17.1.08

Perché non Rocco Siffredi?

Nonostante tutto non riesco a indignarmi per la mancata presenza del papa all'inaugurazione dell'anno accademico alla Sapienza di Roma.
Nonostante appaia inopportuno e poco saggio, intollerante, per nulla voltairiano, degno di un neolaicismo ateizzante e cattolicofobico, non riesco a capire il motivo per il quale il papa avrebbe dovuto essere presente a un rito ridicolo finché si vuole ma che celebra un'istituzione laica e scientifica. L'attinenza di Herr Ratzinger con l'università pubblica è probabilmente inferiore a quella di Bepppe Grillo, di Bono, di Cristina Aguilera o di Rocco Siffredi.
Quest'ultimo, in compenso,non avrebbe meritato un invito in quanto esperto di amore, sia pure non spirituale?
Il nostro Rocco sarebbe stato adeguato - è uomo di mondo ed educato - anche se scopo del rettore fosse stato semplicemente quello di convocare un po' di VIPpame per dare lustro all'ateneo.
E invece ha inviato il papa, facendo girare i santissimi a un certo numero di persone.
Sono modestamente convinto che scopo fondamentale dello sciagurato rettore fosse quello di arruffianarsi anche Herr Joseph Ratzinger (l'università in Italia se la passa malissimo), senza però dedicare nemmeno un pensiero all'attuale rapporto tra scienza e religione cattolica costituita. Non tra scienza e fede, beninteso, ma proprio tra il fare scienza e l'istituzione ecclesiastica. E gli esempi di pesanti invasioni di campo da parte della Chiesa sul terreno della ricerca e del pensiero scientifico sono innumerevoli e parecchio tossiche. E non sto parlando soltanto di Galileo (che l'ha passata liscia) o di Giordano Bruno (che invece ragionando di infiniti mondi è andato bruciato) ma di posizioni su staminali e fecondazione che rendono parecchia gente infelice e ancora di più ne renderanno infelice in futuro. Soprattutto in Italia, detto per inciso.
Il problema fondamentale è che il pensiero religioso muove da un articolo di fede improvato e improbabile: l'esistenza di Dio. Da questo assunto fa derivare a cascata una flusso di dinieghi, divieti e interdetti che se talvolta hanno un'evidente valore sociale (non uccidere, non rubare, non scoparti la mamma o tua figlia, non mentire, non tradire la fiducia di chi ti ama ecc.) ma che non hanno bisogno di un dio rivelato per essere ritenuti giusti da chiunque, svolgono comunque la funzione fondamentale di legittimare l'esistenza di una casta di individui essenzialmente nocivi, mantenuti dalle nostre tasse.
Sono affetto da laicismo ateizzante e cattolicofobico?
Temo di sì.
Fino a qualche anno fa mi limitavo a essere blandamente agnostico, affettando tolleranza verso i credenti. Ma da quando i rappresentanti politici che anch'io ho contribuito a eleggere (ma non accadrà più) hanno rinunciato a qualsiasi dignità di pensiero per allinearsi ai diktat dei seguaci dell'Opus Dei e della sua versione longobarda che fa di nome Comunione e Liberazione, ho cominciato a diventare sempre meno tollerante.
Sentire giorno sì e giorno pure persone per nulla qualificate a ragionare d'amore (la pedofilia non vale) dettare norme di comportamento sociale e sessuale non solo a chi li ritiene competenti a farlo (peggio per loro) ma anche a chi vive anche senza norme e divieti ecclesiastici è diventato - e rischia di diventarlo sempre di più - sinceramente intollerabile.
Che poi la fuga del papa sia un argomento in più per il vittimismo delle gerarchie è un argomento risibile. Ormai qualunque pistolotto vescovile è preceduto da una lagnanza sulla crescente intolleranza laicista e ateizzante (e tre!). Si chiama tattica e dovrebbe non più impressionare nessuno.
Ma c'è chi si impressiona ugualmente.
I poveri di spirito, avrebbe detto un profeta palestinese di duemila anni fa.
O forse avrebbe detto i farisei.


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5 commenti:

Davide Mana ha detto...

Io sono molto più preoccupato per la reazione a tutto l'ambaradan, che non per l'invito in se - che come noti giustamente, è stato ungesto di marketing applicato da parte del rettore della Sap.

La nostra cultura sembra aver rinunciato alle gradazioni intermedie - ogni forma di obiezione diventa istantaneamente terrorismo.

E' preoccupante.
Di solito il passo successivo è cominciare a bruciare i libri.

Anonimo ha detto...

A me onestamente fa più paura l'intolleranza e l'assolutismo dei luoghi comuni.
Praticamente ogni religione ha nei fondamenti basilari proprio la tolleranza, eppure non c'è istituzione che non promuova intolleranza e razzismo a largo spettro.
I mussulmani sono terroristi e violenti.
Gli americani sono guerrafondai e ricchi.
Gli ebrei sono un popolo maltrattato e decimato.
I palestinesi sono terroristi e mussulmani.
Gli atei sono relativisti (ma da quando questa parolaccia è entrata nel vocabolario comune?) e incapaci di rispetto.
I cattolici sono bigotti.
I preti sono pedofili.

Ecco, cosa spaventa, che non siamo più in grado di essere semplicemente persone, ma dobbiamo per forza entrare in una categoria o iscriverci ad un reality e fare solamente la parte degli idioti.

Non sono cattolica praticante, ma ho il più grande rispetto per questa categoria di persone. Perché invece per loro sono una relativista senza Dio?

Perché diavolo per far pubblicità ad un'Università bisogna invitare il papa e far nascere una polemica di cui non importa veramente niente a nessuno?
Perché il nuovo papa è retrogrado e conservatore, ma non un'acca meno del suo predecessore, eppure sentiamo tutti la necessità di criticarlo molto più dell'altro?

Per me di questa storia si sta parlando fin troppo, probabilmente c'è qualche altra notizia molto più importante che ci stiamo perdendo perché i media sono occupati a coltivare un altro po' di intolleranza.

Massimo Citi ha detto...

Il problema, sembrerà riduttivo, sono i media. Come perfettamente fa notare Francesca. La fine degli editori come categoria, fagocitati da holding schiave del mercato azionario, ci ha condotto a una condizione d'informazione perennemente urlata, eccessiva, settaria e,a ben vedere, inutile.
Il rogo dei libri... non è più tempo. Adesso, semplicemente, i libri non nascono e buonanotte. A meno che non garantiscano un buon rientro a breve e non offrano ai media (degli stessi gruppi - si chiamerà sinergia?) un nuovo tema goloso e un altro personaggio.
Nella realtà quotidiana la gente è più tranquilla e tollerante. Ma le cose fanno in fretta a cambiare. Anche la Germania del 1938, in fondo, era un luogo tranquillo...
Ultima parzialissima risposta a Fran: anch'io rispetto i credenti, per l'ottimo motivo che, come tutti, temo la morte. E la presenza sottintesa della morte mi spinge a rispettare qualsiasi sentimento la riguardi. Mi affascina come gli uomini abbiano così a lungo ricamato su una realtà inconoscibile, costruendo sistemi di pensiero affascinanti. Ho un po' di sensibilità narrativa, quindi sono vittima del fascino dei sistemi mitici e religiosi. Ma nei limiti del possibile cerco di non confondere un romanzo con un trattato.

Anonimo ha detto...

Il fatto di dover morire tutti è una bella certezza e secondo molti è quello che rende la vita interessante.
Per quanto mi riguarda non ho paura di morire, ma spesso ho paura di non vivere abbastanza, di rimandare troppo, di non godermi i giorni adesso sperando in altro per domani.
La maggior parte delle religioni predica una vita di sofferenze per poter godere di verie forme di ricompensa dopo, e non mi va bene.

Per cui li rispetto, e mi va bene, ma continuo a mangiare carne di maiale e a fare l'amore (si può scrivere in un blog?) tutte le volte che voglio: forse vivo nel peccato ma quando morirò potrò dire di aver vissuto e goduto, e pazienza per l'inferno, tanto la maggior parte dei cattolici sono perdonati.
:-)

Quando arriva la prossima puntata sull'editoria?

Massimo Citi ha detto...

Già, la religione cattolica ha una formidabile vocazione alla popolarità. Hai peccato tutta la vita? Beh, se ti penti sei perdonato e via, un posticino tra i santi lo troviamo anche a te. Almeno questa è la vulgata che abbiamo capito tutti. Come si possa confondere la trascendenza con la mediocre astuzia del furbetto è la ricetta di santa romana chiesa per arrivare ai duemila anni di vita.
Mi preoccupa di più, comunque, l'aria che tira. Un bel tricolore berlusconi/fascisti/clericali sembra ciò che ci attende al termine di questa crisi. E avremo ancora il Rutelli di turno che ci ammonisce a non essere anticlericali...
Per quanto riguarda la prox puntata sull'editoria conto di pubblicarla presto. È in lavorazione.