È difficile scrivere qualcosa, di questi tempi.
Difficile pensare a qualcosa di diverso della crisi che non passa, all'ISIS, alla guerra in Ucraina, ai peshmerga, a Boko haram, ai morti nel mare di Sicilia. E non può non tornare in mente il papa, con la sua convinzione che la terza guerra mondiale sia già iniziata, ma spezzettata, apparentemente irriconoscibile, divisa in mille campi di battaglia, in mille luoghi, con ideologie e fedi diverse solo in apparenza.
Cosa ne pensate di un presidente del consiglio che, visti i trecento e passa morti annegati, propone di intervenire in Libia? Scusi, ma intervenire come? «Tripoli bel suol d'amore» o qualcosa del genere? Forse sarebbe bene spiegare un momento che cosa si ha in mente di preciso prima di fare alcunché, altrimenti nasce il dubbio si tratti solo di parole al vento, dette appositamente per non intervenire e lasciare che la gente continui serenamente ad annegare.
La situazione in Libia è semplicemente agghiacciante. Decine di piccoli «Signori della Guerra», come si è detto a suo tempo per la Cina degli anni '30, che governano (ovvero taglieggiano) piccole aree e un governo centrale debole e incapace di risolvere la grave crisi che ha colpito la nazione dopo la caduta di Gheddafi:
A tre anni dalla rivoluzione garantita dall’ombrello Nato, la Libia
resta impantanata in una crisi profonda. Uno Stato dal governo centrale
debolissimo, diviso da lotte tribali feroci; lacerato dall’anima araba
contrapposta a quella africana; spaccato tra Cirenaica, Tripolitania e
Fezzan sahariano; soprattutto incapace di assorbire oltre 1.700
differenti milizie armate pronte a farsi la guerra per un nonnulla. (da Il Corriere della Sera, http://www.corriere.it/reportages/esteri/2014/libia/).
Tra coloro che speculano sugli emigranti esistono anche jihadisti come Abdem Raouf Kara, che attraverso le quote versate dagli emigranti (dai 3.000 ai 5.000 dollari) finanzia le attività dell'ISIS e di Boko haram. E ciò che non può sfuggire a chiunque dia anche solo un'occhiata a una carta politica dell'Africa è la vicinanza del Ciad, ultimamente luogo delle incursioni di Boko haram, alla parte meridionale della Libia. Ed è verso il Niger che il maggior numero di fuggiaschi dalla guerra in corso nel Nord della Nigeria fuggono:
Il gruppo ribelle estremista islamico non si accontenta più di colpire i simboli dello stato: ora colpisce anche la sua base, i contadini e i pescatori che un tempo sostenevano l'insurrezione [...] Boko haram ha esteso la sua strategia del terrore alla popolazione per impedire ai civili di unirsi alle milizie filogovernative create dopo la proclamazione dello stato di emergenza (da Internazionale, 6/12 febbraio 2015)
In sostanza, allargando appena un po' la visione si configura una situazione nella quale il nostro caro Renzi non potrebbe intervenire se non avendo alle spalle un'armata degna dell'Imperatore Ming. L'UE rifugge - ovviamente - dall'idea di un intervento militare in Africa e anche il recente intervento francese nel Mali contro gruppi fondamentalisti islamici ha visto l'UE assente in quanto tale. Come a dire che l'UE non possiede una propria politica estera, sull'assenza della quale era già nato qualche dubbio notando come la signora Mogherini non avesse partecipato ai colloqui in Bielorussia, pur tenendo conto dell'importanza della questione per l'Europa nel suo insieme.
In sostanza: ma di che kz parla Renzi?
Se non altro Mussolini, al di là della sventurata retorica fascista che ha finito col coinvolgerlo nella guerra, aveva - prima della guerra d'Etiopia - una visione realistica della situazione internazionale, che non ha nulla a che vedere con le parole in libertà di un mediocre politicante fiorentino che vorrebbe convincerci di avere un nuovo e geniale approccio a una situazione maledettamente complessa.
La realtà è di un numero di emigranti che non può che crescere negli anni a venire e una situazione africana che rischia di andare fuori controllo. Anche dimenticando per un attimo gli altri flussi provenienti dalla Somalia e dal Marocco, la situazione in corso nel Nord della Nigeria - con 13.000 morti e un milione di sfollati - è una bomba vicino a esplodere e che provocherà altre ondate di disperati che si andranno ad aggiungere ai Siriani, agli Egiziani, ai Somali. Sulla pelle dei quali altri "imprenditori della disperazione" potranno continuare a speculare, magari girando una parte degli incassi all'ISIS o a Boka haram.
Per il momento l'Italia può soltanto provvedere a recuperare i profughi, utilizzando la propria marina militare e deve fornire loro risorse per una vita dignitosa e una speranza per il futuro. E deve fare il possibile perché l'UE intervenga - politicamente ed economicamente - in Libia, nel Nord della Nigeria e in Somalia. Aiutare a creare strutture politiche credibili alle quali la popolazione civile possa affidarsi. Non sarà un lavoro né facile né breve, sia chiaro, ma è davvero l'unica soluzione possibile a meno di non voler semplicemente, lasciare che la gente anneghi come accade ora.
Quanto all'Italia non ho del tutto perso le speranze di vedere qualcun altro al posto di Renzi, qualcuno che sia più conscio anche delle responsabilità di uno dei dieci paesi con il più alto PIL al mondo.
Non è facile, lo so, ma in fondo anche Tsipras era più o meno nessuno solo un paio di anni fa.
1 commento:
Ciao, proprio oggi su Il Fatto Quotidiano è uscita l'intervista con un esperto di situazioni internazionali, l'ex generale Camporini che sosteneva più o meno la stessa tesi. Il succo è più o meno questo: in Libia è stato fatto un errore grave (più, o meno ripetuto molte volte in passato) l'intervento militare ha senso solo se supportato da un progetto politico ben preciso, cioè investire a livello socio-culturale nel paese in cui s'interviene, non peggiorare il livello di vita dell'uomo medio del paese in cui s'interviene, mantenere ed anzi implementare le infrastrutture dello stesso paese, altrimenti l'opzione militare è dannosa e altrimenti aumentano il fondamentalismo di matrice islamica e l'immigrazione clandestina.
Purtroppo - aggiungo io- ci avremmo dovuto pensare prima.
Con questo non rimpiango dittatori come Gheddafi o Saddam Husseun però ci avevano raccontato che bastava eliminarli e il problema si risolveva da solo.
Evidentemente le cose sono andate in maniera leggermente diversa.
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