A fine maggio si va a votare per le europee.
Chi avrà voglia di farlo.
Da una parte i partiti "europeisti", dall'altra gli "antieuropeisti". Una divisione del tutto nuova.
E intanto in Veneto un "referendum" on line dichiara che più dell'80% dei veneti aventi diritto al voto è favorevole all'indipendenza. Ovvero alla rinascita della Serenissima. O del ritorno degli austriaci. O a una nuova Scozia o a una nuova Catalogna.
C'è poco da ridere o da sostenere che il referendum è stato un bidone sul modello delle votazioni di Grillo. Il risultato del "referendum" non è troppo diverso dal risultato dei sondaggi tenuti da agenzie statistiche. Ed è comunque estremamente probabile che più della metà dei veneti sia favorevole quantomeno a un grado di maggiori autonomia - fiscale, economica, politica - e una minoranza significativa sia favorevole e dividere le sorti del Veneto da quelle dell'Italia.
«Ma scherziamo?»
Pare di no. Lo stato italiano, con i suoi quasi settant'anni di vita - e gli ultimi anni di una crisi dalla fine tuttora lontana - è riuscito a scavare profondi solchi tra le etnie nazionali. Tra il Nord e il Sud, tra una regione e l'altra, tra un gruppo etnico e l'altro. Il senso di far parte di una stessa nazione non è mai stato troppo solido in Italia e oggi, nel 2014, è decisamente in coma. E non è nemmeno questione di Lega o di M5S. La propaganda leghista e gli stop-and-go dei grullini hanno inciso molto poco sulle considerazioni di chi - anche senza prospettive reali - ha comunque votato per un'indipendenza purchessia.
Curioso, ma fino a un certo punto, che gli scozzesi, che andranno a votare tra un paio d'anni, sostengano la propria indipendenza appellandosi a un rapporto antico e preferenziale con le democrazie nordiche: Norvegia, Svezia, Finlandia, Islanda e attacchino l'attuale politica inglese, molto lontana dal sogno di welfare socialdemocratico che gli scozzesi - che hanno eletto 1 solo deputato conservatore alle ultime elezioni - considerano evidentemente essenziale.
Il "governo lontano", il "governo estraneo e nemico" sembra divenuto un luogo comune per i separatisti, gli anti-europeisti, gli autonomisti, gli alternativi, i neofascisti e tutte le formazioni più recenti che si rivolgono agli strati sociali più colpiti dalla crisi economica. E la profonda differenza rispetto a qualche anno fa è che l'Europa ha cessato di essere un riferimento essenziale per diventare l'Europa delle banche e dei tagliagole. Lo stesso successo del Front National in Francia deve molto a quest'atteggiamento di scetticismo, sospetto, rabbia nei confronti di una crisi contro la quale i partiti di sinistra fanno poco, quando non fanno l'esatto contrario di quanto promesso, collaborando direttamente a un'austerità fortemente deflattiva.
I risultati catastrofici di una UE staccata dalla realtà politica dell'Europa emergono gradualmente e sono sempre più numerosi. I contrari all'immigrazione, i sostenitori di una moneta nazionale, chi propugna l'inserimento di tasse contro la produzioni straniere crescono ovunque e non soltanto qui in Italia. È un fiume sotterraneo che emerge soltanto a tratti ma la cui vista è sufficiente a sconcertare e terrorizzare i politici di più lunga navigazione.
Un'Europa nata per diventare una realtà politica e svilitasi a diventare il sicario del FMI per garantire la situazione delle banche europee - e in particolare tedesche - troppo esposte nei confronti della Grecia. E la possibilità di creare un'Europa di popoli e non di banchieri e speculatori sembra impallidire ogni giorno di più.
C'è ancora qualcosa da aggiungere?
Il "referendum" in Veneto e il suo risultato hanno radici lontane. In primo luogo la vittoria della finanza sull'economia produttiva. Una tendenza nata negli anni '80 e della quale non ci siamo ancora liberati. Come non ci siamo mai liberati dello spettro di un PIL perennemente in crescita. Il vero problema e dare nuovamente agli italiani (compresi i veneti) la possibilità di esprimersi sull'Europa. Altrimenti la fine di un sogno chiamato Europa e con essa la fine di settant'anni di pace sono vicini.
P.S.: ne approfitto per ringraziare l'ottimo Nick il Nocturniano che con un suo intervento sulla situazione in Veneto mi ha smosso dalla mia pigrizia e convinto a scrivere questo post.
P.S.: ne approfitto per ringraziare l'ottimo Nick il Nocturniano che con un suo intervento sulla situazione in Veneto mi ha smosso dalla mia pigrizia e convinto a scrivere questo post.
4 commenti:
Io questa situazione l'ho praticamente vissuta in diretta, ancora oggi in Veneto ci sono discussioni in strada tra i favorevoli all'indipendenza totale (meno di quanti si pensino ma piuttosto rumorosi), i fautori di una maggiore autonomia sul modello delle regioni a statuto speciale ( la maggioranza degli abitanti in Veneto...e del resto qui abbiamo a due passi Friuli e Trentino e ladifferenza si nota) e quelli come me ( gli italiani convinti contrari alla secessione). Ora come ora gli italianisti sembrerebbero una minoranza,ma le cose variano da provincia a provincia. Meno secessionisti a Venezia; Belluno e Rovigo più anti-Italia a Vicenza e Treviso. La cosa mi ferisce profondamente perché con questo referendum (ma sarebbe meglio chiamarlo sondaggio digitale) si apre un vulnus che sarà difficile colmare, non impossibile ma difficile.
Però bisogna che le istituzioni comincino a dare risposte, a ricreare un senso di appartenza bisogna che l'Italia e l' Europa tornino ad essere degli ideali. L'Italia per anni ha mostrato come unico suo volto Equitalia mentre l'EUROPA HA PERSO APPEAL nel momento in cui è diventata il luogo dove si decidono le quote latte e dove si è permesso di ridurre in miseria un intero popolo come quello greco per seguire le indicazioni sbagliate del FMI.
Non è ancora troppo tardi però dobbiamo scrollarci di dosso dall'immobilismo. Con gli indipendentisti bisognerà tornare a ragionare per convincerli del valore e dei benefici del rimanere tutti assieme...e sopratutto bisognerà ricrearli quei presupposti.
Divisi si cade, bisogna però tornare ad agire culturalmente socialmente e praticamente per un Italia ed un Europa dove la gente torni a sentirsi a casa.
Purtroppo finora abbiamo perso tempo.
@Nick: il problema è che la gente non riesce a sentirsi più "a casa" nemmeno nel salotto del proprio appartamento. Ciò che è avvenuto in Grecia ha profondamente colpito gli italiani e se a questo aggiungi che il ceto politico ha dato il peggio di sé soprattutto in quest'ultimo periodo - o, se preferisci, i giudici hanno perseguito con maggior impegno i comportamenti disonesti - ne hai come risultato un popolo depresso, litigioso, skizzato, nervoso, intollerante ecc. ecc. Sinceramente non credo che sia sufficiente ragionare con gli indipendentisti ma credo che si debba creare un politica di sostegno a tutte le attività più teconologicamente avanzate. Trasformare le fabbriche di cucchiai in fabbriche di microchip. Per cambiare le cose è necessario investire ma come investire se nessuno ha o riesce a trovare soldi da impiegare? Le banche - tutte in grave crisi, italiane o straniere - non impiegano denaro e l'economia non si riprende e non partono nuovi attività. Con una situazione di questo genere finiscono per guadagnare consensi coloro che propongono l'indipendenza - o, domani, la guerra civile, il linciaggio dell'immigrato, il cannibalismo e il sacrificio agli dei. Purtroppo la nostra civiltà è uno strato molto sottile.
@ Massimo
Ma da qualche parte bisognerà pure partire, l'inedia sarebbe la cosa peggiore.
Quello che invece preoccupa me è che sinceramente non vedo così tanti "statisti" in circolazione tra i nostri politici, non vedo nemmeno la voglia di impegnarsi.
L'unica notizia buona di questi giorni è che dopo la dichiarazione da parte dei promotori di questo rederendum di voler formare un nuovo partito, tra coloro che li avevano votati molti si stanno cominciando a distaccare per paura che questo fantomatico eventuale nuovo partito faccia la fine della Lega Nord.
Poco finora per tirare un sospiro di sollievo tra noi italianisti, se vuoi la mia opinione.
@Nick: lo spazio per nuovi legaioli è purtroppo ampio. Certo, non è facile incantare ancora una volta la gente con le solite quattro fregnacce, ma ci si può provare, tu cosa ne dici? Verissimo che mancano politici all'altezza del compito. D'altro canto sono anni e anni che la politica si è distaccata dalla vita quotidiana per diventare un cursus honorum per nullafacenti alla ricerca di denaro e successo. E impegnarsi per costoro è un verbo inesistente. Si tratta di ripensare e riprogettare l'Italia... ce li vedi tu a farlo? Ciò che temo è l'ennesimo trasformismo della sinistra italiana, pronta a proclamare grandi destini ma conscia di poter solo schierarsi con i poteri forti della finanza.
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