23.11.08

Il futuro dei libri

Un paio di anni fa Silvia Treves, mia moglie e scrittrice - tra l'altro - di fantascienza mi fece una domanda in fondo banale per chi si occupa di sf: «Secondo te su un'astronave hanno una biblioteca?»
Tenendo conto di quanto costa trasportare un oggetto a mezzo astronave, la risposta non poteva che essere negativa. «Al massimo», aggiunsi, «possono esserci di quegli e-book che pesano al massimo due etti ma che possono visualizzare migliaia e migliaia di testi».
Silvia annuì ma poi decise ugualmente di inserire una piccola biblioteca sulla sua nave: «L'astronave è molto grande», precisò, «... e comunque per me l'unico rapporto possibile con un libro è fatto di occhio e carta».
Probabile che Silvia, come me d'altronde, sia troppo evidentemente figlia di questi tempi e che non possa né voglia abituarsi a libri/non libri o alla lettura on line. Di sicuro la sua domanda mi è rimasta molto a lungo in testa...
Anche in forme variate come: «Quali sono i possibili sostituti dei libri immediatamente disponibili?» o «Ma esiste un possibile sostituto del libro?»
Due domande "da poco" alle quali non mi sogno neppure lontanamente di dare una risposta ragionevole, definitiva o ferma. Mi limito ad alcune ipotesi e ad altre domande.
I «Sostituti dei libri».
Ne esistono, direi, anche se si tratta di a) fotocopie dei testi esistenti (del tutto irrilevanti ai nostri fini e oltretutto pericolosi per gli autori) o b) appunti di corsi.
Parlando di "veri" libri, ne esistono in forma di libri leggibili direttamente on line. Che si possono leggere a monitor (oddio!) o scaricare su un apposito reader (il Sony, per dire) o su qualche altro arnese equipollente.
Per quanto riguarda il Sony, ho sentito che il prezzo non è - almeno per il momento - esattamente amichevole, ma in caso di successo si può scommettere che diminuirà molto rapidamente. Ha una certa diffusione - scarsissima in Italia - anche se resta molto, molto inferiore a quella dell'i-pod. E qui da una singola domanda ne nascono almeno altre due: «Perché» e «Ha un futuro?».
Un passo indietro.
Negli anni '80 il libro elettronico sembrava a un passo. Negroponte, ve lo ricordate?
La cosa che me lo ha ricordato di più è il Libro elettronico Cybook Gen3, 512 Mb di libri facili da consultare, leggere, spuntare ecc. Il tutto in un arnese con le dimensioni di telefonino.
Anche qui la stessa osservazione: perchè una diffusione così scarsa?
Proviamo ad allineare un paio di riflessioni:
- Il libro, a differenza di (breve) un brano musicale, è impegnativo. Non si presta a una lettura tangenziale o distratta. Non fa "compagnia" come la musica ma pretende un grado non piccolo di attenzione. Certo, a questo punto qualcuno tirerà fuori il Deutsche Requiem di Brahms o i Concerti Brandenburghesi di Bach, ma si parla di gusti medi di un pubblico ampio, quindi poco o nulla a che vedere con gli abituali utilizzatori di i-pod. Ascoltare Brahms o leggere Dostoevskij richiedono comunque uno spazio e un momento di pace e tranquillità, quindi, in definitiva, il discorso non cambia.
- (appunto) la lettura comporta un momento di quiete da "estrarre" dagli impegni quotidiani.
In sostanza per leggere ci vuole tempo dedicato alla lettura senza altri impegni. E questo significa che la lettura non richiede necessariamente un Cybook eccetera ma soltanto qualche momento di pace.
Sarà tutto qui il motivo dell'attuale fiasco dei libri elettronici?
Sarà che è impossibile inscatolare la lettura come si fa con altre attività come ascoltare musica o guardare un film?
Non è detto in maniera assoluta, ovviamente, ma qualche dubbio è ragionevole e giustificato. La lettura è un'attività solitaria e personale che soltanto pochi possono condurre in ambienti rumorosi e affollati. In questo senso è probabile che i libri elettronici abbiano il futuro chiuso in partenza dai telefonini. Un romanzo trasmesso a mezzo SMS non è una follia completa come può sembrare, giura il mio amico Maz Soumarè. Come in Giappone, si riceve la puntata e la si legge mentre ci si sposta a mezzo autobus o treno. Ovviamente è diverso anche il soggetto che si riceve, nel senso che dovrà trattarsi di un romanzo o di un'altra storia relativamente elementare da un punto di vista narrativo e basata su un scelta massima di 500 vocaboli. Qualcosa di diverso dalla narrativa, potrebbe commentare qualcuno. Senza alcuno snobismo, penso sia corretto dargli ragione.
Resta il fatto che il principale ostacolo al libro elettronico pare essere il tipo di vita che conduciamo, l'assenza di momenti liberi da dedicare a se stessi. Insomma, se disporre di uno strumento capace di evocare sul vostro libro elettronico qualche centinaio di romanzi è una gradissima f...ata, non avere il tempo necessario per leggerne nemmeno uno pare essere il nostro destino. I libri su carta non sono più un destino unico e irrevocabile, questo è certo, ma una vita da coatto pare invece diventata davvero la nostra sorte.
Personalmente penso che il libro sarà sicuramente sostituito, del tutto o in parte, ma a farlo sarà probabilmente qualche marchingegno magari dotato di una memoria e di una durata nettamente superiore a quanto finora raggiunto: il libro, infatti, ha una funzione di portabilità non facile da emulare. Non solo: il libro elettronico dovrà avere un prezzo ragionevolmente vicino a quello di un libro on paper per evitare emorragie monetarie a ogni smarrimento e conseguente ritorno al libro su carta. Risultati non facili da ottenere, ovviamente. Ancora meno facili se l'investimento sul prodotto è molto contenuto come ora.
Nel frattempo continueremo a vivere on the edge, in attesa del nuovo libro. E, non casualmente, a riprodurre in modo più o meno legale il libro in forma stampata per ogni possibile uso.

15.11.08

Sospesi nel nulla

Sarà difficile dimenticare quest'autunno.
Chiunque lavori in proprio - nei libri ma anche in altri settori - dorme sonni inquieti e tormentosi. Si sveglia incerto e insicuro e constata, giorno dopo giorno, il calo delle vendite.
Non si tratta solo di un problema delle librerie indipendenti - utile ripeterlo - né di una diminuzione temporanea. Il lettore/cliente è altrettanto incerto e insicuro e, oppresso da pensieri e riflessioni, non ha la voglia di dedicare uno scampolo del suo tempo per visitare una libreria (di catena o meno non importa), farsi un'idea delle novità uscite e magari comprare qualcosa.
Le voci che girano nel settore sono agghiaccianti. Mondadori, ovvero l'editore italiano numero 1, sotto di un 10% abbondante, appena salvato - parzialmente - dai Numeri primi di Paolo Giordano. Obiettivi o meglio budget 2009 drasticamente tagliati presso editori grandi e medi, le Librerie Feltrinelli con una percentuale di vendite in calo tra il -15 e il -20% costrette a bloccare tutti i nuovi progetti di espansione.
Un momento? Una contingenza?
Le previsioni parlano di una recessione che durerà almeno fino a metà del 2009. Nelle ipotesi migliori puntualmente - in ogni caso - smentite da voci di esperti ed economisti.
Per il piccolo commercio la crisi risulterà probabilmente l'ennesima mazzata dopo la lenta e inesorabile agonia degli anni passati.
Magari non c'è molto da rimpiangere il panettiere sotto casa o il droghiere dietro l'angolo ma vederli sostituiti da aderenti a catene immobiliari o da sportelli per il lavoro part-time o a tempo (sempre ammesso che gli spazi vengano occupati) non pare essere un gran guadagno per nessuno. Senza contare che vie e strade abbandonate da commercianti e artigiani sono oggettivamente squallide e pericolose...
Ma una crisi può anche essere un momento di necessaria riflessione - sempre ammesso di passarla... Il modello che ci ha dominato il mercato editoriale negli ultimi anni è stato quello della grande libreria polivalente, ovvero quella del punto vendita che assomma in sé, oltre alla libreria, il negozio multimediale e il bar-ristorante. Qualche centinaio di metri quadrati e uno spazio per i libri che, per la verità, finiscono per soffrire la presenza - in termini di assortimento - di i-pod e di blu ray. Senza contare che la competenza in proposito di personale dotato di scarsa o insufficiente conoscenza è quello che è. Infatti i libri che non siano best-seller di uscita relativamente recente rischiano non soltanto di non essere presenti nel punto vendita, ma persino di essere dichiarati d'ufficio «esauriti». Presso le librerie Feltrinelli, secondo non poche testimonianze - di addetti ai lavori, beninteso -, l'abitudine di dare per esauriti i libri non disponibili sembra essere diventata una prassi comune, favorita se non direttamente suggerita dai dirigenti.
Il risultato di questo genere di politica è facilmente immaginabile: un danno tutt'altro che lieve al settore nel suo complesso.
La necessità di fare 100 subito o quasi finisce per confliggere con il lavoro quotidiano del libraio fatto, come si dovrebbe sapere, di 1+1+1+1+1+... La crisi finisce per essere così una cattiva consigliera.
Spingere i piccoli e medi editori nell'angolo può rivelarsi - e non soltanto da un punto di vista culturale - un autogol.
La crisi, a pensarci bene, potrebbe e dovrebbe servire proprio a questo: a creare nuovi passaggi e nuove rotte nel grande mare dei libri. A tentare, sperimentare, osare. A dimenticare, almeno per un po', i consueti thriller e i soliti saggi inevitabilmente ovvi e risaputi. Potrebbe essere l'occasione per chi fa il mio mestiere di "uscire" e consigliare qualcosa di inatteso e imprevisto ricominciando a fare 1+1+1+1+1+... come un tempo era considerato normale.
I testi non mancano, si tratta soltanto di tentare.
Anche perché, visti i tempi, abbiamo tutti ben poco da perdere...

8.11.08

Da leggere, volendo

La consueta valanga di titoli natalizi è in pieno sviluppo ed è, sinceramente, piuttosto difficile tenere il filo di ciò che arriva e provare a fare qualche scelta per eventuali consigli.
I consigli, infatti, variano parecchio da un soggetto all'altro. Non credo, infatti, si possano consigliare sei o sette libri al massimo e pretendere o pensare che possano andare bene per tutti. Che cosa consiglierò - o meglio suggerirò, metterò in evidenza, sottolineerò - ad alcuni dei miei clienti non è tuttavia materiale che meriti commento. Non per i difetti propri dei libri ma per la semplice banalità del suggerimento. Consigliare l'ultimo libro (postumo) di Oriana Fallaci, Un cappello pieno di ciliege o di Paulo Coehlo, Brida non modifica la visione né apre nuove vie al lettore. Nella migliore delle ipotesi confermerà la sua opinione sul mondo confermando il suo parere e i suoi giudizi, mentre ciò che i libri possono regalare è un giudizio "laterale" e inatteso su fatti e persone, capace di sorprendere per primo il lettore.
I libri dei quali parlerò qui, in sostanza, sono passioni personali o curiosità non ancora saziate. Non si tratta di libri che ho letto - importante dirlo! - ma libri che mi incuriosiscono e che è piuttosto probabile possa leggere a tempi brevi. Sempre che non ne arrivino altri che risveglino maggiormente il mio interesse.
Crociate del Nord di Eric Christiansen, de Il Mulino, affronta un tema poco o per niente noto tra noi, il tema della cristaniazzazione forzata, ovvero condotta manu militari, delle popolazione del Baltico: Balti, Estoni, Finni. A condurre le Crociate del Nord saranno in primo luogo i Cavalieri Teutoni (sì, quelli di Aleksander Nevskij) e le monarchie scandinave che, come sottolinea il libro, "mascherarono, sotto il pretesto della conversione delle popolazioni pagane o ortodosse, aggressive mire colonialistiche". Un libro che impone una certa attenzione - le popolazioni citate sono spesso praticamente ignote al lettore - ma che apre la porta su un frammento di storia e di passato che ignoriamo. Da notare, a questo proposito, la politica del Vaticano sulle popolazioni pagane del nord-est, del tutto coerente con la propria storia...
Ho una certa passione per le storie di mare (forse qualcuno che mi segua con un minimo di puntualità se ne sarà accorto) e non quindi strano se infilo tre-libri-tre di argomento marittimo, anche se la mia competenza reale in questioni di mare è praticamente zero.
La disfatta dell'Invicincibile Armada di Antonio Martelli (Il Mulino) racconta con vivacità e un leggero ma evidente sense of humour la storia della più vanagloriosa - e assurda - impresa marittima condotta dalla Spagna di Filippo II. Come finì l'impresa lo ricordiamo tutti, credo, ovvero con un assoluto fiasco spagnolo e il primo segnale di una tradizione inglese giunta fino ai tempi della Malvinas (o Falkland). Ancora più interessante, comunque, seguire da vicino la vastissima, animata e rissosa popolazione di Caballeros imbarcati sulle navi, perennemente in dissidio e decisamente mal sopportati dai marinai.
Valerio Evangelisti con il suo Tortuga visita a suo mondo di pirati e bucanieri, sottolineandone la curiosa - anche se spesso contradditoria - regola di vita, basata su uguaglianza, pari dignità e solidarietà. Protagonista un nostromo portoghese, Rogerio de Campos, «ex-gesuita dal passato torbido» che «si trova a vivere tra gente sconcertante, dalla vita libera e indisciplinata e dalle imprevedibili esplosioni di violenza».
Ho qualche perplessità sullo stile di Evangelisti, talvolta ripetitivo o sentenzioso - ma il libro mi sembra quantomeno interessante e merita, probabilmente, una seconda e forse anche un terza occhiata.
Un po' di più merita sicuramente Mare di papaveri di Amitav Ghosh, appena tradotto e pubblicato da Neri Pozza. Primo volume di una trilogia dedicata alla storia dell'India, racconta le vicende dei viaggiatori dell'Ibis, un veliero di inizio Ottocento nell'India agitata e cupa della guerra dell'oppio. Personaggi sospesi tra oriente e occidente in un mondo che ha ben poco di noto per noi lettori: «uniti da una comunanza che oltrepassa continenti, razze e generazioni».
Inevitabile una certa curiosità per l'ultimo libro pubblicato in italiano da Helmut Krausser, autore de Il falsario (Einaudi) e Il grande Bagarozy e Melodien (Barbero): I demoni di Puccini. Conosco poco o per niente la vita di Puccini e gli scandali che l'hanno segnata ma ho parecchia fiducia nella capacità di Krausser di raccontare - reinventandola - la vita di un musicista.
Un piccolo "classico" è La penultima verità di P.K. Dick. Storia di una colossale e criminale bugia condotta a danno dell'intera umanità, convinta che l'ultima guerra condotta in superficie abbia distrutto il pianeta e resa irrespirabile la sua atmosfera. La situazione claustrofobica dei sopravvissuti sotterranei al conflitto è resa con una perfezione cristallina, tanto da inchiodare davvero il lettore alla pagina.
Ancora un paio di libri.
Il primo é Al crepuscolo, un'antologia di Stephen King che, leggendo il risvolto di copertina, sembra promettere non poco. D'altro canto un racconto non permette divagazioni o battute a vuoto. C'è chi dice che King abbia ormai sparato tutte le sua cartucce. Per controllare se è proprio così un'antologia è probabilmente un'ottimo campione.
Il collegio di Santa Lucia di Karen Russell sono dieci racconti con per protagonisti altrettanti bambini. Il genere... beh, una sorta di fantasy chiassoso e sregolato, un viaggio nell'assurdo condotto con la serietà un po' forzata tipica dell'infanzia. Difficile dire se si tratta di un capolavoro, ma sicuramente è un libro poco comune...
...
Per il momento mi fermo qui, ma non escludo di ritornare sull'argomento.
Buona lettura a tutti, comunque.

2.11.08

Verso Natale...

Natale, per chi non lo sapesse, costituisce circa un quarto del fatturato annuo di una libreria.
Un quarto è un conto un po' brutale e affrettato, certo, non comprende le librerie scolastiche o universitarie che hanno il grosso del loro fatturato in altri mesi (settembre e ottobre) o le librerie di mare i cui mesi preferiti sono quelli dell'afflusso di turisti, quindi luglio e agosto.
Un quarto o giù di lì è parecchio, comunque. Prova del suo "peso" è anche la quantità di titoli che gli editori stampano nei mesi di settembre e ottobre. Titoli degli autori più noti - due esempi a caso: Feltrinelli ha mandato in libreria nel mese di settembre il nuovo libro di Moccia mentre Rizzoli ha inviato alla fine di ottobre Brisigr di Christopher Paolini -pronti a dividersi la torta delle strenne. Ma l'aspetto più importante di Natale non è solo e tanto l'acquisto dei soliti, consueti, lettori. No, durante le festività ad acquistare e regalare c'è anche massicciamente il pubblico dei lettori meno abituali, i famosi lettori da tre-quattro libri l'anno che superano la porta della libreria alla ricerca di "quel" libro per il collega, l'amico, il capufficio. Anche semplicemente perché un libro costa relativamente poco rispetto ad altri generi (sui 20 euro) e permette di fare una figura almeno dignitosa, soprattutto se il libro è indovinato.
Uno dei risultati di questo processo è l'improvvisa rivalutazione della figura del libraio, chiamato a fornire consigli, suggerimenti, idee e pensate. Curioso: il momento di maggiore necessità del libraio o comunque di personale attento e preparato, coincide con il momento di maggiore afflusso di titoli nuovi... Ovviamente il libraio o chi per lui non ha tempo per leggere nemmeno il proverbiale 1% di quanto arriva. Al massimo di sbirciare la copertina e constatare che l'ultimo libro di Moccia ha per protagonista un quattordicenne. O forse due quattordicenni. O sedicenni. Insomma di adolescenti che acquisteranno il libro per potersi identificare con il protagonista "moccioso". Ma la realtà non è mai così facile. In genere chi vuole comprare il libro di Moccia sa già tutto tutto ciò che serve in proposito. Entra, acquista e se ne va. Il soggetto ideale, in questi casi, è una signora tra i cinquanta e i sessant'anni che vuole un libro "ambientato nel Pacifico", con per protagonista un uomo solitario e misantropo che deve prendersi cura di un ragazzino (o di una ragazzina?... non siamo troppo sicuri) fino a cambiare profondamente.
Naturalmente a nessuno viene in mente un libro siffatto.
«È uscito da poco?»
«Certo, ne hanno parlato per radio l'altroieri»
Si comincia a cercare. Cussler? Rollins? O'Reilly? Buticchi? O magari Coloane. La Allende? Figurarsi. Wilbur Smith? Lahaye? Robinson?
La madama attende mentre altre domande piovono.
«Avete il giallo di quello là di Genova?»
«Quell'horror ambientato in Svezia?»
«Le fate dei fiori, le avete?»
Va bene, va bene, va bene.
Ma il misantropo solitario non appare. «Saranno balle», pensi. Una storia confusa, un vecchio film, un libro in lingua straniera.
Tutti gli anni accadono episodi come questo. Misteri destinati a rimanere tali.
Magari mi capiterà, una volta o l'altra di trovare il libro, di riconoscerlo.
Forse.
Intanto il fantasma del Natale prende lentamente corpo. Preme e chiede, affannoso come una festa che bisogna far riuscire a tutti i costi.
Una festa che non può non riuscire.
...
Quest'anno a Londra il Natale è partito a ottobre, hanno scritto i giornali. I saldi, le offerte sono partite - pare - con due mesi di anticipo. Brutto segno, direi a occhio.
Le novità degli editori continuano ad arrivare con gelida, indifferente sicurezza.
Molti dei libri stampati in questo periodo andranno in resa prima degli altri. Fanno parte di un giro di novità che da gennaio in poi nessuno chiederà più, quindi anche se il libro è uscito a novembre andrà comunque in resa a gennaio.
Il Natale, fondamentalmente, aumenta il numero delle rese. Ingrassa il Grande mare dei libri morti, in sostanza. E Natale di quest'anno è probabile combini anche di peggio.
Non è detto, ma è probabile.
Resta il fatto che un libro è qualcosa di profondamente diverso.
Escono un sacco di porchierie - è vero - ma anche tanti libri che meritano. Non necessariamente in vendita nelle librerie ma anche on line o direttamente dagli editori.
Merita pensarci, credo.