1.4.15

Pasqua in montagna (e a 500 anni luce dalla Terra)


Sono sul piede di partenza. 
Da domani mattina mia moglie è ufficialmente in vacanza ed essendo io trasportabile senza problemi ed in qualunque momento, ci trasferiamo in montagna, lasciando la povera bimbina (22 anni) sola a casa, immagindone senza difficoltà lo scoramento e la disperazione. 
I miei contatti con il mondo dei blog e con FB diventeranno necessariamente rari e sporadici (come se fossi molto presente, normalmente...) mentre terminerò il mio romanzetto, Settembre, e comincereranno le grandi manovre per la revisione. 
Approfittando della solitudine e del silenzio tipico della montagna acchiapperò mia moglie e le imporrò in qualche modo l'ascolto del romanzo. Adesso non cominciate a pensare ad Abu Ghraib o simili: dal momento che tra me e lei sono l'unico a saper cucinare in maniera decente - e qualche volta più che decentemente - mi sarà sufficiente minacciarla di mandarla a letto senza cena per guadagnarmi un pubblico disponibile [*]. Più o meno. Non troppo ben disposto, questo è vero, ma questo è un problema successivo ed è inutile preoccuparsene in anticipo. 
E parlando di questo, mi piacerebbe dedicare qualche riflessione sull'abitudine di scrivere in tempi nei quali in apparenza tutti scrivono. 
Io sono iscritto su Linkedin, tanto per dire, e Linkedin, sempre preoccupato delle mie conoscenze, mi rifila in pratica tutte le volte che scorro le sue pagine un lunghissimo, interminabile elenco di persone «che potresti conoscere». Tra queste almeno una persona su tre si autopresenta come «scrittore presso se stesso». Io, che mi presento come ex-libraio, non riesco a resistere al desiderio di ridacchiare sommessamente nel leggere una simile dicitura. Che è comica in assoluto di per sé ("scrittore presso se stesso", definizione che potenzialmente comprende dai bambini che scrivono un tema fino agli estensori di volumi casalinghi di ricette) e ancor di più lo risulta una volta inserito in un elenco interminabile di N persone. Eppure a quanto pare nessuno avverte un minimo di senso del ridicolo nell'allegra scritta «scrittore presso se stesso» e continua a porla in calce a una foto più o meno riuscita.[**]
Ma non sto prendendo in giro nessuno, davvero, semplicemente mi chiedo quale costrutto vi sia a presentarsi come "Dipendente del Ministero P.I. e scrittore presso se stesso" o "Consulente di arredamento e scrittore presso se stesso" e quale sia il risultato di una simile brillante operazione. A parte il fatto che nessuno scrive "lettore presso se stesso", risulta comunque difficile immaginare che qualcuno si colleghi con uno degli autori e lo preghi di fargli leggere le sue sudate carte. In sostanza si tratta di un'innocua semplice vanteria, un selfie di parole, un incantesimo, uno spellbound  che ha per primo scopo quello di rassicurarsi. Il che evoca irrisistibilmente la frase: «Non mi chiamano scrittore e io me lo dico da me», rendendo tutti gli scriventi più o meno bravi altrettanti baroni di Münchhausen che si sorreggono tenendosi per il codino. 


Scrivere è una passione che ha un costo di installazione minimo. In apparenza richiede soltanto un PC - ma anche un netbook può bastare -, una stampante (non strettamente necessaria) e un po' di tempo libero. Il fatto che sia preferibile aver letto qualche migliaia di saggi e di romanzi, avere qualche genere di rapporto con professionisti del settore, magari aver seguito - anche poco e male - un corso di scrittura, che è bene disporre di un certo numero di buoni dizionari, anche on line, di una grammatica italiana di rapida consultazione, la possibilità di farsi revisionare il testo da qualcuno che ha ne capisce e ha un minimo di esperienza, avere sottomano un esperto di lingua italiana (magari un laureato in lettere?) che può risolvere i vostri problemi più banali: «Si scrive é piovuto o ha piovuto? È dovuto uscire o Ha dovuto uscire?» e mille altre apparenti banalità che, tutte insieme, fanno la differenza tra il professionista e il praticone e rendono l'attività di scrittore un lavoro molto meno solitario e molto più di equipe di quanto lo si ritenga normalmente. 
Questo senza nemmeno sfiorare il tema del talento, ovvero quanto è necessario per risultare insostituibili per il lettore.    
Personalmente scrivo da quando ho smesso di suonare. Moooooolti anni fa. All'inizio fui sedotto dall'idea che per scrivere non avrei avuto bisogno di una sala prove (ci avevano sfrattato dalla nostra), non avrei più dovuto cercare ingaggi (20.000 lit. a testa a serata, quando va bene), non avrei dovuto partecipare a festival dell'emergente (tre minuti a testa su TV privata, con taglio degli assoli) e avrei potuto finalmente sprigionare tutto il mio indiscutibile talento. 
Vabbé.
Se ho talento non spetta a me dirlo. Personalmente ho qualche dubbio, in proposito, ma l'avevo anche quando suonavo. Diciamo che qualche volta suonavo male, tanto da suscitare il desiderio di applicarmi di più allo strumento, altre volte suonavo peggio, meditando la possibilità di chiudere il sax nella sua custodia e buttarlo in Po e molto raramente suonavo in maniera decente, facendomi non solo nascere idee ridicole di fama e notorietà ma anche la speranza assurda di riuscire a esprimermi con uno strumento in mano. 
Scrivere è qualcosa di molto simile.
Il più delle volte si scrive male. 
Qualche volta peggio. 
Raramente bene, ma è meglio non illudersi. 
Si può essere piaciuti per i motivi sbagliati.
L'alluvione di «Scrittori presso se stessi» finirà. Ho conosciuto molti, moltissimi écrivains - presso se stessi ma presso editori grandi e piccoli - che hanno appeso la tastiera al chiodo una volta stabilito che il mondo non era ancora pronto per loro. E tra questi un buon 10% era fatto di autori quantomeno interessanti.
Legge di Sturgeon...
Finirà una volta scoperto che scrivere (oltretutto in italiano...) sperando di seguire le orme di J.K.Rowling è un esercizio meno produttivo che comprare ogni giorno un gratta-e-vinci da cinque euro sperando di diventare turisti per sempre. 
Probabilmente scrivere è una malattia dalla quale si può guarire, volendo.
Io non sono ancora riuscito a non volere. 
E comincio ad avere un'età pericolosa. 
Ma non ho perso le speranze. 



[*] Certo, esiste la possibilità di allestirsi una cena a base di formaggini, insalata e surgelati, ma questo può andare bene per un pasto, due... ma prima o poi dovrai cedere, mia povera vittima.  

[**]Mi hanno giustamente fatto notare che la dicitura «facente qualcosa presso se stesso» non sia una scelta dell'autore ma di Linkedin. Molto probabile, ma, a quel punto, non sarebbe preferibile evitare la qualifica di scrittore, giusto per evitare che vi affibbino un ridicolo «presso se stesso». Parere assolutamente personale.
     
   

3 commenti:

consolata ha detto...

Scrittore presso se stesso è probabilmente una definizione affibbiata da Linkedin, non scelta dalla persona interessata. Io p.e. su facebook risulto "lavora presso me stesso", frase di cui disconosco la maternità non fosse che per l'incongruità grammaticale. Ciò detto, il mondo è grande, gli scrittori presso se stessi non fanno attentati, non inquinano (sento già le repliche ma faccio finta di niente), e in mezzo di sicuro ce ne sono di encomiabili. D'altra parte è un'attività molto solitaria, non tutti hanno la fortuna che ho avuto io di incontrare a Torino un gruppo denominato Koro che mi ha generosamente accolta e fatta amica... si fa quello che si può fare, e probabilmente è quello che cercano di fare gli scrittori presso se stessi. Buona pasqua a te alla tua signora e alla ex piccina

Massimo Citi ha detto...

@Consolata: hai ragione, è colpa di Linkedin, ma io avrei modificato la mia scheda di presentazione togliendo "scrittore" giusto per evitare che il sistema aggiungesse "presso se stesso". È vero che non fanno danni però però... hai mai provato a commentare una loro opera? Vero, siamo tutti pittori della domenica ma mi sembra un ottimo motivo per non vantarsene troppo. Quanto al Koro, Dio che nostalgia... vabbè, non parliamone qui che mi fai venire la malinconia.

S_3ves ha detto...

Ma bene, amato consorte! Stai tramando di prendermi per fame? sappi che da tempo ho imparato a cucinare le verdure stufate e il riso in bianco, e perfino al pomodoro. Quindi, se leggerò il tuo coso, sarà solo per curiosità.
A parte questo sono impressionata dalla definizione di Linkedin. Anche a me potrebbero affibbiare la definizione "dipendente del MIUR" (ma quale PI: ora si chiama ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca: pubblica è stato rimosso da tempo). E anche "scrittore presso se stesso", e "lettore presso se stesso". Mi salvo giusto perché non ho mai pensato di registrarmi su Linkedin.
A proposito, non pensi che la coincidenza dipendente del MIUR e scrittore sia un po' allarmante? Poniamo che mi iscriva a uno dei tanti corsi di aggiornamento del MIUR o di qualche altra istituzione. Quali probabilità ci sono che il mio vicino docente sia anche scrittore? Quasi quasi cerco un po' di statistiche in merito.