11.1.12

Letargia senza desideri


Ripresa letargica, per usare un'eufemismo. 
La gente passa davanti alla libreria senza curiosità né desideri. Depressi senza rendersene del tutto conto, perplessi senza più ricordare il perché. Non entrano. Non chiedono notizie. Conseguentemente non comprano. 
In libreria il clima non è diverso. Si preparano le rese, si improvvisano scuse di ogni genere per i fornitori non pagati che telefonano per chiedere gentilmente di essere pagati. Qualcuno si limita a mandare un'e-mail, qualcun'altro tace, ostentatamente, facendo nascere dei dubbi curiosamente deprimenti sulla loro salute commerciale. 
Una crisi economica è una cosa così. 
Il desiderio di essere altrove, a guardare il cielo, le nuvole, a respirare profondamente e a farsi domande un po' oziose e un po' stupide sul motivo della nostra esistenza su questo pianeta. 
Invece si resta qui ad affrontare il suono del telefono e a rispondere con gentilezza ai pochi che osano entrare. 
È un periodo così, si dirà. 
Il periodo dopo Natale è sempre depresso e deprimente. 
Ma questa volta ho la sensazione che sia diverso. 
Che i passanti si stupiscano in fondo, dentro se stessi, che esistano ancora negozi, che qualcuno resista ancora a offrire beni che non interessano. Perché lo fa? A che cosa serve?  
I bambini urlano più piano quando vanno a prenderli a scuola. 
Il barista scuote la testa mentre fa il caffè e non spara cazzate. Questa volta, a quanto sembra, nessuno ha molta voglia di prendersela con gli immigrati. Sono in pochi a pensare che si possa incolpare qualcun altro della situazione. 
In tutto ciò, ogni tanto mi chiedo dove sia il buco. 
Quello dal quale la nostra vita se ne sta andando poco per volta. 
Niente buco, troppo facile. 
...
Arrivano le segnalazioni dei nuovi titoli in uscita. 
Ci sono dei buoni libri. Nonostante tutto mi rallegro. 
C'è Malvaldi - nulla di che, ma sempre gradevole - c'è un libro sulle storie delle giovani moglie giapponesi mandate a contrarre matrimonio oltre oceano, scritto da Jennifer Otsuka. C'è un romanzo, scritto da Yasar Kemal, ambientato nel periodo successivo alla guerra greco-turca del 1919, un romanzo di Bolaño, un lib(r)idinoso (per me) saggio di cosmologia. 
Il giro riprende.
Non so quanto durerà ma siamo qui. 

17 commenti:

Nick Parisi. ha detto...

E ci rimarremo!
Non può piovere per sempre, prima o poi dovranno cambiare le cose.

cily ha detto...

mah guarda alla fine anche nel mio lavoro gennaio è un periodo di assoluto torpore.
Dopo esserci ammazzati con le consegne di dicembre si sta senza fare niente di importante fino a quando a febbraio non entrano nuovi progetti e soprattutto nuovi soldi.
Che poi quest'anno secondo me non arriveranno i soldi ma questo è un altro discorso.
Diciamo che i feedback del cliente a cui consegni a dicembre spesso arrivano a febbraio e marzo.
Insomma da quando ho finito l'università (in cui gennaio è il mese degli esami) mi chiedo il senso del mese di gennaio...
E come dici tu...dove sono finiti tutti i vari mesi di gennaio anche degli anni passati?

Cily

Massimo Citi ha detto...

@nick: Vero, non può piovere per sempre. Ma le nostre vite non sono eterne. Grazie, comunque, per l'appoggio. Mi rendo conto di essere un po' palloso, ultimamente, ma è il clima generale a deprimermi. In ogni caso è sempre possibile far volare un pallone carico di bambole. Non sono matto, poi, se vuoi, ti spiego che cosa intendo : )
@Cily: è un gennaio diverso, penso. La gente si aspetta qualcosa di poco piacevole e non sa ancora come regolarsi. Vero che gennaio è sempre stato un mese pesante, ma per noi non è mai stato così. A gennaio iniziavano corsi all'università, la gente si risvegliava e c'era un po' di movimento, sia pure disincantato e un po' lento. Quest'anno si ha la sensazione di essere i parroci di una chiesa in un paese che si va svuotando. Speriamo nel futuro, comunque. Quando Pandora aprì l'anfora delle umane disgrazie, insieme ai tanti mali uscì anche la speranza. Un abbraccione.

consolata ha detto...

W le bambole in volo! Io però sono d'accordo con Nick. Non può piovere sempre, e anche se è più che vero che le nostre vite non sono eterne, per sopravvivere preferisco sembrare un po' cretina (com'è che diceva quello là? l'ottimismo della volontà? diciamo la non rassegnazione della volontà di non lasciarsi andare...) e rovinarmi la vista cercando le bambole sul pallone o una riga più chiara all'orizzonte. Ma io non faccio testo, mi ha sempre messa di buon umore il lunedì mattina.

Massimo Citi ha detto...

@consolata: grazie per le bambole. Come sai hanno un posto importante nel mio cuore. In quanto all'ottimismo della volontà probabilmente rimango un po' leninista nell'animo (anatema, anatema!) e tendo a farlo sempre precedere dal pessimismo della ragione. Probabilissimo che sia tu ad avere ragione.
In quanto all'essere di buon umore il lunedì mattina debbo dirmi d'accordo. Da bambino odiavo la domenica pomeriggio ed esultavo il lunedì mattina ad andare a scuola...

cily ha detto...

Ma che bello!
Allora non sono l'unica matta che da bambina preferiva il lunedì mattina piuttosto che la domenica pomeriggio!
E' bello sentirsi tra amici! :)

Cily

Massimo Citi ha detto...

@cily e consolata: siamo una cricca di bastian contrario. C.B.C. in sigla. Potremmo metter sù un bar con libreria, magari : )
Si fan pochi soldi ma sicuramente ci si diverte.

consolata ha detto...

Io sono bravissima a servire il tè.

S_3ves ha detto...

Sì, è vero. Non è soltanto un periodo "così".
Ho l'impressione che la gente che "non capisce" non capisca più del solito e che chi si ostina a proclamare che supereremo questi anni senza cambiare profondamente sia fuori come un balcone. Invece, è come dice Mafalda:
Il passato lo hanno riscritto,
Il presente è una lotteria
Il futuro ce lo hanno fregato.
Scusa il pessimismo. Poi miglioro.

Lucrezia Simmons ha detto...

orsu dunque, max, che mi dovresti proprio trovare il libro di Toni Iommi IRON MAN! Ci vorranno anni luce prima della traduzione, perciò va bene in inglese: ECCO UNA CLIENTE!

Questo gennaio è un po' mesto per il decreto supposta-Italia, perchè quelli che in passato hanno votato un certo nano pelato e voglioso sono ancora increduli sulla situazione in cui versa il paese.
PAghiamo tutti, sapete? Ben gli sta.

Riguardo alla libreria magari aspetta che riaprano tutti i corsi all'università e che la gente abbia lo stipendio di gennaio...natale fors eè una batosta per tutti...!

@Cily
se posso permettermi...che lavoro fai? Così per fare gossip

cily ha detto...

@Lady
Faccio il consulente informatico.
Per l'esattezza sono ingegnere informatico e quindi diciamo che lavoro su vari progetti di informatizzazione specialmente di roba statale e parastatale visto che sono a Roma.
Vista la mia passione, quando stacco dal lavoro, per tutt'altro genere di roba finisco con il sentirmi una specie di lupo mannaro.
Normalmente sono ingegnere però con la luna piena saltano fuori tutte le mie passioni insane per horror, storia e tutta roba umanistica di vario genere.
E tu?Cosa fai?
Ho sbirciato un po' il tuo blog ma mi sa che non lo aggiorni più...o mi sbaglio?

Cily

Massimo Citi ha detto...

@lady simmons: ciao CLIENTE! Il libro di Tommi Iommi (WOW!) è senz'altro procurabile. Ci vorrà un momento e un prezzo tra i 22 e i 25 euro. Sappimi dire se ti va bene.
Concordo. Fine gennaio sarà sicuramente meglio, ne sono convinto anch'io. Ma il vero problema è il margine. Ma non entro nel merito per evitare pallosi e deprimenti tecnicismi. Il popolo degli i....i che hanno sostenuto il nostro caro cavaliere comunque sono in maggioranza un branco di ignoranti illetterati che si ritenevano particolarmente astuti (settario? Sì, lo sono!) del cui stupore fascisticamente me ne frego. I loro movimenti mi riguardano quanto quelli dei pesci abissali. A preoccuparmi sono i non-votanti per il Berluska, ridotti all'indigenza o già di lì grazie al suo geniale governo. Chiedo scusa per i'inciso.
Natale è stata una batosta? Ipotesi davvero interessante. Vedremo nei prossimi giorni se ha qualche punto di realtà.
@cily: sapevo che eri un ingegnere, il secondo o terzo ingegnere XX che mi è capitato di conoscere. Categoria rara, fino a qualche tempo fa. Quando facevo ancora l'università - prima, molto prima della caduta del muro - ricordo i miei amici del politecnico che lamentavano la presenza di 35 donne su 5.000 uomini. Una percentuale interessante, da vecchio racconto di Cordwainer Smith.

cily ha detto...

Beh anche quando studiavo io eravamo davvero pochissime ma mi riconsolavo perchè a ingegneria meccanica erano 5 ragazze su un centinaio di studenti.
E a ingegneria nucleare erano 3 su una cinquantina...
E alla fine ci conoscevamo tutte ovviamente...una razza diversa.
Così diversa che per un certo tempo(circa 6 mesi) i bagni delle ragazze dell'edificio dove seguivo le lezioni non avevano le porte e noi dovevamo cambiare proprio edificio per andare in bagno.
Eravamo così poche che non importava a nessuno.

Te l'immagini la faccia di mia mamma il giorno che è andata nello stesso edificio a seguire una conferenza di matematica e ha visto i bagni delle donne in quelle condizioni?

Cily

Massimo Citi ha detto...

@consolata: ho visto il tuo intervento in ritardo, scusami. Allora, se tu ti occupi del té, io penso alle crostate ed altri dolcetti. Per i libri ci cerchiamo un buon libraio. Fortunatamente io sono analfabeta (di ritorno).

Lucrezia Simmons ha detto...

@max ok libro!
@cily
comprendo al 100% il sentirsi lupa mannara.Succede appena ti permetti di andare un pelino fuori dai binari...una donna ingegnera? Una donna che quida un tir? Naaaa impossibile...

Tanto più se hai passione extralavorative da geek squinternata e fanta-horror!

Io lavoro come segretaria in una grossa azienda. Discorso lungo. Avrei avuto numeri per fare qualcosa di più creativo ma non l'ho fatto per mia colpa e un po' per miopia familiare. Sono incastrata in un lavoro che non mi piace, ma per fortuna tra questo blog, Strategie Evolutive, Nocturnia e varie altre passioni recupero un po' d'anima e di cervello

Paolo ha detto...

"I bambini urlano più piano quando vanno a prenderli a scuola. Il barista scuote la testa mentre fa il caffè e non spara cazzate. Questa volta, a quanto sembra, nessuno ha molta voglia di prendersela con gli immigrati. Sono in pochi a pensare che si possa incolpare qualcun altro della situazione."

Max... sembra uno dei tuoi racconti di fantascienza.

Massimo Citi ha detto...

@Paolo: può essere, me ne accorgo. Non avevo intenzione, comunque, di abbozzare un piccolo trattato di sociologia urbana, ma soltanto accennare al clima psicologico che si coglie. Mi scuso per l'involontario equivoco.
In ogni caso credo che si colga senza difficoltà nell'aria l'attesa di qualcosa di poco piacevole. Nulla di fantascientifico, purtroppo, e molto di reale.