2.11.11

Una mattina, in banca


Tra le necessità che mi devo accollare c'è anche la rituale visita alla banca, dove versare «gli incassi», ovvero il vile denaro che i clienti hanno avuto la bontà di spendere in libreria.  Visto il momentaccio dell'Italia non si tratta mai di grosse cifre, sicché non ho bisogno di farmi scortare da qualcuno. Mi munisco di una busta, dei denari e via, a piedi, dal momento che la banca non è lontana. Oggi sono partito munito anche del mio ridicolo cane, non tanto per paura di rapine ma per fargli prendere un po' d'aria. In caso di incontri con malintenzionati - o anche di semplici sconosciuti - il mio coraggiosissimo cane si fa piccolo come un orsetto di peluche e tenta di nascondersi dietro le mie gambe. 
Siamo entrati, abbiamo passato la porta rotante, «fammi entrare, kz, non devi entrare solo tu», e ci siamo accomodati in attesa del nostro turno. 
Nella «mia» banca, dove per «mia» si intende soltanto «la banca che ci presta i soldi per tirare avanti», non c'è mai particolare movimento. Ci sono due o tre persone in attesa e nulla di più. Durante l'attesa scopro immancabilmente che in banca si possono fare operazioni che ignoravo e scopro anche che sono ben pochi i soggetti che verosimilmente sono più pezzenti del sottoscritto. E questi sono immancabilmente giovani. I miei coetanei, vestiti di loden, vitello, nappa, pelle si aggirano dichiarando ad alta voce:«Perché non sono ancora arrivati i 4.320,17 interessi accreditatimi tre giorni fa?». Vi prego notare la finezza di dichiarare ad alta voce l'importo degli interessi, in modo che ognuno dei presenti possa ipotizzare il capitale. O dichiarare, sempre ad alta voce: «Certo che le cose vanno male, è colpa degli immigrati, di tutti quei rom romeni che vengono qui a derubarci». 
In entrambi i casi puntualizzo che non ho inventato nulla, nemmeno le virgole. 
Ma a parte i rentiers e gli evasori fiscali, probabilmente gli unici che hanno motivi seri per andare in banca, è possibile incontrare anche dei soggetti felicemente immemori, per i quali una coda è un'ottima occasione per chiacchierare. 
E per fare commenti sulla situazione attuale.
Oggi è stata la volta di un uomo decisamente sovrappeso che mi ha abbordato, così commentando l'evidente vigliaccheria del mio cane: «Ci sono cani così che hanno sempre paura ma poi salvano intere famiglie.»
Ho sorriso. Certo. 
«Come quello che è successo in Toscana»
Anche in Liguria, puntualizzo. 
«Certo. È che le scuole non servono a nulla. Tutti sanno usare i computer ma se piove non sanno più cosa fare».
...
«Proprio così. Una volta insegnavano a xxxxx e a xxxxxx, ma adesso sanno solo scriversi con computer. Poi succedono certe cose e buonanotte.»
Non so che cosa rispondere, davvero. 
Io pensavo che ciò che è accaduto in Liguria e Toscana fosse la conseguenza di investimenti ritardati o non fatti, di inattività, stupidità o inazione di certe giunte locali popolate da un ceto politico cieco o corrotto. 
E invece no. 
Tutta colpa di studenti, insegnanti, scuole eccetera.
E del computer. 
«Una volta insegnavano a...»
A fare cosa? 
A fermare le alluvioni con le mani? 
A fare la danza contro la pioggia?
A nascondersi sotto i banchi in caso in caso di bombardamento nucleare e di pioggia esagerata?
Ho versato e sono fuggito. 
Ho avuto spesso la sensazione che la gente non capisse davvero che cosa stava succedendo, ma potevo provare a immaginare quale fosse il filo dei suoi pensieri. Ho immaginato gente in buona fede che si fidava di Berlusconi - non facile, giuro - proletari che votavano convinti per la Lega, diseredati convocati grazie a un pranzo al sacco e una gita a Roma, che applaudono un Cetto La Qualunque o un Mimmo Scilipoti, ma finora non avevo ancora immaginato fosse possibile addossare la colpa di quello che succede ai computer. 
Scarsa fantasia mia, probabilmente. Un intellettuale è probabilmente la cosa più inutile del mondo.
La bicicletta inutile per il pesce.
O, come si diceva un tempo, citando Maotsetong: «chi non fa inchiesta non ha diritto di parola». 
Gia. ma serve a qualcosa fare inchiesta in questa Italia del 2011? 

 

11 commenti:

cily ha detto...

Fantastica mattinata davvero!
Odio andare in banca e alla posta perchè di idiozie se ne sentono davvero troppe.

La mia considerazione è che alla fine devi avere una faccia che ispira fiducia se la gente ti rivolge la parola sua sponte, il che vuol dire che sei decisamente adatto ad un lavoro a contatto con il pubblico. :)

Per i computer causa di tutti i mali...ci devo pensare...una visione molto semplice che ricorda un tantino le vecchie religioni tribali però ha un che di affascinante nella sua essenzialità...
Fai una carezza al tuo coraggiosissimo cane da parte mia!

Cily

Nick Parisi. ha detto...

I sono stanco di discorsi del genere: li sento in banca; in posta; al lavoro e al supermercato.La sensazione è che veramente, molti non abbiano veramente idea di quello che stiamo passando, né di quello che ci aspetta.
Non so che tipo di risveglio avrà gente come questa, non lo so davvero.

SteamDave ha detto...

Hahahaha...
Io la settimana passata, mentre aspettavo che mio padre uscisse da cardiologia, mi son beccato un bel pistolotto sugli extracomunitari che vengono qui a rubarci il lavoro, le donne e, nel tempo libero ci rapinano.
"Li aveva capiti Gheddafi!" sentenzia il piccolo cardiopatico bastardo seduto davanti a me, "Li aveva capiti Hitler!"
Un altro rincara la dose, "Io non posso fumare al bar, ma a questi quando arrivano coi barconi gli diamo le sigarette!"
C'è gente che vive veramente in un mondo orribile, eh?
(che poi, se sei in sala d'attesa in cardiologia, ma cosa cacchio vuoi fumare?!)
E poi i giovani che non vogliono lavorare la terra, che non hanno più rispetto per le tradizioni...
"Perché io, alla loro età..."
Altro che computer!
Alla fine i due bastardi trovano una buona ragione per essere felici della loro vita - ci sono i tartufi, il barolo e le nocciole.
È bello vivere nell'Astigianistan.
Partono con quello che potremmo registrare e vendere col titolo di "Inno della pancia piena".
Life is good.

Poi si mettono a discutere di minorenni tailandesi... "però pulitissime, eh!"

E io cosa faccio?
Li abbatto a pistolettate?
In fondo, è ciò che si aspettano - io ho la metà dei loro anni, sono per forza un degenerato omicida.
Mi alzo e vado ad aspettare mio padre un po' più in là.

Il paese ha ormai mollato gli ormeggi dalle basi elementari dell'utilizzo del cervello.
L'intelligenza è stata fucilata.
C'è la nostalgia della dittatura - meglio se a casa d'altri.
Il senso della vergogna è una cosa per comunisti.
La colpa è sempre dei giovani.
Per fortuna ce n'è sempre meno.

Io questa gente non riesco neanche più a odiarla.
Il nostro futuro è popolato di vecchi bastardi infoiati.
E stupidi.

S_3ves ha detto...

Io non ho bisogno di andare in luoghi pubblici ad alto rischio mentale - come banche, poste e servizi sanitari - per assitere al misterioso fluire del pensiero collettivo: questi nostri simili straniti mi raggiungono a scuola, direttamente (i genitori) o indirettamente (quando i figli, me ne riportano il pensiero). Entrambe le categorie (adulti e ragazzini)sono caute perché io sono pur sempre una (piccolissima) autorità ed è meglio stare attenti, ma quando ho tempo di ascoltarli raccolgo perle di saggezza da far tremare i polsi. Lavorando soprattutto con le parole non riesco a darmi pace di non capire e mi affanno a ipotizzare moventi e fili (il)logici.
Il tuo signore anti-PC, ad esempio, forse è convinto che un tempo la gente possedesse una cultura concreta del territorio e dei suoi limiti "idrogeologici" che oggi pare persa (e invece è volutamente accantonata in nome di piccole e grandi corruzioni e concussioni, di sprechi e clientelismo).
Assistere a queste riflessioni monche, ridotte e riduttive, mi fa star male, perché questo pensiero semplicistico fino all'ilarità (che impasta Hitler, la diffidenza per gli "altri", la fiducia a priori verso gli animali e l'odio per imprecisati "giovani" e per l'hardware) mi colpisce direttamente: questa gente vota e sappiamo bene come.
D'altra parte, mica si può dire "tu non voti, perché sei troppo c...ne!" Non si può, vero??!

Lucrezia Simmons ha detto...

Concordo e sottoscrivo.
Specialmente del cervello riposto nel baule e divorato dai ragni e dalle tarme.
Questi tizi sono gli stessi che hanno votato il Mi Consenta Nazionale che palpa le minorenni, le maggiorenni pagandole per "Aiutare la famiglia", o che poi paga per andare in Thailandia. O che dicono ad altavoce "se io sarei arrivato prima mò non aspettavo tutta questa fila".
Quanto alle colpe è meglio darle ad un computer, che è una scatola inanimata, piuttosto che a se' stessi.
La società è fatta di persone, non di computer, non di Bunga bunga men.
Ricordate D'Azeglio quando diceva "fatta l'Italia, adesso bisogna fare gli italiani"?
Non si sono ancora fatti, se non di tette al silicone.
La colpa delle alluvioni è dei Nerd.

Massimo Citi ha detto...

Non è affatto facile provare a rispondere a tante riflessioni. E parlo seriamente. Così risponderò un po' casualmente a ognuno di voi, cercando comunque di tenere aperto il discorso. Perché è il momento di ricominciare a riflettere su cosa e chi ci circonda, al di là di ogni riferimento al voto dato e alla posizione presa.
@Cily: grazie per il riferimento alla faccia. E grazie da parte dello stupido e dolce cane. Concordo sul riferimento alle religioni tribali. Il problema è che un sistema tribale di analisi della realtà è infinitamente più complesso e sfaccettato di quattro chiacchiere buttate lì a casaccio. Probabilmente viviamo in un mondo dove i soggetti della vita comune sono stati sviliti a oggetti.
@Nick: Me lo chiedo anch'io, come tutti. E temo che non sarà facile per me sopravvivere. Troppo poco furbo e troppo carico di preoccupazioni. A sopravvivere bene potrebbero essere i sociopatici dei quali parlava Davide.
@steamdave: i luoghi di cura sembrano essere i preferiti degli imbecilli. Forse è la condizione del malato, di chi si sente già in una condizione senile o presenile. La gente tende a straparlare, a infilare idiozie una dietro l'altra. La vicinanza con la morte ammutolisce qualcuno, fa straparlare qualcuno altro. Speriamo nei nuovi italiani, i figli degli arabi, dei rumeni, dei cinesi, quelli che erediteranno i denari dei nostri simpatici vecchi padani.
@S-3ves: a suo tempo il suffragio universale fu considerato un obiettivo fondamentale. A tratti viene il dubbio se non sarebbe il caso di fare un piccolo esame prima del voto. Nulla di difficile. Domandine tipo: a che cosa serve un parlamento? Il presidente del consiglio? Le imposte? Se rispondi a pera ritorni alla prossime elezioni.
@Lady Simmons: hai ragione. Per prima cosa sarebbe bene cominciare a riflettere su se stessi. Ma se questo rischia di innescare dubbi, sofferenze, rimorsi? Non è meglio sostenere che è giusto toccare il culo alle donne (fanno solo finta che dia loro fastidio, in realtà a loro piace), che i poveri sono tali per colpa loro (è perché non hanno di lavorare, non per altro), che chi viene da oltre mare lo fa per portarci via il lavoro e rapinarci?
Tutto ciò ha un solo nome: PAURA. Paura di un popolo di vecchi.
E questo mi spaventa davvero.

Lucrezia Simmons ha detto...

Certo, è più facile avere paura e fare zuppetta del proprio cervello nelle idiozie.
Lo capisco. La presa di coscienza poi costringe all'azione. E per l'italiano medio è fatica, fatica immane che ti distoglie dalle sise e dal pallone.
Ma restano pochi naufraghi su una zattera fatta di libri e di creatività che per fortuna in tutti i tempi cercano di cambiare il mondo. E' sempre stato così e sempre sarà.
Posso permettermi? Questa gente "che vota " ma che meriterebbe giustamente prima del voto un piccolo test sulla natura del voto e sul Parlamento, ha esattamente al potere gli uomini che si meritano. Il paese a rotoli che si meritano. I tristi insulti esteri che si meritano.
Noi non possiamo cambiare molto, ma possiamo continuare a fare resistenza intellettuale.

Massimo Citi ha detto...

Mi piace «resistenza intellettuale». Però bisogna avere più coraggio - o più insofferenza - di me. Io nella maggior parte dei casi riesco al massimo a deprecare a bassa voce e a tagliare la corda.
Non sempre, per la verità. Ricordo una volta nella quale trattai piuttosto rudemente (eufemismo) un cinquantenne impegnato a lamentarsi ad alta voce per i «troppi romeni». Come se essere «noi italiani» in compagnia di un tale idiota fosse un vantaggio di un qualche genere :(
Temo che tra poco, comunque, saremo chiamati a prendere più seriamente posizione. L'Italia di Berlusconi sta finendo, ma il popolo di ignoranti e furbetti che lo ha eletto è ancora qui.
N.B.: non c'entra nulla, ma il tuo libro (Scrivere zen) è arrivato. Ti ho già avvisato a mezzo e-mail, ma ripeterlo non guasta.

Lucrezia Simmons ha detto...

Non è vero che non fai nulla: siamo qui a disquisire perchè hai aperto TU un post.
Sei già arruolato nella resistenza intellettuale.
Poi si sa, in qualsiasi esercito ci sono gli uomini di idee che stanno in regia e quelli d'azione che scendono in campo.
Non demordere, perchè il solo pensarla diversamente fa di te un soldato, oggi.

Lucrezia Simmons ha detto...

OT CLAMOROSO:
non mi è arrivata nessuna email!
Cerco di passare domani!

Lucrezia Simmons ha detto...

OT CLAMOROSO:
non mi è arrivata nessuna email!
Cerco di passare domani!