Luglio non è un buon mese per i blog.
Un po' di gente se n'è andata, qualcuno ha diradato gli interventi, altri semplicemente tacciono o postano un intervento con intervalli anche molto lunghi.
Praticamente nessun intervento - sto parlando dei blog che normalmente seguo - sull'attualità italiana, qualche intervento, e tra costoro ci sono anch'io, sulla narrativa fantastica d'antan, su collane scomparse o su autori non più tradotti. Qualche breve intervento sulla scrittura o sullo scrivere, qualcuno che presenta narrativa propria o recensisce libri o e-book.
Chi segue una propria attenta linea editoriale, d'arte, di cinema o musicale, persiste con i propri contributi, spesso pregevoli, ma la sensazione generale è di stanca, di fatica, di righe aggiunte per non perdere la propria posizione e non scomparire. I commenti diventano rari o nel mio caso praticamente inesistenti e la sensazione è quella di procedere in un tunnel oscuro, limitandosi ogni tanto a emettere dei richiami poco convinti e poco convincenti.
NON sto criticando nessuno, sia chiaro, semplicemente mi interrogo su un silenzio che può avere eccellenti spiegazioni ma che rimane comunque enigmatico.
Qualcuno ha abbandonato, comunicandolo e motivando la propria assenza. Parlo di Nick e di Amnell, che hanno sì provocato qualche gentile protesta e qualche rammarico, ma nulla di più. Senza che qualcuno provasse a fare dei loro interrogativi delle vere domande. Ed è inevitabile porsele, queste domande:
- I blog servono ancora? Hanno ancora una funzione, uno scopo, sono un'occasione di creare dibattito, discussione o sono semplicemente vetrine (poco frequentate) di se stessi e delle proprie attività?
- Qualcuno li legge, i blog? Qualcuno ritiene importante - e utile e stimolante - fare un giro per i blog insieme o al posto del consueto leggiucchiare il giornale on line o su carta?
- Se i blog soffrono, gli altri social network come se la passano? Sono vivi e vivaci o sono gradualmente diventati sostanzialmente inutili, veri tamburi nel nulla?
- Qualcuno pensa che la situazione attuale - economica, politica, sociale e culturale - abbia un peso sulla situazione della comunicazione via internet o si tratta semplicemente di un problema dei blog in primo luogo e dei social network in generale?
- Riprodurre se stessi e il proprio blog, preparando in anticipo interventi, commenti e riflessioni, è un esercizio utile o sta semplicemente diventando un'abitudine della quale è diventato impossibile fare a meno e che importa sempre meno?
- È un problema nostro, di intellettuali - socialmente è una definizione corretta - un po' scarichi o è un problema italiano?
- Leggere più di un trentina di parole di seguito on line è diventato improponibile, impossibile, noioso, nefasto? E se sì, perché?
- Trovate ragionevole che NESSUNO senta il desiderio di affermare il proprio punto di vista sulla situazione attuale, sulle elezioni in vista, sul berlusconesimo infinito, su questa classe politica, sulla situazione economica, sulla stagflazione in pieno sviluppo? Vi sembra NORMALE?
- È accettabile un'offerta culturale, televisiva, musicale, libraria deludente, faticosa, autoclonantesi, frivola, idiota, insufficiente?
- È normale che i temi ripresi da un blog all'altro, gli spunti, le osservazioni finiscano in un completo e imbarazzante silenzio, come battute cretine in una festa dalla quale tutti hanno una gran voglia di andarsene in fretta?
- ...
La domande potrebbero essere molte di più, ma mi fermo qui. Prendetelo come un inutile lamento, una noiosa giaculatoria di un vecchio signore, impanchinato davanti al pc, con un micetto che dormicchia davanti alla tastiera e che ogni tanto apre gli occhi, considerandolo con una punta di fastidio, un minimo di noia e non poca sufficienza.
No, non significa che mi sto preparando a sgombrare. Il mio blog è vecchio quasi come me, non ha mai avuto un vero «successo» ma mi tiene in esercizio con la scrittura e ogni tanto mi regala qualche osservazione (altrui) davvero stimolante. Quindi hic manebimus optime. Soltanto mi piacerebbe che qualcuno provasse a rispondere a qualcuna delle domande, Anche solo per farmi notare che in realtà non è successo nulla e che sono solo io a farmi delle paranoie inutili. E che la colpa è in realtà tutta di Google che ha cambiato ancora una volta l'algoritmo...
11 commenti:
Forse è questione di argomenti. Vedo che i blog che parlano di come si fa blogging, per esempio, fanno sempre il pieno delle visite e dei commenti. Allo stesso modo tanti altri blog "libretto delle istruzioni", che spiegano come montare la cucina, preparare un pranzo di nozze, catturare gli alieni con il retino.
In ogni caso siamo a luglio e la canicola impone di andare alla spiaggia. Anche se il momento di stanca, a parere di molti blog, è iniziato quando era ancora inverno...
Sinceramente non saprei: quelli che ho scritto io non hanno mai avuto lettori, non potrebbero diminuire nemmeno volendo :)
@Alessandro: credo anch'io che la stanca sia partita già da quest'inverno e a tale proposito non riesco a togliermi dalla testa che uno dei motivi siano le elezioni andate «male», creando una situazione in apparenza senza uscita. Ma è possibilissimo che mi sbagli e accetto rabbuffi e rimbrotti in proposito. Poi, in particolare, mi secca quando riprendo temi o spunti di altri senza che un cane si disturbi a venire a farmi notare che in fondo non ho capito nulla e quello che ho detto non ha la minima importanza... Il che è come dire: «Se son scemo siate tanto gentili da farmelo notare. Educatamente.» Grazie per il commento, comunque, in questo periodo raro e prezioso.
Sono anch'io piuttosto perplesso circa quello che vedo succedere nella blogosfera da qualche mese a questa parte. Non so dirti nemmeno se la latitanza di visite sia solo un impressione o una cosa reale, ma di certo è che se le statistiche possono mentire, il numero di commenti non mente. Credo che le cause siano molteplici e tra queste credo che la diffusione di G+ abbia la responsabilità maggiore. Prima seguivano pochi blog ma lo facevamo sistematicamente, commentando e ricevendo commenti. Oggi ci siamo fatti prendere la mano e ci troviamo a subire un overload di informazioni che non riusciamo ormai più a gestire. G+ sta trasformando il blogging nell'ennesimo sistema social (ma forse dovrei dire a-social) fatto di stupidi tweet, inutili gruppi di gente che non parla, di continui cambi di stato e foto rubate al vicino. Poi viene il caldo e la crisi... ma viene dopo.
Just my 2 cents
"senza via di uscita" credo sia questo il punto; abbiamo lo scoramento di chi sente di non avere via di uscita in troppi ambiti della nostra vita, che poi sarebbe il nostro Paese.
"Quasi quasi mi faccio uno shampo" cantava Gaber, io, al massimo, quasi quasi cambio grafica del blog!
@Obsidian: ho sempre considerato google+ il fratello (più) scemo di Librodifacce e ne ho a lungo sottovalutato la crescita, ma è molto probabile tu abbia ragione. D'altro canto trovo sinceramente agghiacciante che chiunque si imbatta in qualcosa di più lungo di 3 righe stampate larghe scappi via urlando. L'eccesso di (mediocre) informazione produce ignoranza, temo.
@Marcella: senza vie di uscita mi sembra definitivo e molto vero. Quindi non è il caso di preoccuparsi: sarà il mondo a metterci al nostro posto, a un certo punto.
@Tutti e nessuno
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Detto per info e senza polemiche, più o meno sono passati in duecento a leggersi questa faticosa sbrodolatura e i commenti sono stati in tutto tre (e benvenuti a loro).
Probabile che non abbia detto nulla di serio o di importante.
O nulla al quale meritasse rispondere.
Perlomeno lo spero.
@Max: Quattro!
Oh, ti dirò. Questo luglio mi sembra la ragionevole conseguenza degli ultimi mesi. I post sul tema dei diritti non hanno più fortuna delle recensioni di opere sconosciute (ma qualche commento in più, a volte). Le polemiche sui "temi caldi" sono più dibattute, ma sarebbe piacevole avere almeno l'impressione che i blog siano luoghi di discussione... che poi è la grande potenzialità del blog, limitata solo, se vogliamo, dalla struttura verticale del sistema dei commenti.
Quasi quasi inizio a pensare alla nuova veste grafica anch'io...
@SX: grazie del commento, innanzitutto. Poi, mi chiedo anch'io se è proprio la struttura del blog come prodotto del tutto personale a non funzionare. Mi spiego: qualche anno fa abbiamo gestito con Davide e Massimo (Soumaré) un blog collettivo, quello che compare tutt'ora sul lato sx del mio blog come "ALIA Evo" - e che ora (purtroppo) conduco da solo. I nostri interventi, al di là della funzione di sostegno di ALIA, erano molto vari e (credo) piuttosto intereressanti. Grazie a (o forse dovrei dire per colpa di) Davide riuscimmo ad avere un post con più di 150 interventi, anche se non si trattò di una passeggiata, ma per lo più di un fuoco di fila interminabile di educate perfidie e di rabbiose cattiverie. Visto com'è poi andata a finire tutta la storia, posso comunque affermare che non avevamo torto. Ma, in definitiva, ripensare la struttura e l'organizzazione dei blog - e del proprio blog - potrebbe non essere affatto una cattiva idea.
E' anche una questione di aspettative secondo me. Se uno segue più blog non è che possa leggere tutto subito - o magari commentare tutto. Ci sono poi alti e bassi di presenza per ragioni cicliche - lavoro, tempo libero, famiglia. Non credo si possa pretendere un feedback continuo o addirittura crescente, magari su articoli lunghi, in questo periodo poi. Poi se uno vuole fare la corsa sui numeri di facebook o dei grandi aggregatori o di Huffington Post faccia pure - ma se penso, per esempio, ad un paio di blog personali in lingua inglese che seguo da anni e reputo eccellenti, non so quale sia la loro circolazione ma i commenti sono rari, e lo sono sempre stati.
Ma lo stesso vale per i giornali online, se si escludono ambiti come politica e sport/spettacolo.
D'altra parte il commento ha senso quando non si è d'accordo oppure si ha da dire qualcosa di originale sull'argomento, altrimenti a cosa serve?
@Marco; ho il forte sospetto tu abbia ragione. Infatti io stesso ho l'abitudine di girare senza lasciare commenti se non in post visibilmente "allegri" e che in un certo senso richiedono un intervento scherzoso. In ogni caso procedo scrivendo quando mi sembra il caso, senza preoccuparmi troppo del numero di interventi. Diverso il discorso quando intervengo pubblicamente su un evento politico, economico o di interesse sociale. In questo caso rimango deluso nel caso di silenzio, ma può anche darsi che io abbia sempre ragione (?) o che la fatica per contraddirmi e creare un dibattito sia eccessiva...
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