24.4.15

Un flash mob di profie

Come preannunciato da un intervento su FB, ieri si è svolto il flash mob contro "La Buona Scuola" in 47 città italiane. Detto per inciso, su "La Repubblica" cartacea e on line di oggi non c'è traccia della notizia. Vabbé, si vede che in fondo non era importante. O che Renzi è comunque il meglio che abbiamo e quindi non rompete.
Personalmente ho seguito mia moglie da bravo first husband, travestito - ovvero vestito integralmente di nero - con tre lumini rigorosamente cimiteriali, a commemorare per cinque minuti la scuola, presto sostituita dalla "Buona Scuola" sfornata dal forno Renziano.

Uno dei quattro lati di Piazza Castello, dove si sono schierati i prof

Personalmente mi sono informato sulla proposta di Buona Scuola attraverso mia moglie, che è riuscita a saperne qualcosa soltanto attraverso l'assemblea sindacale, più o meno una quindicina di giorni fa, il tutto per una legge che dovrebbe essere approvata nel corso del mese di maggio.
«Gulp!»
Già, alla faccia della partecipazione dei lavoratori. 
Non entrerò nel merito della legge: esistono parecchi documenti di sindacati che spiegano la rava e la fava della legge e ne approfondiscono gli aspetti - positivi e negativi - e anche quelli semplicemente idioti. Personalmente ho trovato involontariamente comica l'idea di dare "tutto il potere ai presidi" in una situazione nella quale, in mancanza di concorsi per poterlo diventare, i presidi esistenti si trovano a dirigere due, tre o anche quattro scuole a testa. La preside di mia moglie, per dire, dirige due scuole medie, due elementari, un asilo e non più che cos'altro. Anche solo riuscire a parlarle risulta quantomeno difficile. Questo con una legge che prevede di abolire le indennità e gli esoneri, eliminando la figura del vicepreside, ovvero l'unico soggetto in qualche modo abilitato a rispondere in luogo del preside fantasma. 

Stessa piazza, lato di fronte al precedente
Senza contare le 100.000 assunzioni a fronte di un precariato che conta un numero intorno ai 250.000 insegnanti a spasso - tra i quali i vincitori dell'ultimo concorso, destinato al dimenticatoio -, al mancato turnover del personale ATA ecc. ecc. 
Ma ho promesso di non entrare nel merito della legge: «Ofelé fa el to mesté», si dice. Il flash mob qui a Torino non è stato male, in ogni caso. Qualche centinaio di insegnanti, i larghissima maggioranza donne per lo più giovani, ognuna armata del lumino d'ordinanza, niente o quasi polizia, qualche turista stupito che si guardava intorno sorridendo e fotografando anche gli insegnanti.

C'era chi non aveva un lumino e si arrangiava come poteva

E chi invece aveva portato il necessario. Come a scuola, non a caso
  
Cinque minuti di silenzio, sollevando i lumini e poi tutti a casa, a meditare sulle impavide gesta del nostro Grande Renzi, intenzionato a legiferare senza sentire nessuno e senza nemmeno avere un quadro preciso della situazione. 
Ma che importa? Ciò che conta è il fare, non il pensare, l'organizzare, il riflettere, il distinguere. Le scuole sono senza fondi? Gli insegnanti lavorano il triplo di dieci anni fa, pagati la metà? Ecchisenefrega, l'importante è twittare qualcosa di spiritoso, farsi vedere sicuri, certi di qualcosa. 
Quasi qualunque cosa.

 

6 commenti:

Nick Parisi. ha detto...

Il Grande Renzi, quanto lavora per noi, vero?
Quella pure è una fatica stare a scrivere messaggini su Twitter ogni 5 minuti!

Diego ha detto...

Renzi e quelli prima di lui... non sono un teorico del complotto ma sembra che tutte queste fantomatiche riforme della scuola abbiano sempre un duplice comune denominatore:
1)Favorire le scuole paritarie, destinando loro i fondi altrimenti dovuti alla scuola pubblica.
2)Disincentivare una sana formazione in modo da minare le fondamenta su cui si poggiano il pensiero e la cultura.
Un popolo bue è molto più facile da governare.
O sbaglio?

Massimo Citi ha detto...

@Nick: twitter è ideale per chi ha poco da dire ma vuole dirlo forte.

Massimo Citi ha detto...

@Diego: qualche anno fa è uscito un libro da Feltrinelli, "Segmenti e bastoncini" di Lucio Russo dove si spiegava che lo scopo della scuola del futuro sarà quello di insegnare a leggere le istruzioni per accendere un tv, un telefonino, montare un mobile IKEA e poco più. Chi vuole una vera scuola paga e via. Curioso notare come questo sia un elemento che unisce senza difficoltà Berlusconi, Monti, Letta e Renzi. Un popolo bue ma che sa leggere twitter e gioire è l'ideale per chi governa.

consolata ha detto...

Sante parole. Non mi dilungo perché ho dimenticato che esiste la scuola nel giorno stesso che sono andata in pensione, ma se me ne ricordassi, sarei stradaccordo con te.

Massimo Citi ha detto...

@Consolata: tu puoi rimuovere la scuola in quanto pensionata, ma io ho a che fare con una profia di mate giunta, credo, alla terza conferenza sul tema tenuta durante l'ora di pranzo. Come si può non essere d'accordo con lei????