29.5.15

Corrente: la comunicazione via buchi neri


Debbo fare una breve digressione agli articoli sulla Corrente. Il primo lo potete trovare qui.
«Cominci?»
No, il fatto è che qualcuno dei lettori ha sollevato il (maledetto) problema delle comunicazioni all'interno di un sistema stellare. Probabilmente (quasi) tutti ricorderanno che cos'è l'Ancible di Ursula K. LeGuin, cioè un elemento centrale del suo universo abitato. E, bene o male, ho dovuto "inventare" qualcosa del genere anch'io. Parlandone nelle note al primo articolo ho citato la meccanica quantistica e i microbuchi neri. Qui cercherò di spiegare un po' meglio i miei riferimenti. 
Nota a margine: ovviamente tutto ciò che affermo qui e nei miei testi è una semplice - e sicuramente errata - teoria. Ma torno a dire che io sono solo un autore, non un astrofisico e non mi capiterà mai (o perlomeno me lo auguro) di doverne parlare a un congresso di astrofici.
Al centro della comunicazione della Corrente ci sono una particella - finora non ancora osservata ma ammessa secondo le teorie vigenti -, il microbuco nero, ovvero una struttura virtuale con un limite di Schwarzschild che non superi i 10−33 cm., e un effetto quantistico altrettanto dimostrato anche se i suoi motivi restano oscuri: l'effetto entanglement
A questo punto si dovrà disporre di un trasmettitore/ ricevitore (nodo, nella terminologia dell mondo della Corrente) che potrà inviare in un'area ben definita flussi di comunicazione subquantici, ovvero modulati secondo i fotoni emessi, e che tramite entanglement saranno disponibili in tutti i microbuchi neri a una distanza n non definita e che evaporeranno, come postulato dalla meccanica quantistica. Insomma, si parte con un microbuco nero carico di informazioni in forma fotonica e si arriva con un microbuco nero che evapora liberando tali informazioni[*]. Altamente efficiente con un tempo totale della connessione pari a microsecondi.
Che poi i messaggi possano rimanere relativamente a lungo nei microbuchi neri che non evaporano subito, è ovvio. Lo si deduce in Il perdono a dio, dove il temporaneo [**] di uno dei personaggi permane a lungo anche dopo la sua morte fisica. Ed è probabilmente questo, detto di passata, il motivo del suo successo. 
Ma la connessione ha spazio anche in Luna lontana e in Un problema di tempo e in Settembre. In Un problema di tempo c'è anche un accenno alla connessione non via microbuchi ma mediante gli universi paralleli. Complicata, costosa e pericolosa. 
E con ciò spero di aver spiegato il mio personale ancible (perdonami, Ursula). Per chi non avesse capito si possono tenere ripetizioni a prezzi modici...
...
Detto ciò taglio la corda e vado in montagna - ho scritto questo post con le valigie già pronte. A rileggerci la prossima settimana. 

[*] Il numero di microbuchi neri non è stato definito ma si suppone che siano un numero non inferiore a 10 alla nona per Km. cubo. Ovviamente un microbuco nero potrebbe attraversarvi in questo momento e tutto ciò che sentireste è un leggero prurito da qualche parte.
[**] Un temporaneo è una riproduzione in forma subquantica di una persona in grado di comunicare instantaneamente a distanza di n anni luce. 
  

27.5.15

La prima parte della Corrente


L'avevo promesso ed eccomi qui.Cercherò di fornire una piccola guida ai mondi della Corrente stendendo una loro piccola storia.
C'è un problema non piccolo da sottolineare, prima di iniziare. Il fatto che, da un punto di vista strettamente realistico, non esistono né presumibilmente esisteranno in un tempo ragionevolmente vicino, navi stellari in grado di condurre l'umanità da un sistema stellare all'altro in tempi compatibili con la durata della vita umana. Perlomeno sulla base delle attuali conoscenze. 
Ma...
Esiste sempre un "ma" negli scritti di un autore di science fiction. Partiamo quindi da due libri tutto sommato preziosi nel tentativo di costruire un mondo dove i viaggi insterstellari in tempi ragionevolmente rapidi siano fattibili. Brian Greene in La realtà nascosta [2011] postula l'esistenza di infiniti universi paralleli al nostro, tema affrontato anche da John D. Barrow nel suo Libro degli universi [2011]. Diciamo che non è teoricamente impossibile immaginare un universo 2 dove la c non sia pari a 300.000 km/sec ma abbia valori molto più elevati. Sicché, sempre da un punto di vista teorico, è concepibile un tipo di nave stellare in grado di trasferirsi nell'universo 2, percorrere in tempi rapidi una distanza pari ad alcuni anni luce e rientrare nel nostro universo, l'universo 1, dopo un mese o poco più, senza problemi relativistici. 
Ovviamente esistono un'infinità di problemi anche in un'ipotesi tanto palesemente campata per aria. Il punto di contatto con l'universo 2 - o con tutti gli universi paralleli - e la possibilità di scegliere esclusivamente quello, la struttura di una nave in grado di sopportare un viaggio di questo genere e così via. Basti pensare che in un immaginario  universo 2 - ma nemmeno troppo immaginario, secondo Greeene e Barrow - una costante c con valori molto più elevati comporterà diverse controindicazioni per la vita a base carbonio... ma io sono uno scrittore, non un fisico, quindi posso metaforicamente lavarmene le mani e immaginare che intorno al 2050, nel corso dei normali viaggi di trasporto minerali all'interno del sistema solare un cargo senza personale a bordo scompaia in un punto a nel tratto tra Saturno e Urano.  Entro un paio d'anni l'umanità si trova così a disporre di una finestra (lo so, c'è anche in Interstellar, ma in sf non penso si debbano condurre gare a dire «io l'ho detto prima»), in grado di condurla virtualmente ovunque. Ci vorranno altri anni per giungere a un prototipo di nave stellare e una serie di esperimenti condotti con animali «potenziati», ovvero resi artificialmente semisenzienti [*], con diversi tragici fallimenti, per giungere a definire le prime rotte interstellari. 
Ma alle missioni ufficiali fanno seguito missioni che di ufficiale non hanno proprio nulla. Molta gente se ne vuole andare dalla Terra [**] come racconta Witold Kremer qui ed è disposta a investire molto denaro - o tutto il denaro di cui dispone - per raggiungere uno degli altri possibili pianeti. È la Diaspora, ovvero la fuga dell'umanità dalla Terra. 


È il tema della dispersione dell'umanità, dei tanti errori di tragitto, di destinazione, di obiettivo, in genere chiusi con la scomparsa dal nostro universo, ma che, in qualche caso, ha condotto a ciò che racconto in Castelli sulle nubi ovvero una comunità perduta che qualcuno - Diogene, ovvero il Servizio di collegamento comunità umane o Sercucù nel gergo degli spaziali - si prende il disturbo di recuperare o di assistere.
Ma il recupero degli umani dispersi non è l'unico problema di coloro che hanno abbandonato la Terra. E, reciprocamente, la Terra non ha solo il problema della Diaspora. Tra i pianeti via via popolati è soltanto dopo una cinquantina d'anni che cominciano a comparire forme di governo che ricercano contatti e rapporti con gli altri. 


Le origini dell'Udienza, il primo nucleo della federazione dei Mondi Umani e madre della Corrente non sono ancora del tutto note. Zaaditi, Softouch, Cremisi, Torvald Arnesen, Tsa-Lagi, Il Cerchio Solare… i primi nomi che gli vengono in mente della complessa e caotica storia della nascita di Udienza. (Da Una questione di tempo).
Ma i problemi interni delle comunità umane nate dalla diaspora non sono né piccoli né di breve durata. Dopo all'incirca un secolo dalla nascita delle comunità oltresolari si sono create alcune strutture più o meno definite. L'Udienza:

Udienza: La principale confederazione# di sistemi abitati dalla specie homo sapiens sapiens. Ne fanno parte il sistema di Xiao-Metropolis# del pianeta doppio Harbourg#, del pianeta Via d’argento#, del pianeta Smeraldo#, di Bia# e di altri cinquantasette sistemi diffusi in un’area di 2352 anni luce (da Settembre)
I Pianeti Credenti:


Pianeti Credenti: con il quale sono indicati i mondi coordinati nel Cerchio mistico# e che costituiscono una struttura politica autonoma. Ne fanno parte a pieno titolo ventisette sistemi# mentre altri tre sistemi - La Comune, Dharma e A-Topia - pur facendo parte dell'entità politica federale ed essendo rappresentati nel Cerchio mistico non aderiscono a nessuna organizzazione religiosa e non aderiscono alla Dieta Utopia, organizzazione religiosa sovrasistemica#. (da Settembre)
e oltre a queste due principali strutture altre strutture minori: lo sciame degli Zaaditi, L'idea di Tsa-Lagi e il collegamento dei mondi federati nei Nuovi Insediamenti
L'Udienza è la location dove si svolge Il perdono a dio, racconto lungo - o forse romanzo breve - vincitore del premio Omelas nel 2002. Dove si constata che esiste un problema non piccolo nelle comunicazioni via substrato [***].
Nello stesso periodo i Pianeti Credenti, gradualmente integrati nell'Udienza a creare le basi della futura Corrente, sono alle prese con un problema simile. Lo presento in Luna lontana, altro romanzo breve. Protagonista di Luna Lontana è un ragazzo che sogna la luna e vi appare per la prima volta HundAlexis, il lupoide che sarà protagonista di Una questione di tempo.

Ovviamente so che Iron Sky è un film, ma per rappresemtare l'estrema destra qui mi sembra ottimo

Ma anche sulla Terra avvengono profondi cambiamenti. La presa del potere dell'estrema destra negli anni della Diaspora ha determinato un mutamento profondo della politica terrestre. È nata la Triade, ovvero l'insieme delle comunità di Terra, Luna e Marte e la Terra stessa ha mutato nome, diventando Interra (da Redire in Terra, nome del movimento radicale di destra al potere), mentre il latino, riesumato dapprima nei paesi di lingua neolatina, viene poi adottato come linguaggio universale. Questo determina la nascita di una politica di intolleranza nei confronti degli emigrati, con attacchi ai pianeti umani e bombardamenti di aree abitate. È questo il tema di Un rifugio a Baba Yaga, racconto breve con protagonista una gattoide dotata di particolare fantasia, e che presto pubblicherò su Amazon.it. Ed è anche il tema di Settembre, romanzo in fase di preparazione e che pubblicherò non appena terminato il lavoro di revisione. Qui ad essere attaccato è un pianeta ma gli invasori non vestono i panni degli uomini di Interra ma quelli di un gruppo di fondamentalisti religiosi dei quali scrivo, nella prefazione, ciò che mi ha colpito di loro. 

la rabbia idiota e supponente, la vanteria del gesto brutale, la superbia immotivata di chi ne fa parte e di chi lo sceglie e il calcolo cinico di chi li sostiene e li finanzia.

Che, non casualmente, sono anche le caratteristiche dell'ISIS:
  ...E per questa volta mi fermo qui. La prossima volta presenterò la nascita e la crescita della Corrente.  
    

[*] È il caso di dire che la tecnologia dei tranx (o moreauviti o zoogeni) è nata in quegli anni? Credo di no. 

[**] Difficile pensare che la Terra sia divenuta più giusta e democratica negli anni che verranno. Più facile pensare che le grandi holding multinazionali siano divenute anche più rapaci, più potenti e più diffuse. Anche fuori dal globo terrestre.    
[***] La comunicazione via substrato probabilmente meriterebbe un'intera puntata di questo speciale dedicato alla Corrente. Il fatto che sia possibile una comunicazione istantanea è evidentemente un enigma al quale posso rispondere con una semplice notazione: microbuchi neri, peraltro previsti dalla teoria quantistica. 

25.5.15

Una nuova lettura


Nella titanica pila che domina la mia scrivania ogni tanto si apre qualche varco, occhieggia qualche qualche angolo di cielo. Succede quando ho finito di leggere un libro e posso passarlo nella zona dedicata ai libri-letti-da-me, a disposizione del resto della famiglia. È così che ho incontrato, per dire, L'incolore Tazaki Tsuruku e i suoi anni di pellegrinaggio di Murakami Haruki, il libro che mi sta facendo compagnia in questi giorni. 
Per venire ai libri letti, inizio con un libro dei quale ho sentito più volte parlare in questi mesi, Il Villaggio nero, antologia di gotico tratta dall'opera di Stefan Grabiński, autore di letteratura del soprannaturale dall'inizio del secolo scorso fino agli anni '30. Grabiński, nato nel 1887 in una cittadina della Galizia polacca e morto nel 1936, dimenticato e in miseria, è stato definito il «Poe polacco», definizione che può aver richiamato sulla sua opera una certa attenzione ma che non rende giustizia a certe caratteristiche interamente sue e decisamente uniche. 
Stefan Grabiński è stato autore di diverse raccolte di racconti, di qualche romanzo, anche se questi ultimi: «...privi, al più, della medesima tensione, appesantiti alquanto da concezioni esoteriche e speculazioni nei campi tradizionali dell'occulto [dalla nota biobibliografica di Andrea Bonazzi]», di qualche lavoro teatrale andato in scena a Varsavia, Cracovia e Leopoli, oltre che autore della sceneggiatura di un film. Curioso notare come le prime traduzioni di Grabiński furono proprio in italiano, nel 1928, per «La Stampa». I dodici racconti raccolti in quest'antologia provengono da diverse raccolte, i primi due da Il demone del movimento [Demon Ruchu, 1918], i tre successivi da Il pellegrino folle [Szalony pątnik, 1920], il racconto che dà titolo all'antologia - Il villaggio nero - è uscito separatamente in una rivista letteraria nel 1924,  i tre successivi dalla raccolta Storia incredibile [Niesamowita opowieść, 1922], un'altro uscito presso una rivista letteraria nel 1922 e gli ultimi due provenienti dall'antologia Il libro del fuoco [Księga ognia, 1922].
Esiste, ovviamente, una varietà di situazioni e di ispirazioni in un gruppo di racconti nati in momenti e per antologie diverse, ma è relativamente facile cogliere un insieme di ispirazione e di visione che li unisce tra loro. A grandi linee si potrebbe dire: prima di tutto la passione - puramente narrativa - per i treni e più in generale per le macchine e la tecnologia. Ma si tratta di una passione che non ha nulla dell'ottimismo positivista verso tutto ciò che è nuovo e tecnologicamente avanzato, ma di un nuovo terrore venuto ad aggiungersi ai pericoli che già assediano l'uomo del XX secolo. In racconti come Il demone del movimento, La vendetta degli elementali e particolarmente ne L'engramma di Szatera il rapporto con la tecnologia, e in quel caso con la potenza e la velocità dei treni, diviene un incubo che coinvolge la nuova tecnologia, rendendola complice di un'ignota, innominabile entità.
Una seconda potente suggestione prende corpo in altri due racconti, L'amante di Szamota e A casa di Sara. Qui è il sesso femminile - incubo e passione malata di molti autori da tempo immemorabile - anzi il Sesso tout-court a divenire l'allucinante alieno in grado di offuscare la percezione o il pericolo indicibile dal quale è necessario difendersi. Le occulte armi femminili in questo caso si disincarnano e divengono strumenti di un oscuro potere, in grado di rendere un uomo un semplice fantasma: 

su una sedia, nel mezzo della stanza, vidi una figura umana, gelatinosa. I tratti somatici sfumati, simili a quelli di Stoławski. Era del tutto trasparente, attraverso essa potevo vedere chiaramente i mobili e gli oggetti della stanza...

Ma gli incubi di Grabiński possono prendere vie inattese ed enigmaticamente inattese, come ne Lo sguardo, cronistoria di un'invasione paradossale, ne L'area, La stanza grigia, Il villaggio nero e Il bianco lemure. Curioso notare come spesso i personaggi di Grabiński siano persone normali, quotidiane, alle prese con ambienti e situazioni che non hanno nulla di apparentemente paradossale ma che, gradualmente, assumono caratteristiche dapprima inquietanti fino a rivelarsi, attraverso gradi crescenti e matematicamente perfetti di deriva del reale, puri incubi senza possibilità di uscita.
Altro particolare curioso è il sottile grado di humour nero - a tratti sconfinante in un raffinato sadismo criminale - che in molti passaggi domina il raccontare, come se l'autore fosse perfettamente conscio dei pericoli che attendono lo sventurato protagonista ma che egli in fondo ne godesse, seguendone i disperati tentativi di sfuggire alla sua sorte. 
  
Ma quando videro in faccia l'ubriaco, tutti arretrarono di colpo. [...] Il corpo dell'estraneo vestito in modo ricco ed elegante aveva, in verità, la testa di un cadavere: gli occhi, profondamente infossati nelle orbite, erano fissi nella parvenza fredda della morte, la pelle, giallastra e rattrappita, era tutt'uno con il colore osseo degli zigomi sporgenti, il cranio senza orecchie, privo di capelli, lucido e liscio come l'osso di una tibia... [...] Non avvertirono il calore che il corpo stranamente coservava, non s'erano accorti che le mani non erano per nulla decomposte, nessuno pensò per un istante alla diversità tra testa e corpo. [da La storia di un becchino]

Riscopritore di Stefan Grabiński in tempi recenti è stato China Mieville, al quale si deve la presentazione dell'autore in apertura del libro. Libro che, merita sottolinearlo, è un piccolo capolavoro di arte bibliografica, dotato di prefazione, postfazione, guida biobibliografica a cura del traduttore e seconda e terza di copertina illustrate con un ritratto di Stefan Grabiński. Non mancherò di acquistare i prossimi titoli di Hypnos Edizioni, prometto, è da una vita che non incontro un libro tanto ben fatto.
...
Avrei voluto parlare di altri due libri, oggi. Magari di altri tre. Ma il maledetto Stefan Grabiński mi ha occupato interamente. Sicché rimanderò ad altra data la recensione degli altri libri. Rimanete sintonizzati. 



22.5.15

Il filo della Corrente



Arriva anche il momento nel quale, dopo aver scritto non poco, qualcuno si alza e chiede: «Sì, va bene, ma tutta la storia com'è?».
Mi è capitato con uno dei lettori della versione beta di Settembre che, una volta terminato il romanzo e dopo un certo numero di rilievi e di commenti ha sottolineato come fosse, magari, opportuno inserire uno specchietto, una tabella, qualcosa, insomma, che permettesse di capire quando è avvenuta la storia raccontata, più che altro per il legami che non mancano con altri parti del ciclo e che non sempre si ricordano perfettamente. 
O che si ignorano.
Questa volta ho cominciato a pensarci seriamente, debbo ammettere, tanto più che aumentando il numero di lettori (da 16 a 22, più o meno) e le recensioni (ad ALIA), con Marco Corda che ha detto de La farfalle e le zanzare: «parte di una più vasta e ahimè frantumata space opera», forse è venuto il momento di cominciare a creare un baedecker per i lettori. 
Ho iniziato stamattina, enumerando brani e frammenti e arrivando a stabilire che dal 1987 (!) a oggi ho scritto 12 brani - sempre non me ne vengano in mente altri - che riguardano il ciclo della Corrente, esattamente 2 romanzi lunghi (+ di 200 pagine), 2 romanzi brevi (- di 200 pagine), 3 racconti lunghi (+ di 50 pagine) e 5 racconti brevi (- di 50 pagine). Di questi i testi pubblicati in ALIA o pubblicati in forma elettronica sono nove, restando esclusi dalla pubblicazione tre romanzi: L'ultima stella [1987], che sto ribattendo in questo periodo, Settembre [2015], che è in fase di revisione e che uscirà prima dell'estate in forma di e-book e Un problema di tempo [2007], volume sulle trecento pagine.
La successione degli eventi nei testi è relativamente lineare, credo, ma mi rendo conto che mancando un romanzo centrale come Un problema di tempo non è né facile né pratico ricostruire la storia della Corrente. Quindi prendo pubblicamente due impegni: 
1) pubblicare su questo blog, in una o due puntate la storia della Corrente per i miei 22 lettori.
2) pubblicare entro l'anno  o, nella peggiore delle ipotesi, con l'inizio del nuovo anno Un problema di tempo in forma elettronica e successivamente in forma stampata.
Per il momento mi limito a pubblicare il testo posto prima dell'inizio di Un problema di tempo, che, se non altro, presente la Diaspora, ovvero la dispersione della specie umana nel cosmo.  Un testo lungo per un blog, lo so, ma che potrò usare come riferimento in altre occasioni.
Comunque recuperando tutti i brani dispersi in giro mi sono reso conto quanto è lungo e complesso il ciclo della Corrente e anche che individuare un «filo della Corrente» non è troppo facile né veloce. Ma, d'altro canto, sono poco meno di quarant'anni che scrivo - tra l'altro - della gente della Corrente, inevitabile che risulti un po' lungo...


...

[…] La sterilità dei laghi dell’Antartico era ormai un ricordo, l’ultimo sogno di verginità per la Terra. L’appuntamento era vicino a un’installazione clandestina, sulle rive del lago Concordia. Grigio sporco, nero e sabbia: i colori dell’Antartico erano quelli. Grigio sporco del ghiaccio in ritirata ormai da quasi un secolo, nero di rocce e di sabbia pallida e fradicia il terreno che ne emergeva. Il lago era in fondo a una conca naturale, rotondo, nero e immenso. La nave se ne stava rinchiusa in un grande hangar dal tetto incatramato. Ci portarono a vederla. Aveva la forma antiquata di una gigantesca saponetta. Qualcuno ci disse che era perfetta per un passaggio senza problemi e senza rischi.

Dei rischi ne sapevamo qualcosa. Io, poco. Mi bastava sapere che la morte sarebbe comunque stata rapida e indolore. Più che di morte si sarebbe dovuto parlare di scomparsa dall’universo 1. Ma queste cose riguardano i tecnici, non me. Anche questa storia è soltanto una come miliardi di altre. Siamo stati miliardi ad andarcene, nel giro di pochi anni. Sulle saponette.

«Curvatura gravitazionale», «Effetto tunnel», «Improbabilità», «Microbuchi neri». Ne ho sentito parlare come tutti, ma mi lasciavano indifferente. Io volevo andarmene di lì, come tutti.

Abbiamo dormito nell’hangar. Non ci sono alberghi vicino al lago Concordia e comunque non avremmo avuto i soldi neppure per una notte. Avevamo speso fino all’ultimo centesimo per il nostro passaggio per le stelle. Niente polizia né esercito né divise: l’Antartide è fuori da giurisdizioni e leggi. Una benedizione, per noi migranti, ma anche per i trafficanti d’uomini.

Svegliandomi potevo vedere la nave illuminata dalle luci al sodio. Scura e rotonda come la custodia di qualcosa di molto prezioso.

Era la Diaspora, ma noi profughi non ne sapevamo ancora il nome.

[…]

È passato un mare di tempo da allora.

È passato il tempo del Caos, poi quello del Cerchio Solare Quando Torvarld Arnesen se n’è andato è venuto il momento dei mondi dell’Udienza. Ero diventato un cittadino, potevo accedere al sistema di collegamento tra i mondi – il substrato. Non solo: ero anche uno dei miliardi di proprietari di tutte le imprese fiduciarie dell'Udienza. Ne avevo sentito parlare. Del socialismo per azioni, intendo. Tutti eravamo azionisti per diritto di nascita e nessuno il proprietario. Avrei potuto partecipare alle assemblee di tutte le fiduciarie, proporre qualsiasi cosa e loro avrebbero dovuto discuterne. Così diceva la Carta delle Stelle Prossime votata sul pianeta doppio Harbourg, il sistema capitale dell'Udienza. Non ci sono mai andato, comunque. Avrei dovuto informarmi, sapere. Non sono il tipo, sinceramente.

Dalla vecchia Terra arrivavano navi cariche di bombe orbitali. Ci odiavano. Non potevano ammettere che ce l'avessimo fatta. Che un esercito di formiche partite per la disperazione avesse costruito qualcosa che assomigliava molto a uno degli imperi stellari immaginati dagli scrittori del Secolo delle Guerre. Forse è per questo che tutte le nostre navi portano il nome di un libro. Siamo tutti figli della letteratura, prima che del nostro pianeta.

Per ultima è venuta l'unificazione con i Mondi Credenti e siamo diventati tutti cittadini della Corrente. Noi umani, ovviamente. I Signori o le Guide. A combattere la guerra contro la Vecchia Terra sono andati i nostri quasi-fratelli OGM, i tranx, gli umanimali, i moreauviti.

Pace e prosperità.

[…]

No, non mi pare sia cambiato molto, in fondo.

Ma forse è soltanto l'età, a farmelo dire. Un semplice problema di tempo.

Ho avuto una vita singolarmente lunga, me ne rendo conto. Anche per lo standard di chi usa gli staminali sintetici. Nel computo della Vecchia Terra avrei quasi… beh, sì, duecento anni. Un bel numero, non è vero?



[da un intervista a Witold Kremer, il più anziano residente del pianeta Xiao-Metropolis]

 

  

19.5.15

Aprés l'amour, ovvero dopo il Salone

È un amore mercenario, lo so, il tipo di amore del quale si tace, per il quale si cambia discorso anche tra maschi, ma un pochino la sensazione al martedì successivo al Salone è quella di un sogno d'amore malaccorto bruscamente interrotto.
In realtà ho passato buona parte del tempo al Salone nello stand degli Editori Piemontesi.

 
Teoricamente per dare una mano a mia figlia, ovvero sostituirla affinché lei potesse prendersi un caffé, dieci minuti di pausa, fumarsi una sigaretta, farsi una doccia e sbrigare oscure pratiche universitarie: 


Ma anche per fare due chiacchiere con gli editori e perdere tempo a rimettere a posto i libri dopo il passaggio dei lettori. In questo coadiuvato da Silvia, mia moglie.


Sono persino riuscito a comprare un libro di Alga, sfuggitomi nei precedenti incontri: C'era una volta il mare di Carlo Bertolini. 
A parte questo, comunque, il principale divertimento - mio e di mia moglie - è stato quello di girare presso alcuni stand e dare un'occhiata sia ai titoli appena usciti che ai titoli di catalogo. Adelphi, Einaudi, Marcos y Marcos, Minimum Fax, Codice, Neri Pozza, il gruppo GEMS e pochi altri. Ho sulla scrivania il risultato di questo raid, un risultato preoccupante, tenendo conto che ho altri tre o quattro e-book da leggere e recensire conservati nel mio PC. D'altro canto mi è risultato sostanzialmente impossibile resistere al fascino di libri come La fisica del diavolo di Jim Al-Khalili o Ego. Gli inganni del capitalismo di Frank Schirrmacher o A con Zeta di Hakan Günday. 
Del tutto inutile, viceversa, lo spazio dedicato alla Germania. 


C'erano una cinquantina di libri in lingua originale, mal scelti e peggio presentati e altrettanti libri di autori tedeschi tradotti. Di decente ho trovato un libro di Herta Müller (rumena) e un saggio di Jean Ziegler (Svizzero) - peraltro già tradotto in italiano -, ma niente autori storici della letteratura tedesca o qualcosa di un po' eccitante per uno come me. Totale, zero acquisti.
Ho clamorosamente bucato tutti gli appuntamenti con autori, una brutta abitudine che non riesco a perdere, probabilmente dovuta alla combinazione tra la riluttanza a stare fermo per più di dieci minuti in un posto e lo scarso interesse per conoscere dal vivo un autore. In linea di massima degli autori tendo ad accontentarmi della foto e della biografia in quarta di copertina. Conoscendoli, soprattutto se li apprezzo, rischio di sentirli dire qualcosa di molto stupido - che è un prezzo logico da pagare alla sovraesposizione - inserendo così un elemento non richiesto né gradito alla lettura. 
Nello stand degli editori del Piemonte, comunque, ho avuto il bene di vedere gli attori del Docufilm su Re Arduino, prodotto da un editore del Canavese, cioé la regione che ha Ivrea come capitale: 

 
 


Con un curioso effetto fantasy in uno stand per il resto piuttosto serio. Nella prima e nella seconda foto, comunque, si può vedere l'attore - Lorenzo Marchese - che vestiva i panni del Marchese Arduino di Ivrea, Re d'Italia. 
Un vero rimpianto l'appuntamento fallito sia con Romina e Xeno che con Francesco Troccoli, in entrambi i casi mancati per un soffio. L'anno prossimo, ragazzi, ci mettiamo d'accordo prima.
...
Messo da parte il divertimento, mi è comunque capitato di parlare con alcune vecchie conoscenze del settore. E il quadro che mi hanno fatto della situazione dell'editoria italiana non è affatto consolante, com'era prevedibile.
La sensazione data dal Salone, dove in apparenza migliaia di persone si affollano per acquistare un libro - è inevitalmente una falsa visione che può illudere chi vi assiste ma non gli operatori del settore. Uno 0,7% in più, da 340.000 visitatori a 341.00, è come dire che non è successo nulla e che i Gufi, come li definisce Braccialarghe, assessore alla cultura di Torino, hanno i consueti motivi per lamentarsi, anche e soprattutto di un ceto politico pronto al selfie davanti a una torta che festeggia il Salone ma altrettanto pronti a dimenticare il libro dal martedì successivo al Salone. 
Il libro ha bisogno di aiuto, presto. 
Chi lavora nel mondo del libro altrettanto. Redattori, traduttori, collaboratori. Per farsene un'idea è sufficiente andare qui, sul sito della rivista minima & moralia
Il Salone è stato divertente, ma la situazione non lo è. 
Per niente. 

  


13.5.15

Il Salone. Ancora.


Puntuale come l'affitto e tasse ritorna il Salone.
E come ogni anno il mio interesse, dapprima scarso o nullo, finisce per crescere con l'avvicinarsi della scadenza. Non che abbia davvero qualcosa di serio da fare lì, ma con il tempo si moltiplicano gli avvisi, le partecipazioni: «vado al Salone a presentare il mio libro, vieni?!?», gli appuntamenti di un certo interesse - per un amante della sf è difficile sfuggire a un incontro tra Pagetti e Cofferati (?) sull'opera di P.K.Dick -, gli amici che sgobbano per organizzare uno stand etc. etc. Quest'anno, tanto per rendermi sostanzialmente impossibile non partecipare, ci si è messa anche mia figlia, assoldata allo stand degli editori piemontesi e che si farà cinque-giorni-cinque al Salone, con qualche intervallo per mangiare e farsi una doccia. 
In realtà un pochino la invidio, la fanciulla. 
Da quando è finito il rapporto di lavoro con Carocci sono diventato troppo anziano per fare lo standista, non abbastanza danaroso per mettere su un stand personale e troppo elettronico per vendere libri incorporei come gli ultimi usciti per CS_libri. Sicché rimango al balcone e osservo, con il curioso stato d'animo di chi se partecipa si diverte ma se non partecipa vive meglio. Senza contare, infine, il semplice problema dei libri. Ne ho già ora fin troppi di non letti ma sarà inevitabile aggiungere altri desideri di lettura ai troppi già espressi, vedendo crescere ulteriormente la pila che ogni giorno mi adocchia, tentatrice e implacabile. 
Quest'anno, comunque, ho un ulteriore elemento di tentazione, ovvero la presenza come Paese Ospite la Germania. Capisco benissimo che non saranno molti a desiderare di possedere Brecht, Bachmann, Grass, Kafka o Heine in edizione originale, ma il mio superIo non sa resistere e mi ripete: «compralo, compralo, che poi in Germania non hai il coraggio di entrare in una libreria...». Il fatto che per leggere una pagina di uno dei libri mi ci voglia da un quarto d'ora a una mezz'ora non lo tange minimamente. «Dai, che poi diventa più facile». Il che non è vero: fatico già a stare dietro alle mie letture in italiano, lasciamo perdere in un lingua straniera. Ma condividiamo oltre al corpo il portafoglio e ho una mezza idea di come andrà a finire. 
...
Ma, a parte gli scherzi, la letteratura in Italia vive un momento tutt'altro che felice. Il numero di lettori è in caduta da un paio d'anni a questa parte, dal 46% di lettori di almeno un libro (non scolastico) del 2012, al 43% del 2013, al 41,4% del 2014. Personalmente sono convinto che se il governo, la TV, i media continueranno a comportarsi come se il libro non esistesse i risultati non potranno che essere questi, con ulteriori diminuzioni facilmente prevedibili. Ma buona parte della colpa è anche, ahimé, dei grandi editori. Così su «Il Fatto Quotidiano» del gennaio 2014:

Bisogna creare lettori, non dar loro solo quello che vogliono, ha detto Carlos Fuentes, scrittore messicano.
Anni di filosofia manageriale applicata all’editoria avranno forse prodotto utili nel breve termine per grandi gruppi, ma sicuramente hanno contribuito alla desertificazione progressiva del lettore, con l’immissione massiccia dei best seller seriali a cui si riferisce Fuentes. Libri che oggi, vista la crescente standardizzazione di questi “prodotti” e dei loro contenuti, non si vendono nemmeno più nelle quantità di un tempo. Ma che, a causa dell’oligopolio distributivo, occupano la maggior parte degli spazi nelle librerie.

Quando dirigevo una libreria deprecavo la crescente standardizzazione dell'offerta, i libri-fotocopia, gli epigoni e i copiatori seriali, con una particolare antipatia per editori come Newton Compton, un maledetto mesteriante noto per aver messo in vendita libri come «Il ragazzo che saltò dalla finestra ed entrò nel mio letto» o «I sotterranei segreti dei Templari» o, ancora, «Un lungo fatale ultimo addio». Il calo di bibliodiversità già evidente nel 2012 ha finito per prevalere, riducendo il numero di forti lettori (>12 libri/anno) senza riuscire ad attirare nuovi lettori. Ulteriore particolare, il numero di e-book acquistati cresce, ma non  in una misura tale da riequilibrare le mancate vendite. 
Sicché il Salone del Libro, da questo punto di vista, ricorda il famoso valzer eseguito sul ponte del Titanic. 
Un giro tanto per avere conferme (probabili) o improbabili smentite comunque è consigliabile. Ci risentiremo da martedì in avanti.   

 
 

9.5.15

Usare le parole

 
Ho iniziato a (ri)battere il mio secondo romanzo, quello del quale parlavo QUI. Un lavoro che minaccia di essere più o meno titanico - molte delle pagine hanno un verso, ovvero una seconda facciata... quando si dice la mia povertà (o la mia tirchieria) giovanile - ma d'altro canto si tratta di un lavoro a suo modo affascinante: non capita tutti i giorni di poter giudicare stile, modi, costruzione delle frasi, scelta del lessico, organizzazione del testo, cadenza degli avvenimenti di un se stesso di trent'anni più giovane. Senza contare la possibilità di rivedere e riassaporare (o ridere di) sogni e illusioni di me stesso giovane, fedelmente trascritte in un testo che praticamente nessuno ha letto. 
Nota a latere: perché nessuno ha mai letto il romanzo? 
Bella domanda. Essenzialmente perché poteva essere fornito soltanto in forma di quattro grossi fasci di fogli ciascuno trattenuto da una costa in plastica. Non solo, i fogli all'interno erano stai scritti con una macchina da scrivere (!) e almeno tre diversi PC e sono carichi di rimandi, correzioni, mezze pagine cancellate e mezze pagine - scritte a mano - aggiunte. Come si intuirà per ottenerne una lettura avrei dovuto disporre di uno schiavo o di una schiava appositamente sequestrato e trattenuto vi coacta per un paio di mesi. Il che non è permesso dalla legge. Ma il motivo reale più probabile è stato il crescente lavoro in libreria. Non è un caso, infatti, che dopo aver interrotto il romanzo sono passato a scrivere quasi solo racconti e che anche i testi più lunghi nati dopo sono stati comunque più brevi del famoso secondo romanzo [*].
 
 
Ma come procede il lavoro di copiature/correzione? Come scrivevo? 
Beh, nemmeno male, è la prima impressione, anche se debbo ammettere che sono sorpreso dell'attenzione maniacale con la quale seguivo minuto dopo minuto i moti dell'animo del protagonista. Un'attenzione da Proust applicata a un romanzo di sf, cosa che potrà anche fare ridere, ne sono ben conscio, ma che nel testo sembra avere un suo scopo. Difficile capire quale fosse questo scopo, anche perché il mio modo di scrivere, anche complice l'ictus che mi ha colpito nel 2008, è cambiato parecchio, si è asciugato, come direbbe Erri De Luca, e punta direttamente al risultato. Resta il fatto che il protagonista del secondo romanzo (titolo provvisorio: L'ultima stella) è rappresentato con una tale nettezza che non sono non è abituale nella sf ma che temo risulti fuori squadra anche nel romanzo contemporaneo mainstream.  Noioso? Forse è possibile, non lo nego. Infatti ho cercato di ridurre i rilevamenti del suo stato d'animo e dei suoi movimenti - compatibilmente col fatto che l'inizio si svolge in una casa isolata - ma senza tagliare troppo. Debbo ammettere una sorta di rispetto verso il me stesso più giovane, verso la sua attenzione quasi maniacale nella scelta delle parole una a una e sto cercando di tagliare esclusivamente le ripetizioni che, ahimé, sono comunque relativamente poche. 
Mentre correggo e copio, comunque, capisco perché per il momento non ho accettato le offerte di battitura anche a prezzi amichevoli. È una fatica ribattere tutto, lo so, ma è anche l'unico modo per non perdere i contatti con me stesso. In fondo si scrive anche per questo.   
 
 
 
 
[*] Il primo romanzo giace in condizioni anche peggiori ed è - horribile dictu - un fantasy che (grazie al cielo) non ricordo troppo bene. Ognuno ha i suoi peccati di gioventù.    
 
 

6.5.15

Di chi è la buona scuola?

È stato un piacere partecipare a un corteo nazionale con qualche migliaio di insegnanti e studenti. Come spiegavo proprio qui, sono un bastian contrario impenitente e non potevo perdermi la manifestazione nazionale a Milano contro la "buona scuola" renziana. In secondo luogo volevo visitare il museo del '900 in piazza Duomo a Milano, dove si trovano diverse opere di Boccioni, De Chirico, Fontana e Morandi, cosa che ho rigorosamente fatto nel pomeriggio, sia pure comprensibilmente un po' stanco. 


«Ma è stata una buona manifestazione?»
Innegabilmente sì. sia pure con qualche ritardo nella partenza, dovuto al numero imprevedibilmente elevato di partecipanti e a qualche dubbio sull'ordine di partenza. 


Relativamente pochi striscioni e bandiere di partiti e movimenti


Molto più numerose le bandiere dei cinque sindacati presenti. 

 
Molti i precari e gli studenti delle superiori, ma non mancano gli insegnanti e i bidelli. Giunti da tutto il nord: 


Il tutto a fare un buon numero di partecipanti, ventimila secondo i giornali, trentamila secondo i sindacati. Onestamente credo abbiano avuto ragione i sindacati. 


Curioso notare come gli slogan risultavano singolarmente tiepidi, denunciando il timore inconscio di attaccare un governo che appare - ripeto appare - come progressista e di sinistra. Il che, anche sulla base di quanto detto al comizio tenutosi alla fine del corteo, sembra quantomeno esagerato. Per non dire ridicolo.


Intorno all'una abbiamo sgombrato il campo, accompagnati dal canto di "Bella ciao", intonata in coro da tutti i presenti. Un felice ricordo di quando eravamo uniti (o ci credevamo uniti) contro mr. Berlusconi. Adesso gli uomini di B. sono in lista con il PD, come scrive Conchita Sannino su «La Repubblica» di oggi, 6 maggio sulle elezioni in Campania, ma in fondo speriamo ancora che Renzi non sia un arruffapopoli ambizioso e brutale. O non sia soltanto un arruffapopoli eccetera.


Accontentiamoci di Sironi, via. 
Se non altro in lui possiamo ammirare un vero maestro e non un imbrattatele.    

4.5.15

Comunque contro



Il titolo di questo post non è una minaccia, né una dichiarazione di intenti. Semplicemente una constatazione, un osservare che, nonostante i troppi anni passati, rimango un rissoso bastian contrario. 
Col passare del tempo sono riuscito ad aumentare invece che a diminuire le le mie intollanze. Alla semplice ostilità nei confronti del sistema, parola inevitabilmente un po' vaga ma che posso agevolmente allungare definendolo sistema di accumulazione capitalistico - che è eufonico come un assolo per cancello arruginito, me ne rendo conto - ho man mano sentito crescere la mia ostilità nei confronti dei governi italiani in carica, nei confronti della UE, nei confronti del capitalismo di rapina, degli idioti che foraggiano il malaffare giocando a grattaevinci, della mafia e di chi se ne fa complice, nei confronti delle imprese inquinanti di ogni razza, paese e religione, nei confronti delle multinazionali sul modello della Monsanto, immancabilmente sostenitrici degli OGM, nei confronti dei fanatici religiosi di ogni fede, verso i moralizzatori di ogni genere come verso i black bloc e altri simili soggetti oligofrenici, microcerebrati ma violenti, verso coloro che vorrebbero mettere le mutande ai cavalli e che deprecano la troppa libertà femminile, verso i maschietti che giurano che in fondo «è stata lei a provocarmi», verso chi ce l'ha con i gay e le lesbiche, chi ce l'ha con gli immigrati dimenticando che l'Italia è da sempre paese di migranti [*] e verso chi mostra tutta la sua miseria morale e mentale via internet. 
Ho dimenticato qualcuno? 
È possibile, quando si hanno antipatie a largo raggio è facile dimenticare qualcuno o qualcosa. Ma, volendo essere onesti, ho mai guadagnato qualcosa con le mie antipatie? 
Beh, no. Ma posso dire di aver conosciuto alcune ottime persone, aver sognato insieme a loro un mondo anche solo leggermente migliore e, tutto sommato, per una vita media posso dirmi decentemente soddisfatto. In particolare ho avuto la fortuna - una fortuna sfacciata, a pensarci bene - di poter mandare "a cantare in un altro cortile" tutti coloro che non sopporto e che rientrano in un modo o nell'altro nelle categorie sopra indicate.
Buffo, pensando a quanto sono educato, formale, rispettoso e attento all'altrui esistere. Ma si può essere educati senza necessariamente essere acquiescenti.
Così domani parto per Milano.
Non vado all'Expo ma a partecipare alla manifestazione nazionale di insegnanti, studenti e personale scolastico contro il progetto di legge "per una buona scuola". Non sono un insegnante, lo so, ma ne ho sposato una e non la lascerei sola in un caso come questo. 
Tra le cose che detesto c'è anche Renzi e il suo governicchio di replicanti. Sono stanco di vederlo in TV e su internet a raccontare l'ennesimo bubbola come un pescatore con l'alzheimer
«Centomila nuovi assunti!», ovvero un certo numero di insegnanti già in servizio che finalmente vengono inquadrati, lasciandone fuori altrettanti. 
«Ma come, con tutte le cose che fa Renzi...»
Anche troppe, messere, anche troppe.
Ci si vede domani a Milano.  



[*] «...Ma gli emigranti italiani erano onesti e lavoratori». Infatti, Al Capone e altri soggetti del genere erano onesti lavoratori, calunniati dalla stampa americana. In ogni caso, se proprio volete ricordare i nostri emigranti, farete meglio a pensare a Sacco e Vanzetti.