10.12.15

L'ucronia e il potere predittivo delle parole


No, non parlo di profezie, semplicemente di parole. 
Stiamo vivendo in un brutto momento. 
Il risultato delle elezioni in Francia sono un preavviso, di quelli che non bisogna dimenticare.
Ormai anni fa mi capitò di leggere un romanzo di ucronia, dal titolo: 1938, La distruzione di Parigi, scritto da Paul Menard. 
La vicenda è relativamente semplice da raccontare e ruota intorno a Charles Maurras, segretario del Ligue d'Action Française, partito di estrema destra, attivo in Francia negli anni '30 e direttore de L'action Française, giornale nazionalista e monarchico, germanofobo ma antisemita. Tra le altre cose che l'Action Français scrisse fu un appello per l'eliminazione fisica di Leon Blum, deputato e in seguito presidente del consiglio francese

È in quanto ebreo che bisogna vedere, concepire, capire, combattere ed abbattere Blum.

La vicenda de La distruzione di Parigi nasce da una serie di disordini fomentati nel 1934 dall'estrema destra francese che sfociano in un colpo di stato che la porta al potere. La nuova Francia, guidata da Philippe Petain, antisemita ed ultranazionalista, adotta ben presto una politica espansionista e aggressiva in Europa e oltremare, tanto da giungere ben presto al confronto con l'Impero Britannico. Dopo aver provocato la deposizione di Adolf Hitler in seguito alla fallita occupazione della Renania, il 18 agosto del 1936 [*], si contrappone all'Italia di Mussolini e il risultato - inevitabile - è l'alleanza tra Churchill e Mussolini, che passano dal semplice scambio di lettere [**] all'alleanza contro il risorgente nazionalismo francese.  
È solo una semplice di tempo, a quel punto. Un semplice incidente, non si sa se provocato dai francesi o dagli inglesi, provoca la guerra tra francesi e spagnoli da un lato e inglesi e italiani dall'altra. 
La guerra è breve e sanguinosa e ha come protagonisti tra gli altri il generale Montgomery, il generale Charles De Gaulle [***] e il quadrumviro Italo Balbo, artefice della magistrale condotta italiana nella guerra in Africa e culmina, nel 1938, con il bombardamento di Parigi. 

...
Interessante come sia stato un autore d'oltralpe il più implacabile nemico della destra francese. Cosa che, probabilmente, non è affatto nuova. Basti pensare a Georges Simenon nella sua critica costante e impietosa dei petit bourgeis della provincia francese, condotta instancabilmente per decine di romanzi. Una parte non irrisoria dei francesi era (ed è) dapprima antibolscevica, poi anticomunista, in seguito antisocialista ed è profondamente reazionaria e sostanzialmente criptonazista. Robert Paxton nel suo «Vichy, il regime del disonore», dimostra che il nazionalismo francese ha finito per essere un fido alleato del nazismo, soprattutto per quanto riguarda l'antisemitismo.
La situazione attuale in Francia non ha - ancora - i connotati di un possibile svolta a destra, ma l'indignazione per l'attentato del 13 novembre ha suscitato una risposta burbanzosa e, come capita spesso, sottilmente ridicola. I francesi hanno ostentato aeroplani, navi da guerra e cannoni, dimenticando di bombardare ciò che i russi hanno di recente mostrato, ovvero le lunghe colonne di autobotti che trasportano il petrolio rubato dall'ISIS e venduto a mezzo mondo. Si è trattato di una semplice dimenticanza o un modo per non mettersi in urto con l'amico impresentabile, cioé la Turchia? Ognuno pensi un po' quello che vuole, ma resta il dato di fatto che la risposta francese ha avuto i toni e i modi convulsi di un nazionalismo persino un po' becero. 


E la svolta a destra del governo francese che si sforza di far concorrenza a Marie Le Pen, dimentica che a votare è andato meno del 50% degli elettori. Si replica così anche in Francia ciò che è avvenuto e sta avvenendo anche in Italia: l'abbandono del voto da parte di molti elettori e in particolare di molti elettori di sinistra. Qualcuno ha dimenticato le percentuali di votanti in Emilia Romagna? Un 40% scarso... Holland e Renzi hanno in comune quel genere di cecità che si attribuisce agli stolti, cioé a coloro che non riescono a vedere anche se la risposta è evidente agli occhi di molti.
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Ma l'ucronia può essere una buona guida anche per immaginare una storia solo apparentemente diversa. Se in Germania la rivoluzione degli anni '20 fosse riuscita, se Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht fosse sopravvissuti? Non è una domanda così oziosa. Con una Germania sovietica piantata del cuore dell'Europa, Mussolini sarebbe durato a lungo e l'alleanza con Francia e Inghilterra sarebbe stata una conseguenza necessaria. Come si vivrebbe adesso, in un'Italia tuttora fascista, vincitrice della guerra contro il comunismo tedesco? 
Nel 1994 ho abbozzato U.K.R., un romanzo di ucronia che ho parzialmente riscritto nel 1998 e terminato all'inizio del nuovo millennio.   
Non si tratta di potere predittivo delle parole, ma l'Europa successiva alla guerra anticomunista ha caratteristiche non troppo diverse dall'Europa contemporanea, ovvero un luogo «assediato» dove si scontrano civiltà ed etnie diverse: 


La questione ebraica è tornata drammaticamente d'attualità nell'Europa di fine secolo. E insieme a essa, in un nodo impossibile da districare, torna ad agitare le coscienze il problema dell'immigrazione, un flusso apparentemente interminabile che abbatte ogni frontiera, che annulla identità e storie di popoli. Il nostro governo guidato dal Duce Federico Molinari è chiamato a un cimento non facile. Il popolo italiano vuole sia la pace a salutare la fine del secolo, ma fino a quando potrà tollerare che innocenti membri di comunità operose subiscano quotidianamente la violenza dettata da politiche pretestuose e assassine? Non hanno mai cessato di allarmare gli italiani e la Casa Reale le voci di campi di rieducazione per cittadini «socialmente incompatibili» che il nuovo governo tedesco pare abbia organizzato in alcune zone inaccessibili dei propri territori. I fatti di Varsavia ci inducono a pensare che sia giunto il momento di conoscere infine la verità. Siamo chiamati a testimoniare la nostra più ferma opposizione alla manovre dei governi della Linea Orientale, ispirate alle teorie deliranti dei Nazionalpopolari di Dietmar Weininger.[****]


Un'Europa, per l'appunto,  solo in apparenza diversa dall'attuale, dove i tedeschi sono (nuovamente) i villain della situazione in compagnia di polacchi, lituani, ucraini, ungheresi ecc. e il Duce (sic) chiamato a intervenire per tentare di salvare la pelle agli immigrati arabi e ai residenti israeliti. 
Non posso negare di aver sentito un brivido rileggendo questa pagina di U.K.R., che proviene dalla prima stesura, quella del 1994.
Ma potremmo immaginare un'Europa dove la Francia è dominata da un governo di estrema destra, antisemita e nemico dell'Islam, e la Germania titubante ma schierata in difesa degli immigrati...  
Se è vero che le parole scritte possono avere un potere predittivo, è soprattutto vero che la storia si ripete per tutti coloro che non la conoscono. 


[*] Nella realtà l'occupazione della Renania fu all'epoca definita da inglesi e francesi la «semplice discesa dei tedeschi nel loro cortile».
[**] Il carteggio tra Mussolini e Churchill è, secondo Mimmo Franzinelli, un falso, mentre diverso è il parere di altri storici. 
[***] Nel volume di Paul Menard il generale De Gaulle organizza lo sbarco attraverso una flotta di idrovolanti ad Hastings, sulle coste britanniche.
[****] pp. 151 di U.K.R., da pseudo-«La Stampa» del 22 febbraio 1976.

14 commenti:

Paolo ha detto...

Sono un appassionato di storia del XX secolo, ma non mi sento per nulla attratto dalla narrativa ucronica. Il che non una critica, ma l'ammissione di una mia limitazione.

Tuttavia, se devo pensare ad un punto di divergenza con il mondo reale, il vero turning point del secolo dopo la Prima Guerra Mondiale, non può essere che il 28 ottobre 1922, quando Vittorio Emanuele III si rifiutò di firmare il decreto che istituiva lo stadio d'assedio. Per motivi che oggi appaiono assurdi il Re, e soltanto lui, si assunse una catastrofica responsabilità storica. Immaginare un mondo in cui il fascismo è stato stroncato all'origine sarebbe estremamente difficile, immagino.

Massimo Citi ha detto...

@Paolo: mah, è probabile una dittatura militare o qualcosa del genere in seguito ai crescenti disordini. Il re, in realtà, insieme agli imprenditori e agli agrari, sperava qualcosa dai fascisti, ovvero un governo solido e sicuro. Da un certo punto di vista l'ha avuto. La responsabilità è stata realmente di casa Savoia e non è un caso che nel '46 nel referendum abbia vinto la repubblica.

Il Menestrello ha detto...

L'attuale conformazione politica europea si scontra inevitabilmente con la situazione economica... perché se è vero che Francia e Germania attualmente sono su posizioni (apparentemente) diverse, è anche vero che economicamente sono legate a doppio filo: senza la coesione tra questi due stati l'europa e quindi l'unione monetaria e di mercato verrebbe meno. Non sono il più indicato per dirlo, ma mandare a puttane 50 anni di lavoro di integrazione sociale e "di vedute" (CEE/UE) non è nei piani di nessuno (neanche di quegli idioti di inglesi che abbaiano sempre, ma poi tornano a riportare i bastoncini scodinzolando).

La domanda che ultimamente mi faccio è un'altra: visto che storicamente l'europa è sempre stata imperialista e nei secoli passati eravamo noi europei a "esportare la democrazia" in giro (vedi l'India, come ultimo esempio), perché non smettiamo i panni ipocriti dei perbenisti e facciamo ciò che vogliamo fare senza aver paura di essere chiamati cattivi?
Del resto è dai tempi dell'impero romano che noi europei andiamo da quelle parti a massacrare civili indifesi, Traiano andò anche in villeggiatura in una Babilonia ridotta in macerie per dimostrare che aveva scacciato i parti!

Paolo ha detto...

I tempi sono cambiati, non necessariamente in meglio.

Tornando al 1922: se non sbaglio, i disordini peggiori fomentati dai socialisti erano stati l'anno precedente. La mia impressione, da ciò che ho letto, è che il Re avrebbe potuto disperdere le milizie fasciste dando al tempo stesso un segno di buona volontà verso i socialisti moderati, e promettere il pugno duro anche nei confronti dei comunisti, ampiamente minoritari. C'è da dubitare che Vittorio Emanuele fosse in grado di fare ragionamenti così sofisticati. Ma è ovvio che qui entriamo in un campo minato, quello dell'interpretazione a distanza, con la sensibilità di oggi, dei segni e delle sensazioni collettive di quell'epoca.

Massimo Citi ha detto...

@Menestrello: bella l'immagine degli inglesi che abbaiano ma non mordono. Bisogna dire che loro hanno un legame "particolare" con gli Usa - The The cantava «Noi siamo il cinquantunesimo stato dell'Unione» - ma resta vero che difficilmente se ne andranno davvero. Resta da vedere quanto e come l'UE durerà e quanto durerà l'Euro, tutti interrogativi al momento senza risposta.
Quanto all'utilità di dirsi conculcatori senza pudori temo non rientri nei calcoli delle cancellerie. Meglio bombardare un po', attaccare un po' senza esagerare. Non serve assolutamente a nulla ma in questo modo si accontenta la parte più forcaiola della propria opinione pubblica. Paradossalmente il problema è la frequenza degli appuntamenti elettorali. E la scarsa maturità delle opinioni pubbliche dei singoli paesi.

Massimo Citi ha detto...

@Paolo: i Savoia temevano innanzitutto di perdere la propria quota di potere. Ho il sospetto che la monarchia fosse una pedina in gioco più che uno dei giocatori e che il re giocasse per conto suo piuttosto che proporre e ragionare come farebbe un presidente della repubblica. Probabilmente è questo un altro dei motivi per il quale siamo divenuti una repubblica.

Il Menestrello ha detto...

Storicamente è sempre stato un problema far coesistere i paesi del vecchio continente e per nostra sfortuna siamo qui a vedere gli stessi vecchi bisticci che animavano l'europa imperialista pre-napoleonica.
L'euro e l'UE sono le uniche due cose che potrebbero limitare l'avversione che abbiamo gli uni con gli altri, ma lungi da tutti fare il primo passo e dire in faccia "Se non ci mettiamo insieme, come unico stato e unica potenza economico-militare, gli schiaffi continueranno a darceli sia a est che a ovest".
Avere l'unione federale degli stati sarebbe il passo necessario a mettere fine ai bisticci e alle uscite di sedicenti politici, nostrani e d'oltralpe, i quali a quel punto avrebbero poco da blaterare di idiozie e quant'altro per aizzare i più guerrafondai.

Paolo ha detto...

Vittorio Emanuele aveva anche paura che qualche manovra di palazzo, sostenuta da una campagna di stampa, lo costringesse ad abdicare in favore del Duca d'Aosta. In un certo senso era preveggente: in Gran Bretagna Edoardo VIII se ne andò proprio in quel modo, quattordici anni dopo. Ma da molti punti di vista era davvero la persona sbagliata nel posto sbagliato al momento sbagliato. Nel suo caso la filosofia espressa nel motto di Casa Savoia ("si regna uno alla volta") e la morte improvvisa e inattesa di suo padre (un reazionario, ma non privo di carattere) ebbero effetti davvero disastrosi.

Massimo Citi ha detto...

@Menestrello: il fatto è che negli ultimi dieci anni a governare l'UE sono stato le forze di centro-destra che sono tra le forze meno sensibili alla causa europeista. In più la crisi del 2008-2009 ha messo duramente alla prova i governi e le istituzioni europee spingendo ognuno a fare da sé. La scelta di una politica recessiva attuata dalla Germania e dagli altri stati del Nordeuropa - una politica scelta da Scheuble - ha finito per determinare scelte deflattive particolarmente punitive nei confronti dei paesi del Sud Europa. La realtà è che l'UE, così come si è formata, va in una direzione per nulla federale, dove gli scontri tra il Nord e il Sud e l'Est e l'Ovest continueranno. Il destino dell'Euro è nelle mani di Draghi, in ogni caso, mentre la politica italiana nei confronti dell'Europa è stata gravemente manchevole. Se vogliamo essere gentili. In breve: senza soldi, senza idee, indebitati come dei biscazzieri falliti, ignoranti come un paio di scarpe e capaci solo di sprecare i soldi della UE... Questa è l'Italia, qualcosa di molto diverso dalle frasi di Renzi, semplioi scorregge nella tempesta.
Personalmente credo che la UE dovrebbe essere ridisegnata ex novo ma si tratta scelta quantomeno complessa.

Massimo Citi ha detto...

@Paolo: difficile mettersi nei panni di un re... Il Duca d'Aosta era un personaggio comunque notevole, lo dimostra la sua condotta in Etiopia durante la Seconda Guerra Mondiale. D'altro canto Amedeo di Savoia-Aosta avrebbe in realtà determinato un tipo particolare di fascismo, dove la casa reale avrebbe avuto ben altro peso... Come vedi è quasi impossibile non fare un po' di ucronia, ragionando su fatti più o meno remoti.

Glò ha detto...

Pochi giorni fa ho letto che in Danimaca si sta discutendo l'approvazione di una legge grazie alla quale sarà possibile requisire gioielli e beni dei profughi in arrivo. Non aggiungerei altro.

Massimo Citi ha detto...

@Giò: il grosso problema della UE, così come si è andata costituendo, è la sua ragion d'essere unicamente economica. Non credo che tale legge, presentata in Danimarca dal partito xenofobo locale, riuscirà a passare ma se riuscisse a passare si confermerebbe l'identità crescente dell'Europa attuale con quella degli anni '40, dove gli ebrei si sterminavano portando via loro i loro beni, a cominciare dalle abitazioni fino alle capsule d'oro dei denti. I partiti criptofascisti contemporanei, sul modello della Lega, meritano tutto il nostro disprezzo, ma noi dobbiamo smettere di ragionare col portafoglio.

Glò ha detto...

Cit.: ma noi dobbiamo smettere di ragionare col portafoglio, ciò che è a mio parere è più difficile da sradicare dalle mentalità...

Massimo Citi ha detto...

@Giò: o impariamo direttamente a farlo - compito quasi impossibile, sono d'accordo - o comunque qualcun altro, a suo tempo, ci obbligherà a farlo. E non sarà papa Francesco o Lotta Comunista ma semplicemente il mutamento degli equilibri economici mondiali. Sempre che Gaia ci tolleri fino ad allora...