L'ho rimandato diverse volte, più che altro perché non riuscivo a finire i libri in lettura ma ora diciamo che ci siamo. Ho ancora un paio di libri non terminati, ma diciamo che siamo al buono.
Tutta fantascienza? No, non proprio. Ho un curioso rapporto con la sf scritta: alla mia età non ci sono più storie o autori del tutto sconosciuti, da un certo punto di vista potrei affermare che non mi aspetto più molto di assolutamente nuovo dalla fantascienza. Nonostante questo continuo a leggerne, anche se non con i ritmi che mi erano abituali.
Altra piccola nota preventiva: ci sono tra gli altri ben tre libri scritti da autori giapponesi, un libro che si svolge in Thailandia ed uno in Cina e di autore cinese... come dire che ho una certa, smaccata preferenza per l'Estremo Oriente.
Cominciamo dalla mia lettura più recente, La ragazza meccanica di Paolo Bagicalupi, edizioni Multiplayer, traduzione di Massimo Gardella, titolo originale The windup girl, uscito nel 2009 in lingua originale e nel 2014 in Italia: un testo davvero onusto di molti riconoscimenti:
The novel was named as the ninth best fiction book of 2009 by TIME magazine, and as the best science fiction book of the year in the Reference and User Services Association's 2010 Reading List. This book is a 2010 Nebula Award and a 2010 Hugo Award winner (tied with The City & the City by China Miéville for the Hugo Award), both for best novel. This book also won the 2010 Compton Crook Award and the 2010 Locus Award for best first novel.(da Wikipedia)
Fortunatamente per me ho saputo di questo popò di premi ricevuti soltanto dopo la lettura: mi impressiono facilmente. In ogni caso non posso che dirmi d'accordo con tali simposi: The windup girl è un romanzo notevole.
Ma chi la ragazza meccanica? Un androide, una Neopersona di nome Emiko, creato in Giappone e finito in Thailandia all'inizio del XXIII secolo. Mentre in Giappone, un paese di anziani, le ragazze meccaniche sono ben tollerate dalla popolazione, in Thailandia sono a malapena tollerate.
Non umani, certo, ma nemmeno una minaccia [...] non erano diavoli [...] e nemmeno le creature senz'anima che qualche monaco buddhista immaginava sputate dall'inferno [...] Non erano neanche un affronto al Corano, come sostenevano le Fasce Verdi.
Ma che cosa ci fa una creatura di sintesi nel paese dei Thai?
Detto in poche parole, la escort d'alto bordo, sempre disponibile alla compagnia per i farang (gli stranieri).
Il romanzo si apre con un incidente sul lavoro in una fabbrica, un luogo che si rivela centrale per raccontare le condizioni di vita nel paese. In poche pagine si apprende così che gli effetti collaterali dell'ingegneria genetica hanno di fatto distrutto l'economia e l'agricoltura – decimando la popolazione – non solo del Sud-Est asiatico ma anche di aree molto più sviluppate, di un Incidente che a suo tempo avrebbe spazzato via il 99% della popolazione cinese in Malesia, di allucinanti incidenti avvenuti in Finlandia e altrove nel mondo, di malattie mortali come la micoruggine e il geneparassita – divenute sostanzialmente endemiche nel regno –, e della politica fortemente restrittiva condotta dalla monarchia contro le specie vegetali di sintesi e contro le Compagnie straniere, il tutto pur dovendo affrontare un oceano che non smette di crescere...
Partito da qui, il romanzo narra delle lotte intestine condotte tra la diverse entità politiche-economiche attive in Thailandia, della crisi ormai divenuta quotidiana, dovuta all'esaurirsi del petrolio, della sorte maligna che lega a sé gli immigrati cinesi, in un quadro generale che non è troppo agevole tenere sotto mano, ma non di più – tanto per rimanere in tema – di un articolo approfondito su «L'Internazionale».
Ed è la lenta, rabbiosa, terrificante credibilità del romanzo a regalargli una potenza difficile da afferrare di primo acchito, una ferocia che, in apparenza, fatica a comprendere anche la povera Emiko, sballottata tra entità difficili da comprendere e tra potentati dalle intenzioni impossibili da prevedere. Fino all'inevitabile esplosione: Emiko non è una creatura umana e i suoi riflessi e i suoi gesti non sono paragonabili a quelli umani, e così un gioco erotico di gruppo ai suoi danni può avere una fine del tutto imprevista.
La sorte di Emiko – pateticamente legata a una fantasia che permetterebbe a tutte le Neopersone di ritrovarsi un giorno in un luogo posto in un immaginario, mitico Nord – diviene così un'evidente metafora dei tentativi di tutti i personaggi di trovare un luogo lontano e perduto dove fuggire in una Terra divenuta una matrigna. Nella realtà lo scontro tra le Compagnie, con i loro servi rapaci, sciocchi o criminali - i farang odiati nel libro anche più della povera Emiko -, e il governo Thailandese non cessa e trova una possibile chiusa provvisoria nel racconto, anche se si può essere certi che un'immaginario seguito riproporrebbe una situazione solo marginalmente mutata.
Quali sono i difetti de La ragazza meccanica? Beh, il primo non è esattamente un difetto: si tratta della capacità dell'autore di scaraventare il lettore in un mondo totalmente alieno, in un futuro che solo lentamente diviene intelleggibile al lettore, difficoltà accentuata dall'uso frequente di lemmi provenienti dal Thai o dal cinese. I troppi personaggi? Beh, ci vuole tempo per abituarsi ma poi il numero di personaggi finisce per diventare una ricchezza per chi legge. La nettezza fredda del racconto? È un problema di gusti, ovviamente, ed è una necessità in una vicenda tanto evidentemente «realistica».
Si può accusare l'autore di non aver maggiormente descritto la realtà del XXIII secolo, ma anche qui la necessità di raccontare ha finito per accellerare la vicenda. Un consiglio: leggetevi un paio di volte i primi tre capitoli, vi sarà utile per orientarvi in quel mondo.
L'unico vero difetto è puramente materiale: un libro di 400 pagine deve essere aperto completamente, senza che le pagine comincino a staccarsi e a navigare in braccio o tra le lenzuola... La mia copia è attualmente assicurata da un elastico, cosa che non mi capitava più da anni...
...
Sempre così. Dico: «diciamo due parole sugli ultimi libri letti» e mi trovo a scrivere. E scrivere. E scrivere. E scri... Vabbè, passiamo al libro successivo.
...
L'eco del paradiso di Ôe Kenzaburô, edizione Garzanti 2015, traduzione (dal giapponese) di Gianluca Coci, € 22,00, pagine 246, edizione originale 1989. Come dire un quarto di secolo fa...
Immagino non saremo folla, noi lettori di Ôe, ma è comunque bello ritrovarsi in compagnia di un uomo tanto educatamente raffinato e che scrive in maniera precisa e diretta, senza nascondere o velare nessuno dei suoi pensieri. Dovrei, a questo punto, raccontare almeno in parte la vicenda narrata e lo farò, tranquilli, ma vorrei dedicare ancora qualche parola allo stile solo in apparenza inesistente di Ôe. Solo in apparenza, perché per ottenere una scrittura tanto leggera e diretta credo sia necessaria una cura al limite dell'ossessivo nella scelta delle frasi e delle parole, un lavoro dietro le quinte del quale nulla traspare.
La vicenda è relativamente semplice: Marie K. è una donna che Ôe ha conosciuto in gioventù, per qualche tempo persa di vista e poi reincontrata. L'autore ha sempre provato un interesse solo limitatamente sessuale nei confronti di Maria K., in realtà l'ha sempre ammirata senza sapere il perché:
[...] una donna speciale, una donna che calamitava le attenzioni di tutti con la sua semplicità e innocenza.
Ormai sposato Ôe è felice di aver recuperato il rapporto con Marie, ma ben presto comprende che la donna che ha di fronte non è la stessa che ha conosciuto. La nascita di un figlio mentalmente menomato, Mûsan, e, in seguito, un grave incidente toccato all'altro figlio, ridotto sulla sedia a rotelle e per finire il divorzio hanno drasticamente mutato la sua vita. Poco tempo dopo, l'arrivo di alcune lettere dall'ex-marito di Marie – Betty Boop nei loro scherzi giovanili – lo informa di una tragedia appena avvenuta (e che non racconterò qui) che darà un'ennesima svolta alla vita di lei.
Ôe è un testimone della strana vita di Marie K., assisterà ai suoi amori vani ma mai futili, ai rimorsi, alla scelta di rinunciare definitivamente al sesso, alla sua problematica e ipotetica conversione, fino all'exitus avvenuto in curiose circostanze.
Tutta la vicenda di Marie K. viene narrata da Ôe in maniera indiretta, parlandone al passato, raccontando mediante lettere ricevute, ricreando il rapporto vissuto con lei in rapidi, dolorosi raffronti con la propria esperienza.
Non è un libro facile, L'eco del paradiso, ed è carico di interrogativi ai quali l'autore stesso non riesce – o forse non può – trovare risposta, ma è un libro importante, una narrazione intensa e potente.
Piccolo particolare, ho un altro libro di Ôe, La vergine eterna, in lettura. Tra un po' toccherà a lui. E, conseguentemente, a voi. Piccolo particolare, ho un altro libro di Ôe, La vergine eterna, in lettura. Tra un po' toccherà a lui. Piccolo particolare, ho un altro libro di Ôe, La vergine eterna, in lettura. Tra un po' toccherà a lui.
...
Un po' lungo, vero. Vabbè, magari un altro libro riesco a infilarlo.
...
Io amo il jazz e apprezzo Murakami Haruki. E mia figlia lo sa. Non è quindi strano che un bel giorno mi sia trovato sulla scrivania questo Ritratti in Jazz di Murakami Haruki con disegni di Wada Makoto.
Il libro è nato da un mostra di Wada tenuta in Giappone nel 1997 e i testi di Murakami si limitavano ad accompagnare i disegni a cui è seguita un'edizione in forma di libro nel 2001.
Ovviamente non l'ho letto tutto di seguito ma ho scelto brano per brano, pardon, ritratto per ritratto i musicisti scelti. Murakami presenta così il suo lavoro:
[...] prendo da uno scaffale un po' di album suoi [di Clifford Brown] che non sentivo da tempo, li metto sul piatto del giradischi (sì, ho solo vecchi LP in vinile, ovviamente) mi piazzo nella mia solita poltrona e lascio che la musica mi riempia le orecchie. Poi mi siedo alla scrivania e raccolgo in un testo della lunghezza opportuna tutte le idee che mi vengono in mente.
Il risultato è una collezione di ritratti curiosi e vivaci, insieme storia personale dell'incontro con il musicista e la sua musica ed emozioni nate dall'ascolto. Ovviamente in qualche caso mi è capitato di essere d'accordo con Haruki, in altri no, ma ho comunque avuto la sensazione di ascoltare un vero esperto in materia, che lascia emergere distrattamente qualche osservazione acuta e pertinente ma senza esagerare né voler imporre alcunché.
Una lettura gradevole, che spazia dai musicisti swing fino al be bop, particolarmente adatta se accompagnata dall'ascolto di musica jazz. Nota bene: la recensione è stata scritta con l'accompagnamento della tromba (e del flicorno) di Paolo Fresu.
Grande musicista.
Unico ENORME difetto dell'antologia la mancanza di Keith Jarrett e soprattutto di John Coltrane, ma, in compenso, ci sono Charles Mingus, Sonny Rollins (ritratto maledettamente azzeccato, il suo), Stan Getz, Ornette Coleman ed Herbie Hancock... può bastare tutto sommato.
...
Bene, adesso mi fermo sul serio.
Ritornerò presto.
Ho ancora sulla scrivania altri sei libri (e un settimo incombe) e per accordo con me stesso non prenderanno posto in libreria se non dopo essere stati presentati...
Cominciamo dalla mia lettura più recente, La ragazza meccanica di Paolo Bagicalupi, edizioni Multiplayer, traduzione di Massimo Gardella, titolo originale The windup girl, uscito nel 2009 in lingua originale e nel 2014 in Italia: un testo davvero onusto di molti riconoscimenti:
The novel was named as the ninth best fiction book of 2009 by TIME magazine, and as the best science fiction book of the year in the Reference and User Services Association's 2010 Reading List. This book is a 2010 Nebula Award and a 2010 Hugo Award winner (tied with The City & the City by China Miéville for the Hugo Award), both for best novel. This book also won the 2010 Compton Crook Award and the 2010 Locus Award for best first novel.(da Wikipedia)
Fortunatamente per me ho saputo di questo popò di premi ricevuti soltanto dopo la lettura: mi impressiono facilmente. In ogni caso non posso che dirmi d'accordo con tali simposi: The windup girl è un romanzo notevole.
Ma chi la ragazza meccanica? Un androide, una Neopersona di nome Emiko, creato in Giappone e finito in Thailandia all'inizio del XXIII secolo. Mentre in Giappone, un paese di anziani, le ragazze meccaniche sono ben tollerate dalla popolazione, in Thailandia sono a malapena tollerate.
Non umani, certo, ma nemmeno una minaccia [...] non erano diavoli [...] e nemmeno le creature senz'anima che qualche monaco buddhista immaginava sputate dall'inferno [...] Non erano neanche un affronto al Corano, come sostenevano le Fasce Verdi.
Ma che cosa ci fa una creatura di sintesi nel paese dei Thai?
Detto in poche parole, la escort d'alto bordo, sempre disponibile alla compagnia per i farang (gli stranieri).
Il romanzo si apre con un incidente sul lavoro in una fabbrica, un luogo che si rivela centrale per raccontare le condizioni di vita nel paese. In poche pagine si apprende così che gli effetti collaterali dell'ingegneria genetica hanno di fatto distrutto l'economia e l'agricoltura – decimando la popolazione – non solo del Sud-Est asiatico ma anche di aree molto più sviluppate, di un Incidente che a suo tempo avrebbe spazzato via il 99% della popolazione cinese in Malesia, di allucinanti incidenti avvenuti in Finlandia e altrove nel mondo, di malattie mortali come la micoruggine e il geneparassita – divenute sostanzialmente endemiche nel regno –, e della politica fortemente restrittiva condotta dalla monarchia contro le specie vegetali di sintesi e contro le Compagnie straniere, il tutto pur dovendo affrontare un oceano che non smette di crescere...
Partito da qui, il romanzo narra delle lotte intestine condotte tra la diverse entità politiche-economiche attive in Thailandia, della crisi ormai divenuta quotidiana, dovuta all'esaurirsi del petrolio, della sorte maligna che lega a sé gli immigrati cinesi, in un quadro generale che non è troppo agevole tenere sotto mano, ma non di più – tanto per rimanere in tema – di un articolo approfondito su «L'Internazionale».
Ed è la lenta, rabbiosa, terrificante credibilità del romanzo a regalargli una potenza difficile da afferrare di primo acchito, una ferocia che, in apparenza, fatica a comprendere anche la povera Emiko, sballottata tra entità difficili da comprendere e tra potentati dalle intenzioni impossibili da prevedere. Fino all'inevitabile esplosione: Emiko non è una creatura umana e i suoi riflessi e i suoi gesti non sono paragonabili a quelli umani, e così un gioco erotico di gruppo ai suoi danni può avere una fine del tutto imprevista.
La sorte di Emiko – pateticamente legata a una fantasia che permetterebbe a tutte le Neopersone di ritrovarsi un giorno in un luogo posto in un immaginario, mitico Nord – diviene così un'evidente metafora dei tentativi di tutti i personaggi di trovare un luogo lontano e perduto dove fuggire in una Terra divenuta una matrigna. Nella realtà lo scontro tra le Compagnie, con i loro servi rapaci, sciocchi o criminali - i farang odiati nel libro anche più della povera Emiko -, e il governo Thailandese non cessa e trova una possibile chiusa provvisoria nel racconto, anche se si può essere certi che un'immaginario seguito riproporrebbe una situazione solo marginalmente mutata.
Quali sono i difetti de La ragazza meccanica? Beh, il primo non è esattamente un difetto: si tratta della capacità dell'autore di scaraventare il lettore in un mondo totalmente alieno, in un futuro che solo lentamente diviene intelleggibile al lettore, difficoltà accentuata dall'uso frequente di lemmi provenienti dal Thai o dal cinese. I troppi personaggi? Beh, ci vuole tempo per abituarsi ma poi il numero di personaggi finisce per diventare una ricchezza per chi legge. La nettezza fredda del racconto? È un problema di gusti, ovviamente, ed è una necessità in una vicenda tanto evidentemente «realistica».
Si può accusare l'autore di non aver maggiormente descritto la realtà del XXIII secolo, ma anche qui la necessità di raccontare ha finito per accellerare la vicenda. Un consiglio: leggetevi un paio di volte i primi tre capitoli, vi sarà utile per orientarvi in quel mondo.
L'unico vero difetto è puramente materiale: un libro di 400 pagine deve essere aperto completamente, senza che le pagine comincino a staccarsi e a navigare in braccio o tra le lenzuola... La mia copia è attualmente assicurata da un elastico, cosa che non mi capitava più da anni...
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Sempre così. Dico: «diciamo due parole sugli ultimi libri letti» e mi trovo a scrivere. E scrivere. E scrivere. E scri... Vabbè, passiamo al libro successivo.
...
L'eco del paradiso di Ôe Kenzaburô, edizione Garzanti 2015, traduzione (dal giapponese) di Gianluca Coci, € 22,00, pagine 246, edizione originale 1989. Come dire un quarto di secolo fa...
Immagino non saremo folla, noi lettori di Ôe, ma è comunque bello ritrovarsi in compagnia di un uomo tanto educatamente raffinato e che scrive in maniera precisa e diretta, senza nascondere o velare nessuno dei suoi pensieri. Dovrei, a questo punto, raccontare almeno in parte la vicenda narrata e lo farò, tranquilli, ma vorrei dedicare ancora qualche parola allo stile solo in apparenza inesistente di Ôe. Solo in apparenza, perché per ottenere una scrittura tanto leggera e diretta credo sia necessaria una cura al limite dell'ossessivo nella scelta delle frasi e delle parole, un lavoro dietro le quinte del quale nulla traspare.
La vicenda è relativamente semplice: Marie K. è una donna che Ôe ha conosciuto in gioventù, per qualche tempo persa di vista e poi reincontrata. L'autore ha sempre provato un interesse solo limitatamente sessuale nei confronti di Maria K., in realtà l'ha sempre ammirata senza sapere il perché:
[...] una donna speciale, una donna che calamitava le attenzioni di tutti con la sua semplicità e innocenza.
Ormai sposato Ôe è felice di aver recuperato il rapporto con Marie, ma ben presto comprende che la donna che ha di fronte non è la stessa che ha conosciuto. La nascita di un figlio mentalmente menomato, Mûsan, e, in seguito, un grave incidente toccato all'altro figlio, ridotto sulla sedia a rotelle e per finire il divorzio hanno drasticamente mutato la sua vita. Poco tempo dopo, l'arrivo di alcune lettere dall'ex-marito di Marie – Betty Boop nei loro scherzi giovanili – lo informa di una tragedia appena avvenuta (e che non racconterò qui) che darà un'ennesima svolta alla vita di lei.
Ôe è un testimone della strana vita di Marie K., assisterà ai suoi amori vani ma mai futili, ai rimorsi, alla scelta di rinunciare definitivamente al sesso, alla sua problematica e ipotetica conversione, fino all'exitus avvenuto in curiose circostanze.
Tutta la vicenda di Marie K. viene narrata da Ôe in maniera indiretta, parlandone al passato, raccontando mediante lettere ricevute, ricreando il rapporto vissuto con lei in rapidi, dolorosi raffronti con la propria esperienza.
Non è un libro facile, L'eco del paradiso, ed è carico di interrogativi ai quali l'autore stesso non riesce – o forse non può – trovare risposta, ma è un libro importante, una narrazione intensa e potente.
Piccolo particolare, ho un altro libro di Ôe, La vergine eterna, in lettura. Tra un po' toccherà a lui. E, conseguentemente, a voi. Piccolo particolare, ho un altro libro di Ôe, La vergine eterna, in lettura. Tra un po' toccherà a lui. Piccolo particolare, ho un altro libro di Ôe, La vergine eterna, in lettura. Tra un po' toccherà a lui.
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Un po' lungo, vero. Vabbè, magari un altro libro riesco a infilarlo.
...
Io amo il jazz e apprezzo Murakami Haruki. E mia figlia lo sa. Non è quindi strano che un bel giorno mi sia trovato sulla scrivania questo Ritratti in Jazz di Murakami Haruki con disegni di Wada Makoto.
Il libro è nato da un mostra di Wada tenuta in Giappone nel 1997 e i testi di Murakami si limitavano ad accompagnare i disegni a cui è seguita un'edizione in forma di libro nel 2001.
Ovviamente non l'ho letto tutto di seguito ma ho scelto brano per brano, pardon, ritratto per ritratto i musicisti scelti. Murakami presenta così il suo lavoro:
[...] prendo da uno scaffale un po' di album suoi [di Clifford Brown] che non sentivo da tempo, li metto sul piatto del giradischi (sì, ho solo vecchi LP in vinile, ovviamente) mi piazzo nella mia solita poltrona e lascio che la musica mi riempia le orecchie. Poi mi siedo alla scrivania e raccolgo in un testo della lunghezza opportuna tutte le idee che mi vengono in mente.
Il risultato è una collezione di ritratti curiosi e vivaci, insieme storia personale dell'incontro con il musicista e la sua musica ed emozioni nate dall'ascolto. Ovviamente in qualche caso mi è capitato di essere d'accordo con Haruki, in altri no, ma ho comunque avuto la sensazione di ascoltare un vero esperto in materia, che lascia emergere distrattamente qualche osservazione acuta e pertinente ma senza esagerare né voler imporre alcunché.
Una lettura gradevole, che spazia dai musicisti swing fino al be bop, particolarmente adatta se accompagnata dall'ascolto di musica jazz. Nota bene: la recensione è stata scritta con l'accompagnamento della tromba (e del flicorno) di Paolo Fresu.
Grande musicista.
Unico ENORME difetto dell'antologia la mancanza di Keith Jarrett e soprattutto di John Coltrane, ma, in compenso, ci sono Charles Mingus, Sonny Rollins (ritratto maledettamente azzeccato, il suo), Stan Getz, Ornette Coleman ed Herbie Hancock... può bastare tutto sommato.
...
Bene, adesso mi fermo sul serio.
Ritornerò presto.
Ho ancora sulla scrivania altri sei libri (e un settimo incombe) e per accordo con me stesso non prenderanno posto in libreria se non dopo essere stati presentati...
4 commenti:
Ho apprezzato "The WindUp Girl", nonostante alcuni difetti ritengo che sia uno dei migliori libri letti in questi ultimi anni, almeno per quanto riguarda la SF!
@Nick: non è stato così agevole terminare la lettura. Il passaggio da un personaggio all'altro, la situazione che sembra impazzire, i comportamenti dubbi, i tradimenti: più o meno come leggere una breve storia del fondamentalismo islamico o della guerra per bande in Africa. O della Guerra dei Trent'anni in Europa. Con tutto ciò un grande libro.
Sono piuttosto "agitata" XD La ragazza meccanica è un futura lettura, sicura, avendone letto belle cose da molti amici blogger (Nick ad esempio) e ora qui! La figura di Emiko mi incuriosisce molto, ma forse ho aspettative che saranno disattese...
Ho letto ben poco di Kenzaburo Oe - per ora eh - e proseguirò sicuramente ("La vergine eterna" è un titolo che ho intenzione di comprare da anni... ma c'è sempre l'intoppo: quando lo cerco, non è disponibile in libreria e mi scoccio di attendere e ordinarlo, quindi passo ad altro titolo). Per finire, da amante del jazz e di Murakami ho già il volume in attesa :P
@Giò: in realtà Emiko è un personaggio relativamente minore nella vicenda, nel senso che, di fatto, non decide nulla. È molto più significativa la presenza di Jaideem capo delle Camice Bianche o di Hock Seng, il capoofficina cinese. Ma rappresenta comunque un personaggio di rilievo in una vicenda complessa, proprio per la sua visione ostinatamente infantile in un mondo avviato verso la demenza senile.
Spero di non averti tolto la voglia di leggerlo...
Quanto a Ôe Kenzaburo ti consiglio di leggere per primi i suoi primi libri, «Un'esperienza personale» o «Gli anni della nostalgia» o un romanzo più "politico" come «Il figlio dell'Imperatore», prima di cimentarti con un romanzo che fa profondamente parte dell'esperienza degli ultimi anni di Ôe.
Quanto al terzo, bene, molto bene così *_*
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