– Come
fine? E il messaggio?
Guardo
E. in abbigliamento da Amundsen che fa capolino dalla porta.
–
Stai
zitto. – Lo rimbecco. – Sei ad almeno 400.000 anni luce da me,
anni luce mica fagioli secchi, tu e Mirella.
–
Lo
so. – Mi guarda con la sua aria più furbetta, una cosa penosa. –
E la cosa mi sta benissimo. Ma sei tu che dici che le leggi del
romanzo non valgono nella vita reale e quindi eccomi qua.
–
Bari,
eh? E poi il Messaggio é una cosa che non usa più, ancora peggio
del Dibattito.
–
Io
non sono andato all’oratorio da piccolo e quindi non ho mai fatto
le messe rock nè le veglie di preghiera, nè le uscite dove tutti
limonano e poi vanno a confessarsi e neppure le rappresentazioni col
pretino tutto contento, complete di messaggio e dibattito. Almeno in
questo caso… E poi non senti un po’ di nostalgia, un vuoto a
mollarci tutti qui così dopo che ti abbiamo fatto compagnia per un
anno più o meno?
–
E.
sei un verme, vai sul patetico. – Gli faccio notare cercando di
mantenermi risoluto e asciutto. – Sai che bel ragionamento? Cosa
bisognerebbe scrivere per rimanere vicino ai propri personaggi?
–
Boh,
non sono mica io lo scrittore. – Mi guarda socchiudendo gli occhi.
– Non é che tu poi…
–
Crepa.
– Asserisco. (È questo un sinomino di “dire” che non sono
riuscito ad usare nemmeno una volta finora, pur essendo “asserire”
un verbo di grande effetto. Certo, non si può asserire facilmente un
malaugurio, ma se non vi piace potete sempre prendere una biro,
cancellare il “asserisco” e scriverci, chessò, “ribatto”.
Imparate un pochino ad arrangiarvi, cribbio, senza aspettarvi sempre
la pappa fatta.)
–
Eddai!
Poi il Messaggio é voltairiano, swiftiano, tipico del romanzo di sf
speculativa.
Lo
guardo stupefatto. – Hai la patente per usare certe parole?
–
Mi
sono un po’ sgrezzato ultimamente.– Osserva con una specie di
candida vanità. – Passo molto tempo con un grande filosofo.
–
Mi
hai distrutto. Che Messaggio preferisci? Una cosa da jungla
metropolitana tipo: «Una Galassia. Cinquecento milioni di miliardi
di storie. Questa é una delle tante.» Con voce fuori campo arrocchita
dal fumo e inquadratura su un ponte dalla finestra di un grattacielo?
–
Hai
l’immaginario colonizzato – mi notifica l’ex-protagonista. –
Non hai nulla di più originale?
–
Non
sui due piedi. Domani vado alla biblioteca civica e copio qualcosa di
grandioso, va bene?
–
No.
Ma cazzo, hai raccontato un sacco di baggianate su un’intera
galassia, possibile che non ti venga in mente nulla?
–
Ci
posso provare. – Dico tanto per farlo stare tranquillo.
–
Adesso
vai pure a parlare col tuo filosofo che io invento qualcosa.
–
Mi
raccomando, eh?
–
Stai
tranquillo. – Lo rassicuro. La porta si chiude dolcemente
lasciandomi alla mia cara solitudine ed a un disco di Tom Waits:
Swordfishtrombones che se non conoscete vi invito caldamente a
conoscere. In quanto al Messaggio promesso sarà meglio che mi affidi
ancora una volta al prodigioso talento di Faudo Thimbam.
Il
Bene ed il Male: Una facile dicotomia, la più facile tra tutte
quelle che potrete incontrare anche in una vita molto breve.
Sono
esse realtà fattuali in qualche modo separate, enti effettivamente
esistenti, magari capeggiati da supreme Entità contrapposte o
complici?
È
questo un tema sul quale si sono scontrati per millenni esponenti di
civiltà avanzatissime o molto arretrate senza giungere ad una
conclusione che non scatenasse nella peggiore delle ipotesi un
dibattito su un rotocalco e nella migliore una guerra o una crociata.
Infatti
uno dei primi problemi a porsi é: cos’é il Bene (o il Male) in
sè? Può esistere un Bene universale, che accontenti e rallegri
tutti ma proprio tutti, senza lasciare nessuno in un angolino con la
luna storta e la sensazione che tutti quanti siano improvvisamente
rimbambiti?
Ecco
già i soliti sapientoni che alzano la manina per dirmi quello che mi
hanno già detto svariate generazioni di sapientoni: “Il Bene
supremo é la Vita.” Già, ma adesso vorrei una bella definizione
sintetica di Vita, così possiamo andarcene tutti a casa. La vita di
chi, di che? È bello e buono che una volpe si mangi un tenero
leprottino che a tenerlo sulla guancia vi sentite tutti inteneriti? O
forse é meglio che la volpe crepi di fame, lei e i suoi piccoli che
a guardarli giocare vi sentiti tanto buoni?
“Questo
fa parte dell’eterno ciclo dell’esistenza.” dirà qualcuno,
magari con l’aria seccata di uno che si sente frodato. Bel
ragionamento, non c’é che dire: che Bene assoluto é se c’é
qualcuno che deve crepare anche se non ne ha assolutamente voglia?
E
non mi venite a dire che si tratta di animali: a fare queste geniali
distinzioni ci si trova a spingere col mitra in mano il vicino di
casa con il naso un po’ troppo sporgente verso una camera a gas.
Bisogna
affrontare il problema da un’altra angolatura. Chi é il primo a
darvi rudimenti di etica? Provate a ricordare, su. Chi é stato il
primo? La mamma, certo. E anche il papà, come no. Sì, va bene
qualunque entità che si prenda abitualmente cura dei piccoli. Certo,
questo vale anche le forme di vita a base vanadio. Ci sono altre
domande inutili? Grazie.
Allora,
l’entità o le entità responsabili della cura dei piccoli formano
il primo riferimento etico di ognuno. Siete d’accordo? Questo é
bene, questo é male, questo si fa, questo non si fa, questo non si
fa MAI as-so-lu-ta-men-te e via discorrendo. Una volta assodato che
l’entità in questione, nella migliore delle ipotesi, fa solo il
suo dovere, in quali campi cadono i suoi si può ed i suoi non si
può?
In
linea di massima si può affermare che sono Bene tutte le cose che vi
impediscono di farvi male, che vi impediscono di scocciare
eccessivamente, che permettono di fare una bella figura con il
parentado e con altri adulti e che, infine, riaffermano il suo
diritto di decidere anche per voi. Simmetricamente il Male é tutto
il contrario. Il problema sorge quando, ormai grandini, volete fare
di testa vostra, che so, dormendo a casa di un amico o amica e buona
parte delle Entità decidono che questo non é bene, tanto da farvene
passare la voglia, in alcuni casi preventivamente. E questa
amputazione della vostra libertà, come la vogliamo chiamare? No, non
voglio con questo affermare che il bene supremo sia la Libertà. La
libertà é una cosa troppo rara e difficile per poterla scrivere
sulle bandiere o per fondarci su una filosofia.
No,
ciò su cui vorrei richiamare la vostra attenzione é il valore
relativo di qualunque concetto di Bene e di Male, la percezione
spesso del tutto soggettiva e difficilmente conciliabile di esso. Non
solo: se é già dubbio che la vostra attività sessuale cada in una
delle due categorie prescritte, non parliamo poi delle eventuali
conseguenze paventate dalle entità parentali. La nascita non
prevista e desiderata di un ulteriore oggetto di cure parentali in
quale categoria deve essere posta? È il caso di aspettare e vedere
se, adulto, il soggetto diviene benefattore o strangolatore, per dare
un giudizio saldo sulla serata con un amico tenero e affettuoso?
Molta
gente ha trovato una scorciatoia per uscire da questo ginepraio,
tirando fuori a sorpresa Entità Supreme, depositarie della Vera
Verità, magari scritta su pietra e consegnata al più furbacchione
di un Popolo Qualsiasi, divenuto con ciò Eletto. No, non ci siamo:
in questi casi salta sempre fuori qualcun altro che ha un’Altra
Entità Supremissima con una Verità Verissima e poi un altro che ha
un’Entità Suprema Che-Le-Vostre-Al- Confronto-Fanno-Ridere,
depositaria di una Verità Che-Non-Si-Era-Mai-Vista- Prima.
In
genere a queste discussioni da bambinacci segue una bella guerra che
rende infelice un sacco di gente ma fa bene alla salute di chi vende
armi e che in genere, abbastanza giustamente, si sente MOLTO più
furbo di chi si scanna con una croce, una spirale, un setaccio, una
falce, una canna da pesca in mano.
Allora,
dove sta l’inghippo? Non é che per caso il Bene e il Male in sè
sono due colossali panzane? Non é che quei quattro fessi che pregano
le Divinità del Male sono altrettanto fresconi dei quattromila che
pregano le Divinità del Bene?
Ma,
via, direte voi, non si può dare dei fresconi a generazioni di
filosofi e religiosi, oltre che a buona parte dei propri amici e
conoscenti.
Questo
mi ricorda una frase sulle mosche e sul mangiare merda... ma passiamo
oltre.
Dicevamo:
non si può dare dei fresconi eccetera. Non é BENE!
Ecco
qui che vi ho pescato. Fate uso di un termine che deve essere ancora
definito per definire il termine stesso. Provate un po’ a fare una
cosa simile in matematica, cirillini miei e vedrete come sarà
contento il mio collega di logica.
Non
si può agire in modo morale se non si é definito a priori il bene,
ma non é possibile allo stato attuale definire in modo soddisfacente
il Bene (e reciprocamente il Male). Ecco, quando mi trovo in questi
circoli viziosi in genere mi sento venire la claustrofobia e come per
certi giochi mi viene voglia di buttare via tutto.
Avete
mai provato a sostenervi prendendovi per i capelli o a salire sulle
vostre stesse spalle per valicare un muro? Proprio in questo modo può
essere definito gran parte del lavorio mentale di un sacco di gente
in proposito: prendere tutto ciò che ci pare Bello e Meritevole e
farne il Bene: tutto quello che non rientra in questa bella
definizione sarà Male. Si può rendere più elegante la definizione
dando una scala di gradazioni o parlando di vicinanza o lontananza
dall’Occhio (Magari iscritto in un Triangolone. Cosa c’é da
ridere? La gente é strana) della Suprema Entità da voi prediletta.
In
questo modo ci si prende in giro da soli mandando in ferie il
cervello, l’unica entità commensurabile tra tutte quelle finora
citate.
Per
divertimento potete chiamare Bene e Male quello che vi pare, ma
ricordando sempre che si tratta di un divertimento o di un gioco di
etichette (di piccole, piccolissime etiche). Nessuno di voi, credo,
berrebbe un litro di varichina solo perchè sulla bottiglia c’é
scritto acqua minerale, anche se a scriverlo é stata una persona
stimabilissima ed in ottima fede.
L’Etica
é un gioco, ma un gioco pieno di trabocchetti nel quale serve
elasticità mentale, fantasia ed una giusta dose di diffidenza verso
l’autorità costituita o, se preferite, di paranoia.
A
questo proposito, per chiudere degnamente la lezione, ritengo utile
sottoporvi un costume tuttora in uso su un pianeta molto lontano:
Babichiller nel sistema di Ricciolobiondo, patria degli Aspidauri, un
tipo di sauroidi magri, timidi e schivi.
Tra
essi esisteva ed esiste tuttora un gruppo di saggi molto rispettati e
ascoltati, gli Ycabliss, vocabolo che si può tradurre come
Obiettori. Per entrare a far parte degli Ycabliss è necessario
sostenere, dopo alcuni anni di duro studio, una prova di
comportamento etico.
La
cosa si presenta così: un aspidauro neonato viene sospeso con una
grossa fune su una fossa colma di scoiattoli-piranha. Liberando il
piccolo si attiva un marchingegno meccanico che provoca
l’impiccagione di un altro Aspidauro, non visibile perché chiuso
in una baracca. La fune, piuttosto spessa, scorre sulla fiamma di una
candela dimodoché non è possibile limitarsi a non affrontare la
prova.
Naturalmente
la stragrande maggioranza dei candidati, dopo una breve esitazione,
si affretta a salvare il neonato, con ciò stesso provocando la morte
di un altro individuo e dalla vostra espressione capisco che questa
sarebbe stata la scelta anche di molti di voi. «In fondo l’altro
individuo non è visibile, nulla garantisce che esista davvero»
hanno pensato moltissimi Aspidauri, convinti che ciò che veniva
giudicata fosse la loro credulità.
Ovviamente
tutti costoro sono stati scacciati dal recinto sacro degli Ycabliss,
ed insieme a loro sono stati scacciati i pochi pavidi che non hanno
osato far nulla ed i pochissimi che hanno escogitato soluzioni
brillanti per salvare la vita ad entrambi.
A
questo punto voi direte: «Ma come cribbio si fa a diventare
Obiettori?» È molto semplice: alcuni, pochi, pochissimi, non
appena vedono il marchingegno costruito dagli Ycabliss si guardano
intorno incannati in una maniera selvaggia urlando: «Cos’è questa
pagliacciata? Tirate subito giù quel bambino!» Minacciano una
mezza dozzina di anziani Obiettori, strillano che non gliene
importava un tubo di diventare Ycabliss e si placano solo quando il
piccolo è stato recuperato, l’altro ipotetico aspidauro liberato,
la fune arrotolata e messa via e la candela spenta.
Solo
a quel punto, quando il candidato afferra le sue quattro cose e si
prepara ad andarsene senza salutare nessuno, ancora con una bella
espressione furibonda ma già un po’ depresso per aver dedicata
anni a diventare membro di una setta di idioti che trovano divertente
appendere bimbi su fossati carnivori, viene informato di aver
superato la prova di etica.
Esiste
sempre la possibilità, come capirete riflettendo sulla prova degli
Ycabliss, di cambiare le regole del gioco se non ci piacciono, se
apparentemente si tratta di scegliere tra un male ed un altro male.
In
questi casi è consigliabile barare oppure dare un bel calcio al
tavolo da gioco. Questa è l’Etica in ultima analisi: la Scienza
delle Soluzioni Imprevedibili.
Grazie.
(Da Come costruirsi un’Etica che non crolli in capo a due giorni,
ciclo di lezioni tenute da Faudo Thimban presso l’Ateneo di
Papiion, sistema di Onghingò, anno accademico 10E+22.)
FINE
(davvero)
Siamo
arrivati al termine di questo semestrale, o qualcosa del genere,
romanzo demenziale, debitore (e molto) nei confronti della sf –
soprattutto della space opera –, con infuenze evidenti della
storia italiana di questi ultimi sessant'anni. Ringrazio di cuore chi
l'ha seguito fino alla fine, un numero meno irrilevante di quanto
avrei pensato, chi mi ha sostenuto a voce o per via cibernetica
(suona meglio, non è vero?), chi ha borbottato: «ma non è ancora
finito?» e poi ha continuato a leggerlo. Di Calibano farò un
e-book nel caso, impensabile ma non impossibile, che qualcuno
desideri averlo per sé e per chi non abbia voglia di leggerlo on
line. Il prezzo sarà di € 1,99, giusto per la fatica di prepararlo
e non appena pronto informerò i miei fantomatici lettori qui e sulla
mia pagina FB. Ovviamente non ci sarà nessun seguito a Calibano,
sono una persona seria e non una Major, anche se resta il problema di
cosa farne di Fronte e Retro: tornare a un normale blog o
pubblicare qualcos'altro, e in quel caso cosa, visto che non ho
scritto altri romanzi deliranti come Calibano. Ma non escludo nulla,
a questo punto, persino di pubblicare altri brani, frammenti, anche
racconti anche molto strani, molto, molto strani. In ogni caso
preparatevi a tutto, questa è la mia voce on line e non la
lascerò morire. UIltima cosa, sono stato e sono molto affezionato a
Calibano, nonostante i suoi evidenti difetti e nonostante la scarsa simpatia che in
altri tempi ha ricevuto e sono molto soddisfatto di averlo
pubblicato. Nulla di più. Tutto il resto è vanità, come direbbe
Padre Jorge (sì, ho letto Il nome della rosa).
4 commenti:
Ben fatto!
E' stato un piacere seguirti fino a qui!
Ciao.
@Nick: è stato bello avere il tuo sostegno finora e ti abbraccio con affetto. Cosa fare adesso? Ah, saperlo. In ogni caso Fronte e Retro resterà vivo.
Eeeee dunque...
Ho finito da dieci minuti la lettura di Calibano.
Siccome ero un po' indietro, e la mia memoria è tipo quella di un vecchietto di 120 anni con pochissima memoria, ho fatto che rileggermelo tutto da capo.
Ci ho messo un paio di giorni, ma mi sono divertito moltissimo!
Ovviamente adesso che è finito mi dispiace, mi ero affezionato ad alcuni personaggi... insomma, le solite cose di quando ti piace un romanzo.
Io di romanzi ne leggo non pochi, ma pochissimi perché leggo quasi solo saggi e "I Classici", soprattutto perché non avendo tutto il tempo del mondo "non voglio rischiare". (Non è una cosa facilissima da capire, accettala e basta).
Quindi le rare volte che leggo un romanzo, e le rare volte che ne leggo uno che mi piace, credo di essere DOPPIAMENTE contento rispetto all'abituale lettrice/lettore di romanzi, che è già abituat* alla sensazione.
Vabbè, la smetto qui, però ci tenevo a far sentire tutto il mio apprezzamento.
Attendo l'edizione in ebook, neh!
Un abbraccio forte e un ringraziamento.
Orlando
p.s. in tutti quei capitoli solo DUE - dico due! - refusi. E per nulla gravi. (Non li ho segnati, mi spiace, dovrai troverteli da solo prima dell'edizione in ebook ^_____^)
@Orlando: sono io a ringraziarti, con tutto il cuore. Per aver reso possibile che un vecchio romanzo trovasse una seconda giovinezza. Ovviamente ti invierò il romanzo non appena impaginato e rimesso a posto. Sono diventato maledettamente perfezionista, ultimamente. Un grosso abbraccio e a presto.
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