18.4.07

Colpo di timone

Di mestiere faccio il libraio.

Un lavoro strano e sempre più raro.
Pregio principale di questo lavoro è di vedere molti libri, moltissimi (troppi?) libri. Da qui a leggerli però... Assaggiarli, questo sì. Sbirciarli, considerarli, valutarli, dedicare a ognuno una manciata di secondi. Non di più.
Si diventa parecchio skizzo così. Anzi parecchio dissociati.
È incredibile il numero di libri che suscitano curiosità. Uno se ne accorge soprattutto quando li manda indietro, pensando "questo non lo vedrò più, peccato".
Eppure i libri sono fatti apposta per essere letti. Lo diceva (mi pare) Plinio il vecchio. "Non c'è un libro tanto brutto che non contenga in sè almeno un briciolo di conoscenza". Se poi non è stato Plinio il vecchio pazienza. È comunque molto vero.
Così ho pensato di usare questo blog abbandonato per parlare di libri. Ma non di libri dei quali tutti parlano. E nemmeno per segnalare capolavori misconosciuti. Bisogna averli almeno letti.
No, qui parlerò dei libri più assurdi, demenziali, curiosi e sorprendenti che mi passano per le mani.
Senza averli letti, beninteso.
Parlerò di come sono fatti da un punto di vista puramente morfologico, di quale tema affrontano, di come si propongono ai potenziali lettori e se qualcuno se li fila. se li è filati o se li filerà mai.
Recensirò senza leggere, insomma. Cosa che fanno in molti ma senza il coraggio di dirlo.

Per oggi un libro abbastanza assurdo ma non è detto.
"Romanzo".
107 pagine.
Per me "romanzo", checché ne dica Vittorio Catani (uno dei padri della fantascienza italiana, per chi non lo sapesse) comincia a potersi chiamare tale dalle duecento pagine in sù.
Ma si tratta di un aspetto minimo.
Qualcuno ha visto "Cantando dietro i paraventi" di Ermanno Olmi?
Raccontava la storia di una piratessa cinese del 1700. C'era anche un incredibile Bud Spencer nei panni di un avventuriero portoghese. Un film bello, lento e intenso.
Davide Vanotti, autore di questo quasi-romanzo (non è un giudizio, soltanto una constatazione) racconta, direi, la stessa storia.
Con una copertina piuttosto penosa e un look da libretto da istruzioni per motofalciatrici.
Edizioni "Lampi di stampa".
Che poi sarebbe come dire editoria di vanità, ovvero almeno in parte a carico dell'autore.
Anche se questo di per sè non significa nulla sulla qualità del libro. Per essere pubblicati anche solo da un medio editore bisogna far parte dei "giri" giusti o essere famosi per altri motivi. O, ancora, essere dei fenomenali rompicoglioni come Antonio Moresco, uno dei pochi grandi scrittori italiani contemporanei ma irrimediabilmente spanato.
Leggiucchiata una pagina direi che perlomeno Vanotti non eccede in avverbi e preziosismi.
L'ambiente è quello della Cina del Settecento.
Dubito che qualcuno se lo filerà e personalmente preferirei sentire parlare di Cina da uno scrittore cinese.
A proposito. Da leggere assolutamente "Andante al chiaro di luna" di Chi Zijian, una raccolta di racconti uno più bello dell'altro. Edizioni Pisani.
Ma non è detto. Magari il signor Vanotti merita.
Se non altro fa nascere una certa curiosità.

Nessun commento: