È concepibile scrivere un post con delle scuse?
Non l'avrei detto ma è capitato a me. .
Ricordete il giudizio – forzatamente affrettato – sul romanzo La città del cratere di Alastair Reynolds e il sommesso invito a leggerlo?
Bene, non fatelo.
Dubito che qualcuno abbia aderito al mio invito ad acquistare il libro, ciononostante mi sento in dovere di scusarmi e ad annotare qui e nel mio cervello di non sbilanciarmi a pronunciare un giudizio anche solo parziamente positivo (o negativo) su un romanzo senza averlo terminato.
Se ricordate ho scritto:
La
vicenda della flotta delle astronavi generazionali e dell'eccezionale /
abominevole Sky, per quanto risulti la storia parallela e (finora)
minore – anche se evidentemente chiamata a riunirsi a quella di Tanner
Mirabel – ha una potenza narrativa non piccola e sprigiona un grado
notevole di suggestione.
Tutto vero fino a un certo punto.
Poi si è scatenata la confusione autoriale, i cambi di personaggi e di personalità,
Tizio che non era più Tizio – per essendolo stato per cinquecento e passa pagine – ma era in realtà Caio con i ricordi di Tizio... anzi, no... era Sempronio – rimasto sepolto per un secolo e passa – che si era calato nei panni di Caio e che in seguito aveva rilevato i ricordi di Tizio fino a incontrare il brutale Pinco, suo nemico giurato, che Tizio 2, sopravvissuto non si sa bene come all'agguato di un cobra reale alieno, provvederà ferocemente a uccidere – pur non essendo chiarissimo come mai – togliendo nel contempo il disturbo e permettendo che la prima persona singolare con la quale il falso Tanner Mirabel ha parlato per seicento e passa pagine ritorni a essere tale, adottandone nome e cognome.
Avete presente quelle storie di feuilleton dove Tizio si toglie la maschera e dice «ma in realtà io sono Caio» e Sempronio gli dice «No, tu sei Panco, ti ho riconosciuto» e Tizio impallidisce e dice «davvero? Non me lo ricordavo».
Ecco, una cinquantina di pagine di follia.
Avete presente quelle storie di feuilleton dove Tizio si toglie la maschera e dice «ma in realtà io sono Caio» e Sempronio gli dice «No, tu sei Panco, ti ho riconosciuto» e Tizio impallidisce e dice «davvero? Non me lo ricordavo».
Ecco, una cinquantina di pagine di follia.
Rilevante, comunque, come tutti ricordino la dolce Gitta, moglie non particolarmente acuta di Caio, uccisa da Pinco – credo – che a quanto pare ha lasciato un ricordo indelebile in tutti pur essendo apparsa di sfuggita in quattro - cinque pagine.
Quanto alle astronavi generazionali vengono sbrigate in poche pagine dopo aver a lungo tenuto sospesa la vicenda.
... Onestamente, un libro che sconsiglio pubblicamente.
È vero che un autore ha il diritto di fare quello che vuole dei suoi personaggi ma non ha il diritto di farlo anche con i lettori, circonvenendoli con individui che cambiano personalità senza preavviso e il cui passato viene distorto per far tornare i conti.
Non è un mestierante, il nostro Alastair, nel suo romanzo non mancano le buone e persino le ottime idee, ma diciamo che tende a mettere davvero TROPPA carne al fuoco e, una volta che ha un ettaro di griglie accese, non ha idea di come fare a spegnerle e il massimo che gli viene in mente è rovesciarle e saltare sulla carne per spegnerla.
... Qualcuno vuole un Urania Jumbo seminuovo per 1 eurocent?
P.S.: ovviamente questa non è una recensione ma soltanto una forma di sfogo personale. Oltre che una pubblica scusa. Non la leggerete su LN-LibriNuovi.
8 commenti:
Avevo letto il tuo post e mi stavo quasi ricredendo sulla mia opinione iniziale di lasciar perdere. Quando la mia ragazza ha comprato questo "jumbo" lo scorso luglio avevo già qualche perplessità, legata non tanto al numero di pagine, quanto al suo essere uno spin-off di una saga che non conosco. Adesso sono definitivamente confuso.
Ad ogni modo credo che se un libro ti lascia qualcosa per il suo 95% della sua lunghezze.. beh...non è poi così importante se si sputtana tutto nel finale.
@Obsidian: teoricamente è vero, ma se il finale proietta una luce malsana su ciò che precede non è poi tanto facile digerire il tutto. Il problema è il tipo di immagine che ti sei creato del protagonista che improvvisamente - o gradualmente - si sfalda, lasciandoti confuso, perplesso e inferocito. Poi non mancano le vicende profondamente suggestive nelle prime cinquecento pagine, dalle navi generazionali all'umanità del Baldacchino così evidentemente di stampo vanciano, ai cobra reali insieme animali e vegatali, ma resta comunque l'amarezza di una storia buttata alle ortiche.
Per combinazione lo sto leggendo in questi giorni, ti farò sapere cosa ne penso. In generale posso dire che Reynolds solitamente è un autore che mi piace moltissimo.Secondo me però la sua abilità sta non nell'inventare o nell'aggiungere qualcosa di nuovo quanto piuttosto nel rielaborare idee e concetti già esistenti nella fantascienza. Inoltre avendo letto sia romanzi che racconti suoi, secondo la mia personale opinione la sua dimensione narrativa giusta è quella del romanzo breve ( L'Ultimo Cosmonauta era stupendo), non ho letto fino alla fine Chasm City (che finora mi sta piacendo) quindi sospendo il mio giudizio
A presto.
...la sindrome del "bastian contrario": non mi ha attirato quando ne hai parlato la prima volta, ma ora che lo hai (un po') "demolito" lo voglio tantissimo!!! :)
@Nick: piccola nota a latere: fino a un certo punto piaceva anche a me, La città del cratere ed ero sinceramente un po' stupito di come il romanzo "tenesse" e riuscisse a coinvolgermi. Poi... vabbé. Non posso dire di avere una particolare passione per Reynolds del quale ho letto (beh, ho tentato di leggere) il ciclo della Rivelazione - che mi ha spaventosamente annoiato - e questo Chasm City. Il mio principale rimprovero, per quello che può valere, è l'incapacità di creare personaggi dotati di spessore, ovvero «ricchi di lati ma senza profondità», come direbbe un prof di mate. Viceversa sono prontissimo a inchinarmi alla sua capacità di inventare o reinventare elementi della sf. Ma mi resta la sensazione che quando Reynolds crea una situazione di crisi non sappia risolverla se non facendo appello a elementi fuori scena, come in questo romanzo. Un po' come un giallista che attribuisca l'assassinio a un personaggio mai incontrato prima nel romanzo. Ma attendo il tuo parere.
@Orlando: posso passarti il mio, anche gratis. Ma conosco bene la sindrome da bastian contrario che nasce quando senti parlare male di un libro o film. Diciamo che è un po' il desiderio di vedere e giudicare con i propri occhi e il proprio cervello.
Comunque mi scrivi e io te lo mando *_*
Troppo gentile Massimo.
In realtà ho così tanti libri (e fumetti) "arretrati" da leggere che forse è meglio non aggiungere altra carne al fuoco.
Però, sinceramente, grazie per la disponibilità.
Un carissimo saluto.
@Orlando: non sai come ti capisco...
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