6.5.12

Marajà


Se finora non ho ancora inserito un artista italiano in questo spazio musicale domenicale non è per affermare qualcosa di terribilmente definitivo tipo: «odio la musica e i musicisti italiani», ma semplicemente perché sono pochi i musicisti italiani del XX secolo che mi hanno incuriosito, interessato o appassionato.
Ma calma, si tratta di una percentuale bassa su un totale comunque molto elevato, essendo io di nazionalità italiana...  come dire che comunque si tratta di decine e decine di artisti. La differenza nasce semplicemente dalla frequenza con la quale veniamo a contatto con brani di autore straniero rispetto alla frequenza dei brani in italiano. Ascoltando una radio di medie dimensioni, che trasmetta «motivi attuali», come si diceva una volta, la frequenza e la varietà degli artisti italiani è comunque necessariamente superiore. E tra questi, detto per inciso, prevarranno fatalmente i cantautori, categoria spesso musicalmente povera anche se - ma non sempre - testualmente pregevole.
...
Come tutti da giovane ho eseguito brani di Battisti, De Gregori, Baglioni, Dalla ecc. ecc. Ovvio, dal momento che tutti i chitarristi, anche quelli poco dotati, sono in grado di eseguire «Le bionde trecce» o «Questo piccolo grande ammore».  Tanto da averne letteralmente le tasche strapiene e senza che l'ennesima esecuzione dei loro brani riesca a risvegliare in me la nostalgia un po' ovvia della gioventù perduta o altre simili sciocchezze. Ho invece una curiosità tuttora non sazia per i musicisti capaci di coniugare la musica con la rappresentazione teatrale, come Caparezza, tanto per non far nomi, o capaci di frequentare musiche non ovvie, sul modello di Branduardi, o capaci di condurre il binomio musica-parole a livelli inattesi e sorprendenti, sul modello di Daniele Silvestri o di Giovanni Lido Ferretti. 
Una particolare simpatia va poi agli uomini-orchestra come Vinicio Capossela, capace non soltanto di comporre ma anche di interpretare, condurre, arrangiare e ripescare motivi e forme di recitazione che la musica italiana contemporanea ha trascurato. E creando il clima di un sottile steampunk da inizio '900 che noi italiani per primi abbiamo dimenticato.
Se a questo si aggiunge il gusto della metafora dagli ovvi significati politici, direi che non c'è bisogno d'altro per divertirsi. 
Il brano che presento qui, Maraja, è tratto dall'album Canzoni a manovella, del 2000. 
Buon divertimento a tutti.


 

4 commenti:

Lucrezia Simmons ha detto...

E qui non posso che concordare al 100%.
Non amo la musica italiana, troppo melensa e banale per i miei gusti.
Ma ci sono musicisti che mi colpiscono indipendentemente dalla lingua in cui cantano, e Vinicio Capossela è il mio preferito in assoluto in Italia, ed in ogni caso uno dei "miei" artisti.
Uno di quei pochi che sembra suonare "per me", per come mi sento, sempre.
Inoltre non è semplicemente un esecutore, è uno che la musica la conosce, e non solo per uno strumento.
Consiglio di sentirlo live, e di guardare il dvd LA FACCIA DELLA TERRA, ti piacerà.

Massimo Citi ha detto...

@Lady Simmons: dobbiamo avere qualcosa in comune, noi due. Non arrivo a definire la musica italiana come "insulsa e banale", anche debbo ammettere che ho sofferto di più per la morte di Giorgio Gaber che per quella di Dalla. Con tutto che... quello che volete. Vero che il buon Capossela è un direttore d'orchestra, un capocomico, un compositore, un barbapapà a un simpatico alcolista. Mille e mille anni di vita a lui!

cily ha detto...

Che bel post!
Concordo sulla musica italiana e anche sulla tristezza per la dipartita di Gaber più che per quella di Dalla.
Ho attribuito parte della mia freddezza al mio momento storico.
Voglio dire che ero così presa dai due marmocchietti da non riuscire a concentrarmi troppo su altro...
Ma a ben pensarci il fatto è che Gaber ha una profondità di testi e anche un'ironia che continuo ad apprezzare ogni volta mentre Dalla non so...alla fine era diventato un po' troppo costruito...boh...
E comunque Capossela mi piace tantissimo specialmente l'album che citi.
Pensa che mi è capitato di imbattermi nelle sue prove una mattina estiva in una piazza ad Aosta e CAPPERI è davvero bravo...
In quel momento aveva finito l'esecuzione dei brani e si stava divertendo un po'. Ti lascio immaginare la pienissima atmosfera jazz del momento anche se era giorno con la luce abbagliante delle 11 di mattina.
Purtroppo ripartivo in giornata e quindi niente concerto ma le sue prove ti garantisco che valevano più del concerto...
Al naturale è davvero un personaggio!

Massimo Citi ha detto...

@Cily; concordo anche con le virgole. E senza l'ironia malinconica ed eccessiva di Gaber siamo molto più soli e solo apparentemente più contenti. Come galline in gabbia.