27.9.15

A due settimane da «Settembre» e altre piccole cose


Accadeva anche in libreria. 
Gli interessati a un autore apparivano il giorno dopo l'uscita del suo ultimo libro. Dopodiché per un po' non vedevi nessuno. Poi usciva una recensione e rivedevi qualcuno. Passati un tre mesi cominciavi a togliere il libro e metterlo a scaffale, in attesa della resa. 
Il mio «Settembre» è in attesa di recensioni. Cosa non facile da ottenere, dal momento che non ho recensori al mio soldo e che i pochi eventualmente disponibili sono oberati di letture. Certo, sono anch'io un recensore, scrivo su LN-LibriNuovi, ma... beh, cerchiamo di non scherzare, via. Immagino che qualcuno si sia chiesto perché mai sulle pagine di LN-LibriNuovi non è uscita nemmeno una riga su «Settembre»: semplicemente perché non mi pare serio farsi pubblicità presentandosi come recensore indipendente. Avete presente il lupo con la cuffietta in testa che cerca di convincere Cappuccetto Rosso di essere la nonna? Ecco, mi sarei sentito così...
Non escludo di pescare qualcuno disponibile a recensirmi tra i recensori di LN, anche se si tratta di una sfida delicata e difficile e probabilmente in definitiva inutile.

Potrei cercare recensori altrove, presso testate web indipendenti, ma, in quanto coordinatore di LN, ho un'idea piuttosto precisa di che cosa accade in questi casi. Si manda a qualcuno la segnalazione del titolo uscito, magari anche il testo in formato .pdf e si rimane in attesa di qualcuno che abbia la gentilezza di rispondere. Generalmente si riceve - o si invia, nel mio caso - una risposta variabile tra il gentile ingessato e il l'amichevole seriale che in poche parole declina l'offerta anche gonfiando un pochino la realtà. Dal classico (peraltro verissimo): «Grazie, ma temo che non riuscirò a iniziare il suo testo prima del 14 novembre 2073» al fantastico menzognero (che peraltro personalmente non uso): «Uhhh peccarità. Non leggo fantascienza. Un mio zio che l'ha fatto e il giorno successivo è stato travolto da un TIR mentre un mio cugino giace in coma per averne letta, accompagnando la lettura con marjiuana e alkermes.»
Sicché non resta che attendere un cenno dai pochi ai quali ho inviato il testo e lambiccarmi il cervello per vedere se per caso rampolla fuori un altro nome. 
Fate attenzione...
...

Mentre aspetto mi guardo intorno e scopro che l'ottimo Nick il Noctuniano ha inserito fronte & retro nell'elenco dei suoi dieci blog preferiti, con queste parole.

In quest'ultimo periodo Max Citi ha postato un pochettino di meno rispetto al passato, il motivo però è presto detto: stava lavorando ad un nuovo romanzo.
Nonostante la sua minor presenza però anche in questi mesi Max non ha mancato di scrivere le sue considerazioni su editoria, cultura e sul mondo di oggi,
Ed ogni volta è sempre un piacere seguirlo.
Si potrà anche non essere sempre d'accordo con quello che scrive, però Max ha un enorme pregio: ti costringe a pensare e a ragionare sulle cose.
E anche a prendere posizione .
Visto il periodo in cui stiamo vivendo non è certamente poco.

Oh, che dire? 
Che ne sono felice, certo.
Che il buon Nick ha dannatamente ragione sulla mia personale rarefazione in questi ultimi mesi. Il romanzo, vero, quello con il quale ho appena finito di ammorbarvi, e poi ALIA, verissimo, ma anche una sottile sensazione di estraneità al mondo dei blogger. Colpa loro? No, ovviamente no. Diciamo una sensazione malsana dovuta alla generale impotenza di chi sciupa parole da affidare al web. Non vi piace la VW? Beh, è inutile scriverlo qui. Detestate l'ISIS, Putin, Orban, Renzi & Bersani, la situazione degli immigrati? Non ha molta importanza scriverlo o no, tanto... Avete simpatia per Corbin? Cavoli vostri. Avete non poco da ridire sul comportamento degli editori italiani? Ecchissefrega. E così via. 
La voglia è quella di chiudere il blog o di parlare esclusivamente dei cavoli propri. Che poi è quasi la stessa cosa. 
Ma NO! Non si fa così. Ritornerò, giuro. Intanto, come promesso, la prossima volta invece di parlare di uno dei libri letti la scorsa estate parlerò di una cosa graziosamente superflua come un breve elenco dei blog preferiti da sottoscritto. State pronti.

 

23.9.15

Il libro delle cose nuove e strane di Michel Faber


Siamo al secondo dei miei libri delle letture estive, titolo: «Il libro delle cose nuove e strane» di Michel Faber – autore di «Sotto la pelle» (qui recensione su LN-LibriNuovi) de «Il petalo cremisi e il bianco» e de «Il vangelo del fuoco» – uscito da Bompiani nel giugno 2015. Un libro di dimensioni considerevoli (582 pagine), tradotto da Alberto Pezzotta, in vendita a € 21,00.
Michel Faber non è un certo un soggetto nuovo ai romanzi di Sf, il suo «Sotto la pelle» è un romanzo singolare finché si vuole, per molti versi sgradevole, ma perfettamente inquadrabile nel genere. L'aspetto curioso di «Sotto la pelle» era la scelta di cancellare l'aspetto più avventuroso (o forse più "puerile") della sf classica, concentrandosi su moventi, intenzioni e destino del protagonista, operazione ripetuta in questo romanzo. 


Personaggio principale della vicenda un pastore, Peter Leigh, chiamato a sostituire il suo predecessore, Kurtzberg, scomparso su Oasi, un pianeta dove l'umanità è giunta di recente. A curare la presenza umana sul pianeta è l'USIC, ente si suppone internazionale ma con un'organizzazione e finalità non del tutto chiare. Oasi è abitata da un popolo di alieni che nessuno nella missione terrestre è ancora riuscito a comprendere come siano organizzati socialmente e, per la verità, nemmeno quali siano i maschi e quali le femmine e se i sessi siano solo due, e meno o più di due.
Leigh è un ex-tossico salvato dalla fede in Dio e dal rapporto con Bea, la moglie. Felice del gravoso incarico, il pastore compie un lungo viaggio in condizione di stasi e arriva sul pianeta. La base degli umani è un luogo anonimo e organizzato militarmente, gli alieni creature strane e gentili, con un volto somaticamente incomprensibile per gli umani, con evidenti difetti di pronuncia (risolti con una buona soluzione grafica) e la convinzione che la Bibbia, e in particolare la massiccia Bibbia di Re Giacomo lasciata loro da Kurtzberg, sia il «Libro delle cose nuove e strane» e che il pastore sia chiamato a spiegargliela.
Mentre si dedica a farlo, con gioia e passione, Bea gli scrive abitualmente, raccontando una situazione che sulla Terra diventa sempre meno tollerabile. Leigh si occupa dei suoi nuovi fedeli – poco più di cento persone su una popolazione di più di diecimila individui – mentre Bea gli racconta di catastrofi naturali, di problemi di rifornimento di derrate alimentari, di disordini, scontri, di una situazione che gradualmente si deteriora. Leigh gli risponde brevemente, distrattamente, interamente assorbito dal rapporto con gli alieni e dal loro modo peculiare di accogliere il suo insegnamento. 
La situazione inevitabilmente precipita. Dapprima Bea scongiura Leigh di tornare per poi cambiare bruscamente opinione: 

Peter ti amo. Ma per favore non venire a casa. Ti supplico. Rimani dove sei.

Chiusura con Peter Leigh che decide di ritornare sulla Terra nonostante il parere di lei, dopo aver scoperto il motivo reale della presenza umana sul pianeta.  

Michel Faber

Un ottimo libro, steso con grazia e attenzione e ben sorretto da una traduzione all'altezza e che si fa una certa fatica a interrompere o a rimandare. Una caratteristica rara, di questi tempi. Affascinanti gli alieni – gli oasiani – e curioso il personaggio di Peter Leigh, un uomo che non è mai davvero cresciuto, rimanendo comunque ancorato al suo periodo di tossicodipendenza, dalla quale si è liberata sostituendo alla droga il rapporto con Bea. Spesso insicuro, facilmente suggestionabile, incerto, a tratti pieno di entusiasmi più o meno motivati, talvolta depresso e carico di sensi di colpa. Gli alieni divengono lo scopo reale della propria vita anche se per loro Leigh è soltanto un individuo che ha lo scopo di raccontare loro una «storia nuova e strana» e, una volta scomparso lui, altri si preoccuperanno di continuare. 
Per un appassionato di sf è sostanzialmente inevitabile assaporare un'atmosfera già respirata leggendo autori come James Blish, Lester Del Rey o Thomas Disch. Il particolare modo di accostarsi alle sacre scritture da parte degli Oasiani ricorda inevitabilmente «Perché sono un Dio geloso» di Lester Del Rey o «Guerra al Grande Nulla» di James Blish, narrazioni che mettevano in rilievo la mancanza del "peccato originale" negli alieni, un elemento centrale per la religione cristiana, e che li rendeva profondamente diversi. Ne «Il libro delle cose nuove e strane» la diversità degli alieni è meno evidente, più sussurata che dichiarata, ma che un sottile equivoco sia alla base dei loro rapporti prima con  Kurtzberg e successivamente con Leigh emerge poco per volta nei loro discorsi, comicamente infarciti di invenzioni grafiche. 


A fare da compagna e contraltare a Leigh su Oasi c'è Grainger, un ufficiale donna della compagnia dai modi sbrigativi, poco comunicativa, che fatica a comprendere le intenzioni e i modi di Leigh e che si limita ad accompagnarlo, rifiutandosi di mettere in discussione la sua geometrica e disperata visione del mondo. E i contatti di Leigh con i membri dell'USIC sono altrettanto opachi, vagamente irreali. Solo Tartaglione, l'ex-linguista, a suo tempo fuggito con Kurtzberg e casualmente ritrovato verso la fine della vicenda, sembra essere l'unico a poter spiegare la realtà delle cose, anche se è molto probabile che nemmeno di lui sia davvero possibile fidarsi.
Leigh ritorna sulla Terra con la confusa convinzione di poter ancora rimanere accanto a Bea, che esista ancora una strada percorribile per il genere umano. Forse soltanto una semplice illusione. 
Si chiude il libro con la serena convinzione che gli umani siano accettabili soltanto quando, come Leigh, si appassionano a un sogno assurdo e che gli oasiani siano comunque molto meglio di noi.
Tenendo conto, in definitiva, di come stiamo riducendo il nostro pianeta e come, presumibilmente, ridurremo il loro, è probabile che sia vero.      

17.9.15

Gli enigmi di una stesura


Sto scrivendo. 
Di nuovo. 
Questa volta per ALIA. Ciò che teoricamente doveva essere un racconto ma che... vabbé non cominciamo a fare confusione. 
Un racconto, si diceva. 
Quanto deve essere lungo o meglio quanto deve essere breve un racconto per risultare ancora tale? 
Facciamo un passo indietro. Un racconto dovrebbe narrare un singolo episodio nella vita di qualcuno, un fatto, un evento, uno scatto nella ghiera della vita. Bene. Dovrebbe teoricamente avere pochi personaggi con un protagonista indiscusso soggetto e oggetto di ciò che accade. Senza bisogno di scomodare Calder, Cechov o Pirandello mi basta pensare ai racconti a suo tempo scritti e pubblicati. Un protagonista e poco di più, un evento centrale, un luogo, un momento della vita. 
Be', sono queste le regole che non riesco più a rispettare.
E al momento mi trovo con un racconto che ha felicemente superato i 77.000 caratteri e che, a essere prudenti, rischia di farne poco meno del doppio. Il che surclassa La farfalla e le zanzare (85.000 caratteri), uscito nello scorso ALIA e lo porta sulle dimensioni di Luna lontana (140.000) e de Il perdono a dio (120.000), che vennero giudicati in rapporto alla destinazione un racconto, una novella o un romanzo breve. 
Che fare? 
Il racconto (novella? romanzo breve?) ha almeno un protagonista, un luogo ben definito, un momento preciso della propria vita, una crisi da affrontare... Ma la crisi è ricca di sfaccettature e non è facile da risolvere e ho dovuto inserire altri personaggi e interventi esterni, ovvero extramondo. Oltre a questo la crisi comporta la necessità di prendere posizione, di schierarsi. E qualsiasi rottura ha bisogno di un ricomposizione, soprattutto se si tratta di una rottura «politica».


E qui è sorta una prima, faticosa, spiegazione alla mia involontaria facondia: il racconto (novella ecc.) si è rivelato non tanto di ordine personale quanto collettivo, un po' come tutto quello che accade nell'universo della Corrente. La necessità di operare su un campo molto vasto e su temi che riguardano diversi mondi mi obbliga a scrivere di più se voglio conservare un minimo di credibilità. È pur vero che ho scritto anche quattro racconti brevi (Cieloverde, Castelli sulle nubi, Un rifugio a Baba Yaga e Ola e Olb) ambientati nell'universo della Corrente ma si tratta di casi "particolari" con un piccolo evento al centro del racconto che permette di dare una veloce occhiata all'universo della Corrente. Qui sono partito da un paio di visioni e da un brano musicale – foto di alberghi abbandonati in una località di vacanza dimenticata, un mare congelato in un fiordo e una sonata di Mozart (K 503, ma non ne sono troppo sicuro...) sentita su Rai Radio 3 – per arrivare a stendere l'inizio del racconto con il seguito che si è rivelato fin troppo ricco di suggestioni. 
Comunque continuo a scrivere, sperando di non aver pescato proprio I Fratelli Karazamov della sf. ALIA Evo 2.0 comunque avrà un mio racconto, e se questo continua a lievitare troppo ripiegherò su qualcos'altro. 
Sempre entro metà dicembre. 
Coraggio: si può fare. 


14.9.15

Letture estive: il Cerchio di Dave Eggers


Ve l'aspettavate? 
Beh, anch'io. Dopo aver cianciato a lungo sui libri letti, iniziati, abbandonati, finiti ecc. ecc. era inevitabile che arrivassi a parlarne seriamente. Il che comporta un lavoro nemmeno troppo leggero per riflettere sui libri letti, sul motivo del loro gradimento – per me, ovviamente – o della loro insufficienza e sui motivi per i quali altri lettori possono o meno essere d'accordo con me. Sulla loro apparenza: il formato, il prezzo, il carattere scelto, la traduzione; e sulla loro sostanza: la trama, l'intreccio, i personaggi, la chiusa e l'incipit, l'organizzazione del testo, le descrizioni e così via. Ovviamente non sono mai all'altezza della mia presunzione, ma comunque ci provo. 
Quest'estate, la settima nella top ten delle estati più calde degli ultimi tre secoli, nell'elenco delle letture ho infilato due romanzi "curiosi", nel senso che gli autori sono mainstreamer (esisterà? Mah...) di lunga data ma che hanno scelto temi tipicamente fantascientifici. In entrambi i casi due buoni libri che presenterò in questo e nel prossimo post.
«Il Cerchio» – 392 pagine, traduzione di Vincenzo Mantovani, € 20,00 – è stato scritto da Dave Eggers, bostoniano nato nel 1970. Un libro uscito nel 2013, che si svolge in un futuro indefinito ma molto prossimo, accolto in maniera ineguale dai lettori, basta dare un'occhiata su Anobii. Piccola premessa: Eggers è stato autore, tra l'altro, de «L'opera struggente di un formidabile genio», di «Conoscerete la nostra velocità» e di «Zeitoun», è stato fondatore di McSweeny's nonché editor. Con tutto ciò devo ammettere che per me questo è il suo primo libro e, visto l'esito, non è detto che non legga i precedenti. 


La vicenda è relativamente semplice. Mae, semplice impiegata in un'anonima azienda, riesce a farsi assumere – anche grazie all'aiuto di Annie, un'amica del college – presso Il Cerchio, una company dai tratti che ricordano insieme Facebook, Google, Twitter, Microsoft e... Scientology. Il suo lavoro all'inizio è relativamente facile: rispondere per alcune ore al giorno a tutti coloro che scrivono al Cerchio per motivi banali come protestare per una qualsiasi malfunzione di un oggetto acquistato. Intanto la nostra Mae viene introdotta al mondo del Cerchio, ai suoi superiori – amichevoli e freddamente gentili come psichiatri durante una visita –, e ai proprietari del Cerchio, una bizzarra Trimurti di individui molto diversi l'uno dall'altro. Ottiene un successivo livello di competenza e i suoi genitori, con il padre gravemente ammalato, vengono inseriti nel programma assicurativo del Cerchio, legandola così ancora maggiormente alla società. Mae partecipa alla vita sociale dei Circler, al loro FB interno, invia messaggi (zing!) regala i suoi like (smile) e amministra le proprie disapprovazioni (frown). Uno stupido errore – aver utilizzato un kayak all'insaputa della proprietaria – la porta davanti ai suoi superiori. Mae ha paura per se stessa, per i genitori, per la vita che conduce nel campus aziendale e sceglie di diventare la cavia di una tecnologia ancora sperimentale, divenendo assolutamente «trasparente», ovvero scegliendo di indossare sempre una videocamera in grado di riprendere costantemente la sua vita. Gli slogan del Cerchio – I SEGRETI SONO BUGIE, CONDIVIDERE È AVER CURA, LA PRIVACY È UN FURTO – diventano la parte centrale della sua vita, litiga con i genitori e con Annie e finisce gradualmente per scomparire come individuo che reagisce unicamente agli stimoli provenienti dal Cerchio, divenendo un frammento del mondo progettato dall'azienda. Finale in sordina ma assolutamente coerente con il suo personaggio. 



Un buon libro, dicevo. Ovviamente partigiano nei comportamenti e nelle scelte dei suoi personaggi, necessariamente creati e condotti a rendere sempre più allegramente inquietanti e dolcemente soffocanti le scelte del Cerchio, a cominciare dalla vicenda della senatrice US che ha a suo tempo denunciato la società per violazione della legge sulla concorrenza ed è finita a doversi difendere da accuse private altamente infamanti... La somiglianza con le pratiche e la dottrina di Scientology è comunque allarmante, esattamente come l'aver accostato la beota apparente felicità di Facebook e la sua sottile malìa, quella che induce a controllare N volte al giorno quanti like ha ottenuto la vostra fotografia o la vostra ultima fatica artistica, alla stretta soffocante di un potere simpaticamente familiare. Più o meno come essere governati da un venditore di pentole televisivo [*]. Necessariamente simile a colonne della distopia come 1984, Il tallone di ferro, Blocchi, Noi, L'altra parte, Il mondo nuovo e altri, la particolarità de Il Cerchio è quella di non creare un regime imposto da un potere statale ma di essere il risultato dell'azione di un'impresa privata, approvato dalla maggioranza della popolazione. La privatizzazione della politica diviene realtà e tutto ciò che si muove e accade nel mondo sembra essere destinato a essere ingoiato, masticato e restituito in forma infantile e caricaturale dal Cerchio sotto forma di «evento», giudicabile con uno smile o con un frown. Esistono i pedofili? Nessun problema, il Cerchio può brevettare un cercapersone sotto forma di un chip sottopelle che basterà inserire a un bambino per sapere sempre dove si trova... Votano in pochi? Sarà sufficiente ricordare gentilmente ai cittadini che il tal giorno si terranno le elezioni e, al limite, minacciare di tagliarli fuori dal social network de Il Cerchio... I politici sono poco affidabili? Si dovranno dotare di una videocamera che mostri a tutti la loro vita in qualsiasi circostanza, sia privata che pubblica. Tutte migliorie apparentemente ragionevoli, accettabili, innocue ma che hanno come minimo comun denominatore la distruzione della vita privata.
«I segreti sono bugie», afferma con granitica convinzione il Cerchio e a ripeterlo ci sono milioni e milioni di suoi sostenitori, uniti nel clima allegramente agghiacciante creatosi on line. Esiste un Grande Fratello, qualcuno che ottiene un tornaconto dal clima di oppressione creato dalla maggioranza assoluta dei cittadini? Non facile rispondere, la sensazione è quella di un'impossibile autocrazia collettiva, dove tutti si dannano l'anima per ottenere uno smile in più del vicino. 


Si tratta di una rappresentazione fedele dei social network? Difficile negarlo, ammettiamolo. A chi non è successo di passare almeno un quarto d'ora a chiedersi «perché la rete mi ignora?». Questo senza contare la possibilità di inserire un frown, ovvero una forma di condanna. Anche se poi si è guariti da questa «malattia dei nostri tempi» un minimo di diffidenza nei confronti della rete è inevitabile.
«Una condanna per internet» ha scritto qualcuno on line. Non è facile affermarlo, anche ammettendo che Mae, la protagonista, è un elemento attentamente scelto in quanto a disarmante stupidità. Diciamo che Il Cerchio si limita a sottolineare i rischi possibili di un'organizzazione in grado di monopolizzare la rete e i social network. Parafrasando un noto semiotico – o, per alcuni, un suntuoso trombone –, un mondo dominato dalla rete, ben lungi dall'essere la «democrazia definitiva», sarebbe un mondo votato a una tragica idiozia. A voi la scelta. 
In ogni caso un libro che meriterebbe quantomeno una prolungata riflessione.
Ultimo elemento, nato dall'accenno di discussione nato su FB in merito al libro, è la domanda: «Ma questo libro e di fantascienza o no?» La risposta temo che non possa che essere negativa. È pur vero che si parla di una società leggermente spostata nel futuro, ma, come ne I viaggi di Gulliver, la nostra società è perfettamente rispecchiata nel romanzo, senza la presenza di alcun «novum». Ma mi rendo conto che si tratta di una conclusione tendenziosa e opinabile quindi sono disponibilissimo a considerare altre possibilità. Resta il dato di fatto che i maggiori romanzi distopici non vengono considerati di fantascienza se non in maniera molto obliqua o decisamente minore. 
E qui mi fermo. Presto seguirà la recensione a Il libro delle cose nuove e strane di Michel Faber.    

Dave Eggers
   
   

9.9.15

«Settembre» pubblicato a Settembre




L'avevo promesso, giurato, dichiarato... se non mi riusciva che figura facevo? 
Sì. «Settembre» è uscito ed è disponibile in formato .mobi su Amazon.it. 
Emozionato? Sì, ma nemmeno troppo. La sensazione più forte è il sollievo. Ho cominciato a scrivere Settembre più o meno un anno fa e l'ho terminato... ieri. Ieri, nel senso che finché non l'ho inviato ad Amazon.it ho continuato a spiare il testo, anche mentre impaginavo, mentre lo controllavo in Sigil, mentre riguardavo l'impaginazione e i ritorni a capo. Non ho beccato quasi nessun altro errore/ orrore, ma questo può voler soltanto dire che sono un soggetto poco serio. Adesso che Settembre è fuori dal mio controllo posso anche rilassarmi e sperare che non ci siano errori assolutamente intollerabili. In ogni caso posso ancora intervenire sul testo.
I ringraziamenti a coloro che hanno gentilmente accettato di fare da cavie – ovvero i lettori beta – e a tutti coloro che hanno continuato a leggere questo blog, nonostante una volta su due parlassi di Settembre, sono apparsi in calce al volume. Il prezzo è di 2,99 euro, un prezzo che ritengo adeguato a un anno di lavoro. Lo so che il prezzo corrente è di € 0,99 ma, onestamente, mi sembra piuttosto ridicolo offrire qualcosa a € 0,99 nella speranza che "qualcuno" si faccia tentare da un prezzo bassissimo. Scrivo qualcosa di ben preciso – Space Opera – mi illudo di scriverne decentemente e credo che per un appassionato del genere valga la pena di spendere € 2,99. Punto e basta.

Quanto al testo di per sé, devo ammettere di aver scritto un soggetto di tipo militare. Ma militare non significa militarista, sia chiaro. Lo so, lo so, ogni tanto qualcuno può avere la sensazione di leggere Heinlein o Hemingway (si parva licet) ma, ammesso che funzioni, è una funzione obbligata nello scrivere di guerra, soldati, missioni, solitudini e orrore. È una guerra ambientata in un lontano futuro, lo so bene, ma l'azione si svolge su un pianeta periferico dove coesistono armi nuove di zecca e armi esistenti anche adesso. Il che non è probabilmente nemmeno troppo strano. 
Il centro della vicenda è un assedio, come ai tempi delle fortezze e dei castelli ma anche come è accaduto di recente con Kobane, nella terra dei Curdi. Quanto ai «cattivi» si tratta dei Gioanniti, ovvero gli interpreti di una particolare lettura dei testi sacri secondo la quale Gesù Cristo è morto sulla croce e suo padre, Dio, ha dichiarato in quell'occasione guerra agli uomini, facendoli fuggire dal sistema solare e obbligandoli a disperdersi, a circondarsi di animali e a dimenticare la Sua Parola. Questo tanto per riaffermare che è possibile criticare le religioni degli altri soltanto se, dal canto proprio, si ha il cervello libero da allucinazioni mistiche di ogni genere.


Ma alla vicenda più spiccatamente militare è accompagnata da altri due temi che ho particolarmente a cuore. Da un lato l'utilizzo da parte degli umani del corredo cromosomico delle altre specie, dall'altro la biologia dei pianeti extrasolari. Non aggiungo altro, tanto per non togliere il gusto a chi lo vorrà leggere e non farmi autospoiler.  Ultimo elemento da sottolineare è l'esistenza – sia pure tenuta pudicamente tra le righe – di una leggera, impensabile storia d'amore. Non è un Harmony, sia chiaro, ma diciamo che non sono riuscito a evitare che tra i due protagonisti nascesse qualcosa di più di una virile solidarietà. In fondo la stessa cosa mi è capitata con mia moglie – anche se non eravamo in guerra – e quindi non me ne pento. 
In tutto il libro, anzi l'e-book, conta più o meno duecento pagine e ha un'ottima copertina, probabilmente rovinata dal mio intervento. L'autore del disegno è Anton Semenov, il titolo è  Mirror of Destiny, puntualmente riportato nei ringraziamenti al termine del libro. 
E con questo termina la mia tirata di autopromozione. 
Potete, se lo desiderate, scaricare il mio file da 


Pagando ben 2,99 euro.
O leggerlo gratis utilizzando kindle unlimited. 
Aggiungo che chi non avesse un kindle può richiedermi il file in formato .epub o persino in .pdf. Posso inviarlo dietro versamento di 1,70 € sulla pagina dei pagamenti di LN-LibriNuovi. Il che è ciò che mi rimane in tasca dopo il passaggio su Amazon.it.

3.9.15

Tirate le somme


Eccomi qui, definitivamente rientrato alla base dopo un'estate disordinata e, per quanto mi riguarda, davvero TROPPO calda per essere tollerabile. 
Ovviamente qualcuno non perderà occasione per affermare che il fatto che delle venti temperature più calde, ben sedici siano state registrate dopo il 1980 e sei dopo il 2000, sono state una pura combinazione, ma è, in fondo, normale. Esistono anche coloro che affermano che i campi di sterminio non sono mai esistiti e quindi di cosa stupirsi? 
Ritorno anche al mio povero blog, trascurato come mi è raramente accaduto in precedenza. E non posso fare a meno di chiedermi a cosa sia dovuto questa pigrizia, neghittosità, inconcludenza. 
Beh, innanzitutto alla scrittura. 
Ho scritto non poco negli ultimi mesi. Ho terminato un romanzo – Settembre, prossimamente in uscita – e ho lavorato sulla correzione e sull'edizione del testo; sto scrivendo un racconto per il prossimo ALIA (che minaccia di essere un po' troppo lungo, ma di questo è ancora presto per parlarne), ho letto e sto tuttora leggendo i racconti arrivati per ALIA – oltre che lavorando all'editing, insomma sono stato piuttosto attivo sul piano della scrittura e, naturalmente, questo ha pesato non poco sul blog. 
Oltre a questo ho lavorato sia sul sito di LN-LibriNuovi, arricchendolo di una sessantina di recensioni sia mie che di altri autori, che sulla pagina FB di CS_libri dove, a partire da maggio, ho pubblicato diverse pagine tratte dai vari ALIA che dagli altri testi a suo tempo editi. 
Inevitabilmente ho lavorato anche al blog di ALIA, ALIA evolution, allineando una dozzina di articoli in un blog nato e destinato ad un unico scopo. E, ovviamente, ho cercato – inutilmente, immagino – di essere presente anche su FB, sia pure limitandomi a pochi interventi. E sul tema Facebook e sulle interminabili e ferocissime polemiche che si muovono sotto il pelo dell'acqua nei gruppi collettivi dovrei aprire una ricca e meditabonda parentesi, cosa che cercherò di fare prossimamente.
Poi... beh, poi mi sono anche riposato, ho letto - tra gli altri segnalo molto volentieri due titoli dei quali sono stato particolarmente soddisfatto: Il libro delle cose nuove e strane di Michael Faber e Il Cerchio di Dave Eggers. Ho anche letto Desolation Road di Ian McDonald, un libro che è stato bello e giusto pubblicare, anche se non posso dire di averlo davvero né compreso né gradito – e anche su questo, ovvero sulle mie limitate facoltà mentali, penso ritornerò – un paio di saggi di Planetologia (necessariamente, visto il mio secondo mestiere di imbrattacarte), uno dedicato alla meccanica quantistica – sempre per «mestiere» – Perdido Street Station di China Mieville – che ci volete fare, io amo quest'uomo – qualche Urania dei quali credo non parlerò mai, un ottimo Murakami con Uomini senza donne e un saggio salutare, pur se datato, come Mentire con le statistiche di Darrell Huff. In coda alcuni e-book sbirciati sul mio e-reader e un certo numero di libri felicemente iniziati come Le canzoni dell'aglio di Mo Yan e Cronache di Mondo9 di Dario Tonani. Ultima citazione per un libro a suo tempo letto e perduto con la chiusura della CS, La città e la città capolavoro di China Mieville, ritrovato a Sestri Levante in una libreria remainder's e che ora mi sorride dalla biblioteca accanto alla scrivania. 
Insomma, in realtà scopro di aver lavorato come un povero demente, quest'estate, manco mi avessero pagato.


In quanto a questo blog continuo ad avere il grattacapo di cosa farmene. Parlare di ciò che scrivo? Certo, anche se dubito che la cosa possa interessare a qualcuno. In ogni caso  io persisto, almeno finché non arrivano minacce e percosse. Parlare della situazione italiana e internazionale, economica e politica? Come no, anche se ritengo di essere troppo ignorante per riuscire a sostenere come meritano certe conclusioni. Commentare qualche fatto di rilievo? D'accordo, ma quali? Cronaca nera? Funerali di boss mafiosi? Le scie chimiche? Le creature extraterrestri sul nostro pianeta? Mah... Commentare un altro blog? Certo, perbacco, purché sugli altri blog escano cose meritevoli di attenzione, almeno per me... 
In realtà è un po' il problema che ho sempre avuto con questo blog e penso che tale resterà fino alla fine. 
Per oggi comunque ho finito. Probabile che il prossimo post sia dedicato a Settembre – il romanzo, non il mese – con relativi inviti, preghiere e viscide adulazioni per ottenerne l'acquisto o la lettura... Siete avvisati.