19.2.14

Letti e riletti


Lo so che ho dedicato molto tempo e molte parole per deprecare lo stato attuale delle librerie, ma ciò non toglie che io sono e rimango un "forte" lettore e in questo periodo, ricco di giornate buie, lente e piovose, mi sono dedicato alla lettura, sia di libri a suo tempo acquistati che di libri che possedevo in biblioteca ma che non avevo ancora letto. 
L'insieme è notevole, sicuramente, con libri editi tra gli anni '70 e gli anni '10 del nuovo secolo, con una nettissima prevalenza di romanzi e racconti gotici, a soddisfare una mia vecchia passione. Non credo che con questo solo post riuscirò a terminare la lista di libri. Nel caso il brodo si allungasse troppo rimanderò i libri più antichi ad un ulteriore successivo intervento.
E parlando di romanzi gotici è imprescindibile per me iniziare con un romanzo di Leo Perutz, inimitabile autore austroungarico nato e cresciuto sotto il governo KK (Kaiserliche und Königliche). Perutz è un autore che viene spesso dimenticato, forse perché comunque fortemente personale o forse perché il fantastico di area tedesca viene spesso sottovalutato o dimenticato. 
Il romanzo è intitolato Il Maestro del Giudizio universale, editore immancabilmente Adelphi. L'ambientazione è Vienna nei primi anni del XX secolo, il protagonista e voce narrante è il barone von Yosch, militare in congedo follemente innamorato di Dina, sposa di un grande attore. Il semplice dato che sia il protagonista in persona a raccontare la vicenda crea da subito una condizione particolare, il lettore, infatti, possiede unicamente il punto di vista di Von Yosch, individuo instabile, consumato da un amore ormai vano per una donna che fu sua ma che a suo tempo perdette. L'inevitabile incidente avviene durante una cena a casa di Eugen Bischoff, il grande attore sposato con Dina. Egli viene ritrovato agonizzante colpito da due proiettili. Inevitabilmente viene sospettato von Yosch che ha avuto l'occasione e il movente per compiere il delitto, senonché... Il barone si ritiene innocente, in apparenza, e uno degli invitati sostiene in maniera argomentata la sua innocenza, ma von Yosch è perseguitato dal ricordo o dalla visione dell'assassinio da lui compiuto. 
Inevitabilmente il barone si sforza di venire a capo dell'accaduto e di ricostruire quanto accaduto all'attore. La vicenda si accresce gradualmente in una lenta spirale di follia, coinvolgendo un usuraio ebreo, una giovane farmacista e altri personaggi fino a giungere a un maestro pittore italiano del sedicesimo secolo la cui strana vicenda parrebbe risolvere l'enigma. Ma è una nota dell'autore in calce al romanzo a rimettere in discussione l'intero intreccio, lasciando il lettore, che aveva bene o male creduto nello scritto del barone, felicemente sorpreso e confuso.
Un romanzo che ho acquistato domenica e che ho terminato ieri sera. Egregiamente tradotto e condotto con tutta l'attenzione rigida e sognante di un ottimo autore è un libro che consiglio volentieri e che, essendo uscito nel 2012 non dovrebbe essere difficile rintracciare. 
Sempre da un originale scritto in tedesco, Lui è tornato (Er Ist Wieder Da) di Timur Vermes, 2013 Bompiani. Adolf Hitler si risveglia ai nostri giorni in un campo abbandonato a Berlino. È in divisa, sia pure intrisa di benzina, e sta passabilmente bene. Raggiunge un'edicola sperando di trovarvi la Völkische Beobachter ma rimane sorpreso e confuso dal genere di giornali che sono disponibili. L'edicolante, a sua volta sorpreso dalla somiglianza dell'uomo con l'Adolf Hitler di sessant'anni prima, lo considera un ottimo attore, tanto da metterlo in contatto con alcuni impresari televisivi. In breve tempo Hitler si trova a disporre di un breve spazio televisivo e poi di un intero programma che raggiunge presto una buona audience. L'aspetto peculiare della cosa è che Hitler non ha minimanente cambiato parere e i suoi discorsi, sia pure depurati per volontà della direzione dal suo antisemitismo, e il suo punto di vista, davvero curioso nella Germania odierna, collezionano simpatie tra ogni genere di cittadini. Un attentato compiuto da un'organizzazione di estrema destra lo rende ancora più popolare e tutti i partiti del Bundestag - CDU e SPD prima di tutti - gli offrono la propria tessera.
Un discreto romanzo, dove un Hitler sufficientemente verosimile rispetto al personaggio storico riesce a ridicolizzare la politica e particolarmente i grandi media tedeschi. Consiglio comunque di attendere l'edizione economica, 18,50 euro, infatti, sono un po' troppi per una satira, sia pure divertente.
Un vera delusione, viceversa, Una luce nella foresta di Paul Torday, Elliot ed. Diciamo che il libro, una horror story con per protagonista un burocrate piuttosto imbranato, fila via abbastanza bene fino alla comparsa nella vicenda del mostro della situazione. Una volta squadernata al lettore la sua particolare fissazione non è difficile immaginare come procederà la vicenda. Con un finale che sbanda tristemente sul misticheggiante, dimenticando una delle regole d'oro del gotico: mai tirare in ballo entità superne appartenenti alla propria religione e men che mai inscenare "interventi divini" per sgrovigliare un horror che sta appassendo. Il passaggio dal fantastico al meraviglioso (sacro) continua a non funzionare, nonostante Torday faccia il possibile per tenere alta la tensione. Dovessi dare un voto al libro me la caverei con un 5--. O con un "insufficiente nonostante l'impegno". Troppo poco per aver speso € 18,50, sia pure con lo sconto.
Altra delusione, particolarmente seccante dal momento che conoscevo l'autrice ed ero convinto meritasse leggere anche il suo ultimo libro, Le donne perdonano tutto tranne il silenzio, di Rosa Matteucci, Giunti editore. La vicenda è relativamente semplice da raccontare. Due donne, un'attrice in cerca di parte e una giornalista free lance, si rendono lentamente conto che i loro rispettivi amanti, un regista fallito e un produttore sfigato, sono troppo attaccati al loro borghesissimo menagé familiare per arrivare a distruggerlo pur di vivere con loro. Poco dopo metà del libro le due donne giungono (faticosamente) a solidarizzare e il lettore attende finalmente che la vicenda prenda il volo, mostrando a tutti di che cosa sono capaci due donne medie giunte alla decisione di vendicare i mille momenti d'amore vissuti in solitudine, nell'attesa di una telefonata, di un appuntamento, di un breve incontro. E invece no. Nulla di tutto ciò. Dopo un capitolo di raffinata predica condotta dal Cristo dimenticato sulla croce del film al quale lavorano regista e produttore, seguono un paio di capitoli stracchi, scritti come da contratto che chiudono il romanzo senza vincitori né vinti. 
«Non c'è un finale autentico per [questa] vicenda» avvisa l'editore nella seconda di copertina e si tratta, per una volta, di un'affermazione sincera e onesta. Ciò che rimane al lettore di una storia sgangherata e inconclusa è l'ottimo, raffinatissimo stile, carico di uno houmour dissacrante rabbioso e impaziente, ma sinceramento troppo poco per un romanzo che meriti leggere. 
Ultimo libro al quale dedicherò soltanto poche righe La battaglia di Canne di Massimo Bocchiola e Marco Sartori studioso di storia romana, edito da A. Mondadori editore, collana Oscar storia. Credo che abbiamo tutti un vago ricordo scolastico di questa battaglia, combattuta quando Annibale scese in Italia e sconfisse ripetutamente gli eserciti romani schierati per fermarlo. Canne fu una battaglia particolarmente sanguinosa che costò ai romani ben 8 legioni e più o meno 50.000 morti - contro gli 8.000 caduti cartaginesi - un numero terrificante vista l'età e le tecnologie utilizzate. Il saggio di Bocchiola e Sartori si vale del racconto nel libro III delle Storie di Polibio e dal libro XXII della Storia di Roma di Tito Livio, con frequenti confronti tra i due testi e allarga la propria visione alla situazione sociale, politica e istituzionale dei due imperi contrapposti. Un buon libro, in sostanza, scorrevole e ricco di interessanti osservazioni al prezzo ragionevole di € 10.00.
Bene, mi fermo qui viste le dimensioni raggiunte da questo post. Continuerò presto con le mie predilette storie di fantasmi.  
  

6 commenti:

consolata ha detto...

Grazie Max! Preziosisse indicazioni!

Anonimo ha detto...

Attendo con interesse la recensione sui racconti di fantasmi. Di solito in Italiano si trovano "solo" i classici, ma in inglese ci sono anche ottimi autori contemporanei.

Nick Parisi. ha detto...

Bellissime segnalazioni Max!

Massimo Citi ha detto...

@Consolata: ben contento di ritrovarti da queste parti. Quanto a indicazioni preziosissime direi che al tuo confronto posso soltanto considerarmi un discreto epigono :-)

Massimo Citi ha detto...

@Anonimo: debbo confessare che i testi dei quali parlerò sono praticamente tutti un po' vecchiotti. Mi spiace per l'inevitabile delusione ma è un po' di tempo che gli autori contemporanei che leggo sono sul livello di Paul Torday.

Massimo Citi ha detto...

@Nick: grazie davvero. In realtà in buona parte sono inviti a risparmiare i propri denari, ma credo che anche questo possa essere di una qualche utilità.