20.4.17

L'Invicibile Armada tra Giava e Sumatra


Un post breve, penso, su un tema che ha poca importanza da un punto di vista strettamente militare, ma ne molta di più in senso generale. 
Parlo della flotta americana, ovvero di una sua parte, formata dalla portarei a propulsione nucleare USS Carl Vinson e da uno sciame di unità di scorta, che lo scorso 8 aprile avrebbe teoricamente dovuto abbandonare le manovre militari previste nei pressi dell'Australia per correre «a cinquecento chilometri in linea d'aria dalle basi missilistiche nordcoreane, pronte a colpirle».
A dare man forte alla Invincible Armada ovvero alla flotta america alcune unità militari giapponesi, annunciate su «La Repubblica» pochi giorni dopo. 
Non male, americani e giapponesi, come settant'anni fa.
Fantastico, ho pensato, eccolo qui il neopresidente americano che si cala nei panni di Filippo II di Castiglia, pronto a colpire il nemico della Cristianità Kim Jong Un, peraltro ignaro, in apparenza, della sorte della Invincible Armada spagnola, a suo tempo sconfitta e in buona parte dispersa a largo della Gran Bretagna. 


Ma Donald Trump ha, come tutti sanno, una cultura raccogliticcia e dispersa, e il vero problema era la presenza di alcune grosse unità da guerra pronte a sparare missili e lanciare aerei contro il territorio nordcoreano, in spregio ai rischi possibili di coinvolgimento – in una guerra nucleare – del Sud Corea e del Giappone. 
Fino a qualche giorno fa ho ascoltato con attenzione i notiziari del mattino, augurandomi di non sentire annunciare: «Unità della Marina Militare Americana hanno lanciato N missili contro basi nordcoreane dove si ritengono si trovino missili a testata nucleare. Il governo di Pyongkiang ha reagito annunciando il lancio di...» e così via, come ne La guerra mondiale n. 3 di Jacques Spitz o in Livello 7 di Mordecai Roshwald. Fortunatamente non ho avuto notizie di questo genere ma, solo qualche giorno fa, sono venuto a conoscenza – come milioni di altre persone – di un fatto che è poco definire curioso. 
La Invincible Armada yankee, infatti, nel momento nel quale Donaldone nostro annunciava al mondo che le sue navi erano pronte a bombardare il perfido imperatore Ming, pardon, Kim Jong Un, continuavano a navigare verso l'Australia, in apparenza ignare del destino guerriero che le chiamava in azione a cinquemila chilometri di distanza. 


Spontanea sorge la domanda: «Ma l'Ammiraglio o il Commodoro o quello che volete, non li legge i giornali?» Come faceva, in sostanza, a non sapere che le sue navi dovevano essere in rotta nella direzione opposta a quella che stava bovinamente seguendo? Siamo giunti al punto che la USS Carl Vinson è stata fotografata pochi giorni fa nel Sunda Strait, ovvero lo stretto che separa Giava da Sumatra. Mancava solo l'equipaggio schierato sulla tolda che saluta casa... 
In questi casi inizia una silenziosa e feroce caccia al colpevole che per il momento, non ha ancora trovato qualcuno che possa essere accusato di aver sabotato il presidente. Resta il dato di fatto che mentre Trump annunciava, con i suoi modi da mandriano vilipeso, che la flotta navigava verso i cattivi, l'ordine di invertire la rotta non era arrivato. O era stato ingoiato da un guardiamarina innamorato di Hilary Clinton. 

Gli unici a non avere ricevuto quel messaggio, a quanto pare, sono stati proprio gli ammiragli della U.S. Navy e tutti gli equipaggi della flotta in questione. Che ha continuato per una settimana a navigare nella direzione opposta. Dirigendosi, imperterrita, verso la sua destinazione "normale", puntando cioè verso quei mari dell'Australia dov'era attesa per un'esercitazione.
I primi ad accorgersi della sconcertante situazione sono stati i cronisti dello Huffington Post. Poi la vicenda è stata confermata ai massimi livelli, al punto che il New York Times ne ha fatto il titolo di apertura del suo sito. Tardivamente, la flotta ha finito per seguire gli ordini del presidente. Ma con un tale ritardo, da mettere a dura prova la credibilità della Casa Bianca. Il gesto che doveva intimorire Pyongyang non c'era stato, o non era stato trasmesso "per li rami" ai vari livelli della gerarchia militare? O qualcuno non aveva preso sul serio quell'annuncio, all'interno del Pentagono? (a «La Repubblica»)

Il Pentagono, la U.S.Navy, Sean Spicer, capo dell'ufficio stampa della Casa Bianca, James Mattis, segretario per la Difesa, si sono rimpallati le responsabilità in proposito, con Sean Spicer che è giunto ad affermare che mr. Trump aveva comunque ragione dal momento che gli USA posseggono davvero una grande flotta, anche se non era proprio dove doveva trovarsi. 
La responsabilità di questo risibile incidente è, evidentemente, di mr. president, il nostro P.O.T.U.S., che ha dichiarato, minacciato, tonitruato ciò che non ha voluto controllare personalmente né far controllare ad altri. Come dire, l'ennesima figura di m...
Il problema maggiore resta, però, nostro. 
Un simile demente, seduto su una montagna di armamenti e che intende ulteriormente aumentarli, partigiano del petrolio e del carbone, incapace di non reagire a un qualunque insulto, anche involontario, è un pericolo costante. Non tanto per gli ordini che non riesce – come in questo caso – a trasmettere ma per quelli che sciaguratamente dovesse riuscire a recapitare. 
Ogni giorno in più della presidenza Trump è un pericolo per l'umanità. 
Da ricordare. 


 

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