18.11.10

Giorni di pioggia




Uno dice: «ma per che che cosa mai ha aperto un blog? Per fare che cosa? Per dire che cosa?»
Vero.
Un blog è un diario in pubblico. E quando mai in un diario si parla di libri, lettori, case editrici eccetera? O di libri già scritti o da scrivere?
In un diario si parla di dispiaceri e di gioie. Di soddisfazioni o di dolori. Al limite si parla del tempo, in senso meteorologico. Di cose avvenute o di cose che debbono accadere.
Beh, questa volta farò così. Disserterò di eventi e fenomeni che mi riguardano da vicino.
Parlando di ciò che mi è accaduto e che merita almeno un accenno in questo diario in pubblico, parlerò del mio nuovo cane, ovvero del cane nuovo di mia figlia.
Un affare alto più o meno venti centimetri al garrese, di sesso femminile e quasi del tutto nero - escluse le punte delle zampette, bianche, e una macchia candida sul petto - ancora piuttosto timido ma parecchio curioso e del tutto incapace di sporcare dove le viene indicato.
Il padrone di un cucciolo si riconosce da lontano perché armato di scottex, glassex, alcool, detergenti assortiti per il pavimento di casa - ridotto in uno stato pietoso - e di fazzoletti di carta e sacchetti a perdere per le passeggiate. Passeggiate che debbono calcolarsi sulle funzioni fisiologiche del cane. Quindi ogni 3-4 ore (di giorno). Da notare che generalmente il mio cucciolo, anzi il cucciolo di mia figlia, tiene strenuamente tutto ciò che dovrebbe mollare per depositarlo poi in libreria o in casa. Se sgridato - cosa che avviene sistematicamente, siamo una famiglia prussiana, noialtri - si appollottola in un fagotto fuligginoso con due occhioni che diventano grandi il doppio per risvegliare l'istinto parentale di noialtri scimmioni. Basta dirgli «vabbé, lasciamo correre» perché la trucida ricominci a saltare a mordere i libri alloggiati nei piani bassi della libreria di casa. In casa ha già danneggiato in maniera irreparabile una «Storia della letteratura italiana», vol. IV, UTET editore, e in libreria ha già tentato di deteriorare l'ultimo libro di Umberto Eco. Fortunatamente non c'è riuscita, anche perché non saprei come curare un'aerofagia canina da ingestione. Libri, ma non solo. Praticamente tutto ciò che di incustodito si trovi alla sua altezza diventa sua preda. Mirra (questo è il nome alfieriano appioppatogli da mia figlia), colpevolmente da me degradata a Mira con una «r» sola - ma nome astronomico, a pensarci bene - possiede alcuni oggetti che dovrebbero indurla a rodare i denti senza combinare casini in giro. 5 dinosauri di colori assortiti, un verde, uno arancione, uno giallo, uno viola con spaghino per farglielo penzolare davanti e uno blue. Da notare che i cani i colori li vedono poco.
Un pezzo di una scaffalatura plastica di colore giallo. Nessuno tiene a sapere da dove viene.
Una bottiglietta di minerale vuota.
Due confezioni plastiche che appartennero eoni fa a due pellicole kodak.
Un orsetto di peluche con braccia e gambe fatte con uno spago ritorto.
Un mappamondo (senza asta) di gomma piena che salta esageratamente e che induce il cane a saltare altrettanto esageratamente ma con minor fortuna.
Le mie pantofole e quelle di mia figlia. Abusivamente.
Una chow-chow di tre anni del padrone del negozio accanto al mio.
Il preferito a casa è l'orsetto di peluche.
In libreria è il chow-chow. Grande, grossa e scatenata come lei.
Il cane piace ai clienti della libreria. Almeno a quelli giovani e simpatici.
Ai corrieri che portano libri, agli omoni che ritirano la carta, alle immigrate che puliscono i gradini delle case, che la salutano con frasi e parole che Mir(r)a non capisce. Ancora meno io. Però lei, almeno, scodinzola.
Ma piace anche ai passeggeri dell'autobus che prendo per andare a lavorare.
Alle signore anziane che incontro per strada.
Alle signore più giovani.
Ma soprattutto piace alle ragazze, più o meno carine. Piace da impazzire.
Ho capito che a vent'anni avrei dovuto girare con un cagnino invece che con la mia faccia troppo seria.
Avevo una gatta, prima.
E prima ancora un'altra gatta.
Dio, che signore che erano.
Adesso ho un catastrofico cane (in condominio).
Un curioso apprendistato al mestiere di nonno.



1 commento:

s_3ves ha detto...

Io sono la dura di famiglia, anche perché "la mamma ha già avuto un cane", come dicono marito e figlia. Io rappresento la coerenza e il rigore. Infatti, a parte minacciare sfracelli quando il cane combina casini e sporca casa, in tram la trasporto in braccio (fa freddo, c'è un sacco di gente, piove...). Insieme formiamo una struttura unica "donna con cane", anzi no, "cane con donna". La star è lei. In tram allungano le mani, tutti, di ogni sesso e di ogni età, e cacciano urletti deliziati. Non per me, ovviamente, ma per lei, Mirra. Proprio non possono fare a meno di tastarla e strofinarla,sembrano tanti maniaci, comincio a innervosirmi. Le gatte saranno state anche delle "signore", indiscutibile, ma il cane dà più soddisfazioni, quando la rimprovero, se non altro, mi guarda con gli occhioni tristi. Lo so che finge, ma le gatte mi guardavano con sovrano disprezzo...