11.9.08

Le rese e/o la scomparsa

Prima metà di settembre, quando si preparano le rese.
Già, le rese.
Questo non è un intervento serio e meditato sulle rese. Nossignore. Semplicemente una riflessione risvegliata dal momento e, tutto sommato, intrinsecamente prevedibile. Prevedibile nel senso che tra un anno potrò riprenderla e ricollocarla esattamente qui.
Nel settore librario si inventa poco, purtroppo. E quello che si inventa... vabbé.
Le rese, dicevo.
Non so come facciano gli altri, ma per noi è relativamente facile. Si stampa un foglio di possibile resa partendo dal foglio del magazzino, si richiede l'autorizzazione a rendere al promotore e via, si comincia.
Sarebbe un compito apperentemente indolore. Si tratta di trovare i titoli richiesti, controllarne la quantità, inscatolarli, chiudere le scatole, apporre i sovrapacchi, chiamare il corriere e via, eccoci pronti a ricevere il prossimo giro.
Sarebbe un compito apparentemente, se non...
«Questo qui vuoi proprio renderlo?»
Tutto sta a vedere a chi affidare il compito di preparare le rese, certo. Ma non cambia mica molto, tutto sommato. In genere a fare le rese viene scelta la persona che ha curato meno di tutti la presentazione, ovvero chi nell'ambito della libreria ha fatto tutt'altro. È una specie di contrappasso o forse un modo per dare a qualche libro un'ultima possibilità.
Forse.
Quando si fa la scelta dei titoli da rendere si guardano (nell'ordine):
1 - la movimentazione del pezzo
2 - il numero di riordini
3 - la data di arrivo
Poi la decisione è, in un certo senso, presa da sola.
I titoli si guardano relativamente poco, anche per evitare conflitti di coscienza.
Fino a qualche anno fa esisteva la possibilità di "graziarne" qualcuno.
Da tre o quattro anni, viceversa, tale possibilità pare essere completamente svanita. I libri sembrano avere perduto il loro passato e, specularmente, il loro futuro. Ovviamente un libro può essere "salvato" senza problemi, ma le sue possibilità di essere richiesto non tendono a cadere gradualmente quanto a scomparire completamente. Spostato dal tavolo o dai piani a esposizione e trasferito sullo scaffale il libro - romanzo, saggio, pamphlet, saggetto - perde colore e forma e diventa sostanzialmente invisibile.
Forse è perché nessuno guarda più i libri a scaffale?
Interessante domanda questa, quasi istruttiva.
Mi ricordo ancora i tempi nei quali cercavo di leggere i nomi degli LP sugli album riposti sugli scaffali. E ricordo benissimo la sensazione di fatica che dava il frequente cambio del punto di inizio e di direzione della lettura. Il bello era che tale fatica era spesso inutile, ma cercare "nella confusione" era un modo serio e maturo di terminare il viaggio in un negozio di dischi.
Adesso cercare negli angoli poco frequentati è diventato assurdo. Sono in pochi a cercare a scaffale e nessuno cerca più nulla nel silenzio e nella confusione. Adesso i libri si trovano subito o mai più.
Sui tavoli o non si trovano mai più.
Parlo sul serio, fin troppo.
Il libro che vi ha incuriosito - interessato, incapricciato, mosso - resta a vs. disposizione per 90/120-giorni-90/120.
Dopo andrà in resa.
Se pubblicato da un piccolo editore andrà in resa anche prima. O verrà eclissato per far posto all'ultima Strazzullata.
Alle spalle premono 55-60mila novità annue in attesa di uscire, pronte ad aprirsi e a risplendere come in un documentario accelerato...
Ha qualcosa a che vedere tutto ciò con i libri?
A voi ogni giudizio.

7 commenti:

Simone ha detto...

Infatti che schifo, il mio libro nemmeno è uscito e già mi sento che stia per sparire dalla circolazione!

Magari è vero anche il contrario, però: se con tutti i libri che si pubblicano non ci fosse un grande riciclo, allora non ci sarebbe posto per le nuove idee.

Ma chi decide poi quello che vale e quello che no, in così poco tempo? La cultura è diventata questione di marketing e, diciamo, anche di culo secondo me.

Simone

S_3ves ha detto...

Io amo fare le rese. Non come un boia coscienzioso, intendiamoci, anche se so che, alla fine, proprio così diventerò, un boia pieno di zelo che dà la caccia al condannato che è riuscito a evadere:
- Acc! Non trovo "Cuori di serie B"! Che roba è: saggio sulla malasanità, romanzo rosa?
E via a ripassarmi tutti gli scaffali uno per uno.
No, mi do disponibile per le rese perché è l'ultima, spesso l'unica possibilità di scovare almeno qualcuno dei titoli interessanti che nel luccicare di centinaia di copertine (tutte colorate, tutte patinate, tutte o quasi graficamente accattivanti) mi erano sfuggiti, vittime dell'effetto parete. Li capisco i clienti che girano lenti, fissando i tavoli con tanta buona volontà, l'espressione vacua, smarrita e, dopo mezz'ora tornano al banco un po' rintronati a lamentarsi:
- Ma non è uscito niente di nuovo ultimamente?
E ti fissano, stupefatti per primi di aver detto una tale enormità.
Perché naturalmente dall'ultima loro visita, fatta magari solo dieci giorni prima, è uscito di tutto, roba bella (poca), roba brutta, ma soprattutto roba insignificante. E i titoli del mese prima, ormai sedimentati, forse sentiti citare da amici, non ci sono più. Sono già un po' più arretrati, un po' più in alto sugli espositori, un po' più invisibili.
Io mi salvo (e grazio qualche libro almeno per il tempo di sfogliarlo, di decidere) proprio facendo le rese.
Forse bisognerebbe invitare i clienti a partecipare alla resa, facendola diventare una caccia al tesoro, invece di lasciarli uscire un po' turbati, arresi.

Davide Mana ha detto...

In effetti, un concorsa "Vota il libro da rendere" - appaiato magari ad un "Il reso da Resuscitare" - potrebbe destare l'interesse dei lettori...

Un giorno chiederò a Max di spiegarmi a fondo il tragitto che porta dallo scatolone dei resi al banco dei remainders...

Bruno ha detto...

90/120 giorni... che tristezza immonda...

Massimo Citi ha detto...

Ciao a tutti!
Pensavo anch'io che la sorte dei libri sarebbe risultata interessante... Onestamente ritengo anch'io che 90/120 giorni siano - per alcuni casi, almeno - ben poca cosa. Se pensate il tempo necessario perché certi libri siano afferrati e compresi. D'altro canto per molti editori ciò che conta è fare fatturato, ad ogni costo e con ogni mezzo. Pensate che cosa vi perdete ma anche che cosa vi guadagnate...

Enzo Paolo Baranelli ha detto...

Se ne hai in libreria, purtroppo, non dovrai rendere i volumi di DFW, anzi, credo che ti convenga ordinarne qualcuno.
Capita.

Piotr ha detto...

I dorsi, già.
Dal basso in alto: testa piegata a sinistra. Dall'alto in basso: testa piegata a destra. E un ritmico oscillare; amplificato dai caratteri microscopici necessari a comparire sui bordi degli LP, certo, ma lo stesso ritmo c'è pure in libreria, come no. Roba da rischiare la celebre "legge del fil di ferro", quella che serve per catturare i rinoceronti. Mi ricordo perfino che volevo uno standard, volevo scrivere agli editori. "O tutti dal basso in alto, o tutti dall'alto in basso. Mettetevi d'accordo, dannazione!"
E' vero, sì. E' vero. Queste oscillazioni di teste che seguono uno scaffale, non si vedono più.

Welcome back, Max.