9.10.12

Urania. la strada del declino



...Anticipo però che il duo Clarke/Pohl mi ha molto deluso e fatto sbadigliare…

Rubo questo piccola nota firmata «Nottolone» e posta in calce a un intervento sul blog di Urania - e poi ovviamente scomparsa - per aprire il mio intervento sulla «questione Urania». Mi rendo conto che alcuni tra i miei lettori non sono lettori di sf e mi scuso in anticipo con loro, ma credo che le riflessioni che presenterò siano liberamente trasferibili al mondo della narrativa in generale. 
Aggiungo, inoltre, che non si tratterà di un post in qualche modo definitivo, ma soltanto una lavagnata di proteste e proposte assurde, che è possibile che non termini qui. 
...
È uscito, come forse saprete, il numero del sessantesimo anniversario della nascita (1952) della rivista. Si tratta di un romanzo per molti motivi particolare, L'ultimo teorema, scritto da Arthur C. Clarke in collaborazione con Frederic Pohl, entrambi autori di assoluto rilievo nel mondo della fantascienza e titolari di diversi premi Hugo e Nebula. 
Con l'anniversario «Urania» ha anche cambiato linea grafica, ritornando alla veste «classica», con tanto di cerchio rosso a circondare l'immagine. Un ritorno che è stato accolto, da alcuni tra i lettori del blog di «Urania», come un'operazione «nostalgia». Ma la cosa a suo modo interessante è stato il clima assurdo creatosi nel corso della discussione sulla nuova veste di «Urania», una discussione definita dal mio amico Paolo: «un dibattito degno delle riunioni nell'azienda di Dilbert».
Quanto al romanzo di per sè, ho rinunciato, una volta letti alcuni commenti disponibili on line oltre ai commenti in diretta: 
Noioso, non interessante e ridondante. Peccato. (Zoyd, dal blog Urania, ore 11.24 del 9.10.2012 - sperando che non lo cancellino)
e anche, sempre del maledetto Paolo:
...Ma il momento in cui mi sono cascate le braccia, insieme a vari attributi assortiti, è quello in cui i due autori, cioé Pohl con l'autorizzazione di Sir Arthur, riutilizzano parola per parola la prima metà di "Vento Solare", un racconto del 1963 che è una gemma della hard science fiction alla Clarke, per l'appunto, e che qui viene usato come riempitivo prima di uno dei tre o quattro colpi di scena da rigattiere che costituiscono la trama (anche qui si fa per dire) di questa deprimente parodia della SF classica... 
Commento, quest'ultimo, che non rischia la cancellazione perché apparso come commento a un mio precedente post sulla sf.


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Ma siamo seri, quali prospettiva ha davvero «Urania», una rivista che non è una rivista per dei lettori che invecchiano a vista d'occhio? 
Il problema di «Urania» è innanzitutto il problema della sf in Italia, un paese in caduta libera in quanto a cultura, a curiosità, a passione per la scienza e a immaginazione. Un paese dove i lettori di sf sono costretti a imparare l'inglese pur di non dover subire il famoso «nitrogeno» dei traduttori di «Urania» e dove i giovani - esperienza personale e quindi di scarso valore, ma a mio parere indicativa - si sforzano di ripescare vecchi «Urania» o «Cosmo Argento» o, semplicemente, finiscono per ignorare completamente la sf in forma di libro. 
Ma si rende conto, Mr. Lippi, il direttore di «Urania», che cancellare i post di protesta o anche solo interrogativi apparsi sul suo blog è un sistema degno del governo siriano e che condurrà fatalmente alla morte per asfissia della testata da lui diretta? 
«Il vero problema è che i lettori sono sempre meno e che noi (Mondadori) dobbiamo preoccuparci del bilancio»
«Il bilancio» è diventato una parola magica, ciò che dovrebbe mettere a tacere qualsiasi protesta. Più o meno come dichiarazioni del tipo: «A colori [sic] i quali si lamentano della lentezza o della “censura” dei propri commenti, ricordo che il sito è una proprietà Mondadori, non un qualsiasi forum letterario» seguite da minaccia assortite di ricorso a querele. 
No, non ci siamo proprio. Se si vuole che «Urania» e più in generale la sf in italiano sopravviva si tratta di modificare completamente la politica editoriale.  Si tratta di inventare una nuova collana - non soltanto da edicola - in forma di libro e di e-book, di acquistare i diritti di opere di recente pubblicazione, di cercare un dialogo reale - e non soltanto in forma cortigiana - con i lettori giovani che anche solo da un punto di vista anagrafico sono letteralmente il futuro della sf (e della narrativa tout-court). 
Costa troppo? 
Ma, avete mai sentito parlare di «rischio imprenditoriale»?  Rimanendo così le cose il declino non può che accentuarsi, mese dopo mese. 
È probabilmente meglio smetterla con questa commedia dell'arte, chiudere un blog necessariamente schizofrenico e trasformare «Urania» in una collana di  gloriosi ripescaggi, ristampando Murray Leinster e Lester Del Rey e lasciando definitivamente perdere i nuovi autori. 
...Oppure rischiare, puntando su un pubblico soltanto potenziale ma comunque esistente. 
E curioso.
E stanco. 
Sarà in grado la Mondadori di attuare un simile progetto? 
Sinceramente ne dubito, anche perché la gestione berlusconiana  si preoccupa unicamente di tenere insieme i confini di un impero in via di disfacimento, senza puntare un eurocent sul futuro. 
Ed è un peccato, visto che dentro Mondadori, tra i redattori e gli editor, c'è una quantità di talenti davvero impressionante. 
Talenti che credo, il rischio lo correrebbero, volente o nolente il Berlusca e la berluschina...  



8 commenti:

Paolo ha detto...

Grazie per le citazioni, Max... Ora mi rendo conto che il "dibattito degno di Dilbert" (quello sulla forma e le dimensioni del cerchio rosso, eccetera) è probabilmente dovuto alla censura delle opinioni più negative. Per rimediare a questo infortunio, forse inevitabile ma non meno increscioso, Lippi dovrebbe almeno ripubblicare (in edizione completa!) l'antologia "All'Insegna del Cervo Bianco" che mostrava un Clarke completamente diverso dall'autore di romanzi enciclopedici degli ultimi vent'anni.

Nick Parisi. ha detto...

Credimi Max, io pur amando la Sf e pur comprando di tanto in tanto ancora qualche numero di Urania, non sono impazzito nè per la nuova (?) Veste grafica che rappresenta un chiaro ritrorno al passato nè per la politica praticata da Segrate.
Sul blog mondadoriano sono stato uno dei primissimi censurati...e lo dico senza nessun tipo di acrimonia.
Da allora non ci sono piú passato e sto benissimo cosí.
Certo, pur augurando alla rivista ogni bene possibile,magari peró con edizioni non censurate e con testi diversi, mi viene un sorriso di rivalsa nel pensare che se sul blog di Urania continuano i problemi, a quanto pare il problema lá non ero certo io. ;)

Massimo Citi ha detto...

@Paolo: non volevo perdermi alcune delle tue migliori uscite, a cominciare dal "dibattito nell'azienda di Dilbert" che mi ha fatto ridere non poco per la contrapposizione tra l'assurda serietà degli intervenuti a fronte della scarsa rilevanza del tema... A me era venuto in mente Ionesco, ma tenendo conto della censura sugli interventi forse bisognerebbe citare l'Agenzia Stefani [l'ANSA dei tempi del Duce].

Massimo Citi ha detto...

@Nick: io ho controllato di recente il blog di Urania per poter scrivere il post. È curioso il clima da DDR che vi si respira di recente, a cominciare dai post - pochi e rigorosamente di régime - che vi appaiono. Comunque rassicurati, il problema non eri certo tu né chiunque altro che si interessi della sorte e dei destini della sf. Temo che il vero, grosso problema sia la proprietà...

Argonauta Xeno ha detto...

Io conosco Urania principalmente grazie alle bancarelle. Riconosco però la povertà di nuove offerte nelle librerie, soprattutto di autori che sono nominati per l'Hugo oggi e non dieci anni fa (statistica a caso). Penso che in questo Urania possa essere molto utile, magari ampliando il raggio d'azione rispetto all'edicola. Avevo letto che anche Urania sarebbe approdata nelle e-librerie (... DRM...) e non so se potrà darle maggiore visibilità al pubblico potenziale e "giovane". Nescio.

Massimo Citi ha detto...

@SX: difficile dirlo. Il pubblico giovanile non è facile da acchiappare ma credo sia assolutamente essenziale per il futuro e non solo a quello della sf. Sicuramente per interessare a un pubblico giovane, comunque, devi abbassare i prezzi e per riuscire ad abbassare i prezzi devi fare investimenti. Il che è esattamente ciò che non avviene di questi tempi.

Iguana Jo ha detto...

Premesso che secondo me la nuova veste grafica di Urania è davvero brutta, mi par di notare negli ultimi anni dalle parti di Segrate un disperato tentativo di rivestire di abiti nuovi (grafica, blog, e-book) quello che ormai è un cadavere che cammina.

Basterebbe lavorare sulla carcassa invece che sui suoi accessori, e forse qualcosa di migliore ne potrebbe anche uscire.
Del resto la fantascienza è nata con Frankenstein, no?

Massimo Citi ha detto...

@Iguana Jo: non penso tu sia l'unico a pensarlo, ma non azzardarti a scriverlo sul loro blog... Frankenstein è certo uno dei numi tutelari della sf ma gli Uranici sono incapaci di fare di necessità virtù e effettivamente aumentano gli enti «sine necessitate». L'unica condizione è che costino poco o niente. Ma toccare la vecchia carcassa no. Urania è nato come rivista totipotenziale verso tutta la sf e gli uranici si sforzano di raccontarci che è ancora così. Non so dire se è pià triste o più ridicolo.