6.11.13

Chiusure


«Editori chiudono in Gran Bretagna. Quasi un centinaio in un anno».
Non è una grossa notizia, soltanto un piccolo riquadro in apertura delle pagine dedicate alla cultura. Si tratta di uno studio a cura dell'Istituto Wilkins Kennedy che potete trovare qui, dove la colpa delle chiusura viene attribuita in primo luogo ad Amazon, riportando anche parte del lungo articolo pubblicato da Jonathan Franzen sul «Guardian»,.  a suo tempo ripreso, tradotto e pubblicato anche da «Repubblica»:

[...] Amazon wants a world in which books are either self-published or published by Amazon itself, with readers dependent on Amazon reviews in choosing books, and with authors responsible for their own promotion.

[trad.] Amazon vuole un mondo nel quale i libri siano o opera di autoeditoria o siano pubblicati dalla stessa Amazon, con le scelte dei lettori determinate dalle recensioni di Amazon e con gli autori responsabili in prima persona della propria promozione.

La situazione editoriale inglese è piuttosto diversa da quella di altri paesi come la Francia, la Germania e la Spagna dove esiste una legge che tutela la vendita al dettaglio dei libri imponendo uno sconto massimo di vendita oltre a un prezzo al commercio uguale per tutti. Nel Regno Unito il prezzo finale del libro è sostanzialmente determinato dal punto vendita, con gli esiti che potrete immaginare senza fatica. Qualche anno fa fu una catena di librerie a "distruggere" il tessuto di librerie indipendenti, Waterstone, che procedette applicando prezzi stravaganti su volumi ad altissima tiratura dopo aver dato un massiccio sostegno nel 1995 all'eliminazione del Net Book Agreement. Ma Waterstone fu rapidamente sostituita e tendenzialmente marginalizzata da una proprietà ben più potente e pervasiva: Amazon. Amazon è al momento non soltanto la leader nel commercio librario nei paesi di lingua anglosassone - primi tra tutti gli USA dove ha ridotto sulla difensiva Barnes & Nobel - ma è anche la leader assoluta nella commercializzazione degli e-book. Non solo, è stata la prima a comprendere l'importanza dell'autopubblicazione e dell'autoediting resa possibile dalla nascita e della crescente diffusione dell'e-book e degli e-reader. Ultimo elemento da segnalare è il successo commerciale dell'iniziativa di Amazon di egemonizzare la vendita dell'usato, determinando una profonda modifica del mercato stesso. 
Non risulta così troppo difficile immaginare il vero motivo per il quale poco meno di un centinaio di editori ha chiuso i battenti lo scorso anno. E ben presto altri seguiranno, si suppone. Amazon - ma prima ancora la profonda modificazione della merce libro - anche in Italia ha contribuito alla chiusura di non poche librerie (compresa la mia, peraltro), ma ugualmente mette in crisi e costringe alla chiusura non pochi editori, indeboliti per la crisi di un canale proprio di distribuzione. Le librerie indipendenti stanno scomparendo e quelle di catena sopravvivono di best-seller presentati a un prezzo molto aggressivo. Per gli editori di proposta e di cultura universitaria lo spazio si riduce ed essi faticano a trovare uno spazio presso Amazon, tra l'altro colpiti dalla stessa concorrenza interna dei propri libri già a suo tempo venduti. 
Un quadro allarmante, a ben vedere, che fa nascere non poche perplessità sul futuro del libro e del settore editoriale librario così come l'abbiamo conosciuto. Il possibile andamento del settore parrebbe deciso esattamente nei termini descritti da Jonathan Franzen. Sostituire a un insieme di editori un unico editore che aggressivamente si espande in ogni angolo del mondo. D'altro canto per i nuovi autori le possibilità di realizzazione create da un'editoria autogestita parrebbero essere incomparabili. Anche se, a ben vedere, gli autori che ottengono grande successo on line non lo ottengono soltanto grazie ai propri libri. I nuovi autori debbono creare un vero e proprio staff a sostegno dei propri scritti, da un buon illustratore a un esperto nella creazione di un promo per il proprio libro a un editor per rendere il libro più efficace... in sostanza sostituire a una casa editrice una microeditrice temporanea. 
Ovviamente anche chi sta scrivendo queste righe si pone gli stessi interrogativi. Se e come rendere più avvicinabili e desiderabili i propri testi. Non mi sorride troppo l'idea di diventare editore, animatore e promotore di me stesso ma, a quanto pare, non esiste altra possibilità...   


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