11.10.11

Dopo i Portici

Anche questa volta ce l'abbiamo fatta.
Ci siamo alzati intorno alle 7.00 il sabato per arrivare a predisporre il banchetto in tempo. 
E alle 8.00 la domenica per lo stesso motivo, dopo aver presidiato il nostro piccolo ridotto fino alle 23.30 del sabato. 
Lo so, avremmo dovuto presidiarlo fino alle 24.00, ma la latitanza dei possibili clienti ci ha spinto a tagliare la corda un po' prima. 
I Portici nel loro insieme avevano questa apparenza: 

 Una lunghissima serie di banchi carichi di libri, in sostanza.

Più o meno frequentati. E più o meno visitati.
«Rispetto all'anno precedente...»
In questi casi è normale e praticamente automatico fare paragoni, valutare se si è perso o guadagnato in presenze, se si sono venduto più o meno libri. 
Se si è guadagnato qualcosa.
Beh, beh...
I portici 2011 non passeranno certo alla storia per l'affollamento, di visitatori, di espositori, di ospiti, di scrittori, critici ecc. 
Anzi.
Si è trattato di un'edizione un po' «scura» o «buia»...

... E non soltanto per il ritardo nell'aver acceso le luci la domenica sera, ma perché povera di autori e povera di librai. 
È pur vero che la libreria Mondadori di Via Viotti (che non partecipava ai Portici) ha affisso uno stupendo manifesto che recitava «In occasione dei portici di carta, sconto 15%!!!», ma a parte le barzellette di sapore berlusconiano, è evidentemente diminuito il numero di librai presenti. 
Economicamente defunti? In coma? Con la testa nel cappio? 
Difficile dirlo, fatto sta che i mitici due chilometri di libreria si sono intrinsecamente ridotti, lasciando più spazio tra un libreria e l'altra e facendo partire la sfilata delle librerie qualche metro dopo l'angolo della via.
In ogni caso non si può dire che non ci fosse nemmeno un cane, nonostante il poco o pochissimo che ha fatto il comune di Torino.
Né che mancassero personaggi decisamente particolari. 



Il pubblico e anche chi lavorava ai banchetti non ha perso il buonumore, 


I Portici sono, nonostante tutto ciò che (non) si fa per difenderli e promuoverli, una manifestazione importante per Torino. Anche più di altre pompatissime e finanziatissime iniziative, ipoteticamente rivolte ai lettori.
...I soliti quattro, peraltro. 
Rocco Pinto ha dichiarato ieri, in un'intervista a La Repubblica, che sarebbe bene che i Portici divenissero una sorta di Salone d'autunno. Questo per evitare che, un po' per volta, impallidiscano fino a svanire.
Personalmente ho poca simpatia per il Salone e credo che il suo rapporto con i libri sia più pacchiano ed esibizionista che realmente efficace, ma capisco che per ragionare con gli enti locali è necessario fare riferimento a progetti che hanno avuto successo, per lo meno mediatico.  
Sicuramente nella prossima edizione, nei fantomatici Portici 2012 sarà bene che la segnalazione dell'evento parta almeno quindici giorni prima, che i volantini con gli eventi e la posizione tematiche (QUI narrativa, QUI letteratura tradizional, QUI spiritualità, QUI scienza) siano pronti in modo da poter essere distribuiti in libreria. Ma anche sulla metropolitana, negli uffici pubblici, nelle biblioteche, nei teatri ecc. ecc. 
Perchè lo vedano giovani, tanto per dire...


 E «pronti» non significa che ci sono il venerdì mattina quando la manifestazione comincia il sabato...
Perché col tempo si rischia di disaffezionarsi. 
Di stancarsi. 
Di mandare al diavolo comune, provincia e regione. 
...
In ogni caso arrivederci ai prossimi Portici.
Speriamo.







2 commenti:

Nick Parisi. ha detto...

ai che se tutto va bene potremmo passare io e la signora Nick ai portici del 2012, così non ci perderemo questa bella iniziativa. Nonostante tutto quello che (non) fa il comune per sostenerla.
Riguardo al presunto calo, io credo che in questi tempi gli italiani non abbiano molto da spendere e (purtroppo) la cultura è una delle prime cose tagliate.
Non è giusto naturalmente, ma è così.
Posso dire che l'iniziativa della libreria Mondadori mi fa sganasciare nella sua pochezza?

Massimo Citi ha detto...

Ciao, Nick.
Speriamo ci siano i Portici 2012. Dall'aria che si respira da queste parti c'è perlomeno da dubitarne...
Ovviamente hai ragione sul taglio della cultura praticato innanzitutto dai cittadini. Non è che in proposito ci facessimo più che tante illusioni. Ma resta il dato che se nel posto X ci vanno 100.000 persone, mentre se, grazie alla pubblicità, ce ne vanno 200.000, l'incasso (e la risonanza) saranno un po' diversi.
In quanto alla pochezza mondadoriana sono allibito io per primo. Che Mondadori non vada troppo bene lo sapevo, ma effettivamente una manovrina tanto idiota non l'avrei mai immaginata... Difficile pensare che l'abbia pensata in prima persona la Berlusconessa, certo che, comunque, dà l'idea di quale deve essere il clima interno all'azienda.