12.3.13

Come una mosca contro il lampadario


Non c'è nulla da fare. Io non posso, come molti miei simili, ignorare ciò che accade nel mondo del tutto virtuale - anche molto prima dell'esistenza di una rete telematica - dei libri. Posso fingere di ignorarli, posso saltare le pagine dedicate alla letteratura e alla saggistica, fare lunghi giri per evitare le librerie del centro, scaricare gratuitamente libri ormai privi di diritti d'autore, ma la mia mente, come le mosche in primavera, non può non continuare a girare e a picchiare la testa intorno alla vita e alla sopravvivenza dei libri.  
Ma come stanno i libri, oggi, a un anno o gdi lì da quando ho cessato il mio lavoro di libraio? Beh, per prima cosa diamo un'occhiata alla classifica dei libri più venduti. I primi venti. La classifica è quella riportata da IBS, in collaborazione con Arianna. "Arianna", o meglio Arianna+ è un sistema di raccolta dati utilizzato dagli editori italiani per conoscere le vendite dei propri titoli, basato sugli ordini e i riordini delle maggiori librerie italiane. La mia (piccola) libreria non ne ha mai fatto parte come credo qualche altro centinaio di librai e quindi la relativa classifica non è del tutto affidabile, ma sicuramente quanto basta per trarne qualche impressione. Piccola noticina personale: dovessi sceglierne uno per lettura personale avrei non poche e non piccole difficoltà. A parte i libri che ho a suo tempo già letto (Educazione siberiana, n. 2 della classifica, Diario di una schiappa, n. 18 e Cinquanta sfumature, n. 19), potrei al massimo tollerare il numero 3, il libro di Agnello Hornby, Il veleno dell'oleandro, autrice che ho già letto sia pure con esiti non sempre felici, o dare un'occhiata al numero 10, il libro di Concita De Gregorio, Io vi maledico. O magari al numero 17, Gli onori di casa, di Alicia Gimenez Bartlett. 
Vergata dalle mani della cara Susanna Tamaro, n. 15, non leggerei nemmeno la lista della spesa, del fenomenale Adam Kadmon, autore mysterico, mi accontento largamente delle sue apparizioni televisive e continuerei felicemente a ignorare l'esistenza di Sylvia Day e della sua romantico-sensual-sessual-trilogia, prima in classifica. In generale, comunque, noto che nella classifica sono presenti almeno quattro titoli non recenti, altri cinque titoli sono in un modo o nell'altro legati all'attualità, due alla programmazione cinematografica, c'è un (ottimo) fumetto, un libro di cucina "spinto" dalla TV, un paio di gialli e gli immancabili Wilbur Smith, Gramellini e Clara Sanchez.
A qualcuno è venuta l'acquolina in bocca? No?  



Cosa manca? Manca, tanto per dire, il giovane autore italiano con il romanzo italiano del XXI secolo. No, siamo seri. In generale manca una narrativa che non sia in qualche modo riconducibile  a un genere letterario dato, italiano o straniero. Il che ha il significato sicuro che gli editori non stanno rischiando nulla, puntando su nuovi autori o su una narrativa in qualche modo nuova
Il quadro di un momento di stanca, della produzione, avrei detto in altri tempi, quando il calare delle vendite fa riemergere libri di tre anni fa, come Bianca come il latte, rossa come il sangue di Alessandro D'Avenia, un libro che si è sempre vendicchiato ma senza esplosioni o la necessità di riordinarlo più di una volta alla settimana. D'altro canto ricordo perfettamente che gennaio e febbraio sono pessimi, in quanto a vendite, e i primi incassi appena appena decenti si fanno dall'inizio di Marzo. Solo che, dalle info in mio possesso, non è che Natale - che da solo vale dal 20 al 25% dell'intero anno - sia stato proprio così lussuoso per le librerie. E altri scricchiolii mi giungono attraverso altri canali. Il Salone del libro di Torino, già in qualche difficoltà nella scorsa edizione, quest'anno si terrà verso la fine di maggio. Come dire che la Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura ha una quindicina di giorni in più per stressare gli editori, pregandoli di partecipare... E anche gli editori che comunque parteciperanno cercheranno di risparmiare per quanto possibile...
Un quadro generale che, ovviamente, riflette abbastanza fedelmente la situazione di recessione che sta vivendo il nostro paese. Dove la grande editoria non spicca certo per l'inventiva e per le nuove proposte... 




«Ecco, sei soddisfatto? Tanto lo sapevi già che le cose non andavano troppo bene.»
Vero, vero, lo sapevo. Ma mi diverte estrarre i dati e gli spunti di discussione da semplici, anonime classifiche. Poi, se qualcuno vuole avere qualche informazione in più può sempre fare un salto presso i dati ISTAT sulla lettura  e farsi un'idea personale. Personalmente, comunque, ritornerò sul tema
E sulla semplice verità che il Italia coloro che leggono almeno 12 libri all'anno sono 13,8% della popolazione, dati 2011

4 commenti:

Nick Parisi. ha detto...

Non è per niente una situazione incoraggiante.
Se penso che ci sono stati momenti in cui andare in libreria a scovare le novità era un piacere...

Massimo Citi ha detto...

@Nick: per me non era più così da tempo - un'intossicazione da lavoro - e l'unico momento nel quale riuscivo a rilassarmi e a "vedere" i libri era quando entravo in una libreria remainder's che poteva contenere anche libri e autori che non conoscevo. Infatti in casa debbo avere perlomeno un libro ogni dieci che proviene da lì. Comunque non sono solo e tanto impressionato dalla produzione editoriale ma dal calo dei lettori 2011 presentato dall'ISTAT. Ma di questo parlerò al prossimo post.

Argonauta Xeno ha detto...

Anch'io avevo leggiucchiato i dati ISTAT, fermandomi alla percentuale di chi legge almeno un libro, che già non era molto incoraggiante...

Massimo Citi ha detto...

@SX: temo che la situazione sia, nel frattempo, peggiorata. Dopo di ché, comunque, forse sarebbe interessante studiare un attimo come vengono somministrati i questionari ISTAT, non per sfiducia nei loro confronti, ma per avere, per esempio, un quadro più ampio e articolato del rapporto lettori / e-books.