2.6.08

Letture estive

Dice: fai il libraio, chissà quanto leggi.
Già, ma non bisogna confondere la possibilità con l'opportunità.
L'opportunità esiste, la possibilità molto meno.
Posso scegliere cosa leggere senza rischi - a parte quello di colare a picco con tutta la baracca, naturalmente - ma la vita è una e il tempo è quello che è.
Nessuno, nemmeno me stesso, mi paga per leggere. Al massimo per dare una rapida scorsa alle controcopertine per richiamare il ricordo di una scheda di presentazione letta mesi prima. E non basta, non basta mai. È imbarazzante leggere il titolo di un libro nel database e rendersi conto che non ti dice niente. Non ti dice niente nemmeno il nome dell'autore, la collana o la categoria bibliografica. Niente di niente. Può essere un problema neurocircolatorio, come no, o forse semplicemente l'eccesso di titoli che vengono stampati.
I miei gusti personali (piuttosto strani) non hanno nella maggior parte dei casi nulla a che fare con ciò che gli editori si aspettano che io legga. Ricevo anche libri omaggio, ogni tanto. Una situazione che un tempo avrei ritenuto di lussurioso privilegio mentre adesso ha un suono un po' sinistro. Come il rintocco di una catena contro una porta metallica.
Dovrei leggere thriller, per dire. Io detesto i thriller: letto uno li hai letti tutti.
Dovrei leggere testimonianze in forma narrativa di oppressione religiosa - sono sempre le religioni degli altri a essere oppressive, la nostra mai - o politica. Dovrei aggiornarmi leggendo l'ultimo uscito dell'ennesimo ciclo fantasy o spulciare avventure che abbiano tra i protagonisti almeno un templare. O solidarizzare con trentenni alla ricerca di un fidanzato decente. Appassionarmi delle traversie di quindicenni prematuramente deluse o di quarantenni costrette a fare un bilancio della propria vita dopo l'ennesimo fallimento sentimentale.
Essere vichingo, centurione, templare (l'ho già detto, ma non sono io a ripetermi), crociato, inquisitore e deportato.
Essere ebreo e/o nazista per poter avere la sensazione di leggere qualcosa di davvero significativo e importante.
Dovrei affogare felicemente in una produzione editoriale nella quale l'ultimo titolo assomiglia al penultimo e ancora di più assomiglia al prossimo che uscirà.
E invece no.
Leggo quello che mi pare e piace. A mio rischio e pericolo.
Ho letto l'ultimo romanzo di Murakami Haruki, per dire. Bello. L'ho recensito in maniera un po' più articolata, ma non qui.
D'abitudine, però, mi preparo alte pile di libri dai quali scelgo le mie prossime letture. Non li leggo tutti, poi. Probabilmente nemmeno una metà, ma sono libri che mi hanno incuriosito o che sono scritti da autori che conosco e stimo.
In questo club finiscono spesso alcuni dei libri che poi consiglierò. A lettori che mi danno l'idea di essere sufficientemente curiosi e poco prevedibili, beninteso.
Comincerò con un autore cinese del quale ho letto e recensito (solo per al versione cartacea di LN ) l'eccellente Quando ero imperatore, pubblicato da Neri Pozza. Parlo di Su Tong che pubblica con Einaudi Vite di donne. Un libro sottile (130 pagine) ma che promette bene. Su Tong è uno di quegli scrittori sornioni che riescono a rappresentare il mondo con un lieve sorriso che non perdono nemmeno quando raccontano le cose più atroci. In più Su Tong è particolarmente abile nel raccontare storie di donne. Insomma, è molto probabile che sia uno di quelli che finirò per leggere davvero.
Subito sotto nella pila c'è un libro di Walter Fontana, ovvero uno dei pochi scrittori umoristici italiani. Il libro è intitolato Visto che siete cani. Scrittore umoristico, ho detto. Non comico, che di comici tv che traspongono sulla pagina scritta battute che non fanno ridere nemmeno a video son già pieni i cataloghi. Fontana è uno che riesce a far ridere raccontando una storia, estraendo quanto di comico, assurdo e contradditorio esiste nel nostro mondo quotidiano. In più non è la solita donna che fa dell'autoironia sulla propria condizione di single o il falso sfigato che idem. Fontana racconta storie di lavori assurdi e disperati compiuti da individui candidi ma non sprovveduti. Un bravissimo autore che meriterebbe di essere più letto.
Anna Spissu è al suo primo romanzo. Si intitola Il pirata e il condottiero ed è pubblicato da Corbaccio. È un romanzo storico e i protagonisti sono il pirata Dragut e l'ammiraglio genovese Andrea Doria. Due bei soggetti perfettamente adatti a illustrare un pezzetto di storia della pirateria nel Mediterraneo. Spissu ha una scrittura nervosa e vivace e il punto di vista della narrazione è quello di Dragut. Un libro che si legge in un paio d'ore e promette di essere qualcosa di più di una storia un po' ovvia di pirati, cannoni, scorrerie e ammiragli.
Sempre parlando di marineria (una mia debolezza, va bene, lo ammetto) un nuovo libro sulla storia non abbastanza nota della guerra russo-giapponese del 1905 e della battaglia di Tsushima.
A scriverla Constantine Pleshakov, uno scrittore russo di lingua inglese prima ancora che uno storico. Tsushima, oltre che una storia tragicamente affascinante, è stato un punto di svolta della storia, di quelli che piacciono agli scrittori di ucronia. Se a Tsushima i russi non avessero perduto, o non avessero perduto in maniera tanto rovinosa la storia del '900 sarebbe stata la stessa? Ci sarebbe stata la rivoluzione russa? E Pearl Harbor?
Ritorno a terra, ma non abbandono la guerra. Parlo del libro di Nick Mamatas, Come mio padre ha dichiarato guerra all'America, Cargo ed. Strano soggetto, Mamatas. Un greco-americano che - come testimonia la sua scheda su wikipedia - ha scritto un romanzo combinando i miti di Chtuhlu con Jack Kerouac e che qui racconta una storia «alla Vonnegut» anche più assurda, concitata e demenziale di quanto sia riuscito a fare il grande Kurt. Bastano due pagine per creare curiosità e voglia di continuare la lettura. Promosso.
Sempre sul registro dell'assurdo il libro di Jean-Pierre Koffel, scrittore ma anche giornalista e poeta marocchino. Il romanzo (breve) è la storia del tentativo di due giovani marocchini di riportare al paese il cadavere della bisnonna morta improvvisamente in Francia, con furto dell'auto con a bordo la morta a metà del viaggio. Una gara tra pietas filiale e norme legali europeee alla fine vinta dai due giovani, ma non senza una montagna di surreali difficoltà.
Shangri-La è il diario di viaggio di Lawrence Osborne in Tibet. Un libro minuscolo (52 pagine) pubblicato da Adelphi. Scritto nel 2008, si potrebbe definire il racconto di una disillusione o una piccola guida disincantata al Tibet reale. Lettura veloce, perfettamente adatta a sostituire felicemente l'inutile ed ansiogena lettura di un quotidiano a vostra scelta.
La voce segreta dei corvi di Christopher Barzak, edizioni Elliot, è una storia di fantasmi e io amo molto le storie di fantasmi. Ma questa è una storia di fantasmi piuttosto strana e diversa dalle altre perché dallo sbiadito fantasma di Jamie Marks («una nullità a scuola, un'ombra per tutti») riceviamo il dono di vedere il nostro mondo quotidiano sotto una luce completamente diversa. Un libro poco comune per l'approccio e il ritmo concentrato, sopito, crepuscolare.
Secondo Tzvetan Todorov La letteratura [è] in pericolo. E chi sono io per dire che non è così?
Todorov ce lo spiega con un piccolo saggio edito da Garzanti nel quale sostiene che la critica letteraria - formalizzata e cattedratica - non è più in grado di avvicinare i lettori alla narrativa.
Ha ragione, secondo me.
Assolutamente, completamente ragione.
Memorabile la sua definizione di letteratura: «Essa apre all'infinito la possibilità di interagire con gli altri e ci arricchisce, quindi, infinitamente».
Sono quasi in fondo alla pila. Ancora tre libri, telegraficamente.
Di Beduina di Alicia Erian, Adelphi, mi incuriosisce il titolo. Scopro che trattasi dell'insulto che i compagni di scuola un po' razzisti rivolgono alla protagonista del libro, Jasira. Cristina De Stefano parla di una «Lolita dai ritmi più cinematografici» e il libro è semplicemente il racconto dell'iniziazione sessuale di Jasira, tredicenne americana con padre libanese e «una casa troppo spesso vuota». Un libro che penso meriti una seconda occhiata.
Lustrini per il regno dei cieli di Luca Scarlini, Bollati Boringhieri è una raccolta di biografie di «evirati cantori». Un modo penetrante e non troppo concettoso di avvicinarsi all'Italia della Controriforma. Il piccolo Hotel di Christina Stead, Adelphi, infine, è una commedia amara ambientata in un piccolo albergo sul Lago Lemano nel periodo immediatamente successivo alla fine della Seconda guerra mondiale. Personaggi, una galleria di individui di varie nazionalità che attendono di ritornare alla propria vita interrotta dalla guerra. Stead è una grande scrittrice non abbastanza nota al pubblico italiano. Cominciare da questo piccolo libro un po' crudele potrebbe essere una buona idea.
«Ma come, tutti questi libri e nessuno di fantastico? O di fantascienza?»
Vero.
Purtroppo il fantasy seriale che ultimamente domina gli scaffali non mi attira e la fantascienza ha sostanzialmente cessato di esistere, in libreria. Qualcosina comunque c'è. Magari in una seconda puntata?

3 commenti:

Fran ha detto...

Utilissimo questo intervento, ne approfitto a stretto giro di posta!
Spero che tu ne faccia molti altri...

alladr ha detto...

impressionante.

Massimo Citi ha detto...

Ehm...
Che cosa intendi, Alladr, esattamente per «impressionante»? Ti riferisci alla mia faccia di tolla nel parlare di libri che ho soltanto leggiucchiato e sbirciato?
Hai ragione, direi. Ma se non facessi così dovrei cambiare mestiere. È probabile debba farlo comunque, è vero, quindi non c'è gusto a sgonfiarmi le gomme all'ultima curva :-)