27.9.11

Sick Building Syndrome - Secondo atto





Una comunicazione sul sito di Davide Mana di qualche giorno fa rilancia la palla in campo. Si tratta di (ri)scrivere un capitolo a scelta tra i ventitre pubblicati sul sito Sick Building Syndrome, senza cambiare nulla nell'intreccio, nel dialogo, nell'ambientazione o nel procedere della vicenda, ma scegliendo un ulteriore punto di vista. In sostanza se, putacaso, il capitolo racconta dell'incontro imprevisto con un mostro innominabile mentre buie e oscure entità fanno capolino sullo sfondo e frammenti di corpi umani orrendamente sfigurati appaiono in inattese cavità sulla strada di A(damo) e B(irillo), l'autore dovrà scegliere un punto di vista diverso nel raccontare esattamente lo stesso episodio. Se il capitolo originale aveva scelto un indiretto libero interpretato da A e B, nella riscrittura dovrà scegliere se raccontare dal punto di vista della Casa, del mostro innominabile, delle apparizioni o dei cadaveri orrendamente sfigurati. 
Come dire che non è affatto facile. 
E che si rischia una più o meno consapevole scivolata nel ridicolo.
Il problema è che frequentemente - secondo la tradizione dell'horror - il rapporto tra natura e soprannaturale è 1 : 1, ovvero un percettore vs. un percepito. E il racconto del percettore, il suo orrore, terrore, raccapriccio, incredulità è buona parte del motivo per il quale si legge. Molto complesso e spesso quasi impossibile rovesciare il punto di vista e provare a narrare il punto di vista del percepito. Il percepito, infatti, è in genere un'entità sovraumana, priva di una storia personale e di esperienze reali. Provare a raccontarne/inventarne la percezione può essere un magistrale pezzo da maestro o - molto più probabilmente - un pietoso fiasco. 
Senza contare la possibilità, non poi così piccola, che si crei una corrente di simpatia e di soddisfatta perfidia che modifichi completamente la posizione del lettore, trasformandolo da accorato partecipe delle imprese del percettore a divertito complice del percepito.
A chi non è accaduto davanti a un film a corto di ispirazione?
Probabile, quindi, che si debba ricorrere a un'ulteriore percezione, ovvero a uno spettatore finora non presentato. Ovvero a un antefatto o a un post-fatto sul quale l'autore originale non si è dilungato. 
Ma qui, probabilmente, si rischia di allontanarsi dal tema, ovvero nell'inventare un ulteriore capitolo posto a metà - prima o dopo - il capitolo ufficiale. 
Chi volesse può reinterpretare come preferisce il mio pezzo, il capitolo XIV, tenendo conto che le entità in gioco sono un poliziotto e la casa e i punti di vista possibili mi sembrano davvero pochi. Certo, si può immaginare che una videocamera riprenda la scena in un altro luogo e in un altro tempo... creando un ulteriore percettore - ovvero un testimone - che moltiplichi l'orrore. 
O forse lo smonti, fino al lamento e allo sbadiglio. 
Ho provato a riguardare alcuni dei capitoli ma finora la regola [P-e vs P-o] mi sembra - come è giusto - prevalere abbondantemente.  
Ma non si può escludere che ulteriori trame, ulteriori intrecci, altri personaggi si nascondano tra le righe. 
O perlomeno io ci spero, dal momento che ho aderito al secondo giro : (
 
In ogni caso sono ben contento di questa curiosa esperienza. 
Se non altro mi ha spinto a questo genere di riflessioni ad alta voce sul narrare e sulla natura della letteratura del soprannaturale. 
Che magari interessano soltanto a me. 
Ma non importa. 
Un blog è anche un diario in pubblico, vero? 


 

21.9.11

Dopo Coralinda, Luna lontana


Produrre e-book può diventare un vizio. 
Qualche giorno fa, tentando di prendere sonno, mi è venuto in mente che un mio racconto lungo (o romanzo breve, fate voi) non ha mai trovato una sistemazione. Lungo poco meno di un centinaio di pagine, 143.000 caratteri e 23.500 parole, nato per raccontare la storia della «Luna lontana» sognata da un bambino.
Non ha trovato finora una possibile pubblicazione per la sua lunghezza un po' assurda e per la sua natura peculiare. Troppo breve per poter partecipare al concorso annuale di «Urania», dove chiedono romanzi dai 500.000 ai 700.000 caratteri - e dove temo non sarebbe comunque molto apprezzato - e sciaguratamente troppo lungo sia per ALIA che per «Robot».
Ambientato nell'«universo della Corrente», lo stesso de «Il perdono a dio», vincitore nel 2002 del premio Omelas, ha un paio di protagonisti, un bambino sui 9-10 anni, nome Balthazar - Balthus per amici e parenti - e un «canide», cioé un uomo-cane di nome HundAlexis, dove «Hund» significa cane e Alexis significa... Alexis. 
Racconto (o romanzo) di fantascienza, ambientato in un lontano futuro, si svolge in gran parte sulla superficie di un pianeta, recentemente colonizzato da un gruppo di profughi di origine russa.  
«Recente colonizzazione» significa che la vita quotidiana di chi vive sul pianeta - Sem secondo pianeta di un sistema che biblicamente comprende altri due pianeti, Cam e Jafet - è tutt'altro che facile: i collegamenti con gli altri sistemi sono complessi e la vita significa lavoro, lavoro e altro lavoro. 
Non ci sono mostri allucinanti né intrepidi comandanti, invasioni aliene o malattie innominabili. Soltanto il sogno impossibile di Balthazar, un bambino, e i desideri di altri di andarsene per sempre da quella vita. 

Un testo che, per quanto non pubblicato, è stato letto da qualche amico - pochi, peraltro - tra i quali ricordo volentieri il grande Vittorio Catani che commentò il poco spazio concesso a questo genere di testi - racconti lunghi, romanzi brevi o novelle - nella fantascienze contemporanea. 
Se a questo aggiungo che nel testo non appaiono armi né ci sono massacri, sbudellamenti e regolamenti di conti, posso trarne la conclusione che «Luna lontana» non è un testo molto alla moda. Il fatto è che credo si possa scrivere un buon racconto di sf anche senza inserire una minaccia fisica particolarmente temibile. Nel racconto c'è un tipo di pericolo particolarmente inquietante, che nasce quando i desideri diventano un'illusoria realtà. 
Sono molto affezionato a «Luna lontana», un racconto scritto senza un motivo particolare, nato dal semplice desiderio di scrivere. Come sono affezionato ai due protagonisti, ognuno ingenuo a suo modo. Ho tentato di cogliere il momento nel quale un bambino coglie per la prima volta la difficoltà del vivere e non è escluso che ci sia riuscito. 
Così com'è nato, merita vivere nella rete, augurandomi comunque che la lettura non risulti noiosa...
Lo potete scaricare gratuitamente, in e-book






 

14.9.11

Giunti al termine


Il romanzo Sick Building Syndrome è arrivato alla fine, cioé al capitolo 23.
Ventitré capitoli e ventitre autori. Un esperimento, ovviamente, dagli esiti comunque sorprendenti. 
È pur vero che nessuno si è ricordato di spiegare chi mai ha composto più volte il numero della polizia, richiamando l'attenzione del mondo sulla vecchia casa, ma pazienza, il risultato finale è comunque buono. 
Interessante notare come il meccanismo della narrazione sia proceduto allargando gradualmente il senso ultimo della vecchia casa, da locus diabolico e maligno fino a speranza/minaccia di un mondo alieno e inafferrabile, tanto estraneo all'universo umano da presentarsi automaticamente in modo minaccioso e temibile.    
Qualcosa di lovecraftiano? Difficile negarlo, ma un Lovecraft armato di orrori moderni, di un'ansia-paura-desiderio per l'integrità del corpo che non è facile trovare nelle carte del vecchio signore di Providence. 
Altrettanto interessante la relativa povertà di moti dell'anima, angoscie esistenziali, percezioni alterate, visioni terrificanti e fantasie malsane. Molti degli autori hanno preferito insistere - nuovamente - sulla disintegrazione fisica piuttosto che sull'autodistruzione psicologica, sul frazionamento esasperato in parti spezzate del corpo piuttosto che sulla scomposizione psichica dei propri personaggi. D'altro canto faceva fatalmente parte del gioco il dover rinunciare a qualsiasi forma di approfondimento psicologico, limitandosi in genere a tratteggiare rapidamente un profilo che necessariamente si esaurisse in poche pagine. Qualche personaggio - Hans o Shlomo, per esempio - è riuscito a sopravvivere da un autore all'altro, ma incarnato in un tenebroso (e relativamente facile da un punto di vista narrativo) modello ultraumano, come è relativamente facile incontrare in una produzione cinematografica. 
Il peso dei fantasmi cinematografici e del fumetto nelle scene più o meno choc ha comunque avuto un peso notevole. La sensazione di partecipare a uno script cinematografico è stato in certi momenti curiosamente eccitante, parlo della sensazione di «montare» un romanzo come si sarebbe fatto con una pellicola o con un albo.  
Trattare la narrazione in questo modo «nuovo» è stato sicuramente inconsueto (e divertente) per uno come me, abituato ad allineare parole, immagini e psicologie in assoluta solitudine.   

Ciò che mi rimane è una carrellata interminabile di suggestioni e immagini - con non poche ottime idee giustamente sacrificate per l'organizzazione ferrea del lavoro comune - e il piacere un po' sornione di poter rileggere quando voglio un romanzo insieme mio e non-mio. 
Un romanzo che, se non l'avete letto, potete trovare

QUI.

Un bilancio comunque positivo, del quale ringrazio di cuore tutti i 22 autori. 
E ovviamente, mi dichiaro disponibile a riprovarci : )


12.9.11

Leggere?

Come stupirsi se la libreria - questa come le altre - è semivuota e poco frequentata? 
Ma voi, avete voglia di leggere? 
Domanda non facile da fare e da farsi, me ne rendo conto, che giro ai lettori di questo blog. 
Normalmente leggo sempre almeno due o tre libri insieme e in questo periodo non sono da meno. Il grosso problema è che sto leggendo:
1) Mr. Lars sognatore d'armi di P.K. Dick, recentemente riedito da Fanucci ma pubblicato dall'autore nel 1967 e tradotto (male) in italiano da Mondadori più o meno all'inizio degli anni '70. 
2) Insieme, la sera prima di dormire, sto (ri)leggendo Il sorriso del fenicottero di S.J.Gould, eccellente saggio di biologia evoluzionistica, pubblicato da Feltrinelli nel 1984. 
3) Nei tempi morti sto terminando Il quarantesimo orso sottotitolo La saga di un barone pazzo nelle rovine dell'impero zarista di Renato Monteleone, edito da Gribaudo nel 1995. 
Totale, un libro del 1967, uno del 1984 e uno del 1995. Cioé uno di 44 anni, uno di 27 e uno di 16. Tre buoni libri, detto per inciso. 
La vera domanda a questo punto potrebbe essere: «Ma non hai dei buoni libri da leggere, in libreria?».
Ecco, qui sta il problema, un dubbio che mi perseguita: dove sono finiti i nuovi libri? 
Certamente parte del problema è mio. Sono oppresso dalla situazione non brillante della libreria e non ho nessuna voglia di imbarcarmi in nuove letture. Non riesco a immergermi profondamente nel testo perché ho una mezza dozzina di grossi problemi che mi impediscono di concentrarmi, ma credo che il problema non sia tutto lì. 
Escono gialli a dozzine, ma non riesco a calarmi nei panni dell'ispettore o del profiler incaricato di dipanare la matassa. Ho letto di recente un discreto giallo di Ben Pastor, nome de plume di Maria Verbena Volpi Pastor, autrice italiana naturalizzata statunitense, protagonista il tenente Martin Bora della Wehrmacht, impegnato nella lotta contro Il signore delle cento ossa in una Lipsia della primavera del 1939. Discreto giallo, dicevo, ma assai poco «attuale» nell'Italia del 2011. 
Idem per Teatro d'ombre di Archange Morelli di e/o, discreto giallo di scuola inglese, ambientato nella Costantinopoli del XV secolo.
Al di fuori dei gialli escono soprattutto romanzi di autrici (Gioconda Belli, Marcela Serrano, Natasa Dragnic, Margherita Oggero, Anne Tyler, Catherine Dunne, tanto per citare qualche nome) che, ahimé, in questo periodo non mi attirano nemmeno un po'. Saggi politici più o meno consapevolmente ripetitivi, incentrati tutti sulla crisi in atto o sulla persistenza ormai cronicizzata del tumore B. 
In sostanza, per un lettore come me, scientificamente curioso e narrativamente imprevedibile, c'è poco da mordere. Inevitabile, quindi, il ritorno ai libri già letti, alle nuove traduzioni, alle riedizioni. 
In sostanza, se ripenso al mio personale atteggiamento cesso di stupirmi del vuoto in libreria. 
Ma proviamo ad allargare un po' il campo. 
Vicino a casa mia c'è il multiplex del Lingotto. 
Periodicamente dichiaro in famiglia: «Mi piacerebbe, domenica, andare al cinema».
Con tutto ciò, sono più o meno sei mesi che non vado al cinema. 
«Trenta euro per un film che non mi convince, sarà il caso?»
E passo la mano.
Dischi? 
Lasciamo perdere, per carità.
Premesso che NON sono un esperto, raramente mi capita di ascoltare - per radio o in internet - pezzi che desidero profondamente possedere
Ultimi dischi acquistati: Heligoland dei Massive Attack (ottimo!!) e The king of limbs dei Radiohead (non poi così male), dopodiché mi limito a riascoltare pezzi e gruppi già sentiti e risentiti. 
Non me la sento proprio di spendere 19 euro per un disco che temo mi deluda.
Insomma, probabilmente sono io che mi sono rimbambito. Poco male, si dirà. 
Ma non escludo del tutto la possibilità che sia l'offerta a latitare.
Non escludo che la miopia delle Major dello spettacolo stia sterilizzando il panorama. 
Non escludo che i nuovi autori (di libri, di film, musicali) siano costretti a lavorare lontani dai riflettori, tentando con poco successo di farsi notare da possibili fruitori. 
Non escludo che il gigantismo delle Major sia in questo periodo un grosso ostacolo all'affermazione di qualcosa di nuovo, per il semplice terrore di rimetterci dei soldi.  
Provate a pensare all'età media degli autori finora citati...
Personalmente sto invecchiando, ma mi ripugna l'idea di leggere autori che stanno invecchiando come il sottoscritto e che lentamente perdono la voglia, il desiderio e il talento di scrivere o suonare, ma che sono sempre cavalli sui quali puntare per la corporation o la casa editrice di turno.
Detto questo, posso anche tornare a far la guardia al bidone di benzina...

8.9.11

Legge sul libro


Inevitabile che prima o poi dovessi parlarne. A parte le domande ricevute in rete o via e-mail, ci sono anche le domande dei miei clienti più o meno abituali - «è vero che non ci sono più gli sconti sui libri?» - e il dubbio di non pochi che questa legge sia stata un successo per le librerie indipendenti.
Ma è stata un successo? 
No, risposta breve e facile facile. 
«Già, si vede che sei soltanto un commerciante.»
Può darsi, non lo nego. Ma il fatto è che questa legge - 3 paginette smilze smilze che ho ricevuto dal SIL - non tutela le piccole librerie, non difende i piccoli e medi editori e, più in generale, non sostiene il libro e la lettura. 
La legge prevede che lo sconto massimo che si può praticare sulla vendita dei libri è il 15%. Percentuale piuttosto delirante in partenza, dal momento che lo sconto medio che le librerie indipendenti hanno è del 30% scarso. Lo sconto del 15%, comunque, è tassativo per chiunque venda libri al pubblico, quindi anche per le librerie on-line (come Amazon.it). Sale al 20% per le biblioteche e le scuole e al 25% «per realizzare campagne promozionali» promosse da editori «ad esclusione del mese di dicembre». 
In sostanza, una libreria indipendente deve praticare uno sconto in partenza esagerato (provate un po' voi a tenere insieme una libreria medio-piccola con personale, spese, affitto ecc. con un 12-13% di margine lordo), aderire per 11 mesi all'anno alle deliranti campagne promozionali degli editori - di interesse ormai relativo anche per i lettori - e mostrarsi felice e soddisfatto per il grande risultato ottenuto. 
No, non si può.
Non si può perché le campagne promozionali degli editori con lo sconto del 25% presuppongono - e questo è un aspetto davvero centrale nel discorso - un PREZZO DI COPERTINA più elevato per risultare efficaci. Praticamente, dovendo l'editore incassare 5 euro per il libro pubblicato, dovrà venderlo a 10 euro per includere i costi della distribuzione e promozione più altri 2 o 3 euro per le campagne di sconto. Se il libro verrà scontato del 25%, volendo mantenere un utile (lordo) di 5 euro, l'editore si vedrà obbligato ad indicare in copertina un prezzo di 12 euro. Dodici euro meno il 25% fanno 9 euro. L'euro in più verrà, come d'abitudine, caricato al libraio come si fa sempre in questi casi. Durante gli altri mesi resterà come margine lordo ulteriore.
«Beh, tu ci guadagni sempre un 5% in più».
Non è, ovviamente, vero. Perché le librerie indipendenti non tengono a magazzino il libro acquistato in occasione della campagna promozionale. Perché passati i 120 giorni o giù di lì del pagamento si corre a rendere il libro per banalissimi motivi di liquidità. 
Non so più come dirlo: io sono davvero stanco di questo modo di ragionare sui libri. Non si può seriamente pensare di sopravvivere sugli acquisti di un 40% della popolazione, mentre il libro viene presentato come odiosa corvée o abitudine strana, da radical-chic o decisamente da komunisti. 
Le campagne promozionali non dovrebbero essere un'abitudine un po' stanca e usurata dall'abitudine, ma una buona occasione per avvicinarsi al libro. 
Immagino una settimana di «Festival del Libro», con uno sconto molto alto - anche del 40 o 50% -, che induca chi d'abitudine non legge a provare e chi legge a tentare autori o generi che abitualmente non frequenta. 
E immagino, se mi permettete, uno sconto massimo del 5% su un prezzo di copertina normale e non «gonfiato» in vista delle inevitabili campagne di sconto. Se l'editore deve guadagnare i suoi 5 euro per poter sopravvivere, stampi 10 euro sulla copertina. Lo sconto eventuale (del 5%) sarà a carico del libraio. 
Molte delle voci che sono circolate in questo periodo: «Una legge che uccide la lettura», «una legge che punisce la vendita on line», «una legge che castiga i lettori» sono più o meno volontariamente e più o meno inconsciamente delle idiozie. Il parere inevitabilmente comico di Altroconsumo sulla «legge che colpisce la lettura», non prende minimamente in considerazione l'organizzazione della distribuzione libraria in Italia, non si preoccupa di capire chi guadagna e chi no nel settore, non registra l'esistenza di colossi pigliatutto - tra i quali giganteggia la Mondadori del nostro sig. Cavaliere Diocelàdato-Guaichilotocca - che puntano in primo luogo a NON diminuire il prezzo di copertina dei libri, e non si sforza di comprendere che con l'attuale numero di lettori italiani (40% malcontati, ripeto, contro il 70% di Germania e Gran Bretagna) la probabile chiusura dei punti vendita sparsi sul territorio rischia di deprimere ulteriormente la lettura. 
Una legge come questa raggiunge l'ottimo risultato di presentare al mondo dei lettori i librai indipendenti come formidabile e temibile lobby che ha piegato ai suoi immondi desideri anche i grandissimi editori e i colossi internazionali del commercio on line. 
La realtà è che una legge come questa: 
- permette ai grandi e grandissima editori di continuare la propria politica di prezzi (troppo) alti.
- non aiuta i piccoli e medi editori, emarginati dal susseguirsi di campagne di sconto che non possono praticare né sostenere.
- non sostiene in alcun modo la lettura né i lettori.
- punisce le librerie indipendenti obbligandole a praticare uno sconto eccessivo e alla lunga letale. 
- affossa le biblioteche pubbliche, che se non potranno più godere di sconti deliranti come quelli finora praticati - e da soggetti che non hanno nulla a che fare con le librerie - vedranno i loro i fondi tagliati a livello locale. Senza il contributo dello stato, molto più che a forza di sconti, la lettura gratuita esce di scena.  
- colpisce, per motivi che non hanno nulla a che vedere con la diffusione del libro ma riguardano piuttosto la concorrenza commerciale nei confronti delle librerie di catena, le librerie on line. 
...
La legge è stata concepita e pensata da un esponente del CX e uno del CD. È stata definita una legge bipartizan.
Non ne dubito. 
Per quanto riguarda i libri Feltrinelli, Coop, Mondadori ecc. sono indiscutibilmente tutti dalla stessa parte.
Un po' amaro? Non lo nego. Ma sopravvivo in un mondo che fatico a riconoscere e che certo non assomiglia a quello in cui ho iniziato. 
«I libri elettronici vi elimineranno».
Molto probabile. O, quantomeno, modificheranno profondamente il panorama. 
Sinceramente, forse, me lo auguro.



7.9.11

E adesso anche l'e-book


Potete trovare il medesimo romanzo - parlo sempre di Coralinda - in formato e-book. 
Provato e sperimentato per pc, aperto da Calibre.
Non ne ho idea, ma mi auguro che funzioni anche per altri possibili lettori. Purtroppo non avendo sottomano i-pad o i-phones non posso garantirlo. Ma mi dicono che i file di Lulu si aprono senza problemi . 
Per quanto riguarda la breve storia di questo file e-book confermo che è andato tutto come da previsione. Al rientro dalle sue vacanze ho cominciato a romperli al mio disgraziato collega che infine, stremato - oltre che gentile - mi ha confezionato il file per la pubblicazione.
Sia gloria a lui.
A questo punto non avete più davvero nessuna scusa.
A proposito: se vi venisse mai il desiderio di farmi sapere che cosa ne pensate, se volete insultarmi per avervi fatto perdere tempo o ringraziarmi per averlo trascorso piacevolmente potete commentare questo post o anche il precedente. Ovviamente in entrambi i casi ve ne sarò estremamente grato. 
Ma fate pure con calma, senza fretta : )