28.2.15

Lavorare in un museo


No, calma, non è il genere di "lavoro" sul modello dei coraggiosi iconoclasti dell'ISIS che hanno gravemente colpito ed eroicamente affondato statue assire di tremila e passa anni fa - che poi gli assiri sono vendicativi pure da morti e sono tutti cavoli loro - e distrutto incisioni e tavolette della stessa epoca tentando, comunque inutilmente, di essere all'altezza dei veri iconoclasti di epoca bizantina e della Riforma, molto ma molto più decisi e brutali nel distruggere immagini divine. Si è semplicemente trattato del mio personale aiuto - anzi nostro, dal momento che ha partecipato anche mia moglie - al trasloco del Mu.Fant. (Museo della Fantascienza) da Via Bernardino Luini a Via Reiss Romoli, in una nuova sede più ampia, più luminosa, più razionale ecc. ecc.
Detto così suona maledettamente suggestivo e sì, da un certo punto di vista lo è così, ma non è tutto qui. 
Andiamo con ordine:
Via Bernardino Luini è nella zona Nord di Torino, che per me, sempre vissuto nell'area Sud, è aliena e pericolosa come l'atmosfera di Venere. Le mie uniche puntate nell'area Nord risalgono a mooooolti anni fa, quando giovane pischello corteggiavo la mia attuale moglie chiedendo agli amici e a lei lumi per raggiungere la sua abitazione, posta in Borgo Vittoria, per me l'equivalente delle terre incognite degli antichi planisferi. Non ho mai imparato a girare nel lato settentrionale della città e comunque già solo il fatto che per raggiungere il Mu.Fant. ci ho messo quasi un'ora tra metropolitana e mezzo di superficie, non ho mai avuto davvero la necessità di farlo, una volta riscattata la fanciulla e trattala a vivere nel ricco e felice Sud [*]. 
Una volta giunto sul posto ho trovato in un felice e disperante caos il piccolo museo che avevo conosciuto: le bacheche svuotate, la false pareti degli ambienti accumulate in un angolo, decine (ma forse erano centinaia) di scatole e scatoloni con il materiale accumulato pronto per il trasporto. «Ce n'è anche sopra, al quarto piano» ci ha comunicato il buon Davide «Se avete voglia potete occuparvi di quello». "Quello" era il lascito del grande Riccardo Valla, centinaia di libri, riviste e fumetti raccolti in un'ampia stanza, in gran parte imballati e da trasportare al pian terreno. Accanto alla biblioteca, che il personale del Mu.Fant. ha avuto solo raramente la possibilità di aprire al pubblico, c'erano altre stanze discretamente piene di armadi, scaffali e altre impedimenta per una cubatura notevole. «Anche questa roba qui deve andare al pian terreno» è stato comunicato ad un altro esiguo gruppo di improvvisati trasportatori. Il vero problema è che per scendere dal quarto piano al pian terreno c'erano soltanto due ascensori di modello scolastico - normale dal momento che ci trovavamo in una ex-scuola -, ovvero, lenti, burocratici e nevrotici [**]. Due ascensori per portare giù sei o sette armadi di metallo, che hanno subito rivelato perfidamente di essere troppo alti per entrare nella cabina, una quarantina di metri cubi di libri e altro materiale stampato, un'astronave di cartone (smontata, grazie al cielo), tutti gli scaffali che avevano contenuto i libri in oggetto, più giochi da tavolo, tavolini, sedie, poltrone e poltroncine e curiosi oggetti a metà tra il torri fatte di lego e modelli per architetti, numerosi e sostanzialmente incomprensibili come reperti alieni.


Ci siamo divisi il lavoro da fare e via. 
Al piano terreno era intanto arrivato il furgone che avrebbe dovuto trasportare il tutto in Via Reiss Romoli. Un furgone noleggiato, quattro metri di lunghezza per tre di altezza per due di larghezza... ovvero una ventina di metri cubi a disposizione avendo da trasportare qualche centinaia di metri cubi di oggetti. «Faremo più viaggi» ha borbottato Silvia Casolari, nell'incredulità piena di speranza dei presenti.  
Abbiamo gettato la spugna intorno all'una, nel resto del week-end avevamo impegni di famiglia, dopo aver trasportato la maggior parte della biblioteca al pian terreno. 
Il trasloco proseguirà domani, forse valendosi finalmente di un camion e di un autista e, si spera, di aiutanti più numerosi. A questo punto non posso che lanciare un appello a tutti gli amanti della sf in area torinese: VENITE A DARE UNA MANO. 
Un museo della fantascienza è una cosa seria, perbacco, e il Mu.Fant. è un buon museo, anche se (finora) piccolo, un luogo di ritrovo per tutti coloro che cercano una possibilità di incontro, di scambio, di comunicazione, di conoscenza. Il comune di Torino ha fatto qualcosa - anche se poco, siamo sinceri - ma gran parte del lavoro spetta a noialtri. Non avete altro da fare che arrivare o in via Bernardino Luini, al 195, o in Via Reiss Romoli 43, qualcuno di adocchierà e vi rifilerà qualcosa da trasportare. Fatelo in memoria di Leonard Nimoy, se non altro. 


[*] Ovviamente perché ci abito io. Un tipico esempio di ragionamento leghista vecchio tipo.

[**] Un ascensore scolastico è carico di tranelli presentati come strumenti per evitare incidenti di ogni genere. I due ascensori si chiudevano troppo o non si chiudevano affatto, soprattutto quando erano carichi. Bisognava muoversi con lentezza ragionata per convincerli a partire a una velocità letargica. Credo a averli odiati entrambi. 

23.2.15

Mentre i gioanniti avanzano...


«Ma di che diavolo parli?»
Ecco, il problema è che la partenza del lavoro per ALIA rischia di lasciarmi a terra, con l'ennesimo romanzo, sia pur breve, iniziato e non finito...
«Di nuovo? Ma non ci provare nemmeno... anche se, a dire la verità... credi onestamente che a qualcuno freghi qualcosa
Discutere con se stessi non fa bene. Ormai dovrei saperlo. 
E il problema resta un problema. 
Diciamo che, come è stato per ALIA Evo 1.0, mi chiedo con che cosa potrei partecipare alla nuova antologia. Ma non è il solito giochino per il quale chiederei ai miei quattro lettori che cosa preferirebbero. O forse sì. Ma resta il problema del romanzo (breve) che sto scrivendo, che ha raggiunto (e superato) i 150.000 caratteri e che fino all'altro ieri procedeva tranquillo e senza inciampi. 
«...Mentre i gioanniti avanzano...»
Appunto. E non scherzare.
«Per carità...»
Allora, proviamo a metterla così. 
La storia che sto scrivendo appartiene all'universo dei Mondi della Corrente. Nel passato, rispetto ad altri testi precedenti. Un po', venti o trent'anni, dopo il Perdono a dio. Completamente da un'altra parte. Con un protagonista maschio ex-bodyguard e neo-comunista[*]. Rispettivamente deluso e scettico.  
Sarebbe appena appena logico andare a giocare da un'altra parte per ALIA. Chessò, finendo il racconto iniziato mesi fa e mai terminato, a metà tra il fantastico puro e qualcos'altro, qualcosa che - per la verità - non ho ancora capito nemmeno io. 
«Andiamo bene».
No, però è suggestivo, perdinci. Merita. 
«Certo, se lo finisci»
Zitto, lasciami riflettere.
Quella sarebbe una possibilità, se solo riuscissi a immaginare una fine degna di questo nome.
Un'altra possibilità sarebbe quella di ritagliare un frammento dal romanzo precedente, quello non finito, e presentarlo come una novità assoluta. In fondo per chiunque altro lo sarebbe. «Ambientato in un universo differente da quello della Corrente.» Non sarebbe male, no? 
«Come no, se riesci a ritagliare qualcosa. A occhio, per quello che mi ricordo, non sembra facile».
Vabbè. 
Resta la solita possibilità di cucinare un'altra storia della Corrente. Stavolta più corta. Magari scrivendola quest'estate. In vacanza. 
«All'aroma dei fiori di montagna».
Certo. 


«Intanto i gioanniti avanzano, nel caso te lo fossi dimenticato. "Avanzano" in tutti i modi possibili.»
Proviamo così. Il romanzo finisce sui duecentomila caratteri. Duecentocinquantamila, via, ma non di più, così non mi viene voglia di partecipare a Urania. Ci arrivo entro aprile. Per fine maggio la pianto di torturarlo e lo dò da leggere a qualcun altro. Ragionevolmente per fine giugno mi ritorna indietro. Se non butto via tutto e se l'Italia non cade nelle mani dell'ISIS passo a montarlo in epub e per luglio esce. E mi butto sul testo per ALIA Evo 2.0.
«Un piano perfetto. Complimenti. Questo mi piace di te: la capacità di spenderti a parole. Sai quante volte hai già fatto progetti di questo genere? È il caso che te lo ricordi?»
Arriva un momento nel quale si decide di averne abbastanza del dialogo con il proprio SuperIo e ci si rifugia nel Mondo Dei Sogni, laddove tutto funziona come deve. 
ALIA Evo 2.0 è una realtà, anche se i gioanniti continuano ad avanzare. Nel mondo reale ad avanzare ci sono la BCE, il Fondo Monetario Internazionale e la Commissione Europea. L'ISIS. I filorussi. I fascisti di mezzo mondo. La temperatura media del pianeta.
Se qualcuno volesse esprimersi sul mio contributo ad ALIA può farlo qui. La volta scorsa ho ricevuto la bellezza di cinque (5) voti, tre per una storia della Corrente gli altri due per le altre due scelte. Questa volta sarei contento di bissare tale suntuoso risultato. Intanto, finite di scrivere queste righe vado al supermercato. 
A fare la spesa. 
Domani ricomincio a preoccuparmi del fatto che i gioanniti stiano avanzando. 
Giuro.        


 
 [*] Se qualcuno aveva bisogno della conferma che si trattasse di una storia di fantascienza è servito...

20.2.15

ALIA Evo 2.0

Qui, con l'aria di persone serie, al Salone del Libro 2012

Sul sito dedicato ad ALIA e ad altre follie più o meno fantastiche, ALIA Evolution, è uscito un articolo di una certa importanza. A distanza di alcuni mesi dall'uscita di ALIA Evo (uscita a giugno 2014) ricominciamo a battere il tamburo per costruire il nuovo ALIA, ALIA Evo 2.0. 
Siamo a fine febbraio - più o meno - e contiamo di avere i brani da pubblicare per la fine dell'anno. 
O almeno ci speriamo.
Un'ALIA di autori italiani e di autori stranieri, aiutati dalla collaborazione dei tre moschettieri: Massimo Soumaré, Federico Madaro e Davide Mana. Il che non significa che non siamo disponibili ad arruolare altri coraggiosi traduttori per le aree finora non toccate da ALIA, l'area ispano-americana, l'area nordica e germanica, l'area slava. 
«Coraggiosi», in questo caso, significa che siano disponibili a lavorare nel nome di un pagamento virtuale, forse pallidamente possibile se il nuovo ALIA vende qualche centinaio di copie, altrimenti niente...


D'altro canto tutto il lavoro di ALIA avviene a titolo gratuito, dai curatori, ai traduttori, agli autori ai disegnatori (se ne troviamo). È una sciagurata tradizione e una follia nella quale siamo riusciti a coinvolgere non solo gli autori italiani ma anche autori statunitensi, canadesi, inglesi, giapponesi, cinesi, di Singapore ecc. Una follia che soltanto una grande passione può sorreggere.
Noi crediamo sia possibile farne un'altra. 
Un'ALIA Evo 2.0 in formato e-book disponibile sia sul sito di LN-LibriNuovi in formato .epub che in quello di Amazon.it in formato .mobi.
Tutto lo spiegone, in ogni caso, l'abbiamo fatto su ALIA Evolution. Correte a leggere! 

Questa è la nostra gatta, Isidora. Abbiamo messo qui questa foto perché ci piace e nulla più...

13.2.15

Tra una guerra e l'altra


È difficile scrivere qualcosa, di questi tempi. 
Difficile pensare a qualcosa di diverso della crisi che non passa, all'ISIS, alla guerra in Ucraina, ai peshmerga, a Boko haram, ai morti nel mare di Sicilia. E non può non tornare in mente il papa, con la sua convinzione che la terza guerra mondiale sia già iniziata, ma spezzettata, apparentemente irriconoscibile, divisa in mille campi di battaglia, in mille luoghi, con ideologie e fedi diverse solo in apparenza. 
Cosa ne pensate di un presidente del consiglio che, visti i trecento e passa morti annegati, propone di intervenire in Libia? Scusi, ma intervenire come? «Tripoli bel suol d'amore» o qualcosa del genere? Forse sarebbe bene spiegare un momento che cosa si ha in mente di preciso prima di fare alcunché, altrimenti nasce il dubbio si tratti solo di parole al vento, dette appositamente per non intervenire e lasciare che la gente continui serenamente ad annegare. 
La situazione in Libia è semplicemente agghiacciante. Decine di piccoli «Signori della Guerra», come si è detto a suo tempo per la Cina degli anni '30, che governano (ovvero taglieggiano) piccole aree e un governo centrale debole e incapace di risolvere la grave crisi che ha colpito la nazione dopo la caduta di Gheddafi: 

A tre anni dalla rivoluzione garantita dall’ombrello Nato, la Libia resta impantanata in una crisi profonda. Uno Stato dal governo centrale debolissimo, diviso da lotte tribali feroci; lacerato dall’anima araba contrapposta a quella africana; spaccato tra Cirenaica, Tripolitania e Fezzan sahariano; soprattutto incapace di assorbire oltre 1.700 differenti milizie armate pronte a farsi la guerra per un nonnulla. (da Il Corriere della Sera, http://www.corriere.it/reportages/esteri/2014/libia/).

Tra coloro che speculano sugli emigranti esistono anche jihadisti come Abdem Raouf Kara, che attraverso le quote versate dagli emigranti (dai 3.000 ai 5.000 dollari) finanzia le attività dell'ISIS e di Boko haram. E ciò che non può sfuggire a chiunque dia anche solo un'occhiata a una carta politica dell'Africa è la vicinanza del Ciad, ultimamente luogo delle incursioni di Boko haram, alla parte meridionale della Libia.  Ed è verso il Niger che il maggior numero di fuggiaschi dalla guerra in corso nel Nord della Nigeria fuggono:

Il gruppo ribelle estremista islamico non si accontenta più di colpire i simboli dello stato: ora colpisce anche la sua base, i contadini e i pescatori che un tempo sostenevano l'insurrezione [...] Boko haram ha esteso la sua strategia del terrore alla popolazione per impedire ai civili di unirsi alle milizie filogovernative create dopo la proclamazione dello stato di emergenza (da Internazionale, 6/12 febbraio 2015)

In sostanza, allargando appena un po' la visione si configura una situazione nella quale il nostro caro Renzi non potrebbe intervenire se non avendo alle spalle un'armata degna dell'Imperatore Ming. L'UE rifugge - ovviamente - dall'idea di un intervento militare in Africa e anche il recente intervento francese nel Mali contro gruppi fondamentalisti islamici ha visto l'UE assente in quanto tale. Come a dire che l'UE non possiede una propria politica estera, sull'assenza della quale era già nato qualche dubbio notando come la signora Mogherini non avesse partecipato ai colloqui in Bielorussia, pur tenendo conto dell'importanza della questione per l'Europa nel suo insieme.
In sostanza: ma di che kz parla Renzi
Se non altro Mussolini, al di là della sventurata retorica fascista che ha finito col coinvolgerlo nella guerra, aveva - prima della guerra d'Etiopia - una visione realistica della situazione internazionale, che non ha nulla a che vedere con le parole in libertà di un mediocre politicante fiorentino che vorrebbe convincerci di avere un nuovo e geniale approccio a una situazione maledettamente complessa.
La realtà è di un numero di emigranti che non può che crescere negli anni a venire e una situazione africana che rischia di andare fuori controllo. Anche dimenticando per un attimo gli altri flussi provenienti dalla Somalia e dal Marocco, la situazione in corso nel Nord della Nigeria - con 13.000 morti e un milione di sfollati - è una bomba vicino a esplodere e che provocherà altre ondate di disperati che si andranno ad aggiungere ai Siriani, agli Egiziani, ai Somali. Sulla pelle dei quali altri "imprenditori della disperazione" potranno continuare a speculare, magari girando una parte degli incassi all'ISIS o a Boka haram.
Per il momento l'Italia può soltanto provvedere a recuperare i profughi, utilizzando la propria marina militare e deve fornire loro risorse per una vita dignitosa e una speranza per il futuro. E deve fare il possibile perché l'UE intervenga - politicamente ed economicamente - in Libia, nel Nord della Nigeria e in Somalia. Aiutare a creare strutture politiche credibili alle quali la popolazione civile possa affidarsi. Non sarà un lavoro né facile né breve, sia chiaro, ma è davvero l'unica soluzione possibile a meno di non voler semplicemente, lasciare che la gente anneghi come accade ora. 
Quanto all'Italia non ho del tutto perso le speranze di vedere qualcun altro al posto di Renzi, qualcuno che sia più conscio anche delle responsabilità di uno dei dieci paesi con il più alto PIL al mondo. 
Non è facile, lo so, ma in fondo anche Tsipras era più o meno nessuno solo un paio di anni fa.  

 
     


9.2.15

Nuova musica


Come forse qualcuno tra coloro che mi leggono hanno intuito, una delle mie passioni musicali è la Neue Deutsche Härte [*], ovvero un heavy metal piuttosto pesante eseguito da un gruppo di pessimo umore che accompagna un cantante dalla voce cavernosa che canta rigorosamente in tedesco. 
Non credo di dovermi scusare per questa passione: ascolto i brani in cuffia senza disturbare nessuno e non ho una particolare simpatia né per Angela Merkel né per l'attuale politica della Grande Germania. Il piacere di sentire qualcuno che urla nella lingua di Goethe deriva probabilmente dai cinque anni trascorsi in compagnia della lingua e della cultura tedesche - e della sua ottima insegnante - e dei viaggi estivi in Westfalia, in Bassa Sassonia, nel Rheinland e in Baviera.  Ottimi esempi di questo genere di musica sono i Rammstein (già presentati qui), gli Eisbrecher gli Ooomph! e gli Âme immortelle (anche se questi ultimi un po' troppo accomodanti con la disco music). 
Un'altra delle mie passioni - questa volta letteraria - è lo steampunk, che consiste nell'immaginare che gli scienziati di fine '800 fossero riusciti a creare astronavi in puro Jugendstil o ottenere un computer funzionante da una macchina di Babbage.
Recentemente ho avuto occasione di coniugare queste due passioni con il lavoro di un gruppo musicale che ho finito per incontrare ravanando [**] in spotify. Parlo dei Coppelius, nome hoffmaniano profondamente suggestivo per un appassionato di gotico come il sottoscritto. 


Accomunati nella Neue Deutsche Härte con il metal pesante degli altri gruppi è in realtà un gruppo con un contrabbasso, un violoncello, due clarinetti e batteria. Non solo, il gruppo normalmente si esibisce con «wear formal, old-fashioned clothes, inspired mainly from the Victorian era», tanto per citare wikipedia. 
Il risultato dell'incontro tra la musica tedesca e lo steampunk è sinceramente geniale e non posso fare a meno di suggerirlo a chi fosse interessato a provare qualcosa di diverso dalla musica alla quale siamo abituati - o forse intossicati.




 
  [*] Härte non significa «arte», ma «durezza». Un'autoironica durezza germanica, certo, ma anche un gioco di parole tra arte e durezza (dell'acqua). Humour teutonico... 
[**] Ravanare: frugare disordinatamente, assaggiare a casaccio (coll. piem.)
 

6.2.15

Metri di neve e un assaggio di Grecia


Su Torino sono caduti più o meno 5 cm. di neve che ora - dopo alcune ore di pioggia - sta lentamente scomparendo in una fanghiglia di colore indefinito e indefinibile. 
Camminare sui marciapiedi tenendo per il guinzaglio il mio assurdo cane è un esercizio con qualche piccolo rischio. «Assurdo cane» non è un modo curioso di definirlo ma semplicemente una constatazione. Mira, divenuta un cane adulto, ha alcune profonde antipatie. Per le altre cane [*] che girano nei dintorni - tra le quali un Bernese sui cinquanta chilogrammi di peso, una grossa Hursky e un meticcio drammaticamente simile a un lupo - che lei aggredisce abbaiando e alla cui aggressione due cane su tre (grazie al cielo) rispondono con una sovrana indifferenza. Due su tre perchè la meticcia non è particolarmente tollerante e in genere reagisce sfoderando una dentatura degna di Alien e cercando attivamente di aggredirla e presumibilmente metterla a tacere per sempre. 
Si può immaginare il mio umore e la mia stabilità dopo un paio di incontri con altre cane, con Mirra che tira come un ragazzaccio tredicenne, ben intenzionata a mostrare l'assoluta e adamantina intenzione di operare una pulizia etnica di tutte le femmine - grandi e piccole - esistenti in un chilometro quadrato. Che poi si tratti di una semplice intenzione è giocoforza pensarlo, dal momento che tutta la sua cieca rabbia da crociato scompare in un amen appena girato l'angolo.

Un altro dei problemi sollevati dalla mia cana crociato è di natura diversa. 
Normalmente la prima uscita del mattino è per acquistare il giornale e, mentre faccio fare un giro al cane, dare un'occhiata alle notizie. Nei mesi che vanno da marzo inoltrato alla prima metà di ottobre arrivo al punto di sedermi su un muretto e leggere lasciando libero la cana, mentre negli altri mesi lo tengo al guinzaglio mentre sbircio le notizie.
Solo che c'è la neve, quella mezza sciolta e traditrice. 
C'è una cana crociata.
E intorno è pieno di cane infedeli. 
Mentre io vorrei capire qualcosa di che cosa succede alla Grecia e all'UE.
Proprio oggi c'è un interessante articolo sul peccato originale della Grecia, entrata nell'euro avendo un debito pubblico che superava il 15%, avendo tuttavia dichiarato di stare nei parametri di Maastricht, ovvero nel 3%. E la corsa all'assunzione di statali per procacciarsi voti sicuri negli anni che seguirono. La crisi dell'economia, nascosta nella prima decade ma poi esplosa in una crisi senza fine e la situazione via via creatasi che determina povertà, disoccupazione mentre il PIL crolla.
Mentre l'evasione fiscale in Grecia raggiunge i massimi livelli.
A voi non ricorda nulla?
Sono poi interessato alla condotta della BCE e di Draghi.
E c'è un buon articolo - buono dal punto dell'attualità non del suo contenuto - del presidente della Bundesbank.
E un reportage da Atene con la manifestazione in sostegno di Tsipras.
– Piantala Mirra, non ti fa niente!
– Bau, bau, bau, grrr, bau, grrr...
– Passi, passi... mi dispiace, è fatta così... EPPIANTALA CRISTO!
– Bau, bau, grrrrr, bau, ribau...
«Checcazzo ha detto quel minchione di Weidmann? Sempre lì a difendere le banche ted...» 
– Va bene, passo io, aspetti un secondo che la strang..., pardon, che la tengo...
– BAU, BAU, bau, grrrr 
«Ma perché mai Draghi si è prestato a una manovra del genere? Mmmmhhh, ma forse non è tutta colpa di Draghi... E Renzi? Diomio, peggio di Hollande, che notoriamente non ha il coraggio di contraddire la Merkel...»
– Bau, grrrr, bau!
– Ma di nuovo? Ma guarda che quella lì non ti si fila nemmeno per sbaglio... 
...
Ho finito di leggere il giornale a casa, poco prima di uscire. Non sono riuscito a giungere a una conclusione, se non che - forse - i governi greci che hanno preceduto Tsipras avrebbero fatto bene a fare qualcosa contro un'evasione fiscale anche peggiore di quella italiana. Ma non posso esserne certo. Ed è inutile che chieda lumi alla mia Cana crociata, assolutamente convinta di aver messo a posto Renzi, Hollande, Merkel, Weidmann e due o tre insopportabili canesse.
Potrei chiedere a Tsipras se per caso ha bisogno di una cana di nome Mirra. 
Che a fare quella che non vuol capire non ha rivali. 
Poi evoco l'immagine di una levriera di Pomerania e rinuncio.
Temo che Tsipras dovrà arrangiarsi. E gli auguro di cuore di farcela. 
Ma senza Mirra.  



[*] Come ho spiegato in un altro post utilizzo normalmente la parola «cana» (f.pl.«cane») perché trovo intollerabile la parola cagna.  


  

3.2.15

Il tempo che passa ovvero varie ed eventuali


Ieri pomeriggio ho partecipato all'assemblea annuale del Comitato Editori Piemontesi, dove abitualmente mi incarno abbandonando la mia veste di editore virtuale e di factotum su FB. 
Il fatto che il gruppo di piccoli editori che si è riunito sia sopravvissuto e sia persino riuscito a crescere di numero è un dato di non piccola importanza, soprattutto di questi tempi. Il Salone del Libro si profila non troppo distante e anche se il sottoscritto non parteciperà - non è facile farlo con un libro virtuale - si tratta di una manifestazione che riveste un'importanza considerevole per gli editori locali. Il fatto che l'inviata della Regione ci abbia comunicato che il Piemonte non ha al momento i soldi per pagare lo stand dei piccoli editori ha creato non pochi grattacapi - che fortunatamente non hanno avuto conseguenze fisiche sulla delegata regionale - ma che si spera verranno superati. 
...
Il romanzo breve al quale sto lavorando, titolo provvisorio «Settembre», ha felicemente superato i 115.000 caratteri.
Una conclusione necessaria l'ho afferrata: c'è qualcosa di terribilmente attuale e di cogente, di obbligato nel fondamentalismo, come una strada che fatti i primi passi non puoi che percorrere fino in fondo, a meno che qualcosa ti sottragga ad esso. C'è una consequenzialità fatale in certe scelte che ipotecano il futuro e che finiscono per determinare interamente i loro esiti.[*] Scelte che soltanto chi compie può comprendere e giustificare. Chi ne rimane al di fuori non può che, giustamente, rifiutarle.
Dal punto al quale sono arrivato riesco quasi a vedere la fine del romanzo. Che comunque - è bene spiegarlo - non è ancora all'ordine del giorno.


È un'emozione curiosa, che non è facile spiegare a chi non si è mai cimentato nella scrittura di un testo che superi le 20-30 pagine. Quando un testo si allunga, germina, vibra sotto le mani è molto facile perdere il controllo di ciò che si sta scrivendo. E per un lungo momento qualunque idea dev'essere soppesata, valutata, provata e ripensata. Sono i momenti delle false partenze gettate nel cestino (virtuale), dei pipponi, pardon, delle lunghe spiegazioni che è bene spezzare, rimandare, affidare a un personaggio, dei dialoghi da trasformare in elementi dell'intreccio. E viceversa. È un duro lavoro ma che ad ogni ostacolo superato dà una sensazione di completezza e insieme di leggerezza, come un colloquio di lavoro superato o un esame universitario.
Difficile spiegare che cosa ci sia di bello nel faticare senza prospettive reali, solo per il gusto di seguire personaggi divenuti reali nella propria immaginazione e che, una volta creati, resteranno vivi anche alle prossime letture. 
Anche nelle letture altrui, per quanto mi è dato sapere.
Mi è successo più volte, con il personaggio di Verena de Il perdono a dio, con Balthazar, protagonista di Luna Lontana, con HundAlexis di  Zhao o con Gigio de Le bambole in volo
E con Taubzent di Settembre
L'unica spiegazione che posso dare è che in loro compagnia mi sento un meno solo e che loro silenziosamente mi accompagnano nel tempo della vita.
Che non è affatto poco. 
...


Il lungo intervento relativo alle delusioni da concorso mi ha frustrato. 
Nel senso che temo di non essere riuscito a spiegare che cosa pensavo realmente
Ho paura di aver dato la sensazione di sparare più o meno su tutto o di aver insultato i piccoli gruppi di provincia che cercano di creare isolate oasi di cultura in un ambiente sempre più depresso. 
Mi dispiace, non era questa la mia intenzione.
Temo di non essere riuscito a dare l'idea del clima sostanzialmente irrespirabile che si vive in certe giurie dove mi è capitato di lavorare, cariche di una dose mefitica di intolleranza per chi non scrive secondo regole cervellotiche e arbitrarie. Ed è difficile commentare la deriva di concentrazione creata da chi enuncia prima di riflettere, di chi - ahimé - non ha sensibilità per la scrittura, di chi condanna un uso opinabile delle virgole senza riuscire a vedere il nuovo contenuto in un testo. 
Credo che tornerò ancora sul tema. Estote parati


[*] Il che è come dire che ero ateo prima di cominciare a scrivere e tale a maggior ragione resterò.