9.10.08

Due compiti trascurati

Com'è andata siete in diversi a saperlo, credo.
In fondo ho usato questo blog come memoria e testimone dei miei problemi, sicché chi è passato di qui ha potuto mantenersi informato.
Adesso va un po' meglio (anche se la seconda operazione è imminente), tanto che posso persino fare due chiacchiere - o meglio scriverle - per i libri letti per lo scorso LN (a proposito: il numero 47 esce il prossimo venerdì, il 20/10) e che non ho recensito per LN.
Quanti libri ho letto, innanzi tutto?
Beh, a parte L'ultima flotta dello Zar, recensito qui non più di un paio di settimana fa, si tratta di sette libri, piuttosto vari per genere e tipo.
Quindi comincerò qui con un paio di titoli e poi via, se il pubblico apprezza.
Soltanto una piccola precisazione. Quando scrivo per LN mi preoccupo di mantenere un certo tocco e creare i legami più opportuni con altri libri letti in altri momenti o comunque noti. Il mio stile, pur essendo amicale, si orna di una certa eleganza e mi preoccupo di sintetizzare buona parte del libro. In questo luogo, viceversa, sarò vago e approssimativo, proprio come deve essere un lettore a caso. Se avrò voglio di porre i libri in rapporto a qualcosa lo farò altrimenti ciccia. E lo stesso vale per la trama.
Ciò detto e così avvertiti, vado a iniziare.
...
Il mercato d'azzardo di Guido Rossi, Adelphi.
Un libro uscito all'inizio dell'anno. Dove l'ottimo Guido Rossi - ex-presidente della CONSOB e docente di diritto - preannuncia semplicemente ciò a cui stiamo assistendo in questi giorni. Sottolineando il ritardo normativo del sistema economico nel disciplinare e organizzare le nuove forme di economia rampante (più corretto chiamarla finanza), avanza il sospetto che presto si sarebbero fatti (o si sarebbero dovuto fare i conti) con la demenza rampante della finanza d'assalto. Il crescente strapotere dei manager sulla proprietà unito all'impotenza e la miopia degli organismi di controllo europei ed americani determina una situazione difficile, al limite di una possibile crisi...
Appunto.
Adesso ci siamo dentro, nella crisi.
Certo, Rossi non dà suggerimenti di cosa farne dei soldi né di dove nasconderli. E che i suoi ammonimenti si rivelino tanto giusti quanto ormai inutili non è certo una consolazione. D'altro canto non era nemmeno suo compito fare la Cassandra della situazione o indurre in poco più di cento pagine gli eventuali speculatori a ritornare sui propri passi. Il passo dei fenomeni economico spazza via le singole volontà senza rispetto per nessuno e per nulla.
Quando ci sei dentro rimangono soltanto paura, panico e disperazione.
E noi ci siamo dentro.
...
Completo cambio di registro per un altro libro, Second Hand di Michael Zadoorian.
Editori Marcos y Marcos, ovvero tra i pochi editori davvero attenti alla propria produzione. Su LN non l'ho mai detto ma qui posso anche scriverlo: Claudia e Marco Zapparoli, anime e corpi delle edizioni, sono veri editori, ciò che a me sarebbe piaciuto essere e fare...
Vabbé.
Second Hand è un frammento della vita del protagonista, un appassionato cacciatore di ciò che potremmo definire «modernariato», ovvero - da un altro punto di vista - di piccole, inutili scemenze. Una volta recuperati gli oggetti (cose tipo una vecchia palla da baseball usata nel corso di una grande partita degli anno '50, un indiano reggistuzzicadenti, una collezione di piatti con il logo di una grande squadra di football ecc.) questi vengono posti in vendita - e generalmente venduti. La caccia è in realtà il motivo fondamentale dell'attività. Trovare e riconoscere i piccoli oggetti è il motivo fondamentale dell'attività. Tutto bene, in apparenza. Un piccolo mondo un po' misogino e claustrofobico, volendo, ma perfettamente adatto a Richard, il protagonista. Senonché una serie di eventi accadono contemporaneamente - la morte della mamma vedova e l'apparizione di Theresa, appassionata e disperata protettrice di animali perduti e abbandonati.
Le due esperienze, ciascuna a modo suo, si rivelano essenziali per la maturità di Richard. Deve abbondonare i suoi modi da bambinone e le sue convinzioni più pigre. Scoprire le pieghe più sconosciute e inattese della vita del padre e della madre e cercare di comprendere i motivi e improvvise ansie, le sofferenze e gli sbalzi di umore di Theresa. Tutt'altro che facile, ovviamente.
Il romanzo viaggia leggero, comunque, senza appesantirsi. In qualche momento appassionante, in altri sinceramente toccante, un romanzo che è un vero amico da reincontrare con piacere.
Se di questi tempi avete voglia di leggere qualcosa che non vi si liquefi in mano lasciandovi parole a vuoto e il ritratto sorridente dell'autore, beh, compratevi questo.
Un difetto, infine, probabilmente del tutto personale.
NON SOPPORTO THERESA.
L'ho detto, finalmente.
Capita.
Non la capisco e ancor meno capisco la fissazione del protagonista per lei.
Sarà un problema di sesso ovvero di vecchio, intollerabile maschilismo.
Può essere.
Ma è anche possibile che sia Zadoorian ad aver creato un personaggio adatto al suo protagonista. Quindi un'altra centro per lui.
Non male.

8 commenti:

cettica ha detto...

E va bene, l'avevi pur detto che l'avresti detto, e ora che l'hai detto possiamo smettere di aspettarcelo. A parte tutto, e se Theresa piacesse tanto al protagonista, perchè anche lei a suo modo rappresenta una preda di quella caccia? Se foose anche lei un pezzo di modernariato che racconta un vissuto e a cui dare un futuro possibile?

Massimo Citi ha detto...

Bella idea, mi piace.
Che un palla insostenibile, perennemente con la luna di traverso possa essere un frammento del futuro di Richard mi solletica non poco. C'è anche una specie di equilibrio, in tutto ciò. Grazie Cet...

Fran ha detto...

Anche a me piace l'idea di Cettina.
Poi, se un personaggio crea delle sensazioni, seppur di fastidio, significa che è un personaggio riuscito: di caratteri inutili in alcune storie ce ne sono fin troppi.

Massimo Citi ha detto...

A pensarci un momento siamo in tre e tutti e tre abbiamo letto - o stiamo per leggere - lo stesso libro. Il che non è poco, a meditarci su. A me, per dire, piacerebbe sapere che cosa non mi è piaciuto di Teresa. Forse che il personaggio non sembra mai intero? Che rappresenta in pratica sempre una proiezione di lui? Oppure è perché il personaggio è TROPPO estraneo e inafferrabile? Che assomiglia molto a quelle ragazze impossibili per le quali si è persa la testa a sedici anni? Che non si possono che guardare dall'esterno e misurare la propria impossibilità di capirle? A me dà fastidio l'impossibilità di comprendere, ciò non toglie che questo sia un elemento importante del narrare...

Anonimo ha detto...

fran dice:

di caratteri inutili in alcune storie ce ne sono fin troppi.

Scusate, dev'essere il post pranzo ma mi scappa una battutaccia: e tutti quelli fuori dalle storie, ne vogliamo parlare?
Sorry, modestamente rannicchiata sotto la scrivania. cettina.

Fran ha detto...

Finalmente ho cominciato a leggere il libro. Quello che mi ha impressionato di questo primo centinaio di pagine è un tema completamente diverso: la critica alla società moderna consumistica e tutta volta ad apparire e possedere.
Quello che invece non sopporto, visto che questo è l'argomento, è la semplificazione tutta americana delle persone in categorie definite, in cui il nostro Richard deve fare parte del "looser rassegnato" la sorella delle "arriviste materialiste" con un marito "sempliciotto materialista in parabola discendente" che comunque la lascerà per una più giovane. Ed incontra la ragazza "troppo bella per essere interessata a lui" che ovviamente ha fisime tutte americane che non ho ancora scoperto completamente ma già si presentano all'orizzonte con la faccenda della protezione animali.
Ci sono ottimi spunti, e personaggi che promettono bene, per cui sospendo il giudizio e vado fino alla fine :-)

Massimo Citi ha detto...

Una certa semoplificazione in forma di "definizione" è, purtroppo, fatale. Non mi ha disturbato particolarmente, perlomeno da un certo punto in poi. Rimango comunque in attesa - con parecchia curiosità - della chiusura della lettura.

Fran ha detto...

Ho finito di leggerlo.
E anch'io trovo Theresa insopportabile: è proprio la classica versione di donnina piena di problemi suoi che scarica su chiunque altro dando ai poveracci la colpa del tutto.
Ci sta proprio bene anche l'ipotesi di Cettina: un pezzo di società maltrattato e abbandonato da salvare, ripulire e a cui dare una nuova vita. Da notare che non c'è scena senza descrizione della pulzella con colorito, capi d'abbigliamento e precisazione su quanto sia attraente.
Poi ho realizzato anche che chiunque si sia occupato della traduzione ha fatto un gran lavoro, nel rendere soprattutto i titoletti, le descrizioni degli oggetti e le marche.
Un prodotto, come dice giustamente Max, decisamente valido.
C'è un'altra cosa classica americana che si gode solo alla fine, ed è il percorso del protagonista, che necessariamente nel corso della storia deve evolversi in una versione migliore di sé stesso (e non solo lui). Ora se qualcuno passa di qui e vuole leggere il libro non voglio spiegare troppo, ma mi è dispiaciuto un po' che la linea di demarcazione fosse così visibile, connessa con vile denaro e così netta.
Il libro è bello, e veramente ben scritto... sono io che sono un po' allergica a quest'americanissimo modo di descrivere i caratteri delle persone.