5.4.17

Un po' di educazione, perbacco!


L'educazione, quella alla quale si appellavano i genitori quando ci si comportava in modo inadeguato, rissoso, chiassoso, utilizzando «brutte parole», urlando, ridendo sguaiatamente eccetera. Alla censura vocale faceva non raramente seguito una censura ben più corporea, in forma di un paio di sberle che, in genere, ferivano più la propria immagine sociale che il volto. A chi non è accaduto? 
Negli anni che vennero dopo si giurò solennemente che il nostro stile di educazione sarebbe stato incomparabilmente migliore, che si sarebbe discusso – non urlato, e che le sberle e qualunque altro tipo di punizione fisica sarebbe stata eliminata per sempre dalla nostra guida a una buona educazione. 
A distanza di un certo numero di anni devo ammettere di essermi in linea di massima attenuto a questo insieme di precetti, anche se ammetto (e non ne vado orgoglioso) che in qualche occasione ho perso il lume degli occhi – i ragazzi intorno ai 10-11 anni hanno il dono di provocare fino allo sfinimento – giungendo all'inevitabile urlo. 
Ma al di là dei risvolti personali, diciamo che l'educazione impartita da genitori (dotati di buone intenzioni) aveva alcuni scopi lodevoli e qualche effetto meno lodevole. Tra i meno lodevoli una certa ipocrisia, la tendenza a "farsi i kz propri" e un inevitabile conformismo; tra i risultati migliori la capacità di stare tra gli altri senza disturbare e sapendo ascoltare, la pazienza verso gli individui più noiosi o più aggressivi, la gentilezza, la cortesia, la modestia e la disponibilità.
Per molto tempo ho pensato che una buona educazione fosse un discreto collante sociale, quello che ti tratteneva dall'afferrare un cric durante una discussione stradale, che ti impediva di riempire di insulti un tuo casuale interlocutore di diverso parere, mettendo in discussione la sua morale e i costumi sessuali della sua mamma e che ti permetteva di stringere le spalle davanti al furto di un posto per parcheggiare, ma ora mi rendo conto che l'educazione, sia pure quella puramente formale, sta scomparendo lentamente e inesorabilmente. 
E questo non significa che la verità si stia lentamente liberando dalla camicia di Nesso di una sincerità puramente formale ma che, semplicemente, è divenuto giusto afferrare il cric, insultare chi non la pensa come te e litigare fino alla strage per un posto auto. 


«Io» è diventata la valuta maggiormente utilizzata fino a diventare inflazionata come il deutschemark nel 1930, si è diventati sensibilissimi a qualsiasi riferimento alla nostra persona e alla nostra vita – della quale, peraltro, siamo noi a essere i primi detrattori. Si diventa paranoici, ci si convince che sui social network si irridano i nostri figli, che la nostre moglie/ fidanzata / compagna si mostri nuda o quasi dietro cortese richiesta, – quella bottana – che il cugino utilizzi la nostra auto per arrotare i cani dei ricchi nottetempo e che la nonna coltivi erba sul terrazzo regalandola a tutti i tuoi peggiori nemici. 
In TV i personaggi più aggressivi, volgari e intolleranti sono ovunque, pronti a insultare e a mortificare davanti a un pubblico adorante e anche il neo-presidente Donald Trump, si suppone uomo del popolo in quanto perfetto cafone e ideatore di balle spaziali, arriva a insultare il presidente messicano e a rifiutarsi di dare la mano alla Cancelleria tedesca. 
È come una cascata che, lentamente, scende dall'alto fino ai livelli più bassi della società. Siamo tutti più poveri? Beh, facciamo almeno vedere che a noi non ci frega nessuno, che le multinazionali possono anche lasciarci sul marciapiede da un giorno all'altro, ma che siamo sempre pronti a insultare e menare chi non ne ha nessuna colpa. A cominciare dai figli fino alla fidanzata
Questo genere di aggressività non ci lascia mai, alcuni diventano troll o hater (odiatori) come Napalm 51 impersonato dal buon Crozza, pronti a credere a ciò che è indimostrabile, falso, assurdo ma che comunque ci piace credere, pronti a SCRIVERE TUTTO MAIUSCOLO CHE SI CAPISCA CHE NOI NON VOGLIAMO TACERE E CHE NON CI POSSONO DIMENTICARE. Gente che scrive «Fate girare», come è accaduto con immagini ridicole o fake prese puntualmente per buone e che collezionano like come immagini della mitica matriciana della zia. 


Dietro l'educazione dataci dai genitori – buona o cattiva che fosse – c'era la convinzione che avremmo dovuto occupare un posto nell'ambito di una società più giusta e ricca di occasioni per chi avrebbe saputo distinguersi (in senso positivo); dietro la scomparsa dell'educazione c'è viceversa una società malignamente frivola, che ci comunque occasione per sfogare la nostra disperata paura talmente profonda da essere divenuta invisibile da esprimersi mediante accessi di rabbia, di violenza, di gelosia, di intolleranza, di furore. 
Esiste un sottile legame tra l'educazione come progetto di futuro e una società più giusta e democratica e la sua mancanza come ammissione che il futuro è terminato e che non esistono più diritti ma soltanto potere.  
Si potrà urlare, comunque, sparare «cazzo» e «porcozio», ridere di una quindicenne che si esibisce su Instagram volente o nolente scandalizzarsi nel vedere neri che trucidano un gattino, masticare minacce e dire «menimpipo» davanti a un gommone di bambini del sud del mondo che affonda: la mancanza di educazione ci lascia soli in un mondo con poche speranze.  


Che cosa resta a noi poveri ben educati in un mondo che sta rapidamente colando a picco? A noi che protestiamo se vediamo qualcuno che spezza i rami più bassi a un albero, che ci ostiniamo a fare la raccolta differenziata constatando ogni volta che il bidone dell'indifferenziato è allegramente colmo di bottiglie, barattoli, carte, plastica e bucce di patate, a noi che abbiamo la netta sensazione che il mondo sia stato sequestrato da individui maneschi, esasperati e tragicamente ignoranti. A noi non resta altro che l'esempio, la pazienza, la comprensione, la capacità di diffidare delle soluzioni troppo semplici e di resistere alla violenza. Non è facile, lo so e lo constato ogni giorno, ma non c'è altra possibilità.  
Ricordando che, comunque, a creare il clima che si respira è qualcosa di estremamente materiale, qualcosa che ha più a che vedere con le modalità con cui si esprime il potere economico piuttosto che con una crescente follia
Tutto il resto viene di conseguenza


    

10 commenti:

Glò ha detto...

Mah... io poco tempo fa ho questionato con persone ultrasessantenni su Fb che mi hanno definita "buonista malsana" perché ho fatto notare che definire pervertito un omosessuale è decisamente contro quella morale educativa sui giovani, che paiono essere le mille (non dieci XD) piaghe d'Egitto, così inflazionata. Dunque, tutti abbiamo perso "qualcosa", non è questione d'età. Siamo ineducati di ritorno, forse? XD
Bel post! ^^

Massimiliano Riccardi ha detto...

Come non essere in sintonia con quello che scrivi? La definizione "malignamente frivola" che hai utilizzato caratterizza molto bene tutto lo squallore che ci circonda. Mi ritrovo quasi ad ammirare (ops!) i cattivoni duri e puri piuttosto che i belanti, imbecilli, mammalucchi lacustri che danno fiato alla bocca e agio alle mani per motivi assurdi e pretenziosi. Siamo circondati di maligni, superficiali, cafoni istituzionali di una democrazia distorta. Sberleffo, dileggio, maldicenza, cattiveria, scherno, sono la prosa moderna. Il ghigno sadico e complice l'obolo per questi attori da farsa. di fatto se sei educato e corretto vieni additato come un coglione, se sei furbo e lo piazzi da tergo agli altri sotto sotto vieni ritenuto uno in gamba. La lotta è impari, tante battaglie sociali e lotte per arrivare a cosa? A questa massificazione idiota? Lotte sociali nei decenni passati per elevare il proletariato al livello di stupidità della borghesia più becera, bah. Questa mattina sono troppo stanco per ragionare con lucidità, scusami Massimo.

Massimo Citi ha detto...

@Giò: «Buonista» è il commento tipico di chi non trova o non sa o non arriva a immaginare qualcosa di diverso dalla sua misera soddisfazione di non essere né un migrante né un soggetto da mensa di carità. Forti (forti?) della convinzione che sia tutto merito nostro la nostra fortuna (fortuna?) possono permetterci di sfruculiare chi subisce una sorte peggiore. E qui tutte le "minoranze" vanno bene: omosessuali, musulmani, donne, ebrei, transessuali, intellettuali, tifosi del Crotone, barboni, famglie siriane, bambini che muoiono di fame... tutti coloro che in altre condizioni meriterebbero la nostra solidarietà e il nostro appoggio. Gli ultrasessantenni ai quali accennavi si trovano sulla zattera e pestano le dita a tutti coloro che tentano di salire. Ma non siamo noi a essere diventati ineducati, è il mondo che ci circonda a essere diventato feroce e meschino. "Buonisti" è un modo per definirci ipocriti, gente che vuole salvarsi la coscienza, ma non è così. Probabilmente siamo se non buoni, almeno comprensivi. Da giovane mi accusavano di essere idealista e lo sono tuttora, porto questo aggettivo come una medaglia. Ultimamente hanno aggiunto anche "buonista" e va bene, sono anche un intellettuale (ammisgnùr) e - tutto sommato - un buono senza ipocrisie.

Massimo Citi ha detto...

@Massimiliano: chiedo scusa per il ritardo nella risposta ma stamattina, mentre ti stavo rispondendo, il PC si è impallato e sono riuscito a rimetterlo in pista soltanto oggi pomeriggio. Mi piace la definizione di "cafoni istituzionali", un genere di soggetto che la legge elettorale voluta da Berlusconi - con il sostegno della cosiddetta opposizione - ha reso attuale. Soggetti come Renzi e gli altri della sua banda sono il sigillo del passaggio da democrazia e democratura. Questo per non parlare di Grillo o di Salvini, due soggetti che meriterebbero di essere condannati alla lapidazione a vita, gente del calibro di Röhm o Hess o Göring o Farinacci, virilmente maleducati, inventori di una politica fatta di "fanculo" e di "menefrego". Non è interessante il ricorso a forme di discorso politico che credevamo consegnate a un'altra epoca? Con tutto ciò credo che faremo bene a rimanere poco "furbi", a diffidare di chi raggiunge troppo facilmente i propri obiettivi, di rischiare - in breve - di essere sodomizzati piuttosto che ridere delle disgrazie altrui. Per quanto riguarda il proletariato, semplicemente l'hanno spostato in altri paesi, fuori dalla nostra nostra possibilità di intervento. Qui, in compenso, siamo finiti tutti nel girone dei piccolo-borghesi, sempre più poveri e sempre meno importanti, a giocare a gratta e vinci e a litigare per un parcheggio in doppia fila.

Massimiliano Riccardi ha detto...

Ma ci mancherebbe altro, figurati se devi scusarti, anzi grazie per aver avuto voglia di rispondere ai miei deliri post notte lavorativa. Per il resto... assolutamente vero Massimo. Siamo passati dall'ambire alla democrazia al coltivare la "mediocrazia". Ti guardi intorno e vedi la bassezza dell'uomo portata alle estreme conseguenze, masse che si sottomettono alle bestie sino ad adorarle, parola d'ordine: "mano alle ruspe" :)

Massimo Citi ha detto...

@Massimiliano: chi non conosce la storia è condannato a ripeterla. L'unico nostra alleata è la cultura - die Kultur, quella che, quando veniva nominata, induceva Goebbels a tirare fuori la pistola. E il miglior mezzo di chi vuole rendere questo pianeta invivibile è l'ignoranza. Grazie e a presto.

Orlando Furioso ha detto...

Non frequentando più i "social", vedo molta meno maleducazione di quanta ne vediate voi. Ovviamente vedo benissimo quella che c'è in giro, per strada, e talvolta mi scopro a pensare che la situazione non è poi così peggiore di quella che constatavo venti, trenta, quarant'anni fa. O mi sto foderando gli occhi con chili di prosciutto oppure sto disperatamente cercando di uscire dal loop "prima era meglio, ora è tutto uno schifo". Francamento, ora come ora, non so quale delle due ipotesi sia quella più reale...
Un abbraccio a tutt*

Massimo Citi ha detto...

@Orlando: in realtà si parla di maleducazione intendendo un forte grado di aggressività basata sull'ignoranza (ovvero sulle pseudoconoscenze apprese sui social networks)e nella comunicazione attraverso i media, TV in primis. Nella vita di tutti i giorni può accadere di non ravvisarla immediatamente ma è sufficiente scambiare due chiacchiere perché dal giornalaio o al bar perché emergano analisi assurde («fanno venire qui i migranti perché ci guadagnano») e inutilmente rabbiose. La maleducazione diventa così un atteggiamento reattivo verso ciò che non si riesce a comprendere e rimane come proprio profilo costante. Personalmente sono convinto che non si tratti di scegliere un periodo o l'altro della propria vita ma stabilire che si tratta di onde sociali che tendono a ripetersi. Un abbraccio.

Nick Parisi. ha detto...

Cosa rimane?
Rimane la speranza, rimane il lavoro quotidiano nel provare a mantenere quella forma di educazione personale che cu è stata insegnata e trasmetterla ai propri figli barra nipoti.
Insomma c' è tanto da fare ma almeno non si farà parte del mondo dei maleducati

Massimo Citi ha detto...

@Nick: vero, ci rimane molto, a saper vedere e ad aver voglia di impegnarsi. Ma io comincio a essere seriamente preoccupato di come il mondo agisce e reagisce e di come reagirà in futuro a ciò che avviene. Ma non è detto che siamo obbligati a ripercorrere una storia già vista. Stavolta noi, i tedeschi e i giapponesi potremmo avere ragione *__*