30.6.15

Vado in montagna. In caso di mancato ritorno, non cercatemi


Parto per la montagna dopodomani mattina.
Fa caldo, questo è indiscutibile, e in più sta arrivando - o forse è già arrivato - Flegetonte, ovvero il consueto anticiclone africano che ci brucerà vivi tutti quanti. 
Più o meno. 
Cosa non farebbero i giornali per «fare notizia» anche quando le notizie latitano. Eppure non è un momento nel quale manchino le notizie, anzi. Ma di questo parleremo dopo, adesso mi limito ai fatti miei. 
Leggerò, innanzitutto. Ho i brani inviatimi da Davide Zampatori, che leggerà Silvia ma che comunque leggerò anch'io, pur non avendo in proposito diritto di voto, e il racconto di Samuel Marolla, inviatomi, in realtà, da tempo ma sul quale devo scrivere un commento o qualcosa del genere, come è normale e serio faccia un curatore. Poi leggerò anche altro, ovviamente, ma soprattutto scriverò il brano per il prossimo ALIA, e metterò in pratica suggerimenti e critiche di due dei tre lettori - il terzo non ce l'ha fatta ma non si preoccupi, gli voglio bene ugualmente - a suo tempo eletti per la lettura di Settembre. A Dio piacendo per metà di luglio dovrei riuscire a pubblicarlo. 
Dovrei rientrare la prossima settimana, più o meno il giorno dopo il referendum greco, ovvero, come dice (male) il Renzaccio nostro, il referendum tra l'Euro e la Dracma. 
In questi ultimi giorni ho letto Habermas, Piketty e Krugman, un bel terzetto di loschi figuri che non mi sono sembrati esattamente sostenitori della cara Trojka, alcuni articolisti di «Repubblica», impegnatissimi a non prendere una posizione seria e motivata sulla vicenda Grexit e, infine, il nostro beneamato primo ministro italiano, un certo Matteo Renzi, impegnato a fare la figura di quello che non si fa prendere in giro da un furbastro bischero greco.


Personalmente ho una disistima seria, motivata e robusta nei confronti del nostro caro rottamatore, ma non lo facevo così imbecille da riempire diverse colonne del Sole-24 Ore per riaffermare di non essere un povero pirla, che Tsipras è in realtà un peracottaro e che l'Italia non corre rischi da un eventuale Grexit. Posso capire che sia il momento di spargere olio sull'acque procellose come si sforza di fare il nostro ministro dell'economia, cercando di ignorare la situazione reale del nostro paese che viaggia con un rapporto debito/PIL pari al 130% e che, in caso di ripresa dello spread rischia moltissimo, ma mi sembra quantomeno delinquenziale che Renzi approfitti dello spazio offertogli da un giornale serio - e non esattamente morbido nei suoi confronti - per continuare la sua interminabile campagna elettorale, vantando meriti del tutto teorici o ipotetici e sparare a zero su Tsipras, il Franti della situazione mentre lui, Renzi, sarebbe il Derossi (o il Votini) della classe Europa. Non so quanti di noi hanno ben presente ciò che Renzi ha fatto per accettare l'attuale politica della UE, a cominciare dal Jobs Act - non a caso particolarmente apprezzato dal Fondo Monetario Internazionale [FMI, presidente Christine Lagarde] - che ha reso i lavoratori italiani indifesi di fronte alla controparte, come si scopre man mano che il Jobs Act viene applicato, per arrivare a una legge sulla scuola che nemmeno-Berlusconi-può più varie ed eventuali altre. 
Ma Renzi deve fare il primo della classe, ce l'ha scritto in fronte. 
Non può proporre un nuovo modello di sviluppo all'Europa, anche perché bisognerebbe avere in testa qualcosa da proporre. Ma Renzi ha quattro idee in testa, un po' di thatcherismo da rotocalco, un po' di berlusconismo usato, la capacità di ricattare e minacciare e tanta, tantissima vanità. Perfino la dottrina Keynesiana è troppo radicale per lui, che cerca innanzitutto considerazione all'interno dell'UE, come fosse il vicepresidente della Lettonia o di Cipro. Per sei mesi di presidenza italiana dell'UE Renzi ha imitato (male) la Merkel e meno male che non si è messo il tailleur
Anche se sarebbe bastato chiederglielo. 
Alla domanda: «Ma abbiamo qualcosa da temere dall'uscita della Grecia dall'euro?» risponde che il vero problema è della Grecia e a noi ci pensa Draghi. Beato te, caro il mio ingenuone, che pensi che il problema sia tutto dei pensionati greci e non anche nostro. Sapendo che il suo caro papà, tuttavia, è sotto processo per bancarotta fraudolenta, non mi sento troppo sicuro del tuo genio organizzativo e affaristico, oh Grande Leader. 
Che, a pensarci bene, tanto varrebbe mettere come premier, anche segretamente, Draghi. 
Appunto, io vado in montagna dove riesco a sopravvivere con i prodotti del bosco. 
In caso di non ritorno non cercatemi. 



Piccola noticina: il Nostro sta combinando più o meno le stesse idiozie che ha tentato di imporci il Demente. Il che fa cadere davvero le braccia. Certo, Bersani era un accidenti di Re Tentenna, ma è possibile che gli italiani siano pronti ad abbandonarsi a un ...one per 80 euro? E fino a quando?          


25.6.15

Raccontare il sesso




Il capitolo quattro del mio antico romanzo, L'ultima stella, che sto eroicamente ribattendo (ma anche tagliando, cambiando, mutando di tempo ecc.) mi ha riservato una sorpresa curiosa: una scena di sesso. 
Onestamente non mi ricordavo minimamente di essermi a suo tempo permesso – pardon – immaginato, di poter scrivere decentemente una scena di incontro ravvicinato del primo tipo (perdono, Spielberg), ovvero la più banale delle copule tra una (1) femmina e un (1) maschio.
Cominciamo col dire che la scena non ha nulla di piccante. Due individui, relativamente giovani, che condividono un momento di profonda crisi nella propria vita, passano una serata insieme, discutendo e confrontandosi e giungendo a  una reciproca confessione che sarà l'elemento decisivo per un accoppiamento, accoppiamento che nessuno dei due ha a suo tempo previsto o programmato, semmai semplicemente considerato come conseguenza possibile, anche se non molto probabile.
Si tratta di individui privi di altri legami di rilievo e non credo - o, per essere sincero, non ricordo con precisione - che la loro avventura avrà conseguenze di rilievo sulla trama della vicenda. Diciamo che lo scopo della scena era quello di presentare due personaggi in una bolla di tempo immobile, in una scena privata, del tutto personale, narrarne le paure, qualche ricordo, qualche fissazione personale. La scena di sesso è venuta quasi automaticamente, come una necessità fisica che una donna e un uomo non possono ignorare se provano un minimo di interesse l'uno per l'altro e non hanno particolari problemi emotivi o sentimentali. 
Il problema grosso - ovviamente in senso relativo - è la scelta che feci intorno al 1980 di raccontare il loro rapporto dal punto di vista di tutti e due, con frequenti passaggi di punto di vista nel corso dello stesso paragrafo. Ahi, ahi, ahi. Ricordo perfettamente di aver letto negli anni immediatamente successivi un manuale di scrittura scritto da C.J.Cherryh per la prestigiosa collana «Scuola per scrittori» della compianta Editrice Nord, dove la madre del ciclo di Chanur ripeteva pagina sì e pagina no la frase: «E non cambiate mai, ripeto mai, il punto di vista a metà di un paragrafo». 
Ohibò.
Sicché avevo trasgredito. E gravemente. 
Ma perché mai? 

C.J.Cherryh
Beh, semplicemente perché i miei due personaggi non erano particolarmente presi dal rapporto sessuale in atto e troppo stanchi per riuscire a fare qualcosa di diverso dal lasciare andare il cervello alla deriva. Io, da perfetto guardone, seguivo le loro fantasie momento per momento personaggio per personaggio. Più o meno così: 

Milesia sente con una intensità quasi dolorosa che la sua vita quotidiana fatta di gesti automatici si frantuma e i frammenti sono lucidi, riflettono immagini del suo passato dimenticate...

e qualche riga prima:

Mentre parla Scentimel ha chiuso gli occhi e la voce di lei, nella penombra creata dalle palpebre abbassate, ha assunto un alone di risonanza fluida e carezzevole, la stessa sensazione provata da bambino, quando udiva la voci dei genitori oltre il tramezzo della stanza mal riscaldata dove dormiva.

Come avrete capito i due si chiamano Milesia e Scentimel. Nomi che possono sembrare strani ma che appartengono a esseri umani che vivono in un lontano futuro. 
Ho lavorato non poco sul loro incontro, tagliando, riducendo, cercando di chiarire, ma il doppio punto di vista è rimasto. Per il tempo del loro incontro e per quello del loro accoppiamento. Se non vi piace potete saltare sei o sette pagine e dar male di me in ogni occasione, ma comunque penso che tradirò C.J. Cherryh, nonostante la stima per lei.
«Sì, ma c'è una qualche descrizione, qualcosa di bbbuono?».
No, purtroppo no. Il mio IO di più di trent'anni fa era uno che aveva l'abitudine di mettere le mutande ai cavalli e il mio IO attuale è più o meno dello stesso parere. No, a parte gli scherzi, se non si vuole presentare una copula ppperversa o omosessuale [*], che richiedono un minimo di descrizione in più, la meccanica dell'accoppiamento è più o meno sempre uguale e perdere tempo e parole a descrivere il «pube di lei» o «l'erezione di lui» (ammesso che...) non è fondamentale. A meno che non si voglia scrivere un romanzo erotico o decisamente pornografico, il che, tuttavia, non è nelle mie corde.

Una scena dal film «Salem» che in qualche modo, non so quale, comunque c'entra.

 Semmai, rileggendo il breve incontro dei due ho respirato nuovamente per un istante l'aria di alcuni ambienti - la sinistra radicale, all'epoca sinistra extraparlamentare - verso la fine degli anni '70, quando era tutto sommato normale finire a letto insieme anche semplicemente per una simpatia temporanea o per terminare una discussione, più o meno quello che capita ai miei due personaggi. All'epoca era un sintomo di un'aria nuova, entrava nello stesso cloud di vivere in comune, allevare insieme i bambini, libertà nella coppia, liberazione femminile, intolleranza per la gelosia, libertà di rapporti omosessuali, uno spinello per chi lo voleva e attenzione per ciò che accadeva intorno a noi. 
Tempi passati, evidentemente.
Lo so, lo so, erano gli stessi anni delle BR, lo so bene. E le BR hanno curiosamente segnato la fine di quegli anni. Ciò non toglie che in linea di massima continui a pensarla così. 
E che abbia mandato a letto insieme due personaggi anche se non si amano alla follia. 
Succede.  

[*] Tanto per chiarezza: non trovo nulla di riprovevole in ciò che due adulti consenzienti possono fare in camera da letto. E la combinazione perversione/omosessualità è stata semplicemente una distinzione necessaria in campo narrativo, non un ritenere l'omosessualità in qualche modo assimilabile alla perversione. Infatti non potrete negare che per raccontare una coppia gay che passa il tempo a incatenarsi ci vuole più spazio e più parole che per raccontare due trentenni femmina e maschio che hanno un semplice, normale rapporto.  
      

18.6.15

Più parole = Meno parole


È un'apparente ossimoro, naturalmente, ma altrettanto ovviamente ha un significato. 
Cinque o sei anni fa - ho controllato gli interventi sul mio post - era pratica comune fare un giro degli altri blog alla ricerca di uno spunto per stendere il proprio intervento, nel caso non si avesse un preciso tema sul quale scrivere. 
Nei blog on line non mancavano gli interventi dedicati alla politica, i post letterari, di cinema, dedicati alle piccole esperienze quotidiane, riflessioni sulla scienza, sulla scuola, sulla TV e sulle altre arti, consigli su mestieri e su esperienze di viaggio. Certo, c'erano i gattini - io stesso ho postato in due o tre occasioni foto della mia gatta e della mia cana -, c'erano sciocchezze, ovvero leggerezze eccessive di vario genere, ma il tutto era comunque abbastanza tollerabile. Non mancavano i giovani artisti di vario genere che proponevano le loro opere via internet né i pittori, gli scultori, gli artisti di vario genere. Internet somigliava a una piazza viva e vitale, con qualche sgabello dove si poteva salire e arringare il popolo - scontando un'inevitabile ma non assoluto disinteresse -, dove ognuno presentava se stesso, litigava, discuteva, spendeva un profluvio di parole, ma con qualche esito. Questo fino a un po' di tempo fa. Poi...
No, non sto tessendo l'elogio del bel tempo perduto, ma resta il fatto che un blog comporta un minimo di cura nello scrivere, quantomeno per spiegare in poche parole il motivo di una presa di posizione o della scelta di una collezione di foto, di poesie o di geniali scarabocchi. Si può probabilmente affermare che i blogger erano individui pieni di sé e predicanti al nulla, certo, ma il loro punto di vista era spesso sufficientemente ricco e sfaccettato da permettere qualche commento e una riflessione non banale. 

Poi Libro-di-facce prima, twitter e gli altri social network hanno gradualmente invaso il campo della comunicazione, consegnando a chi ha poco tempo un  panorama di messaggi sempre più rapido, banale, ovvio, schizofrenico e in qualche caso semplicemente falso, fake. I social network hanno moltiplicato a dimensioni impensabili il grado di narcisismo di ognuno e hanno ristretto i tempi per la riflessione, obbligato a rispondere rapidamente, a prendere posizione anche su banalità assurde come il tipo di serpente da addomesticare, se la piastrellatura migliore per il bagno è color senape o color malva e se un nero africano ha gusti erotici uguali o diversi da quelli di uno scandinavo. Cercate risposte? Su FB trovate molte più risposte, giuste o fake, di quante avreste mai immaginato di poter porvi. Basta un dito o un colpo di mouse per un «mi piace» che conta poco ma indica quantomeno che qualcuno è passato e ha gettato un'occhiata alla vostra frase, alla vostra vignetta, alla foto condivisa, chissà se genuina o fake. I social network sono diventati l'equivalente di una lunga coda, dove viaggiano informazioni non controllabili e un minimo allarme, anche - o soprattutto se - ingiustificato, provoca panico, accessi d'ira, litigi, insulti. 
I fantasmi della rete, ovvero i troll, hanno cambiato indirizzo, ultimamente, operano direttamente sui social network, ma non sono più loro il vero problema quanto la media dello stile dei commenti che vi appaiono. «... E siamo sempre noi a pagare... certo che se una va in giro cosi non c'è da stupirsi... fai il frocio davanti ai bambini... Ma ti rendi conto di non capire un beato kz di niente?» è una versione appena più educata delle frasi che è normale incontrare come commenti quasi a qualunque evento, particolarmente se si tratta di fatti che riguardano i Rom, gli immigrati, le donne o i gay. Come notava Umberto Eco, individuo per il quale ho considerazione ma non stima [*], i social network hanno permesso a una valanga di idioti ignoranti (perché girare intorno alle parole?) di parlare senza saperne niente o giù di lì, limitando a moltiplicare parole usate e ripescate da giornali e rotocalchi da un tot al chilo, condite da un turpiloquio necessariamente senza fantasia [**].
Forse adesso comincia a comprendersi il motivo del titolo di questo post. Aumentando l'emissione di fonemi o di grafemi diminuisce il tempo a disposizione e l'attenzione e l'inevitabile risultato finale è «Più parole = Meno parole».

 
Questo rumore di fondo, che va da un livello più o meno professionale - gruppi di discussione letteraria, cinematografica, artistica - agli angiporti di dubbia frequentazione ha finito per soffocare i blogger. Leggere sul PC non è facile, lo sappiamo tutti, peggio ancora provare a leggere da un tablet o da un telefono. Scopo dei telefoni portatili è spesso quello di fungere da strumento di ritrovo per i giovani e non sono costruiti se non per permettere una lettura frettolosa, spesso disordinata o foriera di equivoci. Ma è inutile far finta di nulla: è possibile che i blog abbiano fatto il loro tempo?
Inevitabile dare una scorsa al lato sinistro del mio blog, dove compare il mio personale blogroll. Scomparsi per sempre alcuni blog, ne rimangono un certo numero dei quali sei o sette non vengono rinnovati da settimane o mesi. Quelli che sembrano resistere meglio sono i blog in qualche modo tematici, dedicati al cinema e alla letteratura - più o meno di genere -, mentre i blog in qualche modo generici un po' per volta gettano la spugna. Rimangono - o forse insistono - i blog di autori, che, come me, credono di poter corrispondere con i propri lettori, pretesa che non raramente nel mio caso mi sembra piuttosto ridicola. Diminuiscono i commenti sul blog, diminuiscono le discussioni, le polemiche, scompaiono gli insulti. Il mondo del blog comincia a somigliare all'universo in attesa della sua morte termica, con i blog che resistono per un tempo x, in attesa di scomparire per sempre e non essere rimpiazzati da nulla.



I blog sono stati un fenomeno, la passione di chi era giovane negli anni '90 e nel decennio dopo il 2000? Possibile, forse probabile. Lo chiedo a voi, che mi leggete. 
Ehi, c'è qualcuno laggiù?
Ma non preoccupatevi, io rimango qui a tediare i passanti fino alla mia personale morte termica. 
E in ogni caso mia mamma mi ha detto di andare su FB sono in caso di necessità, chè là la gente parla male. 
 

[*] Riprendo qui una frase del compianto genio Pazienza che mi sembra descriva bene l'uomo Eco: «Pienissimo di seissimo».  

[**] «... Mai come su Facebook ho incontrato merda, odio e violenza, ignoranza, sessismo, pregiudizio, maschilismo, imbecillità e razzismo. Mai altrove così, né nei vari bar e pub frequentati in tutta la vita, né in piazza, né in televisione, forum, chat, telefono, posta cartacea o altri mezzi di comunicazione, nemmeno su twitter che comunque si avvicina ma non é nemmeno paragonabile alla cloaca FB.
Nella mia esperienza, che può essere tranquillamente solo la mia, poco importa, il problema sono sì gli imbecilli ma, molto più di loro, Facebook.» (da Malpervobis di Elvezio Sciallis)     
   

13.6.15

Corrente, l'ultima parte


Ultima parte della presentazione del Ciclo della Corrente, il ciclo al quale sto lavorando da... beh, meglio non dirlo, se non altro si evita la consueta figura da farlocco. O forse no. In fondo ho cominciato a scrivere della Corrente quando ho iniziato a lavorare, più o meno nel 1976, e ho continuato il ciclo anche mentre lavoravo e scrivevo altro. Nemmeno tanto poco. 
Dovrei dire, probabilmente, che la Corrente mi ha accompagnato per la maggior parte della mia vita e tuttora mi accompagna. Tanto è vero che per il prossimo ALIA, ALIA Evo 2.0, in progetto per l'inizio del 2016, sto progettando e ho gettato le basi per un racconto breve del ciclo. In questo sospinto o sollecitato o costretto dai miei pochi lettori che mi hanno gentilmente invitato a lasciar perdere altri impedimenta narrativi e dedicarmi alla Corrente, senza se e senza ma.
Ma, tornando alla nostra piccola storia, siamo arrivati al momento migliore della Corrente, quello nel quale tale organizzazione sovraplanetaria di nazioni ha in apparenza raggiunto un suo equilibrio. 
Ma ovviamente non è del tutto così.
Esistono profonde rotture all'interno della Corrente. Da un lato dovute al problema dell'emancipazione dei moreauviti, che provoca non poche fratture politiche ed economiche. L'emancipazione dei moreuaviti o tranx è stata attuata su alcuni pianeti e, in generale, sono stati riconosciuti i diritti politici ai tranx che hanno combattuto, ma la loro proprietà non è ancora stata mai posta in discussione, così come la possibilità di avere una lunghezza di vita paragonabile a quella umana. Il tema della libertà religiosa dei tranx è stato toccato nel romanzo Una questione di tempo, come quello della loro emancipazione. Le Fiduciarie che si occupano di OGM sono comunque radicalmente ostili a qualunque progetto anche solo di parziale emancipazione degli zoogeni e conducono una politica di aperta opposizione - talvolta ricorrendo a sistemi non esattamente legali - a qualsiasi iniziativa di liberalizzazione. E il rapporto tra Fiduciarie e potere politico sta diventando un grosso problema, nella Corrente, con la tendenza in apparenza irresistibile a giungere alla formazione di Coofondazioni, ovvero di strutture che raggruppano diverse fiduciarie, a riproporre ancora una volta la formazione di gigantesche holding, ovvero strutture economiche dotate di un potere eccessivo in rapporto agli stati che le ospitano.

 
Ma non esiste soltanto il problema dei tranx, ma anche quello della Triade. La Corrente giungerà alla decisione di colpire il sistema di Sol dopo qualche decina d'anni dalla costruzione del Blocco. Non esiste un testo che racconti l'ultima guerra tra la Corrente e la Triade, ma ne l'Ultima Stella, il romanzo al quale sto lavorando in questo periodo, viene raccontata la fuga degli ultimi governatori della Triade sull'ultimo pianeta tuttora fedele. Ovviamente si tratta di una fedeltà sui generis, dal momento che i governanti di Neagaia (Tanivol nella lingua della Corrente) si preoccupano in primo luogo del proprio potere e sono disposti letteralmente a tutto per difenderlo da una popolazione sempre meno arrendevole. Nel romanzo si ritrovano alcuni dei personaggi dei precedenti capitoli, da HundAlexis a Tramonto, il misterioso capo o profeta o Signore dei Nodi (vedi in Il perdono a dio) degli zoogeni, già apparso in Una questione di tempo. Ma l'aspetto più curioso e inatteso de L'ultima Stella [*] è la comparsa di vita intelligente extraterrestre. Finora, infatti, gli umani hanno incontrato forme di vita più o meno complesse ma nulla che si possa paragonare a vita intelligente. Su Neagaia incontrano una forma di vita decisamente peculiare, tanto che per più di un secolo nessuno ha mai pensato che si potesse inserirla tra le creature intelligenti. 
Ma per una potenza diffusa su centinaia di sistemi stellari non è particolarmente strano incontrare qualche comunità umana perduta, particolarmente ricordando l'affannosa e caotica corsa allo spazio dei primi anni della Diaspora.
È quello che accade in Leggere al buio, racconto pubblicato nel 2008 in ALIA Autori Italiani e riproposto su Amazon.it questa primavera. Una storia curiosa per l'ambientazione in un ambiente a bassa tecnologia e con un finale piuttosto sorprendente. 


E sarà probabilmente legato a quest'ultimo periodo della Corrente anche il racconto in corso di stesura per il prossimo ALIA.[**]
...
Ci saranno ulteriori sviluppi per la Corrente, ovvero come continuerà la sua storia? Sinceramente non ne ho la più pallida idea. Certamente il contatto con altre creature intelligenti provocherà un terremoto ideologico nella Corrente. Ma ci penserò dopo aver chiuso l'ultimo (e primo) romanzo. 
Intanto ringrazio tutti coloro che hanno avuto voglia di seguire questo breve riassunto, scritto per dare a chi ha letto un frammento della storia un panorama completo. Mi auguro che vi sia rimasta la voglia di leggere tutto il ciclo che, dal canto mio, mi impegno a pubblicare quanto prima.     



[*] Detto di passata, credo che mi ci vorrà almeno un anno a terminare la revisione de L'Ultima Stella Diciamo che per metà / fine 2016 riuscirò a pubblicarlo.   

[**] Non posso giurarci, ma sospetto che il protagonista del racconto sarà ancora una volta HundAlexis, il lupoide già più volte apparso nella serie. Sul motivo per il quale HundAlexis, pur essendo un tranx (Klass IIa) non è ancora morto, dovreste fare un salto in un particolare quartiere della capitale di Xiao-Metropolis e, lì giunti, cominciare a spargere la voce che il vostro zoogeno, un eccellente maggiordomo, sta arrivando al termine della propria vita e che sareste disposti a pagare qualunque cifra per  continuare ad averlo in servizio. Entro un paio di cicli qualcuno si farà vivo e vi farà un'offerta che non potrete rifiutare.
 

9.6.15

Letture sparse


In questi ultimi tempi non ho particolarmente curato le mie letture. O, per meglio dire, sono stato anche più disordinato, interminato e inconsulto del solito. Ho letto un romanzetto postumo, la prima parte di un ciclo in tre parti, un saggio sul sesso negli insetti, un'antologia di fantascienza di un autore italiano, un breve saggio di fisica e un instant book sull'ISIS, «Lo stato del terrore».
Ciò detto e fatto posso affermare di avere le idee anche più confuse del solito, quasi in ognuno dei campi toccati dalle mie letture. Già, perché il bello della lettura è quello di autoconfondersi le idee e io sono un asso ad autoconfondermi.
...
Partiamo dal romanzetto uscito postumo. Parlo de «La lunga oscura pausa caffé dell'anima» di Douglas Adams, 280 pagine di avventure dell'ispettore olistico Dirk Gently, presentate così dal Boston Herald: «... ci sono pagine impossibili da leggere senza scoppiare in lunghe, fragorose, risate».
È vero? 
No. 
Probabile che il Boston Herald parlasse di qualche altro romanzo di Adams. O forse di qualche altro romanzo in generale. O forse di un film. O di una commedia. Fatto sta che questo romanzo di Adams è sicuramente gradevole, a tratti educatamente divertente, ma nulla di più. C'è una piccola premessa da fare, prima di continuare. Nel 2001 è uscito American Gods di Neal Gaiman, romanzo evidentemente legato alla tradizione del fumetto, dove gli antichi dei della tradizione Norrena, Slava, Indiana, Amerinda, Irlandese, Africana, Egizia vivacchiano negli USA, condannati a una vita grigia e costretti a una vita interminabile, senza più nessuno ad adorarli. Ecco, le avventure di un Thor poco dotato intellettualmente e di un vecchio Odino ricoverato in un ricovero per anziani possono anche risultare divertenti, ma il romanzo di Gaiman incombe e sono inevitabili i confronti, che, anche grazie alla traduzione un po' legnosetta di Marco e Dida Paggi, si chiudono tutti a svantaggio di Adams. Quanto a Dirk Gently è un'invenzione notevole, anche se il suo procedere in modo «olistico» è spesso più dovuto al puro caso che frutto di una condotta volutamente non-riduzionista. Ovvero, il buon Dirk riesce sempre a trovarsi nel bel mezzo di eventi inattesi, con qualche non piccola falla nella successione degli eventi. Ma con tutto ciò, se amate Douglas dell'amore che merita non potete non amare anche quest'ultimo suo figlio un po' rachitico. 
Anche se non posso non consigliarvi di leggerlo direttamente in lingua. 
Passo ora a Spore, di Andrea Viscusi, un'antologia di fantascienza del 2013, pubblicata da un piccolo e coraggioso editore. «Coraggioso» perché non è affatto facile pubblicare sf in un paese che legge sempre meno e che, in particolare, dimostra disinteresse e un'ignoranza via via più disperante
verso la tecnologia e le scienze. Spore è un'antologia di 128 pagine ed è composta da nove racconti. Particolare di una certa importanza, nessuno dei racconti inclusi è di qualità scarsa o discutibile. Se il racconto che dà il titolo all'antologia, Spore, è sorprendentemente buono – e drammaticamente allucinato, Il giorno più importante racconta un'imprevedibile estinzione della specie umana, Il Dottipardo è una variazione personale su modelli tipici della sf sociologica degli anni '60, con la data di nascita e di morte prefissati dal Dottipardo e la narrazione che racconta l'inevitabile rottura dello schema fisso, Cattivi Genitori è una buffa e inattesa variazione su scala nazionale dell'ingegneria della clonazione, Natura morta un racconto particolarmente divertente sul tema delle scommesse e sulle vincite «che possono cambiarti la vita», Il guardiano del faro uno struggente addio alla specie umana e alla sua storia, Stelle cadenti la cronaca di una breve, allucinante guerra che deve non poco alla logica dei videogames, Sinestesia una intelligente variazione sul tema della percezione e La staffetta la cronaca della crisi e della scomparsa della specie homo sapiens sapiens, paralizzata dalla propria stucchevole ricchezza e da un'inutile immortalità, sostituita da una specie ad essa affine e mortale. In particolare quest'ultimo racconto colpisce per l'evidente somiglianza con la situazione degli sbarchi e del crescente arrivo di immigrati: poveri, affamati, disperati e inconsciamente ben decisi a riprendersi parte di ciò che il mondo occidentale ha sottratto loro.
Una buona antologia, in sostanza, straordinariamente ricca di suggestioni, di rimandi, di riferimenti, di accenni, un punto di partenza o, meglio, di ripartenza per chi si proponga come nuova voce in un campo apparentemente desolato come è quello dell'Italia fantascientifica. 
Sinceramente, e a maggior ragione, non posso che ribadire anche in questa sede i pregi e le perplessità dichiate nella recensione a Dimenticami, Trovami, Sognami, che, in sostanza, mi ha convinto meno di questa piccola antologia. Debbo comunque rimangiarmi, e lo faccio ben volentieri, l'apparente debolezza "scientifica" di Viscusi che in questa antologia guida con padronanza i temi affrontati, a partire dall'ottimo Spore. Rimane sullo sfondo dell'antologia una sottile sensazione di eccessiva fretta, di ansia autoriale di giungere rapidamente allo scioglimento della vicenda narrata, quasi esistesse il timore di dimenticare prima della fine l'idea che l'ha creato. Ma si tratta, immagino, di un semplice difetto dell'età. Probabilmente dell'autore o (più probabilmente) del recensore. 
In ogni caso auguro a Viscusi di avere molte altre occasioni per raccontarci una buona storia. 
...
Bene, volevo presentare qui sei o sette libri e mi vedo costretto a interrompermi dopo averne recensiti due. Ma presto tornerò, devo pur liberarmi la scrivania...  

 

5.6.15

La Corrente: la nascita


Riprendo qui, dopo un breve intermezzo sulla comunicazione nello spazio interstellare, che potete trovare qui, la mia breve storia della Corrente a beneficio di coloro che hanno letto un racconto da una parte, un'altro da un'altra e ignorano qual è la struttura delle realtà politiche citate.
Siamo arrivati alla guerra tra la Interra e i pianeti oltre sistema, i cui principali gruppi sono l'Udienza e i Mondi Credenti. Nel romanzo Luna lontana si accenna all'unificazione in corso tra le principali strutture dello spazio esterno: Udienza e Mondi Credenti. Ci vorrà qualche anno per giungere a un'unificazione più o meno completa e al varo della «Federazione della Corrente».
La nascita della Corrente comporta tuttavia la nascita di una serie notevole di problemi. Lo sviluppo nell'uso dei tranx (moreauviti, zoogeni, umanimali), la crescita economica e politica delle imprese, le fiduciarie, con non pochi problemi di organizzazione e di ingerenza negli affari di stato della Corrente e, infine, la guerra mai terminata con la Triade di Interra.
Una delle soluzioni ideate dalla Corrente è quella di chiudere la navi stellari della Triade entro l'enclave del sistema Solare, creando una barriera: 

* Ipertesto federale / proprietà esclusiva fiduciaria informativa Nobuyoshi Araki aH *

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Guerra della Fascia di Edgeworth-Kuiper.
Fu combattuta tra le forze del sistema solare patria, la Triade di Sol# e le forze della Difesa della Corrente#. Combattuta su un fronte amplissimo terminò dopo numerosi scontri e diverse fasi definite con diversi nomi (guerra dei Porti#, guerra delle comete#, battaglia della Frangia#, della Stazione Xarra#, dell’Enclave Jules Verne#, dell‘Arco di Hetun#.) con la vittoria delle forze della Corrente che riuscirono così a impedire definitivamente le spedizioni di Displiplina della Flotte Solari. La barriera costruita - una serie di boe a IA interagenti che circondavano interamente il sistema - fu definito il Blocco o I Cancelli. (da La Farfalla e le zanzare)


Su questo tema è incentrato il racconto lungo La farfalla e le zanzare pubblicato in ALIA Evo 1.0. 



Ma anche la crescita del numero dei tranx determina non pochi problemi, innanzitutto di ordine politico. Quali sono i loro diritti? E i loro diritti devono essere collegati al loro rango - ovvero la quantità di genoma umano presente - o alla specie di origine? E le specie proibite - in generale i grandi carnivori - devono o no entrare nel gruppo delle specie utilizzate? E qual è il ruolo delle chimere, incroci di tre o più specie? E i diritti civili dei tranx come sono giudicati dai cittadini della Corrente e particolarmente dalle società che hanno la tecnologia per produrli? 

 
ZOOGENI (vd. anche Tranx, Umanimali, Moreauviti). Creature nate dalla combinazione di genoma umano e animale. La percentuale di alleli umani determina l'inserimento di uno zoogeno in una Klass#. I tratti somatici richiamano la specie di origine# in maniera variabile, in rapporto alla Klass. In origine prodotti per collaborare con gli umani nella gestione delle attività di sopravvivenza presso i Mondi dell’Udienza, sono stati in seguito introdotti nella totalità dei pianeti abitati. Il loro utilizzo è così divenuto sempre più ampio e differenziato, tanto che le Klass, originariamente due, sono diventate sei, mentre gli zoogeni hanno trovato impiego in moltissime attività umane. In primo luogo nella Difesa#. Tra i motivi fondamentali della loro diffusione sono la disponibilità alla collaborazione con l’umanità, la versatilità, la vasta gamma di comportamenti, talenti e doti in grado di dispiegare nelle situzioni e frangenti più diversi. Gli Z. vengono registrati alla nascita e istruiti all'interno di strutture appositamente create: i Kindergarten# [abbr. KG], posti sulla superficie di pianeti abitati, o a bordo di navi stellari, Kindergartenschiff#[abbr. KGS]. Sono identificabili grazie a un’interfaccia portatile, la biogemma#, che ne definisce la Klass. 

 

E gli scarti, i tentativi falliti, i prototipi senza successo che fine fanno? E la possibilità di creare mostri adattandoli alle condizioni di vita proibitive di altri pianeti a che cosa può condurre? 
È il tema di Ola e Olb, dove i mostri sintetici possibili divengono reali e oggetto di una caccia spietata. In Ola e Olb, pubblicato in ALIA Italia la Caccia rivela il suo lato meno piacevole per gli umani, ma io non ho nessuna simpatia né per la caccia né per i cacciatori. E la Caccia appare anche in Una questione di tempo, romanzo lungo a suo tempo inviato al premio Urania ma scartato senza nemmeno una citazione, immagino perché semplicemente troppo lungo. Spero. 
Ma Una questione di tempo affronta anche il tema della liberazione dei tranx, del loro modo di vedere e giudicare il mondo umano e del potere crescente delle Fiduciarie che stentano ad accettare una delle regole sulle quali è costruita la Corrente, cioè il divieto di costituire società che operino contemporaneamente in più ambiti produttivi. Personalmente credo che Una questione di tempo sia fondamentale per capire la Corrente ed è questo il motivo per il quale intendo pubblicarlo nel 2016. Al momento è stato letto da tre persone, C.L., D.M. e S.T. con risultati lusinghieri per l'autore, anche se non posso garantire che possa piacere a tutti. Ma abbiate pazienza e lo pubblicherò, giuro [**].
Ma il tema dell'emancipazione dei Tranx è stato affrontato anche in Cielo verde, pubblicato su Fata Morgana 10. Nel racconto si narra l'infanzia di HundAlexis, il lupoide personaggio anche di Luna Lontana e di Una questione di tempo
Rimangono ovviamente da chiarire non pochi aspetti dell'organizzazione interna della Corrente, molti dei quali sono stati affrontati in Una questione di tempo (e dagliela!), tra i quali, sembrerà ridicolo presentato così, il problema del Potere. Chi comanda nella Corrente? Il governo nominale della Federazione? Le Fiduciarie? Il governo dei singoli pianeti? O qualcos'altro?


Un’Ipercrisi è questo, un intreccio discreto di causalità nel quale le possibilità si moltiplicano a dismisura e le cui catene di probabilità vibrano fino al più lontano dei possibili futuri. Il suo esito non deve sottostare ad alcuna norma, la sua sostanza di post-viva è basata su questa legge fondamentale. Non esistono Bene e Male nel mondo dei Disposti. Soltanto tendenze espresse in forma di vettore e gradi di instabilità crescente. E il loro compito è quello di traghettare la Corrente da un punto di equilibrio all’altro. Proteggere l’omeostasi del sistema. (da: Un problema di tempo, pag. 254)

Qui vengono fuori due aspetti centrali del mio modo di vedere il mondo: da un lato la sua complessità e i gradi di probabilità legati alla possibilità di ogni evento, dall'altra la mia scarsissima fiducia nella saggezza degli esseri umani. Particolarmente di quelli vivi.  
Molto meglio fidarsi dei post-vivi


...
Per oggi ho finito. L'ultima parte della Storia della Corrente sarà pronta la prossima settimana.

[*] chi ha già letto qualcosa della Corrente sa che questi inserti sono un modo per evitare di far dire ai personaggi interminabili pipponi su questo e quello. Per evitare infodump, in sostanza. Il fatto che ogni Fiduciaria sia tenuta a compilare una voce del Substrato è un modo per mostrare come funziona la vita quotidiana della Corrente. 

[**] Non posso che ripetere ciò che ho già scritto qui: «pubblicare entro l'anno  o, nella peggiore delle ipotesi, con l'inizio del nuovo anno Un problema di tempo in forma elettronica e successivamente in forma stampata.»




  



3.6.15

Di ritorno dalla montagna. Con qualche suggerimento


Non che sia contento, intendiamoci. 
In montagna fa più fresco, ci sono fiori, uccelli ed erbe che qui in città non vedresti mai, c'è poca gente - perlomeno in questo periodo - c'è un silenzio meraviglioso e di notte puoi vedere la Via Lattea, uno sciame infinito di stelle che taglia in lunghezza il cielo: uno spettacolo da togliere letteralmente il fiato e da spingerti a guardarlo ancora e ancora, ogni volta convinto di aver visto più stelle della volta precedente.
Ho continuato a lavorare su L'ultima stella, come previsto, ma mi sono concesso un passaggio anche su Alba grigia, il romanzo che non fa parte del ciclo della Corrente. Per quest'ultimo un pomeriggio dedicato a perdere tempo senza scrivere (quasi) nulla mi ha regalato un'illuminazione [*] che ho scritto di corsa in una mezz'ora, rappresentando la svolta che mi permette di continuarlo e, presumibilmente di finirlo. 
Quanto a L'Ultima Stella sono a pagina 40 della nuova stesura, a occhio e croce avendo eliminato una ventina di pagine della vecchia stesura. 
Ma una ventina di pagine di che cosa?
Beh, farò qui un breve elenco degli errori/orrori della prima [**] stesura che mi auguro potrà essere di qualche utilità a chiunque scriva e si trovi a passare da queste parti. 
...
1) La sovradefinizione del personaggio
Normale, entro certi limiti. All'epoca ritenevo che compito di chi scrive fosse quello di presentare adeguatamente i personaggi. Narrando non solo come sono adesso, ma anche com'erano, come avrebbero voluto essere, come avevano fallito nel tentativo di essere qualcosa di diverso, come reagivano nei rapporti con gli altri personaggi e come valutavano ciò che vedevano. 
Puff, pant...
Tenendo conto che sono al terzo capitolo su un totale di una trentina mi sono reso conto che raffigurare così profondamente un personaggio poteva essere: a) noioso, via, non facciamo finta di nulla, b) letargico, se un personaggio occupa dieci righe per spostare un oggetto da una cassettiera a una sedia, mentre medita sul suo passato, futuro e sull'amarezza della propria vita attuale, voi avreste voglia di seguirlo o quasi spontaneamente non vi sfugge lo sguardo al capoverso successivo? c) prematuro, evidentemente tutto questo lavoro sui personaggi aveva un senso per un romanzo appena nato, ma per definire motivi e moventi di un comportamento non è necessario farlo subito, nelle prime pagine. Altro che incipit felice...
...
2) L'esasperata e insieme vaga descrizione del luogo.
Di nuovo si tratta di un problema derivato dall'essere il primo romanzo [***] di un novellino che cerca di spiegare all'ignaro lettore che sta leggendo un romanzo di fantascienza. Curiosamente sono riuscito a dire a pagina 10 che era autunno e a pagina 20 che era inverno, che il colore degli alberi era verde e poco dopo che era grigio-azzurro, che il sole era giallo e poco dopo che era rosso. 
Mi sono chiesto dove fossi quando, a suo tempo, non ho notato questi errori e audacemente e incoscientemente ho tirato dritto. Diciamo che ho ringraziato il cielo per non averlo fatto leggere a nessuno. 
In compenso sono riuscito a spiegare con molti particolari un fungo, un animale, una pianta, un quartiere e un veicolo. Diciamo che ho molto o del tutto tagliato questo genere di notizie, tenendone solo l'essenziale. «Ma come hai fatto a tagliare venti pagine?». Ecco, così.


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3) Infodump come se piovesse.
Ogni volta che ho inserito un nuovo elemento, sia fisico che politico, ho inserito dalle cinque alle dieci righe per spiegare di che cosa si trattava. In un caso, dal momento che si trattava dei cattivi della vicenda, sono arrivato a scrivere venti(!) righe per presentarli. No, non ci siamo. Nelle cose che ho scritto dopo, l'ingresso di un nuovo elemento che risulta sconosciuto al lettore è venuto molto prima della sua presentazione che, in genere, era fatta da uno dei personaggi: «Sono arrivati gli aracnoidi? / Sì capo / Maledizione, tenete pronti i aracnofughi / Ma di recente gli aracnoidi  hanno creato degli antiaracnofughi / Dannazione, lo immaginavo che avrebbero creato un'industria sul loro buco di pianetucolo.» Magari talvolta mi è capitato di tardare un po' troppo nello spiegare la rava e la fava - come mi ha giustamente fatto notare Gelostellato nella sua recensione a Luna Lontana - ma grazie al cielo non sono responsabile di troppi sbadigli. Come dicevo ci sono trenta capitoli e ho tutto il tempo di aggiungere e spiegare meglio. Brevemente.   
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4) Dare una coloritura troppo presto. 
Quando si è giovani si è convinti di avere un messaggio importante da diffondere. E che scrivere sia un ottimo modo per farlo. Bene. Dimenticate queste ridicolaggini. Il voler scrivere un romanzo "tenuemente malinconico" non comporta che buona parte dei personaggi siano a loro volta "tenuemente malinconici". Un romanzo pieno di personaggi depressi rischia ovviamente di diventare anch'esso deprimente. Il problema è che la coloritura, ovvero il sapore di un romanzo, si determina a posteriori mentre i personaggi agiscono all'interno del proprio universo senza necessariamente avere coscienza che il proprio mondo è malinconico. O ridicolo. O retoricamente idiota. 
Non è particolare da poco, questo, sul quale insisto volentieri. L'autonomia dei personaggi è un dato reale e il loro agire non deve nulla all'autore. Esistono leggi di verosimiglianza che si comprendono soltanto col tempo. Come è capitato a me e immagino a molti altri. 


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Con tutto ciò L'Ultima Stella è un buon romanzo, anche se sono particolarmente felice di non averlo mandato in giro per il mondo. 
Chissà perché ho la sensazione di averla scampata bella. 


[*] Perdere tempo leggiucchiando qui e là, preparando marmellate o portando a spasso il cane è letteralmente l'ABC della scrittura. Un cervello felicemente nullafacente può creare corti circuiti imprevedibili. 

[**] In realtà la terza o quarta stesura. Non ho il coraggio di pensare a che cosa dovesse essere la prima stesura.

[***] Il secondo romanzo, lo so, lo so...