Foto rubata a mia figlia che mi immortala in un momento di calma |
Sono stato assente più di quanto pensassi. Ma finita la collaborazione con la Carocci sono stato ingoiato da una serie interminabile di grane grandi e piccole legate alla chiusura della libreria.
La preparazione e la presentazione del bilancio 2011, i calcoli e le valutazioni per il bilancio 2012, i conti del dovuto allo stato italiano, le compensazioni, i calcoli dell'IVA, dell'IRAP, gli arretrati, gli anticipi, i dovuti e i rientri, il magazzino, la svalutazione, la liquidazione, i prestiti dai soci... Insomma, un'immersione totale in una realtà che non desideravo più che tanto ricordare.
Così sono arrivato a oggi con il primo momento decente per iniziare a scrivere due righe sul salone.
...
Il Salone.
Mah.
Difficile dare un giudizio d'insieme, tanto più tenendo conto della quantità di editori presenti. E ancor di più tenendo conto dello scarso tempo avuto a disposizione per farmi un'idea. Il mio impegno per Carocci, infatti, mi ha lasciato pochissimo tempo. Una mezz'ora per mangiare e qualche frammento di tempo ogni tanto per farmi un giretto.
Ancora il sottoscritto, in un momento di tragica coscienza della realtà |
Non
che non sia riuscito a procurarmi qualche libro. Anzi. Ma ho avuto non
poche difficoltà a farmi un'idea generale del Salone. Ho finito per
frequentare con alllarmante frequenza alcuni stand - Codice, Iperborea,
Einaudi, Laterza, Adelphi, Fanucci, Alga - trascurando o limitandomi a una rapida
occhiata agli altri. Il risultato ce l'ho qui davanti nella forma di una dozzina di libri - 3 di Codice, 2 di Iperborea, 1 di Laterza, 2 di Einaudi, 1 di Fanucci oltre a (naturalmente) cinque o sei di Carocci. Niente di Adelphi, purtroppo, e una sensazione di arcana tristezza nel suo stand, poco fornito di novità e in compenso farcito di personale che se la tirava disperatamente, anche senza più avere un motivo preciso per farlo. Molto austro-ungarico, a pensarci bene.
Ma ancora prima degli editori penso possa essere utile riflettere un attimo sui frequentatori del Salone. Giovani, innanzitutto. Una quantità sinceramente stupefacente. E non parlo solo di classi portate a guinzaglio da un insegnante volenteroso o di gitanti allo svacco, ma di giovani che giravano, leggevano, guardavano. Ne sono passati a dozzine e dozzine anche nello stand Carocci, con tutto che Carocci è il tipo di editore con un catalogo di purissima saggistica, capace di mettere in fuga disperata bimbiminkia e vampirodipendenti.
I giovani sono stati il vero fatto nuovo di questo Salone, al di là delle miriadi di habituè più o meno affezionati che hanno l'abitudine di battere il Salone raccattando cataloghi e uscendo con una quintalata di carta che il giorno dopo verrà dimenticata.
Oltre ai giovani direi che non c'è molto altro da segnalare. Per il resto, le solite madame ogni anno un po' più stanche e dall'espressione grave e intensa - a tratti un po' stolida, i soliti menneggèr con l'espressione tesa e il telefonino ribollente in mano. Normale umanità alla quale sono ormai abituato.
Ho ricevuto qualche visita, spesso sacrificata dall'urgenza dei miei compiti, e tra l'altro ho scoperto che alcuni dei frequentatori di questo blog esistono davvero in carne e ossa. Come l'ottimo Salomon Xeno, giunto da Milano, che racconta qui la sua personale avventura.
Mi sono purtroppo perso praticamente tutti gli incontri con gli autori e, naturalmente, tutti gli incontri tra i professionisti del settore. Una punta di rimpianto è d'obbligo in questi casi, ma d'altro canto io non sono più un professionista del settore. Al massimo un battitore libero. Condizione interessante, comunque, che sto iniziando a testare.
Mi sono tra l'altro perso la salva di fischi e disapprovazioni felicemente tributate al grande Marchionne nel corso dell'incontro con Gramellini. Peccato davvero, avrei allegramente contribuito a spernacchiare uno dei principali corresponsabili della situazione a Torino.
Ovviamente la produzione editoriale non mi è sembrata granché cambiata negli ultimi due mesi. Osservazione ovvia, si dirà, ma che merita sottolineare. Gli stand Mondadoriani, Rizzoliani, di Giunti, e del gruppo Prolibro (Longanesi ecc.) mi sono parsi inquietanti e alieni, impavesati da anonimi, giganteschi faccioni e da slogan minacciosi. Commento poco gentile - ma in fondo adesso non sono più un libraio - e che sicuramente trascura qualcosa che merita possedere e leggere. Ma anche le produzioni migliori dei grandi gruppi editoriali finiscono per essere semplici foglie di fico a un'insieme di libri che si candidano unicamente a compiacere un pubblico frettoloso e distratto, immemore e banale, esattamente come frettoloso, distratto, immemore e banale è la stragrande maggioranza della loro produzione.
Un salone duplice e ambiguo, come duplice e ambigua è la produzione editoriale contemporanea. Dove esiste e resiste ancora qualche editore, in genere piccolo o medio, costretto alla concorrenza con una mezza dozzina di feroci e anonime holding.
La sistemazione dei piccolissimi editori è stata, come capita spesso, più o meno casuale. Il mio amico Alessandro di Alga è stato terremotato in un angolo più o meno disperante, oppresso dall'ombra di un anonimo gigante. Impressionante come anche al Salone, oltre che nei libri di Stephen King, esistano zone morte.
Soltanto una piccolissima nota in chiusura. La mia visita a Fanucci è stata dovuta alla presenza di 30-libri-30 di P.K.Dick a 6,90 euro cad. Personalmente credo di aver letto praticamente tutta la produzione Dickiana, ma mia figlia ha ereditato la medesima passione, sicché nello stand Fanucci ho recuperato il più che considerevole Follia per sette clan da regalare alla fanciulla. A parte Dick, lo stand Fanucci è stata una delusione. Ristampe, ristampe, ristampe oltre a badilate di libri per bimbiminkia vampirizzati e vampirizzanti...
Mi fermo qui, che è meglio.
Ma ancora prima degli editori penso possa essere utile riflettere un attimo sui frequentatori del Salone. Giovani, innanzitutto. Una quantità sinceramente stupefacente. E non parlo solo di classi portate a guinzaglio da un insegnante volenteroso o di gitanti allo svacco, ma di giovani che giravano, leggevano, guardavano. Ne sono passati a dozzine e dozzine anche nello stand Carocci, con tutto che Carocci è il tipo di editore con un catalogo di purissima saggistica, capace di mettere in fuga disperata bimbiminkia e vampirodipendenti.
Morgana e Caterina intente a dare una mano nello stand. |
Oltre ai giovani direi che non c'è molto altro da segnalare. Per il resto, le solite madame ogni anno un po' più stanche e dall'espressione grave e intensa - a tratti un po' stolida, i soliti menneggèr con l'espressione tesa e il telefonino ribollente in mano. Normale umanità alla quale sono ormai abituato.
Ho ricevuto qualche visita, spesso sacrificata dall'urgenza dei miei compiti, e tra l'altro ho scoperto che alcuni dei frequentatori di questo blog esistono davvero in carne e ossa. Come l'ottimo Salomon Xeno, giunto da Milano, che racconta qui la sua personale avventura.
Mi sono purtroppo perso praticamente tutti gli incontri con gli autori e, naturalmente, tutti gli incontri tra i professionisti del settore. Una punta di rimpianto è d'obbligo in questi casi, ma d'altro canto io non sono più un professionista del settore. Al massimo un battitore libero. Condizione interessante, comunque, che sto iniziando a testare.
Mi sono tra l'altro perso la salva di fischi e disapprovazioni felicemente tributate al grande Marchionne nel corso dell'incontro con Gramellini. Peccato davvero, avrei allegramente contribuito a spernacchiare uno dei principali corresponsabili della situazione a Torino.
Consolata Lanza, Morgana, alcuni Carocciani assortiti e una vista d'insieme dello stand |
Ovviamente la produzione editoriale non mi è sembrata granché cambiata negli ultimi due mesi. Osservazione ovvia, si dirà, ma che merita sottolineare. Gli stand Mondadoriani, Rizzoliani, di Giunti, e del gruppo Prolibro (Longanesi ecc.) mi sono parsi inquietanti e alieni, impavesati da anonimi, giganteschi faccioni e da slogan minacciosi. Commento poco gentile - ma in fondo adesso non sono più un libraio - e che sicuramente trascura qualcosa che merita possedere e leggere. Ma anche le produzioni migliori dei grandi gruppi editoriali finiscono per essere semplici foglie di fico a un'insieme di libri che si candidano unicamente a compiacere un pubblico frettoloso e distratto, immemore e banale, esattamente come frettoloso, distratto, immemore e banale è la stragrande maggioranza della loro produzione.
Un salone duplice e ambiguo, come duplice e ambigua è la produzione editoriale contemporanea. Dove esiste e resiste ancora qualche editore, in genere piccolo o medio, costretto alla concorrenza con una mezza dozzina di feroci e anonime holding.
Qui il sottoscritto - serio, come si desume dalla giacca - che osserva un libro con Silvia Treves |
Soltanto una piccolissima nota in chiusura. La mia visita a Fanucci è stata dovuta alla presenza di 30-libri-30 di P.K.Dick a 6,90 euro cad. Personalmente credo di aver letto praticamente tutta la produzione Dickiana, ma mia figlia ha ereditato la medesima passione, sicché nello stand Fanucci ho recuperato il più che considerevole Follia per sette clan da regalare alla fanciulla. A parte Dick, lo stand Fanucci è stata una delusione. Ristampe, ristampe, ristampe oltre a badilate di libri per bimbiminkia vampirizzati e vampirizzanti...
Mi fermo qui, che è meglio.
Morgana che non legge Dick, ma «soltanto» Boccaccio. Per un esame. |
5 commenti:
Anche per me è stata una bella scoperta associare ai blogger un'identità.
Mi fa piacere leggere le tue impressioni dal salone. Il mio punto di vista è quello di un "turista" dell'ultima ora, per cui sono tornato a casa entusiasta per l'esperienza!
Anch'io ho notato che alcuni stand "grossi" erano un po' informali.
Fanucci pubblica alcuni tra i miei autori preferiti, quindi faccio sempre un salto, ma l'offerta mi è sembrata un po' scarsa. Dune e Hyperion li ho già letti, e di nuovo non ho visto nulla da farmi perdere la testa. Interessante invece l'iniziativa per il trentennale della morte di Dick: prima o poi devo recuperare qualche titolo!
Il fatto che ci siano tanti giovani, secondo quello che riporti tu, mi dà parecchia speranza per il futuro mentre sul comportamento degli editori medio-grandi mi verrebbe da autocensurarmi.
Intanto spero per l'anno prossimo di riuscire a venire anche io.
P.S.
Se fossi stato presente penso che anche io avrei fischiato Marchionne.
@salomon xeno: dei titoli di Dick io ne ho diversi pubblicati da Mondadori, dalla vecchia Nord, dalla Old Fanucci e da alcuni editori semidimenticati come Libra o Ciscato. L'edizione Fanucci ha di buono la ritraduzione dei titoli originali e la pubblicazione in versione integrale. Il confronto con le vecchie edizioni è da un certo punto di vista terrificante...
@Nick: ti aspetto. Mi rendo conto che Torino non è dietro l'angolo per te, ma il Salone nel suo complesso merita un viaggio. Unico problema, al costo del viaggio devi aggiungere la spesa per i libri che non mancherai di desiderare e conseguentemente di acquistare. Io, con tutto che non avevo tempo e ancora meno soldi, sono riuscito comunque a spendere una cifra per procurarmi soltanto alcuni tra i libri desiderati.
Quanto a Marchionne mi dolgo non solo di non essere stato presente ma anche di non aver avuto, per l'occasione, una quantità moderata di pomodori e di altre verdure (morbide) da lancio. Il menaggment deve essere trattato così, secondo me.
@tutti: chiedo scusa per il ritardo nelle risposte. So di aver contravvenuto a una delle regole d'oro a suo tempo enunciate da Davide, ma giuro che prima non ce l'ho fatta.
Posta un commento