4.1.12

Libri a perdere e libri da perdere


Eccomi di ritorno. A casa e a questo post. 
Stavolta voglio provare a disegnare un principio di ipotesi sulla sorte delle librerie - e quindi anche sulla cultura e sulla sua diffusione in questo paese. 
Temo non dirò cose particolarmente positive né consolanti, ma è anche possibile che mi sbagli. In fondo sono soltanto un quasi ex-libraio.
Partirò da una decisione appena presa dal governo in carica.
Parlo della cosiddetta liberalizzazione degli orari dei negozi. 
Detto in poche parole, significa che chi vorrà potrà tenere aperto il proprio modesto o lussuoso esercizio anche nelle ore notturne.
E durante le feste comandate. 
Ovviamente i commercianti hanno reagito con una certa stizza al provvedimento. L'idea di essere sempre aperti o quasi non risulta facilmente digeribile a chi tiene già aperto il proprio negozietto per 10-11 ore al giorno. 
Non ho sentito il parere in proposito dei grandi centri commerciali ma non ho difficoltà nell'immaginare la loro soddisfazione. 
Essere sempre aperti è esattamente il loro modo di imporre definitivamente il proprio ruolo. 
D'altro canto, dal momento che tutti dobbiamo lavorare per troppo tempo ogni giorno abbiamo sempre più bisogno di avere luoghi per acquistare i beni di prima necessità che siano aperti sempre o quasi. 
È una questione di tendenza. 
La quantità di ore lavorate tende a crescere. O per volontà del datore di lavoro (straordinari, straordinari) o per la necessità di mantenere la famiglia, pagare il mutuo, la luce, il gas, le autostrade ecc. ecc. svolgendo qualche lavoretto extra.
Come i nostri bisnonni stiamo lavorando anche il sabato. 
Spesso la domenica mattina.
Qualche volta anche il pomeriggio. 
Intanto anche i centri commerciali cominciano a tremare. 
Più grandi, più potenti, più veloci di loro ci sono gli esercizi on line. Quelli che gli stanno portando via i beni a maggior ricarico. Tutta l'elettronica e anche i libri. 
Già, anche i libri.  
...
In un mondo di questo genere - il mondo che stanno preparando per noi - quale credete sarà la fisionomia del libro? Ci sarà ancora tempo per il libro?
Poco, certo. 
E la forma del libro commercializzato - una distinzione non piccola quella tra libro commercializzato e libro liberamente disponibile - sarà comunque diversa. 
Libri rapidi, da consumare velocemente e thriller ad altissima velocità, inframmezzati da libri di maggiore durata, magari parti di lunghi cicli. In modo da non dover reimparare i nomi dei personaggi. 
Pochi autori, organizzati in gruppi di scrittura, office di ghost-writer guidati da un bonzo, con un buon nome da sparare in copertina. 
Un nome stampato sempre più grosso del titolo. 
In fondo l'importante è chi garantisce il libro, non di che cosa parla. 
Con un panorama di questo genere, con la crescita delle vendite di libri precotti, premasticati e predigeriti non rimane molto spazio, temo, per le librerie indipendenti. Il problema centrale, infatti, è sempre di più la qualità della produzione offerta piuttosto che le condizioni di acquisto previste, che rimangono, in ogni caso, fortemente punitive per i librai indipendenti.
Un brutto panorama? 
Indiscutibilmente.
Come diavolo potranno sopravvivere le librerie? 

Ho qualche idea ancora molto vaga e probabilmente del tutto prematura, ma ne riparleremo.
Giuro.

4 commenti:

Nick Parisi. ha detto...

Poco incoraggiante.
Ma mi sa che non ci sei andato troppo lontano, anzi temo proprio che in futuro avremo tutti un bel codice a barre stampato dietro al nuca.

Massimo Citi ha detto...

@Nick: vero, sono poco incoraggiante. Ma spero sempre di sbagliarmi. Il codice a barre sulla nuca è sempre possibile, anche se la mia sensazione è che stanno cercando di mettercelo dentro il cervello.

gelostellato ha detto...

tutto vero, tutto anche troppo prevedibile, purtroppo.
e tristemente non vedo soluzioni, nè coscienze collettive che si scuotono, e anche se ci sono, quelle che capiscono, non ci sono molte armi. o almeno io non ne vedo.
a volte, pur consapevole, nemmeno io le uso.
ma parlarne, comunque, non fa male, non può farlo.
Forse dovremmo farlo di più, tutti, quando possibile.

Massimo Citi ha detto...

@gelostellato: grazie per il tuo commento e scusa per il mio ritardo nella risposta, ma sono giorni pieni di tante cose, questi. Giorni pieni di m...
È vero che ci rimangono soltanto le parole, in certi casi. Ed è bene spenderle. Le parole sono pietre, diceva Carlo Levi, ma noi non sappiamo quando il peso di tutte le parole sarà sufficiente a spostare il mondo. Ma è bene comunque spenderle.