E anche questo, anche se succulento, non è tema di questo articolo.
L’aspetto interessante della cosa è che la modifica tecnica delle fonti di produzione musicale rende sempre di più obsoleta la distribuzione fisica dei supporti finora più comuni: i compact disk. Senza CD non ha più senso l’intermediazione in un luogo ben preciso – centro commerciale o negozio – e la catena distributiva si accorcia drasticamente. È già possibile scaricare brani ed esecuzioni direttamente presso i siti delle case discografiche o presso i siti degli artisti a prezzi significativamente più bassi degli stessi brani o esecuzioni acquistati in forma di CD. Questo senza contare la possibilità di creare accostamenti («compilation») davvero inconsueti, accostando John Coltrane e Domenico Scarlatti ai Pink Floyd o a Steve Reich o agli Einstürzende Neubauten.
Questo ha significato, detto per inciso, che il ragazzo che lavorava nel negozio di dischi nella via parallela (parallela, perdinci, siamo a Torino!) a quella dove risiedeva la libreria ha dovuto cercarsi un altro lavoro. Nessuna rivoluzione è mai stata incruenta.
Che cosa si rischia eventualmente di perdere in questo passaggio «tecnico» non è tema di questo articolo.
Depauperante o meno, lo standard MP3 sta gradualmente ma definitivamente modificando la distribuzione commerciale della musica. Come si sa è ora possibile scaricare direttamente dal web interi CD musicali in tempi del tutto ragionevoli o trasformare il contenuto di un CD in formato MP3. Queste operazioni possono essere condotte dietro la corresponsione di un modesto pagamento o meno, ovvero più o meno legalmente dal punto di vista dei diritti d’autore. E anche questo, anche se succulento, non è tema di questo articolo.
L’aspetto interessante della cosa è che la modifica tecnica delle fonti di produzione musicale rende sempre di più obsoleta la distribuzione fisica dei supporti finora più comuni: i compact disk. Senza CD non ha più senso l’intermediazione in un luogo ben preciso – centro commerciale o negozio – e la catena distributiva si accorcia drasticamente. È già possibile scaricare brani ed esecuzioni direttamente presso i siti delle case discografiche o presso i siti degli artisti a prezzi significativamente più bassi degli stessi brani o esecuzioni acquistati in forma di CD. Questo senza contare la possibilità di creare accostamenti («compilation») davvero inconsueti, accostando John Coltrane e Domenico Scarlatti ai Pink Floyd o a Steve Reich o agli Einstürzende Neubauten.
Questo ha significato, detto per inciso, che il ragazzo che lavorava nel negozio di dischi nella via parallela (parallela, perdinci, siamo a Torino!) a quella dove risiedeva la libreria ha dovuto cercarsi un altro lavoro. Nessuna rivoluzione è mai stata incruenta.
I
libri sono già abbondantemente presenti nel web.
Classici in formato elettronico – i cui diritti sono scaduti da tempo – come inediti – alcuni anche più che dignitosi – di autori sconosciuti.
Teoricamente è possibile, anche se lungo, costoso e poco pratico, scaricarli, stamparli e leggerseli. O leggerli direttamente a video, anche se si tratta di un’operazione insana dal punto di vista oculistico.
Il problema fondamentale, tuttavia, resta il supporto.
Il lettore MP3 per i libri non era ancora stato inventato quando a suo tempo scrissi questo articolo. Adesso esiste. E cresce.
Classici in formato elettronico – i cui diritti sono scaduti da tempo – come inediti – alcuni anche più che dignitosi – di autori sconosciuti.
Teoricamente è possibile, anche se lungo, costoso e poco pratico, scaricarli, stamparli e leggerseli. O leggerli direttamente a video, anche se si tratta di un’operazione insana dal punto di vista oculistico.
Il problema fondamentale, tuttavia, resta il supporto.
Il lettore MP3 per i libri non era ancora stato inventato quando a suo tempo scrissi questo articolo. Adesso esiste. E cresce.
Le
librerie, indipendenti o di catena, con il passare del tempo e
l'affermazione dell'e-book avranno ancora una funzione?
Difficile dirlo con certezza, ma propendo per il no.
Con un web onnipresente e diffuso sull’intero pianeta (e non necessariamente solo su questo pianeta) non riesco a immaginare un motivo per il quale debbano continuare a esistere luoghi materiali deputati alla distribuzione di libri virtuali.
Con la morte (e probabile trasfigurazione) delle librerie scompariranno anche molte strutture intermedie che attualmente gravano sul prezzo finale del libro: promozione e distribuzione.
D’altro canto, vista la ridotta intensità di investimento richiesta, potranno nascere migliaia di nuove case editrici. Ed è persino possibile che, come all’inizio dell’età del libro, la figura del libraio e dell’editore tornino a coincidere. La specificità del libraio-editore consisterebbe, allora, nella capacità di organizzare l’offerta editoriale, da un lato selezionandola e dall’altra proponendo, sulla base delle proprie competenze, nuovi autori e nuovi contenuti.
La diffusione del libro elettronico avrebbe, infine, il pregio di rendere nuovamente disponibili libri mai più ristampati perché eccessivamente onerosi o perché rivolti a un pubblico limitato. E compito di un futuribile libraio post-global sarebbe quello di proporli e/o riproporli ai frequentatori della propria botteghina virtuale.
Un libraio P-G (post-global) diventerebbe, in sostanza, «immateriale» come i libri che si troverebbe a proporre ad altrettanto «immateriali» lettori. Una prospettiva che può apparire allucinante a chi è nato nell’altro secolo ma che non appare forse poi così assurda a chi è abituato a cercare brani musicali mediante il PC e ascoltare musica da un lettore MP3.
Difficile dirlo con certezza, ma propendo per il no.
Con un web onnipresente e diffuso sull’intero pianeta (e non necessariamente solo su questo pianeta) non riesco a immaginare un motivo per il quale debbano continuare a esistere luoghi materiali deputati alla distribuzione di libri virtuali.
Con la morte (e probabile trasfigurazione) delle librerie scompariranno anche molte strutture intermedie che attualmente gravano sul prezzo finale del libro: promozione e distribuzione.
D’altro canto, vista la ridotta intensità di investimento richiesta, potranno nascere migliaia di nuove case editrici. Ed è persino possibile che, come all’inizio dell’età del libro, la figura del libraio e dell’editore tornino a coincidere. La specificità del libraio-editore consisterebbe, allora, nella capacità di organizzare l’offerta editoriale, da un lato selezionandola e dall’altra proponendo, sulla base delle proprie competenze, nuovi autori e nuovi contenuti.
La diffusione del libro elettronico avrebbe, infine, il pregio di rendere nuovamente disponibili libri mai più ristampati perché eccessivamente onerosi o perché rivolti a un pubblico limitato. E compito di un futuribile libraio post-global sarebbe quello di proporli e/o riproporli ai frequentatori della propria botteghina virtuale.
Un libraio P-G (post-global) diventerebbe, in sostanza, «immateriale» come i libri che si troverebbe a proporre ad altrettanto «immateriali» lettori. Una prospettiva che può apparire allucinante a chi è nato nell’altro secolo ma che non appare forse poi così assurda a chi è abituato a cercare brani musicali mediante il PC e ascoltare musica da un lettore MP3.
Ma
è davvero possibile la scomparsa del libro tradizionale?
E, prima ancora di questo, è desiderabile?
Beh, siamo partiti da un romanzo di fantascienza – sia pure del tutto peculiare come la Guida galattica per autostoppisti di Douglas Adams – ed è ragionevole terminare facendo riferimento a un altro romanzo di fantascienza (sia pure in fase di revisione finale), Mosca cieca (titolo provvisorio), scritto da una mia ottima amica.
Il romanzo è ambientato in un remoto futuro nel quale i libri elettronici sono ampiamente utilizzati. Accanto a questi, tuttavia, rimangono i libri cartacei, appannaggio di una minoranza di lettori snob ma testardamente appassionati. Tanto che le immancabili astronavi di quel remoto futuro sono più o meno tutte dotate di biblioteche rigorosamente tradizionali.
Assurdo?
No, basti pensare che i vinili vengono ancora prodotti, sia pure in tirature limitate per feticisti impenitenti e collezionisti vintage. E trovarsi a bordo di una nave stellare, oggetto della passione inestirpabile di alcuni lettori non convenzionali, non è poi un lontano futuro troppo disdicevole per il nostro buon vecchio libro cartaceo con il suo odore di carta e colla.
In quanto alla desiderabilità di un futuro popolato di libri elettronici e di scaffali vuoti… Impossibile pensare che il mezzo non abbia una retroazione sul contenuto e difficile credere che le strutture tradizionali di componimento restino invariate e congelate nelle loro forme di romanzo, antologia, saggio, pamphlet, silloge, raccolta, ciclo eccetera. Ma praticamente impossibile, almeno per me, immaginare le possibili forme del libro in un futuro che, per motivi puramente anagrafici, non mi riguarda.
Così chiedersi se sia desiderabile la mutazione del libro cartaceo risulta assurdo come lo sarebbe stato chiedersi a suo tempo se sarebbero stati desiderabili la luce elettrica e il motore a scoppio. Adesso e soltanto adesso sappiamo che sia l’una che l’altro hanno risolto molti problemi creandone al contempo di nuovi e imprevedibili. Inevitabile pensare che così sarà anche per il libro elettronico.
Teniamo soltanto conto ancora di una piccola cosa. I libri sono fatti di carta e anche in questo caso le risorse della Terra non sono inesauribili… Non è escluso che la diffusione del libro elettronico sia l’unico modo per mantenere viva la tradizione della lettura.
E, prima ancora di questo, è desiderabile?
Beh, siamo partiti da un romanzo di fantascienza – sia pure del tutto peculiare come la Guida galattica per autostoppisti di Douglas Adams – ed è ragionevole terminare facendo riferimento a un altro romanzo di fantascienza (sia pure in fase di revisione finale), Mosca cieca (titolo provvisorio), scritto da una mia ottima amica.
Il romanzo è ambientato in un remoto futuro nel quale i libri elettronici sono ampiamente utilizzati. Accanto a questi, tuttavia, rimangono i libri cartacei, appannaggio di una minoranza di lettori snob ma testardamente appassionati. Tanto che le immancabili astronavi di quel remoto futuro sono più o meno tutte dotate di biblioteche rigorosamente tradizionali.
Assurdo?
No, basti pensare che i vinili vengono ancora prodotti, sia pure in tirature limitate per feticisti impenitenti e collezionisti vintage. E trovarsi a bordo di una nave stellare, oggetto della passione inestirpabile di alcuni lettori non convenzionali, non è poi un lontano futuro troppo disdicevole per il nostro buon vecchio libro cartaceo con il suo odore di carta e colla.
In quanto alla desiderabilità di un futuro popolato di libri elettronici e di scaffali vuoti… Impossibile pensare che il mezzo non abbia una retroazione sul contenuto e difficile credere che le strutture tradizionali di componimento restino invariate e congelate nelle loro forme di romanzo, antologia, saggio, pamphlet, silloge, raccolta, ciclo eccetera. Ma praticamente impossibile, almeno per me, immaginare le possibili forme del libro in un futuro che, per motivi puramente anagrafici, non mi riguarda.
Così chiedersi se sia desiderabile la mutazione del libro cartaceo risulta assurdo come lo sarebbe stato chiedersi a suo tempo se sarebbero stati desiderabili la luce elettrica e il motore a scoppio. Adesso e soltanto adesso sappiamo che sia l’una che l’altro hanno risolto molti problemi creandone al contempo di nuovi e imprevedibili. Inevitabile pensare che così sarà anche per il libro elettronico.
Teniamo soltanto conto ancora di una piccola cosa. I libri sono fatti di carta e anche in questo caso le risorse della Terra non sono inesauribili… Non è escluso che la diffusione del libro elettronico sia l’unico modo per mantenere viva la tradizione della lettura.
Siamo
alla fine della fine.
Ai titoli di coda e ai ringraziamenti.
Resta da chiedersi che cosa ne sarà del mondo del libro in tempi più vicini a noi. Le tendenze sono molto ben delineate, c’è soltanto da capire per quanto tempo risulteranno vincenti.
Il quadro attuale e in via di affermazione è questo: case editrici divenute parti secondarie di major della comunicazione internazionali, una distribuzione attraverso centri commerciali e catene librarie, best-seller diffusi ovunque a prezzi tendenzialmente in diminuzione a scapito dei titoli a più bassa rotazione prodotti da piccoli e piccolissimi editori per i quali è impossibile superare il livello di produzione necessario per accedere alla distribuzione maggiore.
Le librerie indipendenti potrebbero teoricamente sopravvivere sui lettori più forti e sugli editori di proposta e/o puntando sulla specializzazione, in qualche caso estrema (soltanto libri sull’impero Bizantino, soltanto libri sulla pittura impressionista, soltanto libri sulla cucina della melanzana), sul livello del servizio e sull’attività culturale (pubbliche letture, eventi, incontri).
Ci credo?
Ai titoli di coda e ai ringraziamenti.
Resta da chiedersi che cosa ne sarà del mondo del libro in tempi più vicini a noi. Le tendenze sono molto ben delineate, c’è soltanto da capire per quanto tempo risulteranno vincenti.
Il quadro attuale e in via di affermazione è questo: case editrici divenute parti secondarie di major della comunicazione internazionali, una distribuzione attraverso centri commerciali e catene librarie, best-seller diffusi ovunque a prezzi tendenzialmente in diminuzione a scapito dei titoli a più bassa rotazione prodotti da piccoli e piccolissimi editori per i quali è impossibile superare il livello di produzione necessario per accedere alla distribuzione maggiore.
Le librerie indipendenti potrebbero teoricamente sopravvivere sui lettori più forti e sugli editori di proposta e/o puntando sulla specializzazione, in qualche caso estrema (soltanto libri sull’impero Bizantino, soltanto libri sulla pittura impressionista, soltanto libri sulla cucina della melanzana), sul livello del servizio e sull’attività culturale (pubbliche letture, eventi, incontri).
Ci credo?
Non
troppo, non abbastanza.
Difficile sopravvivere senza i «libri in classifica», offrire uno stock di titoli ragionevolmente ampio e aggiornato senza poter contare sui flussi di liquido creati dal best-seller del momento.
Ma il quadro è comunque ancora in movimento. La diffusione accelerata delle librerie di catena avviene senza una parallela qualificazione mirata del personale. In fondo per svolgere il compito di trovare e vendere un libro pescandolo da una pila posta al centro della libreria sarebbe perfettamente adeguato anche un robottino giapponese. Più complicato, viceversa, affidare al robottino la ricerca di una monografia, di una raccolta di poesie o di un saggio. O anche semplicemente del romanzetto più cretino che riuscite a immaginare, ma uscito un paio d’anni prima.
Una caratteristica che non nasce da maligna perversità ma semplicemente dalla necessità di «fare efficienza», puntando su personale (troppo) facilmente sostituibile e su una selezione di titoli in giacenza calibrata fino alla monomania.
Di passata, si potrebbe notare che l’introduzione di una legge sul libro sul modello di quella francese avrebbe non solo il sicuro effetto di sostenere le piccole librerie ma anche di spingere i giganti a preoccuparsi maggiormente della qualità della loro offerta, non potendo più contare sulla grancassa dello sconto a tutti i costi con significativa soddisfazione di tutti.
Una competizione verso le migliori performance è certo da preferire a una gara al ribasso, non è vero?
Insomma, è questa una partita ancora tutta da giocare, in attesa che il libro elettronico prevalga.
Difficile sopravvivere senza i «libri in classifica», offrire uno stock di titoli ragionevolmente ampio e aggiornato senza poter contare sui flussi di liquido creati dal best-seller del momento.
Ma il quadro è comunque ancora in movimento. La diffusione accelerata delle librerie di catena avviene senza una parallela qualificazione mirata del personale. In fondo per svolgere il compito di trovare e vendere un libro pescandolo da una pila posta al centro della libreria sarebbe perfettamente adeguato anche un robottino giapponese. Più complicato, viceversa, affidare al robottino la ricerca di una monografia, di una raccolta di poesie o di un saggio. O anche semplicemente del romanzetto più cretino che riuscite a immaginare, ma uscito un paio d’anni prima.
Una caratteristica che non nasce da maligna perversità ma semplicemente dalla necessità di «fare efficienza», puntando su personale (troppo) facilmente sostituibile e su una selezione di titoli in giacenza calibrata fino alla monomania.
Di passata, si potrebbe notare che l’introduzione di una legge sul libro sul modello di quella francese avrebbe non solo il sicuro effetto di sostenere le piccole librerie ma anche di spingere i giganti a preoccuparsi maggiormente della qualità della loro offerta, non potendo più contare sulla grancassa dello sconto a tutti i costi con significativa soddisfazione di tutti.
Una competizione verso le migliori performance è certo da preferire a una gara al ribasso, non è vero?
Insomma, è questa una partita ancora tutta da giocare, in attesa che il libro elettronico prevalga.
4 commenti:
Beh, dai direi che molte previsioni le avevi azzeccate.
In ogni caso, il mercato è ancora molto fluido per poter comprendere cosa ci capiterá domani come lettori.
@Nick: la principale, ovvero che anch'io avrei dovuto chiudere non l'ho voluta azzeccare. E dico "voluto" nel senso che la direzione del movimento mi era già nota e che le conseguenze erano inevitabili.
Sul mercato fluido avrei un tre o quattrocento cose da dire, ma ci tornerò qui sul blog.
Avevo ascoltato l'intervista a uno dei nuovi editori digitali, in cui spiegava come si sarebbe evoluto il mercato librario. Meno libri cartacei, edizioni più pregiate, un po' come i vinili, con basse tirature per appassionati. Mi torna in mente Dune, dove tutto lo scibile è contenuto in microfilm (o simili) tranne questo volume ottimamente conservato che viene regalato al protagonista - e non è un volume qualsiasi!
Comunque la tua analisi è molto interessante. Oggi ci sono gli ereader e i prezzi si sono abbassati parecchio, se solo penso a quanto ho sborsato per il mio gingillo tre anni fa. Il problema della carta anche è vero, ma purtroppo vale anche per il silicio e tutto ciò che finisce nelle componenti elettroniche, avevo letto qualcosa su un numero di Le Scienze. Non credo che il passaggio all'elettronica salverà il pianeta, a meno di attuare un serio riciclo e vendere prodotti a lunga durata. Il mio ereader, per esempio, ha alcuni difetti nello schermo e potrei doverlo cambiare a breve - conosco altri che trattano gli oggetti molto peggio di me! Ma sto divagando. Vero è anche quello che dici riguardo ad alleggerire la filiera di passaggi dispendiosi che pesano sul prezzo, come per esempio la distribuzione. La potenzialità di internet e del digitale è anche questa, che è possibile oggi acquistare direttamente da chi produce. La HBO, un'emittente via cavo americana, ha creato un sito dove distribuisce alcuni suoi programmi. Ma il caso dei video è diverso perché, a quanto mi risulta, non esiste un posto dove acquistare nonostante il download illegale sia ampiamente diffuso. Sto divagando ancora. Uff, è un argomento troppo vasto e i paralleli, più o meno opportuni, nascono da soli.
Ho praticamente scritto un post, per dire che questo ultimo (?) episodio è un interessante sguardo sul presente e sul futuro del libro.
@SX: no, è davvero l'ultimo. O perlomeno l'ultimo dove recupero del materiale già pubblicato e lo ripubblico, sia pure con qualche correzione. Il futuro del libro è comunque un tema affascinante, soprattutto per il suoi inevitabili riflessi sulla sua diffusione e sulla sua stessa natura. I "romanzi", ad esempio, sono destinati a conservare la medesima importanza su un media diverso? Non è ragionevole cominciare a chiedersi se elaborati più brevi non troveranno spazi maggiori? In fondo non sono pochi gli e-book che nascono in questo periodo che hanno 30 o 40 pagine di testo... e così via. Grazie per l'attenzione, in ogni caso, con la quale hai letto il mio post.
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