29.9.13

Senza ragione


Il Banco del Mutuo Soccorso, divenuto dalla fine degli anni '70 semplicemente «il Banco» è stato uno dei miei favoriti sin dai tempi dell'album «Darwin» (1972). Dopo la fine degli anni '80 ho purtroppo perduto le sue tracce, ma tuttora ascolto ogni tanto i loro brani, con una leggera preferenza per quello che presento qui.
La voce tenorile e appassionata - ma anche l'immagine da nano brontolone - di Francesco Di Giacomo sono stati, insieme alle tastiere dei fratelli Nocenzi, un elemento nettamente distintivo del gruppo e che continuo ad apprezzare anche adesso. Certo, è evidente nella musica del Banco l'influsso del classico ottocentesco, anche di quello che meno mi piace e mi interessa, ma a temperarlo e talvolta a renderlo straordinario è la compresenza di fraseggi e toni di evidente origine jazz. Se vi capita, non perdetevi l'occasione di ascoltarli. 


 
 

28.9.13

Le bambole in volo - Ventunesimo movimento


Penultimo appuntamento con le Bambole in volo. Un solo movimento, sei pagine, il centro della storia.
Alcuni tra coloro che hanno letto la storia mi hanno fatto una montagna di domande su come prosegue. E sul perché proprio così. Beh, certo potevano succedere cose molto, molto diverse. Potevo dare una svolta molto, molto più fantastica, lo so. Ma questo non è (nonostante tutto) un romanzo fantastico: è un pezzo della vita di qualcuno. Un po' esagerato, un po' mutato, come no, ma qualcosa che in fondo in fondo è stato vero per molti. La fabbrica che chiude, il padrone che sposta il capitale, una vita spezzata e venduta per quattro soldi. La realtà è che non ci sono vittorie semplici ed illudersi è troppo facile. Meglio rimanere comunque seriamente comici.
Per leggere potete cliccare qui. 

26.9.13

Una piccola rivoluzione


Scrivere sul blog è, in questo momento, una parentesi di riposo. Un attimo per tirare il fiato. La pubblicazione di UKR è stato - e tanto più sarà - un momento di stress pazzesco, tanto più dal momento che non sono più in libreria e recuperare indirizzi, contatti, possibili recensori non è affatto facile. Il problema di fare questo genere di cose da casa è che non si ha un momento per fermarsi e smettere di pensarci. Il che, sembra assurdo, ma è una fatica immane. In più presentarsi da soli in quanto "autori", e non più schermato dalla libreria e dal suo progetto editoriale, mi fa sentire un noioso questuante che implora una lettura o 1,00 euro.
Ma come vedrete non ho finito, e tornerò a rompervi i cosiddetti. Mi spiace, ma se non lo faccio io - perlomeno con chi conosco, per chi non conosco ci penserà l'editore - non lo farà nessun altro. 
Ma tutto questo movimento mi ha dato l'occasione per "conoscere" un numero impressionante di altri autori. Tanto che ho avuto la sensazione (frustrante) che siamo moltissimi a scrivere mentre non si sa bene quanti siamo a leggere. E anche gli altri blog non sembrano parlare d'altro, a ben vedere. Da Davide Mana (gli ho scritto? Sì, sì, gli h0 scritto) che allinea alcune preziose osservazioni su come costruire e presentare un e-book in un suo post al buon Xeno che apre la discussione sulla funzione dei blog e sul loro essere talvolta semplici casse di risonanza di un talento ancora in fieri. E questo mi ricorda un testo apparso su Gelostellato (al quale debbo scrivere...) dove presenta e commenta un testo in e-book appena uscito... 
Ma è probabile che tutto ciò, che tutta questa apparente confusione possa in realtà alla lunga trasformarsi in un bene. La quantità di materiale disponibile permette una scelta a ben vedere lussuosa. E la necessità di scegliere a prezzi bassissimi contribuirà a risvegliare l'attenzione dei lettori.
Il problema maggiore è, come sempre, il tempo. Ovvero, chi desidera un riscontro immediato al proprio lavoro rischia non poche frustrazioni. Dall'uscita di un libro fino a una possibile recensione, commento, critica può (e probabilmente deve) passare un certo tempo, tanto maggiore quanto più aumenta l'offerta di libri disponibili.[1]
In tutto ciò la presenza di libri in libreria rischia di divenire residuale. Tra breve - il 5 e 6 ottobre - qui a Torino ci sarà la nuova edizione dei Portici di Carta al quale parteciperò in quanto editore di CS_libri. Le librerie rimaste presenteranno ai lettori gli ultimi libri usciti. Sarà come sempre piacevole, ma la domanda: «ma quanti sono i buoni libri che non hanno trovato posto nella produzione contemporanea?» non mi lascerà. Si guarderanno i libri ma si guarderà anche oltre i libri, facendosi troppe domande. E non sto parlando del mio libro, ovviamente, sul quale non oso più avere un opinione personale, ma sto parlando dei tanti libri che ho incontrato di recente, tutti testi che non hanno trovato posto nella produzione libraria attuale ma che verranno comunque letti, commentati, recensiti. Non si penserà benissimo di tutti, sia chiaro, la buona volontà ha bisogno di senso critico, ma saranno comunque nuove storie che, sia pure impreviste, entreranno a far parte del nostro immaginario. 
Rendiamocene conto: è una piccola rivoluzione. E merita essere vivi in questo momento. 

[1] Il mio consueto SuperEgo ha così commentato: «Tutti vogliono fare gli scrittori, soprattutto tra i giovani, perché al momento non c'è null'altro da fare. Credi che l'aumento della disoccupazione non incida per nulla su questa improvvisa passione per la scrittura?». Non posso negarlo, anche se penso che scrivere qualcosa sia comunque sempre meglio che diventare un neonazista o un soldato di Berlusconi.

24.9.13

Le bambole in volo. Diciannovesimo e ventesimo movimento


Lo so, sono in ritardo. 
Non solo, non dedico il martedì a una discussione o a una proposta di di dibattito ma a pubblicare un'altra parte del mio famoso o famigerato romanzetto. 
Chiedo pietà a tutti, è un momento molto complesso e fatico a star dietro a tutto. 
Per quanto riguarda il romanzo siamo vicino all'acme, che andrà in onda nella prossima puntata. Qui viene finalmente spiegata la grande idea di Gigio. Ognuno tragga le sue conclusioni e decida se merita sostenerlo o meno. È peraltro anche il primo momento nel quale fa la sua apparizione il fantastico, anche se in un modo perlomeno curioso. Premete qui e buona lettura a tutti. 

21.9.13

Un post inatteso


Non mi aspettavo di scrivere qui, oggi.
No, in verità mi preparavo a pubblicare un'altra puntata de Le bambole in volo, nulla di più. Ma oggi è avvenuta una cosa per me inattesa e quindi eccomi qui a scriverne. 
Qualche tempo fa scrissi a Lorenzo Baravalle, titolare del sito di Dudag, proponendomi in qualità di autore. Lorenzo, infatti, è un editore di un tipo particolare e Dudag è «La tua casa editrice online». Ci scambiammo qualche e-mail e verso la fine di agosto gli inviai copia (per l'ennesima volta rivista durante le vacanze estive) di un mio romanzo, titolo «U.K.R.», nato per 1993 - cioè vent'anni fa - e poi più volte ripreso, sistemato, corretto, accorciato, allungato, bagnato e asciugato. U.K.R. ha partecipato (perdendo) a almeno due o tre concorsi tra i quali il Premio Calvino, è stato inviato a un certo numero di editori in qualche modo affini al suo tema - U.K.R. è un romanzo di Ucronia - con esiti umilianti. Avrei dovuto, probabilmente, gettarlo via, ma ogni volta lo rileggevo, cercavo di capire che cosa non avesse funzionato, lo mutilavo e lo ricostruivo, comunque conscio che l'Ucronia non ha mai goduto di particolare interesse in Italia (in quanti hanno letto Contropassato prossimo di Guido Morselli?) e che le mie possibilità di trovargli un posto erano, come per un figlio sfortunato, decisamente scarse. 
In questo ventennio ho dato da leggere U.K.R. a una quantità ragguardevole di persone, ricavandone una valanga di osservazioni, critiche e commenti che mi hanno spinto a lavorarci sopra ancora un po'. Gli ultimi in ordine cronologico ad aver voglia di imbarcarsi nella lettura di U.K.R. sono stati Alessandro Defilippi, che mi ha spinto a definirne meglio origine e intenzioni, e Cily. Quest'ultima in particolare è stata particolarmente preziosa, dal momento che è intervenuta sul testo, mettendone in luce gli aspetti meno riusciti e invitandomi a lavorarci su. 
Ieri sera ho ricevuto l'e-mail da Lorenzo Baravalle che mi comunicava la sua approvazione e la pubblicazione oggi stesso del mio romanzo. 
Così eccomi qui a comunicare a tutti gli amici che da oggi sul sito: http://www.dudag.com/ è disponibile il mio romanzo in forma di .epub e di .pdf. Un romanzo di 319 pagine, «un mistero destinato a sciogliersi soltanto nelle ultime pagine», potrei scriverne. In vendita a 1,00 €.
...
Il mio problema più serio è la fatica di presentarlo, tanto più dopo l'immane fatica di scriverlo. 
Si tratta di due vicende parallele, l'una ambientata in un'Italia degli anni '80,  dove il fascismo e gli alleati hanno vinto la guerra anticomunista contro la repubblica dei Consigli Tedesca, e l'altra in Germania, dove un gruppo di scienziati cercano di resistere alla deriva politica di estrema destra in corso. Un informatico italiano e una matematica tedesca cercano di capire, lavorando a migliaia di chilometri di distanza, che cosa c'è dietro i «messaggi-colore», qual è la loro origine, chi li scrive e perché sono basati sulla matematica dei frattali. I loro sforzi, condotti entro una realtà che appare sempre meno conoscibile, giungeranno a una conclusione sorprendente, le cui radici si trovano negli anni della guerra e nelle ultime armi utilizzate dal defunto regime comunista tedesco. 
...
Ecco, mi sono coperto di ridicolo cercando di condensare un romanzo in poche righe. Ma voi se ne avete voglia, scaricatelo. Vale di più, spero, della mia faticosissima presentazione... 


19.9.13

L'autore errante


Seconda parte del commento al libro di Federico De Vita, Pazzi scatenati. Un po' più vicino, credo, ai problemi quotidiani di tanti lettori e di non pochi blogger-scrittori.
Qualche citazione, che renderà il libro più vicino a chi legge, e qualche riflessione, tanto per guadagnarmi un po' di antipatie.
Una delle cose che dicevo nella prima parte di questo intervento riguardava le crescenti difficoltà della piccola e media editoria. Difficoltà a comparire e rimanere sul mercato, difficoltà a produrre libri, a trovare e pagare collaboratori e autori. E qui la prima citazione, dalla prima edizione del libro: 

[...] ebbene in nessun caso, in nessun caso mai tranne che nell'editoria mi è capitato di non essere pagato. Niente ore notturne comprese nel prezzo, mai ho visto ritenere ordinario il lavoro nei week-end, mai ovvio il fatto che gli spostamenti fossero a mie spese, niente di tutto questo mai tranne che con le case editrici. Davvero, vale la pena? 

Quando era ancora libraio sentivo spesso lamentele del genere: «Ha sgobbato per tradurre / scrivere / preparare un libro e non ha ancora visto un quattrino. Nè, probabilmente, l lo vedrà mai.» All'epoca deprecavo ma, da un certo punto di vista, non mi stupivo. Chi lavora "nei libri" sa che viviamo in un paese ignorante come un turacciolo e che i soldi che girano sono molto, molto pochi. Certo, qualche volta veniva fuori che l'editore con i soldi di autori, redattori e traduttori si era fatto la villa in qualche resort ma erano casi rarissimi. Più probabile che emergesse che l'editore per fare fronte ai debiti nei confronti dei distributori si era venduto "la casa, il cascinale, la mucca, la scatola degli scacchi, i dischi di Little Tony..." come cantava una vecchia canzone di Dario Fo. E la domanda rimane lì: «Ma davvero, ne vale la pena?».



I distributori. Poco noti, poco appariscenti ma estremamente potenti da un punto di vista economico e funzionale: 

[...] quando un editore mette in distribuzione dei libri riceve dal distributore in pagamento l'intero valore di quei titoli. [...] Naturalmente non tutte quelle copie saranno vendute – anzi! – e quando sei mesi dopo l'editore se ne vedrà arrivare in resa settecentotrentadue dovrebbe a sua volta rimborsare il distributore per queste copie, ma a questo punto anziché ripagarlo può dargli in distribuzione altri libri [...] [e] non si limiterà a coprire con i nuovi libri il debito dei vecchi ma gliene darà di più, con l'illusione di ripianare il debito e mettersi in tasca due lire. Naturalmente così facendo l'editore non fa che aumentare la propria esposizione nei confronti del distributore, che sei mesi dopo gli renderà più libri della volta precedente. Ad libitum. [...] Ad libitum fino al fallimento (dell'editore).

Questo è il meccanismo di distribuzione di gran parte degli editori medi e di cultura italiani. Qualcuno si stupisce se editori come Bollati Boringhieri o Garzanti o Vallardi o Guanda o l'editrice Nord abbiano finito per diventare proprietà del gruppo GeMS, proprietà al 73,77% di Messaggerie Libri, principale distributore italiano? Se vi chiedevate perché mai la Nord non pubblica più sf, avete qui la risposta: perché la sf è un genere largamente secondario per il pubblico italiano e non esiste interesse a far crescere un pubblico se è possibile cavarsela con qualche titolo importato di forte impatto. Qui, se volete, potete dare un'occhiata alle novità dell'attuale editrice Nord. Fantasy+Teo/horror+Dark ultrasentimentale+ purafuffa.
Il secondo distributore italiano era la PDE. Ora divenuta di proprietà di Feltrinelli. Che è anche proprietario di una grande catena di librerie. Che poi sarebbe il luogo dove è stato inventato un meccanismo di distribuzione speciale per i piccoli e piccolissimi editori:

Prendono lo stesso questi libri in deposito [1] ma in realtà non li tolgono nemmeno dagli scatoloni [...] poi riconsegnano gli stessi colli senza che i libri siano passati dagli scaffali. [...] Dopo trenta giorni quel titolo finisce direttamente in resa. Pagando dopo cinque mesi [2] il distributore fa in tempo ad accreditargli la resa senza emettere fattura. [...] Così facendo Feltrinelli fa la bella figura di comprare dei libri della piccola editoria pur sapendo che non li venderà: li metterà in resa e non li pagherà. [3] (Pasquale Colaps, ex-direttore PDE di Roma)

Questo il panorama, a una risoluzione appena maggiore del post di un paio di giorni fa. Se molti lettori hanno la sensazione che la gamma dei libri disponibili in commercio  stia chiaramente peggiorando - per varietà, per temi, per tempo di disponibilità, per qualità della composizione, per qualità intrinseche e formali - è difficile dargli torto. I grandi editori, quelli dei quali sono piene a scoppiare le librerie rimaste, puntano su incassi facili e veloci e non hanno nessun interesse a coltivare un pubblico sveglio, vivace, esigente... un pubblico laico, nel senso che diffida delle folate misticheggianti. Date un'occhiata ad alcuni titolo della homepage di Newton Compton e capirete che cosa intendo. 
...
E gli autori? 
Ci sono anch'io in questa risma di disperati. 
Poco fiduciosi nei pochi editori decenti tentiamo strade nostre. Modi per arrivare a essere letti e magari mettere insieme una miserevole mancia senza dover pagare nulla a nessuno. Si fa bene?
In linea di massima sì. Internet esiste anche per dare una (piccolissima) possibilità a autore dimenticati o trascurati. Tanto è vero che se n'è accorto anche il grande Amazon.com che offre a tutti la possibilità di apparire su un sito affollato, vivace, anche a chi di informatica ne capisce meno di nulla [4]. L'unica condizione richiesta da Amazon agli autori che pubblicano e.book è l'uso del proprio e-reader, il kindle, e del proprio standard il .mobi. Sembra una sciocchezza, in fondo se mi pubblicano potranno pure scegliere lo strumento che pare a loro, no? 
No, personalmente non lo credo. 
Non credo nella fondamentale bontà di Amazon.com - come non credo in quella di Mondadori, peraltro - e non penso che l'uso del kindle sia una semplice scelta personale. 
Lo so, si rischia di scivolare nella sf distopica e in fondo temo di essere il soggetto giusto per farlo. Senza contare che non ho nessuna simpatia per chi non distribuisce i miei pochi libri dichiarandoli tutti esauriti mentre le altre librerie on line li commercializzano senza problemi... Fatto sta che non approvo che in prospettiva esista uno strumento di comunicazione soggetto a proprietà che rischia di diventare prevalente. Non desidero che Amazon.com arrivi a poter decidere che cosa si può leggere e che cosa non si deve leggere.
In fondo è pura dottrina liberale, niente sparate da comunista perduto nella jungla.
Ma di questi tempi persino un punto di vista liberale rischia di passare per terrorista...



[1] la cessione in conto deposito significa la possibilità di pagare esclusivamente le copie vendute entro un tempo dato. In genere è la forma di cessione del piccolo editore verso la libreria.

[2] una libreria indipendente paga in genere a  60 gg.f.m.d.f (fine mese data fattura). Le Feltrinelli pagano a 150 gg. per ovvi motivi di peso del fatturato.

[3] Non so se qualcuno ricorda una certa pubblicità sul "vedere il proprio libro in commercio da Feltrinelli". Ovvero "Quando Pinocchio incontra il gatto e la volpe."    

[4] I passaggi sono essenziali nella politica di Amazon. Più o meno come in un vecchio calembour: «Entrino siori e siore, più gente c'è, più bestie si vedono»

17.9.13

La ragione postuma


Il libro del quale parlerò oggi è stato uno degli ultimi ad essermi arrivati in libreria e ricordo di averlo portato a casa quasi di corsa, in uno degli ultimi giri nella mia ex-libreria. 
Lo portai a casa per un'inutile curiosità, una curiosità scaduta, come avevo fatto per tante altre volte, tanto per rendermi conto con un maggior grado di competenza dello stato che già allora ritenevo semicomatoso del commercio librario nazionale. 
Il libro è Pazzi scatenati, usi e abusi dell'editoria italiana, editore Effequ, autore Federico Di Vita. nato la bellezza di 27 anni dopo di me e che, avanzo il dubbio, ha capito quanto basta sull'editoria italiana e sulle sue condizioni. 
Il libro è uscito nel 2011, ovvero questa è la data stampata nel colophon ma a me è arrivato a febbraio 2012, quindi direi che è perlomeno uscito negli ultimi giorni del 2011 ed è entrato in distribuzione con l'inizio dell'anno nuovo. È un libro piuttosto svirgolato, nel quale si alternano riflessioni, commenti, osservazioni, dati economici e gestionali a brani di tipo narrativo, lunghe interviste - qualcuna anonima -, esperienze personali, frammenti biografici, maledizioni, scongiuri e verosimilissimi racconti di sciagure a venire. Leggerlo d'un fiato non m'è riuscito, un po' troppo romanocentrico, qualche volta troppo sbilanciato sul presentarsi come amicone denoantri, altre volte dannatamente personale, ma comunque in definitiva leggibile e consigliabile, a tratti freddo e preciso come un bisturi, in altri semplicemente e spaventosamente spietato nell'affermare che il commercio librario in Italia, così com'è diventato, è destinato a una lungo, faticoso e disperante tramonto, cui seguira una notte che nessuno riuscirà anche solo vagamente a intuire.
Ma cerchiamo un attimo di capire che cosa è successo in questi ultimi anni. 
Ultraschematicamente possiamo dire che gli editori "puri" sono sostanzialmente scomparsi (basterà ricordare Giulio Einaudi, Valentino Bompiani o Angelo Rizzoli?), sostituiti da gruppi proprietari con un management che con i libri e la cultura non ha in genere alcuna affinità. Se il modo di interagire degli editori puri con le librerie era basato sul rispetto reciproco, «io lavoro bene e penso che anche tu lo faccia», il management d'impresa in Italia - come ovunque nel mondo - ha puntato sul possesso della filiera produttiva per ridurre i costi: dalla tipografie, alla distribuzione, alla promozione, alle librerie. Le librerie, già. Le librerie indipendenti, di prossimità ma non solo, sono state le prime a pagare il conto dell'accellerazione imposta dai grandi gruppi. Cinque gruppi, Mondadori, RCS, GEMS, DeAgostini e Giunti formano l'80% del venduto nazionale di libri. Mondadori e Giunti in particolare dispongono non solo di una propria distribuzione ma anche di una propria diffusa e capillare catena di librerie (Mondadori in franchising e Giunti al Punto), dove i termini di acquisto dei volumi sono incomparabilmente migliori di quelli previsti per i librai privati. Di catene di librerie, comunque, ne esistono diverse altre. La Feltrinelli, innanzitutto, poi la Coop, FNAC (che ultimamente non sta troppo bene, vero), Ubik (legate al gruppo GEMS), le Edison e le Mel Bookstore. Tutte queste librerie possono utilizzare sempre la legge Levi praticando costantemente un 15% di sconto, dal momento che lo sconto ricevuto per l'acquisto è uguale o superiore al 40% mentre lo sconto concesso alle librerie indipendenti è del 27% o poco più [1]. La legge Levi è stata introdotta per "difendere i piccoli punti vendita", si è detto e scritto. Ma si trattava di una legge utile (disperatamente utile, aggiungo) ai grandi editori - e ai loro punti vendita - per difendersi dal mostro Amazon e dai suoi sconti che sbancavano completamente il mercato. Amazon Italia può lavorare in perdita per anni, i nostri amici grandi editori no. 
Ma il vero problema che il libro solleva è che i medi editori, ovvero i veri editori, quelli che vivono esclusivamente delle proprie vendite, hanno difficoltà sempre maggiori a entrare e e rimanere sul mercato. Costretti a concedere sconti troppo elevati per poter godere di un'esposizione periferica e defilata nelle librerie di catena, costretti ad accettare rese anche prima dell'effettivo accredito delle vendite, tagliati fuori dalle vetrine delle maggiori librerie, dal momento che i grandi editori pagano l'esposizione in vetrina. Il risultato inevitabile è che i medi editori sono costretti a tagliare i propri investimenti e a rimandare sine die i testi meno immediatamente vendibili, anche per non ritrovarseli nelle rese anche prima che il pubblico si sia reso conto della loro esistenza. Editori costretti a smettere di essere tali, in sostanza. Quanto ai piccoli editori, infine, il prezzo della distribuzione è diventato proibitivo e le grandi librerie sono escluse in partenza. L'unica loro possibilità è quindi la vendita diretta on line, con tutti i problemi di visibilità che ne derivano. In un settore così evidentemente colpito finiscono d'altro canto per rovesciarsi da qualche anno a questa parte tutti coloro che, dotati di lauree in materie umanistiche, non possono più entrare nel mondo scolastico, con tutte le deformazioni e gli orrori di stages gratuiti interminabili e uno sfruttamento selvaggio della manodopera qualificata da editori a loro volta alla canna del gas. 
«Ma esiste sempre la possibilità di diventare scrittori», qualcuno proporrà, un'eventualità ovviamente divenuta improbabile dal momento che l'editoria media, quella davvero vivace e attiva, deve tagliare per prime le uscite degli esordienti...
Rimane sempre la possibilità di autopubblicarsi, di fare self-publishing, magari passando da Amazon. Ma su questo preferisco non esprimermi. Diciamo che ne parlerò in una prossima puntata. Per il momento mi basta sapere di avere avuto (inutilmente) ragione e vi consiglio di cercare e leggere il libro di Federico Di Vita. Ne vale la pena [2]. 


P.S.: del libro è uscita un'edizione aggiornata che potete trovare qui. Ulteriori info in proposito da parte dell'autore nel suo commento al mio post.

[1] ovviamente il grado di libertà nella scelta e nella composizione del magazzino del quale godono i responsabili di tali librerie è praticamente pari a zero.  
[2] qui, comunque, un altro interessante link a un altro autore che sembra avere qualcosa da dire. 

15.9.13

Domenico Scarlatti


Un musicista dell'età Barocca, ma anche un punto di rferimento costante per i musicisti successivi, romantici e classici, con una caratterizzazione musicale che lo conduce talvolta molto oltre i suoi tempi e lo stile della sua epoca. 
In famiglia abbiamo una specie di reverenza per Domenico Scarlatti, tanto che se qualcuno lo ascolta non privatamente - ovvero non in cuffia -, chi si trova a passare non può non fermarsi ad ascoltare. 
Scarlatti ha composto la bellezza di 555 sonate per clavicembalo, successivamente trascritte per pianoforte; ha lavorato a Londra, a San Pietroburgo, a Madrid, a Roma e ovviamente a Napoli ed è stato amico fraterno e corrispondente del grande Farinelli. Una carriera impressionante per un grandissimo musicista. 
Qui una delle sue sonate, la Sonata in Mi maggiore, KV 531 (allegro)

 

13.9.13

La bambole in volo - sedicesimo, diciassettesimo e diciottesimo movimento



Pochi a tanti che siate, nella Mativa, la fabbrica delle bambole, sta per accadere qualcosa. Qualcosa di curioso, di assurdo, probabilmente di comicamente disperato. Ciò che resta da fare quando non rimane nulla di serio o di drammatico da fare. 
La situazione di Gigio e dei suoi assomiglia curiosamente alla mia situazione personale, temo. Altrettanto disoccupato, altrettanto impegnato a costruire lentamente qualcosa senza sapere se durerà. Ma non mi cruccio, siamo qui per il pubblico, poco o tanto che sia. 
Ricompare anche il padrone, anzi il Padrone. I nostri uomini non sono comunisti, ma non importa, si permettono di spendere i soldi che non hanno in nome della dignità. Non succede, dite? Può darsi, può darsi, ma questo è un romanzo. 

 
 

12.9.13

Ficcare il naso nel giardino del vicino




No, non è un mio hobby, ma sta diventando una tendenza evidente dei blog e dei blogger. 
Possibile sia un problema di rientro - di cosa parlo, quando, perché parlo - ma una parte delle idee dei miei (pochi) post originali vengono da una veloce sbirciata dai blogger che tengo normalmente d'occhio. Ma ultimamente ho la sensazione ci sia ben poca trippa per gatti. Pochissime o nessuna recensione - di libri, film, dischi o diquellocheviapare - nessun commento sulla situazione nazionale o internazionale, qualche riflessione un po' ovvia sulla scrittura, qualche piccola (e comprensibilissima) pubblicità ai propri lavori... commenti sparsi, molto personali, molto pratici, molto quotidiani. Sicché la mia sensazione è quella di gettare un occhio nel giardino del vicino che, in apparenza, si fa i cavoli suoi, medita, rilegge i propri appunti, fantastica su qualcosa. 
No, non mi sto lamentando, ma semplicemente mi chiedo com'è che una generazione di blogger attenti, talvolta rabbiosi o polemici, sia rifluita su un atteggiamento tanto biedermeier, pronti a discutere sulla decorazione della pendola del salotto o sulla qualità della rilegatura dell'ultimo libro acquistato, ma che non trova la forza di commentare, tanto per dire, la qualità media della produzione libraria o filmica contemporanea, anche solo per affermare (per assurdo) che è tutto bellissimo, splendido, meraviglioso. 
Devo ammettere che ho particolarmente gustato il commento a quattro mani  Rosa Shocking allo stomachevole libro vincitore del premio Bancarella, Ti prego lasciati odiare di Anna Premoli, apparso sul blog di Davide Mana e l'ottimo commento di Elvezio Sciallis al film Carrie, apparsi entrambe in agosto, ma al di fuori di questi due eccellenti esempi non ricordo molto altro. Certo, certo, io stesso non posso affermare di aver offerto granché ai miei visitatori, ma mi permetto di far notare che per tutto agosto ho continuato la pubblicazione di recensioni sul sito di LN, quindi non mi sento particolarmente in colpa. La vera domanda, quella che non mi lascia in pace, è: «Ma ci rendiamo conto della situazione in cui ci troviamo?». 
Ci rendiamo conto della qualità dei libri che ci offrono? Della qualità dei film, delle musiche? Della qualità media dell'offerta televisiva? Del grado di violenza che permea i rapporti umani a ogni livello? Della disperazione che traspare sotto lo svacco di ogni idea e ogni speranza? Della sopravvivenza di un ceto politico e imprenditoriale ormai coniugabile soltanto al passato remoto? 
E potrei continuare per altre mille righe.
Ecco, in un momento simile, passare il tempo a spiare nel giardino del vicino mi sembra un sintomo fin troppo evidente di disperazione. Di quella «disperazione senza desideri» della quale parlava Peter Handke.
No, non sto chiamando nessuno alla lotta, cerchiamo di non essere ridicoli. Anch'io continuerò a pubblicare i miei testi, commenterò piccoli fatti, racconterò di casa mia, del mio cane e della mia gatta, ma continuerò a chiedermi se ci rendiamo conto che siamo chiusi ognuno nel nostro giardino. E che uscirne non è facile.     


P.S.: lo so, oggi avrei dovuto pubblicare un'altra parte de Le bambole in volo, ma non me la sentivo e probabilmente provvederò domani. Non perdete la speranza.

10.9.13

Altre Terre


Sto scrivendo il racconto per ALIA, e questo l'ho già detto più di una volta.
Ma scrivere un racconto di sf comporta un certo grado di informazione. Se poi, come è il mio caso, il racconto è ambientato nel nostro sistema solare, la necessità di non sparare idiozie è anche più pressante del solito. E se lo sfondo dal racconto è una delle due fasce che circondano il sistema solare - la fascia di Edgeworth-Kuiper - diventa essenziale studiarsi un minimo com'è la Fascia e quali e quanti planetoidi, plutini e altri corpi celesti contiene. Questo, necessariamente, conduce alla necessità di riguardare la storia (conosciuta o ipotizzata) del nostro sistema solare, l'origine di pianeti che contiene, il loro divenire, oltre che la storia del nostro sole e il suo possibile destino. 
Nelle mie ricerche ho potuto scoprire diverse curiosità ed è stato particolarmente interessante scoprire che il sistema binario Plutone-Caronte, degradato a planetoide dopo il congresso del 2006 dell'Unione Astronomica Internazionale (con la ribellione dello stato americano dell'Illinois dove il sistema solare continua ad avere 9 pianeti), è soltanto uno di una serie di planetoidi dai nomi etnicamente variati come Eris, Makemake, Haumea, Sedna, Quaor e Orcus. Per chi non lo sapesse, Eris, dotato di un satellite denominato Disnomia (sic), supera il raggio di Plutone di un duecento chilometri e al suo afelio si trova a 98 UA dal sole... cioé 98 volte la distanza media della Terra dal Sole. 
Ma non mi sono fermato qui. Infatti sull'ultimo numero de Le Scienze, tuttora in edicola, ho trovato un goloso articolo dal titolo «Albe di cieli lontani», interamente dedicato agli 861 (ottocentosessantuno) esopianeti scoperti nella nostra regione della galassia [1]. Certo, ben 640 di questi sono Giganti gassosi, ovvero «pianeti massicci simili a Giove o più grandi» - ovviamente scoperti anche grazie alle loro dimensioni - altri 136 sono «pianeti gassosi simili a Nettuno», 69 sono Super-Terre, ovvero «Tra due e dieci volte la massa della Terra, probabilmente rocciosi o liquidi» e soltanto 14 di tipo terrestre, ovvero «Pianeti rocciosi di grandezza simile alla Terra, Venere o Marte», anche se, magari, troppo lontani o troppo vicini al loro primario. Però questa abbondanza di pianeti permette di stimare che il numero di pianeti della galassia sia superiore ai cento miliardi, ovvero > 100 000 000 000...
Il che è come dire che non sto scrivendo propriamente sf quanto una forma un po' più cervellotica di realtà romanzesca... 
Quanto ai possibili alieni, beh, personalmente nei miei testi "pubblici" non ne ho mai inseriti. In parte sicuramente per la difficoltà di immaginare - in maniera fondata e ragionevole - una specie intelligente evolutasi da un ambiente non-terrestre, in parte per la mia convinzione personale - peraltro finora suffragata dai risultati del progetto SETI - che in un dato momento X del tempo galattico, le specie intelligenti che abbiano raggiunto un livello di civiltà tale da poter comunicare a livello interstellare siano molto, molto, molto rare. Forse una cosa come 1: 100.000.000.000...  


[1] Dimenticavo di aggiungere che nel frattempo sto anche leggendo «Un'altra Terra» di Dimitar Sasselov, saggio di planetologia interamente dedicato alla «Scoperta della vita come fenomeno planetario». Sarò ben contento di riprendere il tema una volta terminata la lettura.

9.9.13

Frammenti e altre piccole cose


Questo è un tipico esempio di collaborazione tra un blog e una pagina FB. 
O, più probabilmente, un'ammissione di incapacità.
Premessa: insieme a Silvia Treves gestiamo (parola grossa, lo so, e nel mio caso decisamente un po' eccessiva) la pagina FB delle edizioni CS_libri, quella qui a dx, subito sotto il memento del «Festival delle ombre lunghe». 
Entrando, troverete la consueta pagina di FB. Un po' più giù sulla pagina c'è «CS_libri ha creato Raccontare il catalogo». Bene, riportiamo qui il testo che troverete: 

«Stiamo meditando di cominciare la pubblicazione di incipit dei racconti e dei testi apparsi nel catalogo di CS_libri, tratti da ALIA, Fata Morgana e dagli altri libri pubblicati. E pensiamo anche di segnalare i testi usciti in seguito anche presso altri editori o autopubblicati dagli autori. Voi cosa ne dite? Noi comunque presto partiremo...» 

Ecco quello che volevamo dire ai nostri amici, ai nostri pubblicati, ai nostri fan, ai nostri sostenitori è tutto qui. Se avete un contatto su FB, siate tanto gentili da passare dalla pagina e dirci che cosa ne pensate. Noi ve ne saremo per sempre grati... 

8.9.13

Un tango e via


È uno degli artisti più sfruttati, massacrati, triturati dalla pubblicità. Le sue musiche, anche solo in forma di semplice refrain divenuto quasi irriconoscibile, appaiono come sottofondo ad amori futili e passioni trascurabili. Ma Astor Piazzolla continua a comporre ed eseguire una musica straordinaria. 
Una musica che viene dall'altra metà del mondo, come l'attuale papa. E come Jorge Luis Borges. Ascoltatela attentamente e ditemi se non avete la sensazione di essere gradualmente trascinati via dalla vostra vita...
Due pezzi, il primo, Libertango, è uno dei più utilizzati nelle pubblicità...


 Il secondo è una milonga, Milonga del Angel:




6.9.13

ALIA si è svegliata...


Lo so, avevo detto che non l'avrei più rifatto, ma è passato un sacco di tempo e non era detto che il blog ALIA Evo fosse ancora visitato, guardato, letto come prima delle ferie. 
Quindi, da perfetto grande fratello , eccomi qui a comunicare che è uscito un nuovo articolo su ALIA Evolution,  dedicato ai racconti letti quest'estate, un articoletto che serve, tra l'altro, anche per suonare una - per il momento - delicatissima sveglia a chi ha già promesso e magari ha il racconto quasi finito (più o meno come il sottoscritto) ma deve ancora dargli un'ultima botta. 
Ecco, è il momento di riprenderlo in mano.  

5.9.13

Le bambole in volo. Tredicesimo, quattordicesimo e quindicesimo movimento


Un movimento in più, giusto perché ho saltato una settimana. 
E anche perché non vogliamo mica portarcelo fino a Natale, questo romanzetto. 
Ho modificato il riferimento al romanzo nella home page, intanto. Stava diventando un po' troppo lungo. Cliccando su "Le bambole in volo. Movimenti" vi troverete automaticamente sull'ultimo pezzo pubblicato e potrete, eventualmente, ritornare indietro e leggervelo dall'inizio. In ogni caso, come promesso, quando il romanzo sarà stato interamente pubblicato riapparirà come file unico in .pdf e dopo poco in formato .epub. 
Quanto al romanzo di per sé, si accellera. 
Gigio fa appello alla sue conoscenze e amicizie mentre medita e man mano costruisce la sua mossa.
Prima o poi saprete anche voi di che cosa si tratta. Intanto, comunque, potete cliccare QUI

3.9.13

Ma serve a qualcosa scrivere su un blog?


No, non è la solita domanda che prelude a una chiusura. Anzi, sono appena ritornato on line e sono ragionevolmente deciso a riprendere la mia attività di scrittore inutile sul (sui)  blog. Ma la domanda mi è sorta spontanea dando un'occhiata a ciò che è accaduto del blog durante le mie assenze. 
Generalmente l'assenza dal blog comporta una netta diminuzione dei passaggi e un silenzio completo on line. O, perlomeno, così era stato nelle precedenti occasioni. Quest'estate, viceversa, è avvenuto qualcosa di imprevisto. I passaggi sono aumentati e tra i post più visitati sono riemersi, tra gli altri, brevi brani di narrativa che onestamente avevo dimenticato. Un discreto movimento, inoltre, ho notato su Scribd, dove ho pubblicato il mio romanzo a puntate (che riprenderà giovedì prossimo, per chi fosse interessato) e nelle pagine del blog dedicate alla narrativa. 
«Consolante», si potrebbe affermare, solo che è una risposta che, anche se gradevole per il amor proprio, non mi basta. Proviamo ad allineare qualche altra spiegazione, anche soltanto in via ipotetica. 
- Quest'anno meno gente è partita per le vacanze. Anzi, non poca è rimasta in città o nei dintorni, presumibilmente con un pc o qualcosa del genere sottomano, dove navigare nei momenti di spleen più intenso. 
- Più gente ha continuato comunque a lavorare e con un pc davanti è fatale e inevitabile farsi ogni tanto un giretto. 
- Tablet, i-phone e altri supertelefonini sono diventati molto più utilizzati e infatti ho notato che i contatti a mezzo android o ipad os sono diventati quasi un quindici per cento del traffico.
- Lasciare a disposizione dei lettori casuali - e in quel momento relativamente sfaccendati - una certa quantità di testi in forma narrativa può risultare, per lo meno in questi periodi, un po' meno assurdo e controproducente di quanto appaia in tempi normali [1]. I tempi normali, infatti, prevedono che il navigatore che passa abbia dannatamente fretta, anche perché usa il pc sul lavoro.
Mi sembrano spiegazioni relativamente credibili o per lo meno molto più verosimili che ipotizzare che altrove due o tre disperati abbiano creato un fan club intitolato al sottoscritto... 
In ogni caso il fenomeno paradossale che meno si scrive sul blog e più aumentano i passaggi credo avvenga soltanto in agosto. 
Negli altri mesi sarà bene inventare qualcosa.




[1] Si parla, ovviamente, di testi liberamente disponibili e gratuiti. E questo è ovviamente un punctum dolens, soprattutto tenendo conto che altri blogger hanno messo a disposizione i propri testi a prezzi comunque bassi. Posso soltanto rispondere che i testi finora pubblicati gratuitamente sono solo una parte della mia produzione e che presto provvederò a pubblicare qualcos'altro dietro (modesto) pagamento. I pezzi pubblicati, comunque, hanno svolto un ruolo importante grazie ai pochi-ma-buoni lettori che si sono scomodati a commentarli più o meno positivamente. 

1.9.13

Ritorno eccetera


Eccomi qui, come promesso, terminata la mia permanenza in montagna. 
Un'ottima permanenza, per chi desiderasse saperlo, tranquilla, ricca di frutta di bosco e di funghi. Sono riuscito a confezionare cinque vasi di marmellata e due di funghi, dei quali uno dei due l'abbiamo aperto oggi. Per il momento non sento allarmanti dolori al ventre, quindi posso rilassarmi e stabilire che anche stavolta ho indovinato le specie giuste... Ma sulla vita in montagna ritornerò presto, promesso. 
...
Tanto per rilassarsi un pochino, senza imporre a nessuno gruppi cervellotici e musiche un po' troppo sorprendenti, vi propongo un pezzo di un gruppo/non gruppo, dai componenti non sempre perfettamente noti e dalla storia particolarmente contorta e spezzata e che mi ha fatto compagnia per tutti gli ultimi anni del secolo appena terminato.  Parlo degli Art of Noise, un gruppo per lungo tempo volutamente anonimo e dalle apparizioni unicamente radiofoniche o in forma elettronica o mimetizzata, un gruppo senza volto basato unicamente sull'uso del campionatore, come fu immaginato e condotto per i suoi primi anni da Trevor Horn.
Paranoimia, che presento qui, appartenne alla seconda parte dell'esistenza del gruppo [1], nato nel 1983 e ufficialmente sciolto nel 1990. Il secondo brano, Moments in Love, appartiene alla prima fase della vita del gruppo. Buon ascolto a tutti.





[1] L'uso di un personaggio interamente virtuale, Max Headroom, fu il segnale di un momento particolare nella percezione dello sviluppo informatico di quegli anni. La possibilità di creare personalità e personaggi sintetici fu il massimo della novità per qualche anno, per poi essere velocemente dimenticato. Sicché Max Headroom fece la stessa fine di Second Life.
Sic transit gloria mundi.