14.12.12

M.A.d.u.L.p. 8.


La scolastica è la vera croce - e insieme una ferrea necessità economica - di tutte le librerie, grandi, piccole e così così che non si trovano nel centro cittadino. Abbiamo fatto la scolastica per una decina d'anni prima di abbandonarla senza nessun rimpianto. Ovviamente, a distanza di tempo, abbiamo dovuto pentircene. Ma sinceramente era un modo bastardo di sbarcare il lunario. 
 

Le librerie piccole, un po' periferiche, nate come universitarie ma che hanno visto le facoltà universitarie che le circondano gradualmente esiliate nei campi, sotto un ponte, in un campo nomadi, per sopravvivere sono spesso costrette a inventarsi qualche ulteriore fonte di sostentamento.
Se poi le librerie in questione hanno una forma societaria cooperativa e hanno quindi molti soci, alcuni dei quali si sono sciaguratamente riprodotti (talvolta anche in più esemplari), può capitare di sentirsi chiedere: «Ma, senti, voi procurate anche, come dire, libri scolastici

Inciso.
Ricordate?
Alla nascita di questo spazio scrissi che il lettore avrebbe dovuto abituarsi all'inciso, alla digressione, all'intervento estemporaneo.
Ecco, ci siamo.
È importante, nella frase (riportata prima delle avvertenze) il «come dire» o la brevissima esitazione che precede il «libri scolastici». Sottintende una riflessione preconscia, un giudizio non detto. Qualunque amante dei libri è profondamente, abissalmente, incontrovertibilmente convinto che i libri scolastici abbiano la forma, la consistenza, l'odore dei libri, che ospitino glifi e grafemi come i libri, che abbiano autori, un titolo, un editore ma che non siano, in realtà, libri ma strumenti di tortura a bassa intensità. Da qui l'esitazione a pronunciare la parola «libri», sia pure indissolubilmente legata a un aggettivo infamante come «scolastici».
Ma i libri scolastici meritano questo genere di disistima?
Ci ritorneremo. 
 

«Fare lo scolastico», come si dice in gergo, non è una scelta ma una necessità, un prezzo da pagare per continuare a esistere.
Non che i margini siano appetitosi, sia chiaro.
I libri scolastici vengono ceduti alle librerie con uno sconto medio del 18 - 19%, pagamento immediato o quasi, diritto di resa sostanzialmente inesistente, errori di consegna a carico della libreria. In più per «fare lo scolastico» bisogna avere spazio sufficiente, assumere personale temporaneo, trascurare per una quindicina di giorni la normale clientela, sospendere qualsiasi progetto e iniziativa e prepararsi all'idea che per qualche tempo si farà soltanto lo scolastico.
Un incubo, tanto più crudele poiché arriva al termine delle vacanze estive, quando si ritorna alla città e al lavoro carichi di sentimenti di pace e amore universale.
Lo scolastico si presenta gradualmente, proprio come un vento ostile e rabbioso precede le bufere. Si presenta nei panni di un mamma con in mano una fotocopia pallidissima fornita dalla scuola (nel periodo della «scolastica» gli esemplari adulti della specie umana di genere femminile e maschile cessano di essere, rispettivamente, «donne» e «uomini» per diventare indistintamente «genitori», suddivisi in «mamme» e «papà») o di una fanciulla con un foglietto ciancicato e sudaticcio in mano, coperto di cuoricini, di «Garzy ti amo», di «Ciozzy sei la +gnokka» o di «Trumzy sei il + fiko». Inseriti a tradimento tra i cuoricini e i giuramenti d'amore i titoli dei libri richiesti.
Richiesti, non desiderati.

Inciso, è il momento.
Fenotipicamente le «mamme» sono femmine nervose, aggressive, stridule, provocatorie, impazienti, mordaci e tignose. I «papà» maschi minacciosi, burberi, brontoloni, acidi, intrattabili, pignoli e stentorei. La combinazione «mamma+papà» è letale quanto C+N+H. Da segnalare, comunque, che, passata la «scolastica», curiosamente mamme e papà ritornano normali ominidi del genere Homo Sapiens Sapiens.
Fine dell'inciso.



L'addetto (l'A.F.O., cfr LN 33) si fa consegnare la fotocopia pallidissima o il foglietto («©Trumzy sei il + fiko-Solfarolo, Camillazzi, Storia 2, ed. boh?!? ©©©) e li considera.
Li studia.
Li esamina.
Li analizza.
«Vorremmo tutti quelli dove c'è scritto «sì», hanno la «B», e non sono evidenziati. Non vogliamo quelli evidenziati perché li abbiamo già / li abbiamo trovati usati / li cerchiamo usati / c'è una mia cugina a Imperia che li ha avuti e poi ce li passa»
«Bene»
«Ah, no questo no. Non lo vogliamo. O sì. Aspetti» Telefona.«Senti Pinzy, lo vuoi il libro di geografia? No. Ma ti serve o non ti serve? Poco? E io cosa faccio, te ne ordino metà? Vabbé, senti, poi me lo dici, sì, sì, ciao, ciao, bacio, bacio» quindi, all'addetto: «Per il libro di geografia aspetti. Poi glielo confermo. Allora, mi ordina tutti quelli non evidenziati che hanno la «B» e dove c'è scritto «sì» tranne quello di geografia. E quello di religione. O forse… aspetti che telefono…


Tutti, o almeno una maggioranza che in caso di referendum risulterebbe bulgara, pensano che i soldi per i libri scolastici siano buttati via. Che chi li vende ne tragga un lucro esorbitante e che dovrebbe essere lo stato a fornire i libri gratuitamente. Questo anche coloro che fino a cinque minuti prima di entrare in libreria avevano argomentato della necessità di «ridurre i servizi e diminuire le tasse» e che, dopo la sparata sui libri scolastici che «deve pagare lo stato» , ritornano ad affermarlo con rinnovato vigore.
Quando si parla di libri scolastici diventano tutti statalisti come altrettanti responsabili di kholkoz da piano quinquennale sovietico. Più o meno come quando ci si rompe una gamba si diventa improvvisamente sostenitori appassionati della sanità pubblica.

Ma torniamo a un interrogativo appena accennato in precedenza. Sono davvero tanto inutili, detestabili, orrendi, diseducativi eccetera i libri scolastici?
Né più né meno di quanto lo è la scuola nel suo complesso, potrebbe essere una risposta adeguata. I libri scolastici vengono scritti sulla base dei programmi ministeriali da autori diversi sulla base di orientamenti culturali e linee editoriali differenti. Risultato: ce ne sono di davvero eccellenti e di detestabili, di mediocri e di brillanti, di ottusi e di innovativi. Ma è molto raro che la resistenza all'acquisto del libro scolastico nasca da un parere anche vagamente informato. Nella realtà tale resistenza è motivata quasi esclusivamente dalla riluttanza a spendere una somma di denaro che, a torto o a ragione, si ritiene ingiustamente estorto.
«Ma i libri scolastici sono cari!», si dice.
Lo affermano autorevolmente i giornali e ogni altro possibile mezzo di comunicazione. A ogni fine d'estate. Un esempio di notizia non-notizia come le previsioni di un'estate torrida sparati da tutti i media nei mesi che vanno da marzo a giugno. In realtà i libri scolastici sono costosi – in termini assoluti – perché voluminosi. In termini relativi, ovvero di costo a pagina (in genere illustrata, si noti), sono tra i più economici del mondo editoriale. Prova ne è che fotocopiare un libro scolastico oltre che illegale non è economicamente proficuo.
Quindi la vera domanda dovrebbe essere: «Ma i programmi debbono essere tanto ampi e ridondanti?»
Chiunque che non sia il genio delle «3 I» faticherebbe a dare una risposta sensata. Forse è il caso di affidarsi a qualcuno competente in materia. E la necessità di una prerogativa come la competenza eviterebbe in partenza gli interventi del cavalier Banana o di qualche altro suo fido sottopancia come l'attuale (in questo momento ex-, se Dio vuole, n.d.r.) ministro dell'istruzione.


Ma torniamo alla prenotazione dei libri scolastici.
Una volta compresi (forse) i desideri del cliente il personale della libreria passa all'ordinazione. Compila la richiesta per il distributore e passa a ritirare quanto ordinato.
Quanto ritirato non coincide sempre e necessariamente con quanto ordinato.
Anche i distributori di scolastico hanno collaboratori avventizi e stagionali che non conoscono alla perfezione – a volte neppure grossolanamente – il catalogo dell'editore che distribuiscono. L'uso del codice ISBN per l'ordinazione ha in parte, ma non completamente, risolto il problema. Esistono tuttora, infatti, insegnanti che ignorano il senso delle dieci cifre (88+altri otto numeri) stampate nell'angolo inferiore destro dei libri che adottano e che non si preoccupano di rivelarle ai loro studenti. Errore fatale! Infatti il massiccio utilizzo del PC ha permesso agli editori di creare testi modulari di ogni genere, tipo, forma e dimensione. «Modulari» significa che se a un testo per i licei opportunamente mutilato di alcuni paragrafi e di un paio di capitoli si uniscono gli esercizi per le magistrali se ne ottiene un volume ad uso degli istituti tecnici. O viceversa. Qualsiasi cosa significhi «viceversa» in questo caso. Nascono così famiglie, stirpi, falangi, orde di testi tra loro imparentati per autore, titolo ed editore ma che differiscono per particolari minimi come il tipo di scuola al quale sono destinati, il colore della copertina e il già citato codice ISBN. Un po' come certe famiglie del Rinascimento italiano nelle quali tutti si chiamavano Cecco Brandimarte e le donne Costanza Brandimarte. La differenza stava nel colore della piuma sull'elegante cappello di velluto. O nel fatto che un Cecco Brandimarte era un assassino mentre l'altro un vescovo.
Abbiamo calcolato che in qualche caso sarebbe teoricamente possibile ordinare ventidue (22) volte un libro con gli stessi autori-titolo-editore e vedersi consegnare ogni volta un volume anche solo leggermente diverso. Che non va assolutamente bene per la Pinzy iniziale: «In classe ce l'hanno tutti diverso», senza però specificare se «tutti diverso» significa tutti diverso da quello di Pinzy o tutti diverso tra loro.
Ultimamente sul codice ISBN siamo diventati feroci e inflessibili come guardie confinarie dell'ex-RDT. Niente codice = niente libro. Non c'è diritto di resa sugli scolastici (se non in forme barocche e vessatorie), quindi ogni errore è a carico della libreria. E comunque sia non ci divertiamo a correre 22 volte (fattoriali) a chiedere Autori Vari - Storia 2 - Zancinelli editore per poi sentirci dire dalla Pinzy, principessa sul pisello della situazione, che «non è questo».
Ma siamo soltanto all'inizio del calvario.
Infatti gli editori di scolastica, sostenitori e probabilmente inventori del motto «primo, non prenderle» stampano sempre un numero di copie sensibilmente inferiore a quello che la somma delle adozioni sul territorio nazionale teoricamente prevederebbe. Infatti esiste l'usato, come tutti sanno. Il guaio è che la gente è strana. People are strange. Succede così che tutti i genitori di Padova decidono di comprare i libri usati mentre quelli di Torino decidono che per i loro pargoli vogliono il meglio. Risultato: il distributore di Padova si trova in casa cinquecento copie di Astrusi, Panzoni - Il nuovo Geografia globale vol.1 modulo rosso B - ed. Libeccio mentre il distributore di Torino che ha finito le sue copie dell'Astrusi - Panzoni avrebbe disperatamente bisogno di altre cinquecento copie della pregevole opera.
Spostare le copie? Certo. Ma soltanto a fine campagna scolastica, ovvero a fine settembre.
Altra possibilità. Il docente A ha adottato un libro. Ma A ha chiesto il trasferimento e alla fine dell'anno scolastico lo ottiene. L'anno seguente arriva il docente B. ll docente B dice: «Non voglio assolutamente usare l'Astrusi-Panzoni. Dovete comprare invece il Bizzarri, Lisci e Cormorani, Geografia di un mondo che cambia, vol. A fascia verde, frecce azzurra, modulo sigma, ed. Nuova Patria.»
Il distributore, che ignorava l'esistenza di richieste del Bizzarri, Lisci e Cormorani cade dalle nuvole e deve ordinarlo. Di cattivo umore, oltretutto, visto che aveva fatto il pieno di Astrusi-Panzoni.
Esistono poi altre sottoclassi di possibilità, ma il risultato finale è sempre lo stesso: «Non c'è».
«Come non c'è?»
«Non è disponibile presso il distributore»
«Non è possibile.»
«Non è arrivato, lo chiediamo di nuovo tra due giorni».
«Non c'è».
«Aaahhhhh, ma è terribile.» (sguardo calcolatore)… « ma l'avete ordinato?»
«Certo»
«e…»
«Non c'è. Lo chiediamo di nuovo…».
«Non c'è»
«Non è possibile. La mia Pinzy è l'unica in tutta la classe che non ce l'ha. L'insegnante già la odia e la umilia davanti a tutti. I suoi compagni la detestano. I bidelli la ignorano. Il suo futuro è compromesso. Il suo avvenire rovinato.»
«Però non c'è.»
«Non è possibile che nel XXI secolo… Ma voi siete inefficienti… Siete crudeli e meschini… Siete viscidi e menzogneri…»
«Non c'è problema. Le restituiamo l'acconto e può richiederlo a qualcuno più bravo di noi.»
«EEEEHHH NO! Aspetterò».
«È arrivato»
«Ah. Volevo telefonarvi. Il fatto è che Pinzy ha preso la fotocopia sbagliata. I libri che le servono sono questi. Beh, per voi è un problema se non ritiro nulla e ordino questi qui?»



«La scolastica» ha il grosso difetto di suscitare in chiunque vi abbia a che fare impulsi belluini, odii primordiali, reazioni furiose. La combinazione spesa ingente + istinti parentali scatena la belva che è in noi tutti. Un diniego nel momento sbagliato, un po' di nervosismo, un errore di calcolo possono scatenare interminabili discussioni. Talvolta culminate nella frase:
«Non entrerò mai più qui dentro!»
(Mamma esce, applausi)
Qualche volta è la verità. Spesso non lo è. L'anno seguente Mamma ritorna. Se non lei, un'altra Mamma. All'atto dell'ordinazione può capitare di sentirsi dire: «Una mia amica mi ha detto che voi siete efficienti e sono venuta qui. L'anno scorso mi hanno fatto aspettare due mesi per un libro. C'è proprio gente che non sa lavorare!»
A queste frasi non si risponde.
Si fa un mezzo sorriso vago e si tace.
Siamo dei vigliacchi.


2 commenti:

Argonauta Xeno ha detto...

Ricordo con orrore l'assalto alle librerie dell'usato. Iniziavamo dopo ferragosto, mai troppo presto. Era battaglia, però devo dire che riuscivo sempre a portarne a casa un buon numero. In condizioni varie e discutibili. Rimpiango oggi di aver dato via alcuni libri che ora mi farebbero comodo, per cultura personale (e per essere meno dipendente da internet). Insomma, se non si è capito, l'acquisto del libro nuovo era per me una sconfitta, un cedimento per esasperazione, l'ansia per la prossimità del nuovo anno scolastico.
Aggiungo che la mia (= di parenti e parenti di amici) lamentela era che di libri scolastici si fanno tante edizioni, solo per disincentivare lo "smercio" dell'usato. Dalle mie parti, non so per quale ragione, erano molto fiscali sull'ISBN - o comunque sull'edizione esatta del libro da ordinare. Come dicevo sopra, spesso sono stato fortunato e mi sono tenuto al di sotto del mitico "tetto di spesa", oscuro e sfuggente, altrimenti sforato senza troppi problemi.

Massimo Citi ha detto...

@SX: tu avevi almeno il vantaggio di non rompere i c... in libreria. Ti arrangiavi come ha fatto e sta facendo anche mia figlia. Diciamo che il vostro approccio - tuo, di Morgana e di qualche altra centinaia di migliaia di giovani - è essenzialmente pragmatico: «Mi serve questo, per quella data, lo cerco usato e se va male lo prendo nuovo». Erano i clienti migliori, venivano di persona senza mandare 'a Mammma, sapevano quello che volevano, avevano l'ISBN e si facevano un giretto in libreria per «dare un'occhiata». Ma quel genere di clienti - prima lettori che studenti - sono una rarità. A prevalere sono sempre, e immagino tuttora, i Pinzy della situazione, ignoranti come scarpe, mammadotati e bastevolmente forniti di denaro. La cosa che ancor ora mi ferisce è quella di esser stato a lungo anch'io un Pinzy che riceveva i propri libri dalla mamma che si sparava le code in mia assoluta assenza.