22.9.14

Strategie involutive


E così anche un blog "storico" come Strategie evolutive, nome gouldiano del blog di Davide Mana, chiude. Resterà Karavansara, il suo blog in lingua inglese. Dove, solo qualche giorno fa, è apparsa una breve spiegazione alla chiusura di SE:

There’s a story about a guy that opened a pub just so he could have somebody to talk to.
It’s a story I used to tell when explaining why I started my blog.
There’s a bit about that story that usually did not get in the telling.
It is the bit about the day the guy realized his patrons were no longer talking to him, except to say “shut the f*ck up and gimme a beer!”
The guy closed his pub.
End of the story. 

Un blog come un pub, dove scambiare qualche parola. 
Sì. È un termine che ci può stare.
Come ci può stare che arrivi il giorno in cui si decide che ciò che si regala al blog costa più di quanto può rendere. Soprattutto se, come è capitato a Davide, si è costretti a econonomizzare il tempo come il denaro.
SE era un blog generoso. Un blog quotidiano, dove i perdigiorno come il sottoscritto potevano leggere qualcosa più o meno appena svegli. 
Una brutta abitudine leggere appena svegli, ma sempre meglio che sentire il GR o i TG.
Ero sempre d'accordo? 
No, ma il discorso non è quello. Davide aveva (e ha, nel suo blog in inglese) un modo di accostarsi agli autori, ai musicisti, agli attori, ai personaggi a tutti quelli, in breve, che permetteva di incontrare nel suo blog, fatto più di cenni biografici che di semplice estetica letteraria, cinematografica o musicale. Davide riusciva a rendermi simpatici - o quantomeno a farmi tollerare - anche scrittori letterariamente inconsistenti o cineasti di quarta fila, semplicemente raccontandomi nel suo modo caratteristico alcuni aspetti secondari delle loro vite. 
C'era uno sforzo di unire le vite, le storie e il loro esito letterario proiettandoli in un universo "altro", dove non aveva importanza se gli alieni avevano come principale differenza con gli umani le antenne sulla testa, mentre ne aveva molta di più la funzione, il lavoro, il sostegno dato ad altri autori, l'impegno per promuovere la narrativa fantastica e, in ultima analisi, l'arte - o quantomeno il  buon artigianato. C'era un enorme rispetto verso coloro che avevano e hanno fatto il possibile perché esistesse anche un'arte "minore", dove era probabile ripescare qualcosa di unico, di prezioso, di inatteso.
Mi divertivano le sue intemerate contro i piccoli, inutili e noiosi esperti di qualsiasi cosa, contro coloro che giudicano, che considerano con occhio critico qualsiasi iniziativa. Anche qui mi capitava di non essere d'accordo, anche se inevitabilmente dovevo riconoscere che contarsi le pulci addosso non era un buon modo per fare critica né per sostenere un certo genere di narrativa. 
Mi amareggiava il suo ripetere che l'Italia è un paese di m..., pieno di sfigati che una volta pubblicate due righe si permettono di giudicare e di polemizzare a vuoto con tutti, e che in Italia non era possibile emergere né riuscire a creare qualcosa di nuovo e di buono insieme. 
Così come ero -  e sono - stupito nel sentirlo lamentarsi di furti e copiature del suo blog. Un fenomeno incomprensibile per me che, da bravo perdigiorno, per pura pigrizia non postavo mai nulla di utilizzabile per chi avesse voluto fare bella figura [1]. 
Davide era ed è un individuo parziale, umorale, intollerante, rancoroso e strafottente ma anche colto, scrupoloso, appassionato e divertente. Riusciva a creare e a portarsi dietro antipatie livide e tuonitruanti disprezzi. Poteva odiare qualcuno anche dormendo o mangiando, una caratteristica che ho, in qualche modo, sempre apprezzato in lui. Io non sono così coerente, le antipatie prima o poi mi si scolorano e gli odi finiscono nel dimenticatoio. 
Il blog di Davide era per me il modo per mantenere in rapporti, dopo il suo esilio in Astigianistan e la chiusura della mia libreria.
Ma non credo che ci perderemo di vista solo per questo, sia chiaro.
Davide ha fatto molto per il progetto ALIA, che adesso non conta un tappo ma che verrà probabilmente ricordata come un buon esempio di narrativa fantastica nata qui in Italia. A riprova che in Italia puoi avere tutto il successo che desideri solo una volta morto.
Sicché ora SE è morto. 
Viva SE, comunque.
E ci rivedremo da qualche parte là fuori.
Se hai bisogno di qualcosa, sono qui. 

 


[1] Un po' diverso il discorso per LN, abbondantemente saccheggiato da quando esiste. Ma la mia differenza di parere con Davide è profonda, a questo riguardo, e credo che dovremo parlarne con calma davanti a una pizza. 

P.S. Questo post esce in contemporanea qui e sul blog http://aliaevolution.wordpress.com/

6 commenti:

Davide Mana ha detto...

Strafottente? Moi?
Grazie del necrologio, comunque.
Ma come diceva quel tale, non è morto cià che in eterno può attendere.
Io non intendo sparire.
Segnalo solo un dettaglio (pedante, ecco - questo sì!)... il problema non sono i saccheggi.
Non ha grande importanza se persone prive di immaginazione devono usare le idee altrui per impressionare il prosimo e scroccare una cena ai fan.
Il problema è l'agghiacciante crollo della qualità generale dell'offerta - l'assestarsi della blogsfera nazionale (sì, è un fenomeno fortemente italiota) su donnine, umorismo da caserma, cialtronate, indignazione di maniera, atteggiamenti da hipster e disimpegno a oltraza.
Per essere cinematografici, potrei dire che quando ho cominciato con strategie la blogsfera italiana offriva peplum, spaghetti western, qualche giallo, un paio di poliziotteschi, e una manciata di film impegnati (quelli con Gian Maria Volonté... che però faceva anche film di cassetta). Ora, e l'analogia con la nostra cinematografia è terribile ed esatta, c'è solo più il pecoreccio.
Bombolo e Lino Banfi, quando va bene.
E tutti applaudono.
È molto probabile che il mio blog fosse un film dai colori slavati e con Klaus Kinski nella parte del cattivo.
Ma farlo diventare Giovannona Coscialunga non mi và.
Perché il passo successivo è I Cesaroni.

Nick Parisi. ha detto...

Ora io ho già detto a Davide quello che ne pensavo riguardo alla sua decisione.
Strategie Evolutive mi mancherà, questo solo mi sento di aggiungere adesso.

Massimo Citi ha detto...

@Davide: ottimo parallelo, quello con Giovannona Coscialunga, film che non ebbi mai l'onore di vedere. D'altro canto la situazione del cinema italiano ripete a pappagallo la situazione dell'impresa nazionale. Se, tanto per fare lo jünker della situazione, la manodopera è culturalmente povera, il padronato è anche peggio, tanto che una vecchia canzone ridicolmente grottesca come "Contessa" diventa pietosamente inefficace giusto perché gran parte dei padroni è ignorante e cafona anche più dei lavoratori. Insomma chi ha i soldi se li tiene e li investe in BOT e CCT o li porta all'estero e nessuno che abbia un'idea prova a fare l'imprenditore. O il produttore. O l'editore.
Chiedo scusa per l'apparente incongruenza, ma mi è venuta spontanea. Personalmente sono abbastanza convinto che qualcosa di meglio ci sia, in questo paese, ma posso anche non aver capito la domanda.
Meno male, comunque, che non intendi sparire. Fatti vivo, allora.

Massimo Citi ha detto...

@Nick: ne abbiamo parlato da poco dell'inutilità di avere un blog. La tegola di SE che se ne va è un buon esempio. Resisti, senza te e senza Davide non ha molto senso restare qui a scrivere.

Paolo ha detto...

Avevo un blog, e l'ho lasciato chiudere insieme al sito che lo ospitava, splinder.com. Non aveva un tema fisso. All'inizio scrivevo post "di ricerca", come "Ed Murphy: un uomo e il suo mito" oppure sofisticate riflessioni del tipo "Come si faceva prima dello Scottex e di Google?". Ma negli ultimi due anni l'avrò aggiornato una decina di volte. Facebook non lo sostituisce: a volte mi piacerebbe resuscitarlo, ma il pensiero della perdita di tempo per scrivere cose lette da una manciata di persone mi blocca quasi subito.

Quindi capisco piuttosto bene Davide e la sua scelta. La vita è troppo breve, per non parlare dei soldi...

Massimo Citi ha detto...

@Paolo: i blog non hanno un senso compiuto. Esistono per volontà dell'autore e il loro scopo è comunque quello di scrivere. Chi scrive vuole sentirsi dire «Oh, come scrivi bene tu». Tutto il resto viene dopo, perennemente all'ombra di questo narcisismo veniale. Poi può capitare che uno finisca per credere davvero alla sua funzione di sentinella e finisca perfino per dire cose nuove, interessanti e addirittura curiose. Ma in fondo in fondo il desiderio di apparire prevale sempre. Pensare di riuscire a fare di un blog un lavoro non è dato in Italia, paese dei mille campanili e dei dieci milioni di scrittori. «Non ammetterò mai che tu sei più bravo di me dandoti del denaro».
Dev'essere nel sangue degli italiani e c'è poco da fare.
Personalmente credo che un blog serva per coltivare un gruppo di amici e un piccolo gruppo di interessati ai propri testi, ma nulla di più. Se, come Davide, devi trovare una fonte di denaro puoi anche lasciar perdere.