Conosco e apprezzo i Pink Floyd, Certo.
Ma ho una passione irragionevole per i brani solisti delle due "menti" del vecchio gruppo, David Gilmour e Roger Waters. Del primo possiedo un cd, On an Island, uscito nel 2006 e di Waters un paio di cd.
Di Waters parlerò in un'altra occasione, oggi dedicherò questo spazio al solo David Gilmour, chitarrista - e in questo album anche sassofonista - dall'approccio e dalle melodie curiosamente "classiche".
On an Island è un album raffinatamente malinconico, che si ascolta con una punta di nostalgia per qualcosa di indefinito o forse di dimenticato. Davvero ottimo il pezzo che dà il titolo all'album e che avrei presentato di seguito, se non ci fossero non ben definiti motivi di copyright a impedirmelo.
Quindi ho dovuto ripiegare su Confortably number eseguito da Waters e Gilmour. Un discreto premio di consolazione.
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Piccola segnalazione.
Sono riprese già da qualche tempo le lezioni presso la «Libera Università dell'Immaginario». Siamo al terzo ciclo di TuttoDracula, una comune rilettura guidati dall'ottimo Franco Pezzini. Qui potete trovare il programma del "corso". Siamo poco dopo la metà del libro: fate ancora in tempo a partecipare!
6 commenti:
Nel frattempo, come sai, ho finalmente letto Dracula e un po' ti invidio questo bel corso. Dracula è sicuramente un libro che dà mille spunti. Io mi sono appassionato moltissimo nella lettura, pur avendo "subito" la storia in tutte le salse.
Quanto ai Pink Floyd, conosco poco la carriera solista di entrambi. C'è da dire che, a tempi alterni, nei loro dischi è emersa l'identità dell'uno e dell'altro - penso a The Wall, o agli ultimi che sono praticamente lavori del solo Gilmour. Musica di alto livello, colta e che tuttavia riesce a raggiungere anche "le masse". :)
@SX: la cosa davvero interessante e sicuramente inattesa nell'analisi condotta da Pezzini sul Dracula è la quantità di riferimenti alla letteratura precedente e contemporanea. Da questo punto di vista il Dracula diventa una piccola "summa" dello stato dell'arte fantastica nell'ultimo decennio del XIX secolo. Davvero interessante. Comunque usciranno a suo tempo gli interventi di Pezzini nella versione televisiva on line presso lo stesso sito, come "web TV".
I Pink Floyd sono un grande gruppo, ma c'è da notare come il loro sound sia stato a lungo percepito come eccessivamente "sperimentale", mentre ora sono considerati perfettamente accettabili. Merito delle radio? Del mutare del gusto medio? In ogni caso un elemento che merita attenzione.
I Pink Floyd sperimentali sono quelli dei primi album e del live a Pompei (mai pubblicato come album ufficiale). Da "Dark Side of the Moon" diventano un gruppo mainstream (absit iniuria verbis!) di altissima levatura come Yes o Genesis, però meglio. "Comfortably Numb" è un pezzo davvero epocale, l'assolo di Gilmour, quando era in una buona serata, riscattava da solo il gigantismo degli ultimi concerti.
@Paolo: ho un debole per i vecchi Pink Floyd, quelli dell'album Ummagumma o di Atom Heartmother. Ma sono d'accordissimo sulla tua valutazione sul loro essere divenuti un gruppo "mainstream" e sulla qualità dei loro brani.
Quanto a "Confortably number"... beh, non resta che ascoltarla.
"Echoes part I" da "Pink Floyd at Pompeii" è stato a lungo il mio "brano da autostrada" preferito. Il finale mi dà i brividi ancora adesso.
Ma penso anche a "High Hopes" che chiude "The Division Bell" - un album che sta ai Pink Floyd come "Let it Be" sta ai Beatles: la fotografia di un mondo che scompare. E' un brano che al primo ascolto suona scontatissimo... eppure risulta commovente al di là dello scetticismo dell'ascoltatore più disincantato.
@Paolo: non è così facile tirare una linea di confine tra il proprio ricordo della gioventù e la realtà estetica di un brano. E, in fondo, non è nemmeno così importante farlo.
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