15.1.13

M.A.d.u.L.p. 11. Le nuove tecnologie


E poi arrivarono le nuove tecnologie…
È successo soltanto sette o otto anni fa (adesso dodici o tredici, N.d.R.). Un tempo brevissimo, a pensarci bene.
Il Grande Cambiamento è apparso nei panni di un amico e collaboratore di LN. Un ingegnere informatico armato di un modem, un modem che adesso parrebbe semplicemente patetico.
«Internet, posta elettronica», ha detto. Ha collegato il modem a un computer e ha installato Eudora e il programma di navigazione.
«E-mail, homepage, webmaster, account», ha continuato. Gli occhi gli brillavano. Lo conoscevo abbastanza da esserne lievemente preoccupato. Ha continuato alternando minacce e blandizie verso un PC che, fino a quel momento, si era occupato esclusivamente di titoli a magazzino e di indici di rotazione. Dopo un lungo lavorio è infine giunto alla homepage di Microsoft, United States of America.
Parrebbe una cosetta da nulla, ma si era nella primavera del 1996 o del 1997. E io, noi – intesi come CS – si era ancora digiuni di nuove tecnologie. Ho un ricordo vago del primo contatto con Internet. La pagina di Microsoft credo fosse, allora, gialla e azzurra. Molto gialla e poco azzurra.
Poi il PC si è stufato o forse a stancarsi è stata la centralina telefonica, fatto sta che la connessione è caduta e ci siamo ritrovati in via Ormea 69, Torino, Italia.
Qualcuno era scettico, qualcun altro si chiedeva se collegarsi a un sito americano costava come telefonare oltreoceano. Io avevo la sensazione di assistere a qualcosa di prodigioso. Non avevo ancora la minima idea di come tutto ciò avrebbe potuto essere messo in rapporto con il mio lavoro, ma non importava. Ci eravamo collegati con un computer che si era collegato a un computer che si era collegato a un computer… ed eravamo arrivati a migliaia di chilometri da lì.
Mi venne in mente allora un’osservazione di un’antropologo sulla scienza che, quando presentata a un pubblico ignorante, viene interpretata come magia. Quello schermo gialloeblù effettivamente aveva per me qualcosa di magico. Anche perché, personalmente, non avrei saputo nemmeno da dove iniziare per replicare quel piccolo miracolo. 


Il mio amico ingegnere ci invitò ad acquistare un modem e scomparve (temporaneamente). E noi, ancora un po’ scossi dall’incontro ravvicinato con Internet ci affrettammo a ubbidire.
Il secondo appuntamento con Internet fu meno eccitante. Anche perché il modem che avevamo comprato (economico) non andava d’accordo con il PC e non era in buoni rapporti con la centralina telefonica. Le nostre connessioni, nonostante il prodigarsi dell’amico ingegnere evocato per l’occasione, risultavano faticose e tormentate. E soprattutto brevi o brevissime. Niente pagina di Microsoft, appena appena e per brevissimo tempo la homepage del Comune di Torino. Poi cadeva la connessione. E cadeva la connessione. E cadeva… Suonava il telefono e cadeva, qualcuno starnutiva e cadeva, arrivava un corriere e cadeva. Mai vista una connessione tanto cagionevole. Si seguiva il progresso della barretta colorata sul limite inferiore del desktop trattenendo il fiato. I suoi progressi minimi erano seguiti con bisbigli e cinguettii, le sue frequentissime soste – spesso definitive – con angoscia o esibizioni di falso cinismo.
Ma tutto ciò avrebbe potuto deludere soltanto una passione passeggera.
E la nostra non lo era.
Continuammo per mesi a tentare collegamenti sempre instabili e poverissimi. «Colpa della centralina», si diceva. Che era come dire «colpa delle macchie solari» o «colpa del governo».
A funzionare decentemente soltanto Eudora, ovvero la posta elettronica. Bello, scrivere a coloro che la posta elettronica l’avevano già. All’epoca ancora una piccola schiera. Bello la mattina collegarsi e «scaricare» la posta. Meno bello scoprire che non aveva scritto nessuno. Suona strano dirlo adesso, quando tutti i giorni arrivano decine e decine di e-mail quantomeno inopportune. Talvolta moleste o pericolose, la maggior parte delle volte inutili. In qualche caso, come dice Francesco, uno dei curatori del sito di LN-LibriNuovi, «intemperanti».
Allora le lettere erano poche, comunque. E piuttosto lunghe.
Era un piacere dedicare qualche minuto a comporre una lettera gradevole e divertente e altrettanto piacevole attendere la risposta. Una pratica settecentesca, un piacere raffinatamente aristocratico reso possibile dall’ancora scarsa diffusione di Internet in Italia.
Sul fronte pagine Web, comunque, le cose proseguivano. L’amico ingegnere aveva nel frattempo messo in rete alcuni numeri di LN-LibriNuovi. Vecchia serie, ovviamente. Probabilmente, armati di un buon motore di ricerca, è possibile ritrovarli ancora nel vasto universo del Web. Ne fummo felici e lusingati. Si trattava degli ultimi numeri della vecchia serie della rivista e riuscimmo a vederli, ovviamente, soltanto sul computer portatile dell’amico ingegnere.
Di riuscire a vederli dalla CS non se ne parlava proprio. Di aggiornare i contenuti meno che meno.
Frustrante.
Gratificante, ma frustrante.
Da perderci la testa. Confidando in qualche capriccio elettronico o nella benevolenza degli dèi – praticamente la medesima cosa – tentavamo ancora, ogni tanto, di arrivare alla nostra seconda casa nel cyberspazio. Tutto inutile. La barretta azzurra avanzava per un po’, baldanzosa, per poi inchiodarsi. Seguiva solito messaggio deprimente: «Connessione caduta».
«Colpa della centralina».
«Colpa del modem».
«Colpa di Telecom».
Ovviamente qualsiasi proposta o idea di tentare un e-commerce o qualcosa del genere, anche nella forma più modesta e primitiva era semplicemente demenziale. A parte la centralina, il modem o Telecom, il nostro problema erano (e lo sono tuttora) i computer. Un parco di felici imbecilli buoni per la pensione o la rottamazione. Macchine perverse e scatarranti, obsolete e cocciute, con dischi rigidi che risultano spesso più esigui delle unità di memoria portatili che oggi si tengono nel taschino della camicia. Così era e così è. Si tratta di una rincorsa all’inseguimento della tecnologia che ci vede perennemente doppiati di tre o quattro giri. Ma sulla carenza di mezzi degna del gruppo TNT della CS non è il caso di soffermarsi. Si rischia di voler apparire patetici, pur essendolo realmente.




Da questa situazione di stallo uscimmo soltanto parzialmente e per gradi.
Dapprima trovammo un altro soggetto disponibile a occuparsi del sito, una volta che, giustamente, l’amico ingegnere fu costretto a passare la mano per mancanza di tempo. Poi comprammo un modem meno cagionevole e recuperammo un computer (usato) che per almeno 15 minuti fu tecnologicamente all’avanguardia, Abbandonammo l’incolpevole Eudora per consegnarci a Microsoft Outlook e a Explorer. Le nostre connessioni ne guadagnarono così in durata anche se, come da tradizione, era sufficiente una porta sbattuta troppo forte per lasciarci a piedi.
Nulla, ancora, che ci permettesse di vendere i libri al crescente pubblico di lettori on line. Così lo spazio di CS veniva utilizzato per pubblicare la versione Web di LN-LibriNuovi. Nulla di male in questo, anzi, ma la sensazione di perdere un treno fondamentale era difficile da scacciare.
A funzionare strepitosamente era comunque la posta elettronica.
Si cominciavano a ricevere richieste di preventivi, qualche ordine, alcuni messaggi dal Web. Le primissime richieste di pareri letterari su raccolte poetiche autoprodotte e romanzi che avevano abbandonato ospitali ma oscuri cassetti. Questo grazie alla presenza sul sito di LN che, pur potendo contare su una media di 3 passaggi al giorno, ci procacciava comunque la nostra quota di aspiranti poeti e scrittori. Inevitabile una certa stizza nel notare che, comunque, a qualcuno non cadeva la connessione a ogni momento.
Continuavano, anche se un po’ meno serenamente bucolici, i carteggi telematici. Cominciava a manifestarsi, anche se allora ancora in maniera larvale, un certo affanno. Si trattava di rispondere, ringraziare, gentilmente respingere, cortesemente declinare.

«Ho appena pubblicato presso l’editore Romantiche Impressioni la mia silloge dal titolo «Alla Ninfa d’asfalto», sarei contento di inviarVene copia per riceverne un vostro gradito parere. Grazie e complimenti.»

«Complimenti» di che?
Ma non si può iniziare una lettera così.
Nemmeno se, sullo sfondo, ci sono clienti che chiedono di sapere perché la loro grammatica tedesca non ha il ciddì allegato.
Si deve pensare, si deve cercare un inizio che non sembri brutale.
Essere suadenti e delicati, soprattutto per evitare che Alla Ninfa d’asfalto arrivi davvero.
L’altra faccia del Web è questa. Perché negarlo?
Un villaggio globale di poeti e scrittori della domenica (per inciso: questo articolo è stato scritto di domenica) ansiosi di trovare qualcuno che si immerga nei loro parti malati e finalmente dica: «che schifezza immonda!»1.
Già, perché, come ha scritto nella sua pagina Web uno degli autori letti e maltrattati da LN: «Soltanto il silenzio è peggiore di una stroncatura».




Il sito di CS in quanto libreria non è mai davvero partito, forse ve ne sarete accorti. Quando ci siamo trovati a disporre di un minimo di strumenti tecnici per la vendita on line erano già partite IBS, Zivago (qualcuno lo ricorda?) e, poco più tardi, BOL. Mentre ancora esitavamo, Zivago è andato sotto di brutto e infine ha chiuso. Le aspettative sulle vendite on line ne hanno ricevuto una brutta botta. Abbiamo traccheggiato per un po’, seguito strade diverse e tentato diversi approcci. Offrire quattro libri al mese a prezzo scontato? Un fiasco. Costruire bibliografie per siti ad alta specializzazione? Fatto, ma i libri richiesti erano quasi sempre quelli esauriti o non più in commercio. D’altro canto le risorse e il tempo per un lavoro serio, costante, continuativo in rete semplicemente non esistevano.
E così il sito CS restava stabilmente occupato da LN, giungendo a contare sette passaggi al giorno. Quasi una folla. Conseguentemente aumentavano le offerte di lettura. Cominciavano ad arrivare libri in carne e ossa. Anche Alla Ninfa d’asfalto, maledizione.




Giungiamo così ai nostri giorni.
Francesco Eandi e Marco Email cominciano a occuparsi del sito di LN, ormai definitivamente passato in gestione alla rivista, con CS sistemata dietro le quinte a fare il semplice editore. Zitta e buona in un angolo a sorridere soltanto se interpellata.
Temporaneamente accantonato ogni sogno di fare la libreria on line. Il treno dell’e-commerce già passato. O forse non ancora del tutto passato, chi può dirlo? Noi no. Siamo girati da un’altra parte. E continuiamo a smadonnare su computer obsoleti e trojan fin troppo vispi.
Il sito ormai definitivamente di LN è diventato guardabile e navigabile, ma questo lo diciamo già in un’altra pagina e lo dovreste sapere. Da quando siamo apparsi come rivista letteraria nelle pagine di www.librialice.it le proposte di lettura e le richieste di recensione sono diventate quotidiane. Esattamente come i virus e le offerte di ingrandire miracolosamente e definitivamente alcune porzioni strategiche del corpo maschile e femminile.
Il rapporto di CS con le nuove tecnologie resta un’occasione perduta. Forse. O semplicemente una scelta saggiamente non fatta. O non ancora fatta. Chissà?
Le cose cambiano velocemente. E il mercato librario è in piena evoluzione.
«Si potrebbe pensare a un sito interamente dedicato a…»
Non sappiamo ancora a cosa.
Ma sicuramente l’ultima parola non è detta. 

 
Per il momento ci accontentiamo della posta elettronica. Spediamo preventivi, avvisiamo dell’arrivo di libri prenotati, invitiamo a presentazioni. Ci teniamo bassi. Discreti.
A suo tempo abbiamo anche tentato di creare una newsletter di novità uscite in libreria. Un lavoraccio infame per creare lunghi elenchi sostanzialmente illeggibili. E che non fossero letti l’abbiamo capito perché nessuno si è mai sognato di ringraziarci, dopo averli ricevuti. Questo anche se, prima di vederli, tutti erano entusiasti dell’idea.
Siamo troppo pochi, forse. O troppo primitivi. O troppo, o troppo poco, qualche cosa che dobbiamo ancora capire. E la posta elettronica, grazie a virus e offerte non richieste di potenziare virilità e femminilità, è diventata un fastidio che si sbriga spesso di corsa e in malo modo.
Fortunatamente esistono ancora dei neofiti. I librai, per esempio. Alcuni dei Librai Indipendenti torinesi hanno un rapporto nuovo e spumeggiante con la posta elettronica. Li guardiamo con una punta di sufficienza e un po’ di commosso cinismo. Sono nuovi alle nuove tecnologie. O forse è questa la dimensione più vera della posta elettronica e di Internet. La possibilità di organizzare, coordinare e inventare insieme.
Comunque sia è una storia che non finisce qui.

1 Qui è necessaria una nota, per evitare di passare per i soliti snob che irridono all’oscura passione di talenti misconosciuti. Bene, non siamo i soliti snob eccetera. Nessuno si sognerebbe mai di impedire a qualcuno di scrivere poesie o romanzi, né, tantomeno, di tentare la strada della notorietà e del successo. Il problema è un altro. Scrivendo a LN-LibriNuovi i T.A.S (talenti ancora oscuri) perseguono almeno tre fini, due dei quali ardui, il terzo fantascientifico:
  • ottenere un parere.
  • ottenere una recensione su LN.
  • rimediare una spintarella verso un editore, possibilmente grande e famoso.
Per esaudire anche soltanto uno di questi desideri occorre, necessariamente, leggere i testi inviati. Meditarci sopra, buttare giù due appunti. Comparare, confrontare, postillare. Ci vuole tempo, in sostanza, esattamente ciò che drammaticamente manca. E LN non è un’agenzia letteraria. Per evitare i conflitti di coscienza preferiamo quindi auspicare che dai T.A.S. non arrivi nulla, se non proposte di collaborazione inerenti all’attività della rivista (recensioni, interventi, riflessioni eccetera).
...
Questa, invece, non è una nota. Questo capitolo di M.A.d.u.L.p. ha probabilmente collezionato una quantità di fantasmi da sgomentare più di uno scrittore di gotico ottocentesco. Zivago (morto), C.S. (morta) LN-LibriNuovi (morto nella sua versione cartacea), www.librialice.it (scomparsa e/o trasfigurata), Librai Indipendenti Torinesi (vaporizzati), oltre ad alcuni altri soggetti qui citati che ora fanno tutt'altro. Tutto il pezzo ha quindi un odore di «fiori appassiti per un bambino morto», come sosteneva un mio amico che spergiurava di aver letto la frase in un libro di Gozzano. Personalmente - comunque - ho cercato la frase senza mai trovarla. Che mi prendesse in giro?

2 commenti:

Argonauta Xeno ha detto...

Fa un po' specie leggere come il mondo sia cambiato in pochi anni. Io sono tutt'altro che vecchio, ma se mi metto a citare "usenet" mi guardano come se parlassi arabo. Eudora, fra l'altro, esiste ancora!

Massimo Citi ha detto...

@SX: usenet, ma anche arpanet o termini che dovrebbero essere di uso comune come TCP/IP o browser risultano incomprensibili ai più. La velocità e le modalità di comunicazione sono andate a una velocità molto maggiore della nostra capacità di capirle...