30.10.12

Studia, fai il commercialista...


Entro la fine del mese si scioglierà definitivamente la società, la C.S. Cooperativa Studi, ex-Cooperativa Studentesca, nata nel 1976 e definitivamente defunta nel 2012.
Dovrò produrre ben due bilanci, pagare il nostro generoso - soprattutto con se stesso - commercialista, pagare tasse, balzelli, gravami, gabelle e pedaggi per qualche altra migliaia di euro e poi, dal 30.11.2012 sarò finalmente libero di smettere di pensare al mio passato. Non sarà troppo facile far quadrare i conti di casa con questo ennesimo salasso, ma dovrei farcela senza essere sfrattato né scacciato dalla famiglia, e il natale 2012 - fine del mondo al 21.12.2012, permettendo - dovrebbe trovarmi se non felice, quanto meno sollevato. 
Ovviamente, nonostante la società sia in liquidazione, nei giorni scorsi mi è giunta un'intimazione da parte del ministero del Lavoro che mi invita, entro una ventina di giorni, a presentare libri sociali, bilanci, ricevute di versamente effettuati, verbali, contributi  INPS ecc. ecc.  a un suo incaricato.
Adesso, non vorrei sembrare uno ieroforo del demente arrivato in ritardo alla cerimonia, ma il peso del fisco e degli adempimenti societari e fiscali è stato davvero asfissiante in questi ultimi anni. Il fisco + i contributi + le spese per il commercialista hanno abbondantemente attinto alle casse della libreria fino a schiantarle, senza che sia stato previsto alcun genere di aiuto o di dilazione. Possibile che la colpa sia ancora una volta mia, ma non avevo il tempo materiale per cercare una possibile scappatoia in una qualche semidimenticata leggina. E il mio commercialista era troppo oberato da poveretti come il sottoscritto da collaborare.
Mi ricordo di aver ragionato tra me e me - e più di una volta - che il titolare di una piccola o piccolissima impresa aveva più di qualche motivo per votare per chiunque gli promettesse di ridurre le tasse e rendere più leggeri e meno terrificanti i controlli e gli adempimenti. 
Mi ricordo di aver persino pensato che, in fondo, chi evadeva le tasse qualche motivo ce l'aveva
Terribile, me ne rendo conto. 
E anche, da un altro punto di vista, particolarmente ridicolo, dal momento che personalmente non l'ho mai fatto, se non per qualche errore contabile. Per il quale posso probabilmente aver versato di meno del dovuto, ma forse, magari, persino di più


Il problema delle tasse in questo paese è diventato un vero dramma. Sinceramente non riesco a immaginare come il titolare di un'attività commerciale, di un laboratorio, di un piccolo esercizio riesca anche semplicemente a sopravvivere, se non evadendo per quanto è possibile. D'altro canto le tasse, le imposte, i pedaggi, i contributi che vengono tassativamente richiesti a un'attività sono tali che soltanto se uno è farlocco come il sottoscritto finisce per chiudere dalla disperazione. 
Il fisco italiano è inefficiente. Ma inefficiente in una maniera semplicemente criminale. Non esiste controllo a monte - se non nelle vesti di commercialisti più o meno onesti e più o meno fantasiosi (il mio non lo era, detto per inciso) - e il controllo dello stato è sempre a posteriori, alla ricerca frenetica e malevola di un errore comunque sanzionabile. 
Chiunque abbia una piccola attività ha una stima a livello zero della Guardia di Finanza. Gli episodi di scontata grassazione - io ignoro i tuoi libri manchevoli e tu mi rivesti, mi nutri, mi arredi, mi rallegri tutta la famiglia - sono diventati leggende nere da raccontarsi davanti a un caffé, talvolta esagerate, talvolta, purtroppo, tragicamente vere. Corollario ovvio, i grandi evasori. assistiti da grandi commercialisti (non il mio) evadono come e quando vogliono e non pagano dazio.
Sarebbe necessario rivedere l'intera struttura dell'esazione, credo. Rendere le cose più facili, più scorrevoli, più elastiche. Assistere i contribuenti con sportelli aperti e consulenze on line e rendere più semplici gli adempimenti - siamo un popolo di ignoranti, lo sappiamo tutti, vero? - in modo da poter eliminare gli errori e tra questi il terrificante «errore formale» che è magari anche formale ma che - in rapporto alla bontà del finanziere - si può pagare come sostanziale.
Bene. 
Perché non si fa?
Così a naso direi che una polizia tributaria potente ed efficiente, che renda più consci e preparati i contribuenti sui propri doveri e diritti, fa paura per prima ai quattro gaglioffi che ci hanno governati dal dopoguerra a oggi.  
E per dopoguerra intendo «dopo la guerra d'indipendenza».
Meglio, molto meglio insistere sul solito popolino di operai, pensionati, piccoli commercianti, casalinghe e impiegati fino alla (loro) disperazione che scontentare la corporazione dei commercialisti o rischiare di deludere quel ceto medio-parassitario dal quale provengono gran parte dei politici attuali. 
Forse merita pensarci un pochino. 

  


16 commenti:

Argonauta Xeno ha detto...

Hai la mia più totale comprensione. Se anch'io nel mio piccolo ho pensato "pagare le tasse dovrebbe essere semplice, e che cavolo!" non oso immaginare cosa debba essere per un'impresa, soprattutto una piccola impresa che non ha tutto un settore amministrativo ad occuparsene.

Nick Parisi. ha detto...

Il problema l' hai posto benissimo tu: il fisco italiano è terribilmente inefficiente e a molti (sempre quelli con alti redditi) ha fatto comodo che fosse cosí.

Nick Parisi. ha detto...

P.s
Consideriamo poi che in alcuni paesi come la Danimarca la dichiarazione dei redditi consiste semplicemente in due fogliettini scritti in maniera cosí semplice che chiunque riuscirebbe a compilarli senza bisogno di commercialisti...

Marcella Andreini ha detto...

Anche se vincessi 100 milioni di euro, dopo il primo momento di infarto per la felicità, comincerei a pensare: " e ora come me li danno? ma gli assegni come li verso? e poi come li denuncio ma...il notaio, il commercialista". Tanto non vinco.

Lucrezia Simmons ha detto...

Come fanno nei paesi dove il fisco funziona?

Massimo Citi ha detto...

@Tutti: chiedo scusa per il ritardo, ma oggi è stata una giornata "pesante". Vado a rispondervi.

Massimo Citi ha detto...

@SX: un casino, presto detto. Una serie interminabile di piccoli e grandi salassi generalmente sistemati in periodi di scarsa liquidità. E con l'incubo degli «studi di settore» dove riesci a rientrare soltanto per il rotto della cuffia.

Massimo Citi ha detto...

@Nick: centro! Poi qualcuno ti direbbe: «Ma in Danimarca sono tutti onesti», ma in definitiva non è vero. Un po' come quando ti dicono «Eh, all'estero sì che sono civili, non sporcano per terra», quando nove volte su dieci è semplicemente una questioe di miglior organizzazione della raccolta rifiuti o, molto semplicemente, più cestini per le strade. La disonestà del popolo è un'ottima scusa per la disonestà di chi comanda.

Massimo Citi ha detto...

@Marcella: se mai ti capitasse non avresti nessun problema. Affidi tutto a un avvocato e stai tranquilla. Che poi non succeda - soprattutto se non giochi - è del tutto normale.

Massimo Citi ha detto...

@Lady Simmons: il fisco funziona perché funziona lo stato. Funziona nel chiedere come nel dare.
Secca ammetterlo, ma la Germania - ma anche l'Olanda o la Finlandia - sono maledettissimi ottimi esempi...

cily ha detto...

Una delle cose che odio è l'atteggiamento dell'agenzia delle entrate. Arriva una lettera in cui si dice :"mi devi questo" e tu che invece hai già pagato e non devi niente devi però sperare di avere tutti i fogliettini del caso sennò sono dolori. Chi mi risarcisce del tempo che perdo? E sono piuttosto pragmatica. Anche se al lavoro prendo un permesso retribuito per stare appresso a una cartella pazza, chi mi risarcisce di quei soldi?
Che poi a me è arrivata una cartella in cui mi si chiedono soldi per una casa che non ho mai comprato!Come dimostro di non averla?
Loro hanno detto che faranno tutti gli accertamenti...
Non mi far pensare a tutti i soldi delle mie tasse spesi per dare uno stipendio a questi che faranno un accertamento su un dato assurdo. Diamine!Come ti viene in mente che ho comprato una casa se non ho comprato nessun immobile?

Paolo ha detto...

La tua citazione del 21/12/12 mi ha fatto tornare in mente quella signora citata in "When Profecy Fails", un classico studio sulla credulità popolare: "Per noi sarebbe economicamente disastroso se la fine del mondo non arrivasse".

Massimo Citi ha detto...

@Cily: il concetto è sempre lo stesso: tu sei colpevole a meno che tu non riesca a dimostrare di essere innocente. Forse sarebbe il caso di capovolgere questo assunto a 3 secoli dalla nascita di Cesare Beccaria...

Massimo Citi ha detto...

@Paolo: interessante che - parafrasando un noto oncologo - «certe calamità aiutino più gente a vivere di quanta gente ne muoia». Superfluo dire che trovo esilarante l'idea della fine del mondo al 21.12.2012, se non altro perché escludo di avere tutta questa sfiga.

Davide Mana ha detto...

Io e mio fratello ci troviamo in una situazione al limite del ridicolo.
Il tracollo economico incombe, e l'unica scappatoia ragionevole sarebbe avviare una nostra attività, mettersi sotto come schiavi, e sacrificare i prossimi cinque anni senza alzare la testa al fine di raggiungere non la prosperità, ma la tranquillità.
Ma qui scatta il paradosso - non possiamo permetterci di affrontare gli oneri fiscali che graverebbero sulla nostra impresa X fin dal giorno uno, complice il fatto che i tempi burocratici renderebbero la nostra ipotetica azienda X in grado di fatturare e generare utili solo dopo molti mesi.
Avviare una attività qui, ora, significa cominciare a pagare le tasse e poi, nel caso, mesi dopo, fatturare.
D'altra parte, come ci è stato fatto notare più volte, io e mio fratello dovremmo semplicemente trovarci "un posto", ovviamente "sotto padrone" (che bella espressione, eh?), e vivere felici, o se non felici, per lo meno piacevolmente inconsapevoli.
Tanto poi si muore e non ci si può portare dietro nulla, no?
Maledetto paese di sconfitti.

Massimo Citi ha detto...

@Davide: ...azz, bel problema. Sinceramente al posto tuo mi vedrei costretto a rivolgermi a una banca. Il che è sicuramente terrificante, ma non riesco a immaginare altra soluzione. Se hai buone idee potresti persino pensare di lasciare come garanzia la proprietà della casa. Lo so, è un po' dickensiano, ma è quello che ho fatto per trent'anni o giù di lì e sono ancora vivo. Lavorare sotto padrone se si hanno idee e fantasia è come spararsi nei c...i sperando di essere assunti come soprano.