È
successo soltanto sette o otto anni fa (adesso dodici o tredici, N.d.R.). Un tempo brevissimo, a
pensarci bene.
Il
Grande Cambiamento è apparso nei panni di un amico e collaboratore
di LN. Un ingegnere informatico armato di un modem, un modem che
adesso parrebbe semplicemente patetico.
«Internet,
posta elettronica», ha detto. Ha collegato il modem a un computer e
ha installato Eudora e il programma di navigazione.
«E-mail,
homepage, webmaster, account», ha continuato. Gli occhi gli
brillavano. Lo conoscevo abbastanza da esserne lievemente
preoccupato. Ha continuato alternando minacce e blandizie verso un PC
che, fino a quel momento, si era occupato esclusivamente di titoli a
magazzino e di indici di rotazione. Dopo un lungo lavorio è infine
giunto alla homepage di Microsoft, United States of America.
Parrebbe
una cosetta da nulla, ma si era nella primavera del 1996 o del 1997.
E io, noi – intesi come CS – si era ancora digiuni di nuove
tecnologie. Ho un ricordo vago del primo contatto con Internet. La
pagina di Microsoft credo fosse, allora, gialla e azzurra. Molto
gialla e poco azzurra.
Poi
il PC si è stufato o forse a stancarsi è stata la centralina
telefonica, fatto sta che la connessione è caduta e ci siamo
ritrovati in via Ormea 69, Torino, Italia.
Qualcuno
era scettico, qualcun altro si chiedeva se collegarsi a un sito
americano costava come telefonare oltreoceano. Io avevo la sensazione
di assistere a qualcosa di prodigioso. Non avevo ancora la minima
idea di come tutto ciò avrebbe potuto essere messo in rapporto con
il mio lavoro, ma non importava. Ci eravamo collegati con un computer
che si era collegato a un computer che si era collegato a un
computer… ed eravamo arrivati a migliaia di chilometri da lì.
Mi
venne in mente allora un’osservazione di un’antropologo sulla
scienza che, quando presentata a un pubblico ignorante, viene
interpretata come magia. Quello schermo gialloeblù effettivamente
aveva per me qualcosa di magico. Anche perché, personalmente, non
avrei saputo nemmeno da dove iniziare per replicare quel piccolo
miracolo.
Il
mio amico ingegnere ci invitò ad acquistare un modem e scomparve
(temporaneamente). E noi, ancora un po’ scossi dall’incontro
ravvicinato con Internet ci affrettammo a ubbidire.
Il
secondo appuntamento con Internet fu meno eccitante. Anche perché il
modem che avevamo comprato (economico) non andava d’accordo con il
PC e non era in buoni rapporti con la centralina telefonica. Le
nostre connessioni, nonostante il prodigarsi dell’amico ingegnere
evocato per l’occasione, risultavano faticose e tormentate. E
soprattutto brevi o brevissime. Niente pagina di Microsoft, appena
appena e per brevissimo tempo la homepage del Comune di Torino. Poi
cadeva la connessione. E cadeva la connessione. E cadeva… Suonava
il telefono e cadeva, qualcuno starnutiva e cadeva, arrivava un
corriere e cadeva. Mai vista una connessione tanto cagionevole. Si
seguiva il progresso della barretta colorata sul limite inferiore del
desktop trattenendo il fiato. I suoi progressi minimi erano seguiti
con bisbigli e cinguettii, le sue frequentissime soste – spesso
definitive – con angoscia o esibizioni di falso cinismo.
Ma
tutto ciò avrebbe potuto deludere soltanto una passione passeggera.
E
la nostra non lo era.
Continuammo
per mesi a tentare collegamenti sempre instabili e poverissimi.
«Colpa della centralina», si diceva. Che era come dire «colpa
delle macchie solari» o «colpa del governo».
A
funzionare decentemente soltanto Eudora, ovvero la posta elettronica.
Bello, scrivere a coloro che la posta elettronica l’avevano già.
All’epoca ancora una piccola schiera. Bello la mattina collegarsi e
«scaricare» la posta. Meno bello scoprire che non aveva scritto
nessuno. Suona strano dirlo adesso, quando tutti i giorni arrivano
decine e decine di e-mail quantomeno inopportune. Talvolta moleste o
pericolose, la maggior parte delle volte inutili. In qualche caso,
come dice Francesco, uno dei curatori del sito di LN-LibriNuovi,
«intemperanti».
Allora
le lettere erano poche, comunque. E piuttosto lunghe.
Era
un piacere dedicare qualche minuto a comporre una lettera gradevole e
divertente e altrettanto piacevole attendere la risposta. Una pratica
settecentesca, un piacere raffinatamente aristocratico reso possibile
dall’ancora scarsa diffusione di Internet in Italia.
Sul
fronte pagine Web, comunque, le cose proseguivano. L’amico
ingegnere aveva nel frattempo messo in rete alcuni numeri di
LN-LibriNuovi. Vecchia serie, ovviamente. Probabilmente, armati di un
buon motore di ricerca, è possibile ritrovarli ancora nel vasto
universo del Web. Ne fummo felici e lusingati. Si trattava degli
ultimi numeri della vecchia serie della rivista e riuscimmo a
vederli, ovviamente, soltanto sul computer portatile dell’amico
ingegnere.
Di
riuscire a vederli dalla CS non se ne parlava proprio. Di aggiornare
i contenuti meno che meno.
Frustrante.
Gratificante,
ma frustrante.
Da
perderci la testa. Confidando in qualche capriccio elettronico o
nella benevolenza degli dèi – praticamente la medesima cosa –
tentavamo ancora, ogni tanto, di arrivare alla nostra seconda casa
nel cyberspazio. Tutto inutile. La barretta azzurra avanzava per un
po’, baldanzosa, per poi inchiodarsi. Seguiva solito messaggio
deprimente: «Connessione caduta».
«Colpa
della centralina».
«Colpa
del modem».
«Colpa
di Telecom».
Ovviamente
qualsiasi proposta o idea di tentare un e-commerce o qualcosa del
genere, anche nella forma più modesta e primitiva era semplicemente
demenziale. A parte la centralina, il modem o Telecom, il nostro
problema erano (e lo sono tuttora) i computer. Un parco di felici
imbecilli buoni per la pensione o la rottamazione. Macchine perverse
e scatarranti, obsolete e cocciute, con dischi rigidi che risultano
spesso più esigui delle unità di memoria portatili che oggi si
tengono nel taschino della camicia. Così era e così è. Si tratta
di una rincorsa all’inseguimento della tecnologia che ci vede
perennemente doppiati di tre o quattro giri. Ma sulla carenza di
mezzi degna del gruppo TNT della CS non è il caso di soffermarsi. Si
rischia di voler apparire patetici, pur essendolo realmente.
Da
questa situazione di stallo uscimmo soltanto parzialmente e per
gradi.
Dapprima
trovammo un altro soggetto disponibile a occuparsi del sito, una
volta che, giustamente, l’amico ingegnere fu costretto a passare la
mano per mancanza di tempo. Poi comprammo un modem meno cagionevole e
recuperammo un computer (usato) che per almeno 15 minuti fu
tecnologicamente all’avanguardia, Abbandonammo l’incolpevole
Eudora per consegnarci a Microsoft Outlook e a Explorer. Le nostre
connessioni ne guadagnarono così in durata anche se, come da
tradizione, era sufficiente una porta sbattuta troppo forte per
lasciarci a piedi.
Nulla,
ancora, che ci permettesse di vendere i libri al crescente pubblico
di lettori on line. Così lo spazio di CS veniva utilizzato per
pubblicare la versione Web di LN-LibriNuovi. Nulla di male in questo,
anzi, ma la sensazione di perdere un treno fondamentale era difficile
da scacciare.
A
funzionare strepitosamente era comunque la posta elettronica.
Si
cominciavano a ricevere richieste di preventivi, qualche ordine,
alcuni messaggi dal Web. Le primissime richieste di pareri letterari
su raccolte poetiche autoprodotte e romanzi che avevano abbandonato
ospitali ma oscuri cassetti. Questo grazie alla presenza sul sito di
LN che, pur potendo contare su una media di 3 passaggi al giorno, ci
procacciava comunque la nostra quota di aspiranti poeti e scrittori.
Inevitabile una certa stizza nel notare che, comunque, a qualcuno non
cadeva la connessione a ogni momento.
Continuavano,
anche se un po’ meno serenamente bucolici, i carteggi telematici.
Cominciava a manifestarsi, anche se allora ancora in maniera larvale,
un certo affanno. Si trattava di rispondere, ringraziare, gentilmente
respingere, cortesemente declinare.
«Ho
appena pubblicato presso l’editore Romantiche Impressioni la mia
silloge dal titolo «Alla Ninfa d’asfalto», sarei contento di
inviarVene copia per riceverne un vostro gradito parere. Grazie e complimenti.»
«Complimenti»
di che?
Ma
non si può iniziare una lettera così.
Nemmeno
se, sullo sfondo, ci sono clienti che chiedono di sapere perché la
loro grammatica tedesca non ha il ciddì allegato.
Si
deve pensare, si deve cercare un inizio che non sembri brutale.
Essere
suadenti e delicati, soprattutto per evitare che Alla Ninfa
d’asfalto arrivi davvero.
L’altra
faccia del Web è questa. Perché negarlo?
Un
villaggio globale di poeti e scrittori della domenica (per inciso:
questo articolo è stato scritto di domenica) ansiosi di trovare
qualcuno che si immerga nei loro parti malati e finalmente dica: «che
schifezza immonda!»1.
Già,
perché, come ha scritto nella sua pagina Web uno degli autori letti
e maltrattati da LN: «Soltanto il silenzio è peggiore di una
stroncatura».
Il
sito di CS in quanto libreria non è mai davvero partito, forse ve ne
sarete accorti. Quando ci siamo trovati a disporre di un minimo di
strumenti tecnici per la vendita on line erano già partite IBS,
Zivago (qualcuno lo ricorda?) e, poco più tardi, BOL. Mentre ancora
esitavamo, Zivago è andato sotto di brutto e infine ha chiuso. Le
aspettative sulle vendite on line ne hanno ricevuto una brutta botta.
Abbiamo traccheggiato per un po’, seguito strade diverse e tentato
diversi approcci. Offrire quattro libri al mese a prezzo scontato? Un
fiasco. Costruire bibliografie per siti ad alta specializzazione?
Fatto, ma i libri richiesti erano quasi sempre quelli esauriti o non
più in commercio. D’altro canto le risorse e il tempo per un
lavoro serio, costante, continuativo in rete semplicemente non
esistevano.
E
così il sito CS restava stabilmente occupato da LN, giungendo a
contare sette passaggi al giorno. Quasi una folla. Conseguentemente
aumentavano le offerte di lettura. Cominciavano ad arrivare libri in
carne e ossa. Anche Alla Ninfa d’asfalto, maledizione.
Giungiamo
così ai nostri giorni.
Francesco
Eandi e Marco Email cominciano a occuparsi del sito di LN, ormai
definitivamente passato in gestione alla rivista, con CS sistemata
dietro le quinte a fare il semplice editore. Zitta e buona in un
angolo a sorridere soltanto se interpellata.
Temporaneamente
accantonato ogni sogno di fare la libreria on line. Il treno
dell’e-commerce già passato. O forse non ancora del tutto passato,
chi può dirlo? Noi no. Siamo girati da un’altra parte. E
continuiamo a smadonnare su computer obsoleti e trojan fin
troppo vispi.
Il
sito ormai definitivamente di LN è diventato guardabile e
navigabile, ma questo lo diciamo già in un’altra pagina e lo
dovreste sapere. Da quando siamo apparsi come rivista letteraria
nelle pagine di www.librialice.it le proposte di lettura e le
richieste di recensione sono diventate quotidiane. Esattamente come i
virus e le offerte di ingrandire miracolosamente e definitivamente
alcune porzioni strategiche del corpo maschile e femminile.
Il
rapporto di CS con le nuove tecnologie resta un’occasione perduta.
Forse. O semplicemente una scelta saggiamente non fatta. O non ancora
fatta. Chissà?
Le
cose cambiano velocemente. E il mercato librario è in piena
evoluzione.
«Si
potrebbe pensare a un sito interamente dedicato a…»
Non
sappiamo ancora a cosa.
Per
il momento ci accontentiamo della posta elettronica. Spediamo
preventivi, avvisiamo dell’arrivo di libri prenotati, invitiamo a
presentazioni. Ci teniamo bassi. Discreti.
A
suo tempo abbiamo anche tentato di creare una newsletter di novità
uscite in libreria. Un lavoraccio infame per creare lunghi elenchi
sostanzialmente illeggibili. E che non fossero letti l’abbiamo
capito perché nessuno si è mai sognato di ringraziarci, dopo averli
ricevuti. Questo anche se, prima di vederli, tutti erano entusiasti
dell’idea.
Siamo
troppo pochi, forse. O troppo primitivi. O troppo, o troppo poco,
qualche cosa che dobbiamo ancora capire. E la posta elettronica,
grazie a virus e offerte non richieste di potenziare virilità e
femminilità, è diventata un fastidio che si sbriga spesso di corsa
e in malo modo.
Fortunatamente
esistono ancora dei neofiti. I librai, per esempio. Alcuni dei Librai
Indipendenti torinesi hanno un rapporto nuovo e spumeggiante con la
posta elettronica. Li guardiamo con una punta di sufficienza e un po’
di commosso cinismo. Sono nuovi alle nuove tecnologie. O forse è
questa la dimensione più vera della posta elettronica e di Internet.
La possibilità di organizzare, coordinare e inventare insieme.
Comunque
sia è una storia che non finisce qui.
1
Qui è necessaria una nota, per evitare di passare per i soliti snob
che irridono all’oscura passione di talenti misconosciuti. Bene,
non siamo i soliti snob eccetera. Nessuno si sognerebbe mai di
impedire a qualcuno di scrivere poesie o romanzi, né, tantomeno, di
tentare la strada della notorietà e del successo. Il problema è un
altro. Scrivendo a LN-LibriNuovi i T.A.S (talenti ancora oscuri)
perseguono almeno tre fini, due dei quali ardui, il terzo
fantascientifico:
- ottenere un parere.
- ottenere una recensione su LN.
- rimediare una spintarella verso un editore, possibilmente grande e famoso.
Per
esaudire anche soltanto uno di questi desideri occorre,
necessariamente, leggere i testi inviati. Meditarci sopra, buttare
giù due appunti. Comparare, confrontare, postillare. Ci vuole tempo,
in sostanza, esattamente ciò che drammaticamente manca. E LN non è
un’agenzia letteraria. Per evitare i conflitti di coscienza
preferiamo quindi auspicare che dai T.A.S. non arrivi nulla, se non
proposte di collaborazione inerenti all’attività della rivista
(recensioni, interventi, riflessioni eccetera).
...
Questa, invece, non è una nota. Questo capitolo di M.A.d.u.L.p. ha probabilmente collezionato una quantità di fantasmi da sgomentare più di uno scrittore di gotico ottocentesco. Zivago (morto), C.S. (morta) LN-LibriNuovi (morto nella sua versione cartacea), www.librialice.it (scomparsa e/o trasfigurata), Librai Indipendenti Torinesi (vaporizzati), oltre ad alcuni altri soggetti qui citati che ora fanno tutt'altro. Tutto il pezzo ha quindi un odore di «fiori appassiti per un bambino morto», come sosteneva un mio amico che spergiurava di aver letto la frase in un libro di Gozzano. Personalmente - comunque - ho cercato la frase senza mai trovarla. Che mi prendesse in giro?
Questa, invece, non è una nota. Questo capitolo di M.A.d.u.L.p. ha probabilmente collezionato una quantità di fantasmi da sgomentare più di uno scrittore di gotico ottocentesco. Zivago (morto), C.S. (morta) LN-LibriNuovi (morto nella sua versione cartacea), www.librialice.it (scomparsa e/o trasfigurata), Librai Indipendenti Torinesi (vaporizzati), oltre ad alcuni altri soggetti qui citati che ora fanno tutt'altro. Tutto il pezzo ha quindi un odore di «fiori appassiti per un bambino morto», come sosteneva un mio amico che spergiurava di aver letto la frase in un libro di Gozzano. Personalmente - comunque - ho cercato la frase senza mai trovarla. Che mi prendesse in giro?
2 commenti:
Fa un po' specie leggere come il mondo sia cambiato in pochi anni. Io sono tutt'altro che vecchio, ma se mi metto a citare "usenet" mi guardano come se parlassi arabo. Eudora, fra l'altro, esiste ancora!
@SX: usenet, ma anche arpanet o termini che dovrebbero essere di uso comune come TCP/IP o browser risultano incomprensibili ai più. La velocità e le modalità di comunicazione sono andate a una velocità molto maggiore della nostra capacità di capirle...
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