1.5.10

Passaggi di proprietà e altre sconfitte

C'è ancora, a cercarla on line.
Con le notizie, le attività e la storia.
Ma si tratta di una finzione. La Torre di Abele, una delle migliori, più attive, più vivaci e anticonformiste librerie di Torino è chiusa. Quando riaprirà, penso presto, sarà una grossa libreria di catena, una «Giunti al punto».
Basta un giro su internet per capire quanto contasse l'attività della Torre di Abele e quali autori fossero presentati o partecipassero alle presentazioni. Tra gli ultimi - calendario incontri marzo/aprile 2010 - Nando Dalla Chiesa, Andrej Longo, Giovanni De Luna, Giancarlo Caselli, Margherita Oggero, Luciano Gallino, José Saramago... Cosa resterà di questa attività? Difficile dirlo ora, naturalmente, anche se le librerie Giunti non sono, per quanto a mia conoscenza, così famose per la vivacità culturale.

«I reparti trainanti sono novità, varia, manualistica ed editoria per bambini e ragazzi. Ai lettori più piccoli è rivolta una parte rilevante degli eventi “in store” e delle iniziative promozionali. L'assortimento fa leva sui reparti nei quali Giunti è tradizionalmente più forte e leader di mercato. In termini di catalogo non è sufficientemente profondo per poter sostenere la posizione nel centro di grandi città. Ma è una scelta strategica.»

Questo il parere del Sole 24 Ore in un articolo
da Mark Up 175.
«Catalogo non sufficientemente profondo» significa più o meno: «teniamo solo i libri che hanno un indice di rotazione elevato. Gli altri si arrangino». Il che spiega perfettamente l'altrimenti incomprensibile «... ma è una scelta strategica».
Io riviste come Mark Up le bombarderei. A tappeto.
Poi ritornerei indietro per bombardarle un'altra volta.
Lo so, lo so ci vuole anche qualcuno che presenti le fesserie come mirabolanti avanzate dell'ingegno del Capitale, ma i giornalisti leccapiedi mi danno fastidio, non c'è nulla da fare.
E li bombarderei volentieri. Punto.
Una libreria Giunti (come una Feltrinelli, una Mondadori o quello che volete) - dicevamo - si preoccupa di tenere i libri che si vendono. E che si vendono velocemente.


Se un libro ha bisogno di tre/quattro mesi o più per emergere, beh, si fotta. Noi librai di catena abbiamo bisogno di soldi veloci e non ce ne importa un bottone assoluto dei lettori. Vendiamo sottospecie di barzellette la cui soddisfazione dura dal mattino alla sera.
E se Dostoevskij fosse venuto da noi l'avremmo messo alla porta.
Questa linea non ha praticamente nulla a che vedere con la precedente gestione della libreria.
Che ha fallito non per la dabbeneggine del direttore ma semplicemente per il drammatico aumento dell'affitto, per quanto ne so passato da 8.000 euro/mese a 15.000 euro/mese.
15.000 euro al mese significano 180.000 euro all'anno. Che con il margine dei medio dei libri per una libreria di quelle dimensioni significa dover vendere almeno tra i 500.000 e i 600.000 euro /anno solo per l'affitto, senza contare le altre spese, il personale ecc. ecc.
Quanto basta per decidere che non è più tempo di essere coraggiosi e autonomi e affidarsi a un grosso marchio, una garanzia, una speranza in tempi grami come questi.
Accettando che sia la linea del gruppo a decidere anche delle tue scelte. «Questo non lo voglio perché è stupido... no, no, pardon, me ne mandi 50 copie: farò di tutto per venderle».
Dici che non sarà così, Rocco?
Me lo auguro. Ma ci conosciamo bene, no? E conosciamo bene anche gli editori.
Insieme abbiamo fatto parecchie cose. Siamo stati librivendoli, abbiamo fondato slow book in compagnia del povero Salsano, siama stati librai indipendenti per Torino Capitale del libro, librai indipendenti per i Portici di Carta.
Tu sei anche diventato presidente regionale dell'ALI, associazione librai italiani.
Mi sento un minimo in colpa per non averti seguito ma non ho mai avuto né ho nessuna simpatia per l'ALI. Poi sono stato male, lo sai, e una volta ritornato non avevo più voglia di discutere con te che cosa fare. A essere sincero mi sono sentito un po' preso in giro. Ho avuto un pochino la sensazione di avere egregiamente fatto da quinta colonna per aiutarti a arrivare fino al desiderato trono: responsabile regionale ALI.
Miiii... Cheffigo.
Ma non ce l'ho con te, ci mancherebbe. Ma debbo ammettere che mi è bastato sapere che volevi infilarti nell'ALI perché tutte le cose che dicevi prendessero un brutto suono. Un suono un po' di fasullo, da politico. Non è una buona fama quella di politico, lo sai no? Se un collega o un rappresentante dicono di te «è un politico» è come se ti dessero dell'ipocrita, del presuntuoso, dell'avido e del pirla insieme.
Non sono mai arrivato a trovarti un politico. Un cattolico sì, pieno di fervente impegno, un ambizioso - certo, ma anche uno con belle idee e il coraggio di portarle avanti.
Io no, non sono mai stato un buon parlatore né tantomeno un comunicatore. Annuisco ascoltando i colleghi, al massimo dissento gentilmente se sparano una grossa kazzata.
Niente di più.
Ho avuto qualche idea, è vero, ma io sono un franco tiratore. O forse soltanto un saltamartino.
...
E adesso?
Non verrò a trovarti nella nuova Torre di Giunti in Abele al punto.
So che molti colleghi più o meno ufficialmente ti detestano: «Tanto casino per poi diventare un uomo di paglia della Giunti». Hanno ragione, non c'è molto da aggiungere. Ma teniamo famiglia tutti quanti e, parlando chiaro, è meglio un asino vivo di un dottore morto.
Tutto ciò che abbiamo inventato nel corso della nostra vita l'abbiamo alle spalle.
Il grosso problema è che fino a qualche giorno fa potevo illudermi che fosse possibile ridare vita alle nostre iniziative, riprendere la nostra lotta contro i grandi gruppi e le librerie di catena. Adesso, viceversa, so che sono balle.
Compreso il nostro libro, te lo ricordi?
«Da far pubblicare a Laterza. Perbacco».
Già.
Sarò sincero: temevo di doverlo scrivere per il 90% io.
Così invece è morto senza nemmeno essere concepito.
Buon lavoro, comunque.
Il migliore che riuscirai a fare. O che ti lasceranno fare.


P.S. Aggiunta in data 7.5.2010.
Non ho avuto direttamente tue notizie ma sulla storia della Torre di Abele - come saprai - girano molte voci. Tra tutte una delle più interessanti, anche se non necessariamente vera, afferma che tu sia stato «venduto» (passami la forma) insieme alla libreria in un accordo tra Gruppo Abele e la Giunti. Se questa fosse tutta o in parte reale saresti stato la vittima di una situazione imprevista e irreparabile. Da capofila dei librai indipendenti a direttore di una libreria di catena.
Non è male, vista da lontano, ma avendoti conosciuto in altri tempi mi rendo conto che si tratta di un contrappasso dantesco.
Non ho motivo per cambiare nulla di ciò che ho scritto ma sappi che ti sono vicino.

2 commenti:

Piotr ha detto...

Bello. Comincia un articolo, finisce una lettera. Quasi un trucco da letterato sapiente, che dice "comincia a leggere, puoi farlo", e poi ti ritrovi testimone d'un discorso a due, intenso, sottinteso, doloroso.
Scrivo questo commento solo per far sentire che il post è importante, denso, da leggere. Ma vorrei che comparisse, e comparisse per primo, la risposta di Rocco. Se arrivasse, Max, cancellami.

Massimo Citi ha detto...

Caro Piotr, temo che la risposta di Rocco non la vedrai tanto presto. Che io sappia - o che nel frattempo non si sia aggiornato - Rocco non è molto abile con Internet e ignora anche la semplice esistenza dei blog. La lettera l'ho scritta per liberarmi di un peso non troppo lieve che mi porto dietro da un po'. Credo che non cambi nulla, ma dovevo farlo.
Chiude un po' di conti rimasti in sospeso.