18.1.12

Figurine


Periodo pieno di lavoro. Non lavoro di quello che porta soldi e fama, ma seccature, creditori in agguato, libri in ritardo, ordini scomparsi... Insomma, un brutto momento. 
Per non lasciare il blog sfornito pubblico un racconto breve, pubblicato nel 2003, mio ma allora apparso a firma Giulio Artusi nell'antologia Fata Morgana 2. 
Nulla di che, anche se è un racconto di sf. Ma di un genere davvero particolare. A cominciare dal nome del protagonista, un anagramma facilissimo...
Buona lettura!
...

Leonia, quello che aveva le figurine.
Un nome strano, una bella casa, grande. Mi invitò un sabato pomeriggio, i suoi non c'erano.
    Vieni da me, che oggi giochiamo alle figurine?
    Certo!
Sapevo già che Leonia era uno speciale, ma non me sarei mai aspettate tante: calciatori, animali, piante, film, auto, motociclisti, animali preistorici. Persino i calendari profumati dei barbieri e le cartoline con le immagini che scivolavano seguendo il riflesso.
Leonia apriva cassetti, spalancava ante ed estraeva pacchetti e pacchetti di figurine, collezioni che non avevo mai visto e neppure immaginato, e io le guardavo con un piede in paradiso. Il pavimento ne era coperto.
Leonia era davvero speciale, sempre il primo in ogni cosa, riservato senza essere distaccato, gentile senza ostentazione, occhi verdi come il vetro di una chiesa e con un taglio particolare, ciglia lunghe, mani sottili ma forti. Le ragazze ci impazzivano ma lui le considerava poco. Noi maschi - ma anche i professori - ne eravamo intimoriti e anche un po' affascinati, qualcuno sussurrava che le donne non gli piacessero ma poi s'era sparsa la voce che stava con una di terza e tutti avevano pensato: «É normale, per Leonia»
Il mio pacchetto tenuto con l'elastico se ne stava intimorito in fondo alla tasca del giubbotto appeso nell'ingresso. La mia collezione quasi completa del campionato 1963-64 era nulla in confronto alla sue e anche «scambiare le doppie» sembrava una completa scemenza, a quel punto.
    Ti piacciono?
    Certo, ma ne hai...
  I miei ci tengono che faccia collezioni, dicono che si imparano un sacco di cose.
    É vero, hanno ragione. Cosa fanno i tuoi?
    I miei? Sono degli studiosi. Diciamo degli scienziati.
  Il telefono ci interruppe: guardale pure, non ti preoccupare.
Altro che dirmi, come facevano i miei, che i soldi per le figurine erano sprecati. «I genitori di Leonia fanno gli scienziati e gli comprano tutte le figurine che vuole.»
Lo sentivo parlare al telefono. Non parlava italiano, ma sapevo che Leonia veniva da lontano. Mi alzai: aspettavo quel momento da tanto. Piano piano spalancai le porte dell'armadio. In alto, ce n'erano altre. Le presi. Figurine sportive, c'era il nome e sopra il ritratto. Strane. La figura era profonda, sembrava di poterci infilare dentro il dito. E il nome era scritto con caratteri curvi, mai visti. Leonia al telefono continuava a parlare, probabilmente erano i suoi. Mi sembrava rassegnato, come quando ti dicono che devi fare una cosa, e lo sai che è giusta, ma non ti piace.
Altre figurine: animali, piante. Strani gli uni e le altre. Di qualche film di fantascienza, avrei detto. Belle, con luci che si accendevano e spegnevano, di una carta fredda, lucida. Come piccoli schermi di una TV. Non mi accorsi neppure che Leonia era tornato.
    Ti piacciono?
    Molto.
    Se vuoi prendine una.
    Ma da dove...
    Sorrise, saputo senza darsi arie, come riusciva a fare solo lui.
    Tu ne hai una? Una da darmi?
Andai a prendere il mio pacchetto e ne estrassi la più preziosa: Altafini, bisvalida. Era un bel sacrificio, nemmeno per un fratello...
    Grazie.
La guardò, la girò annuendo, serio.
    Sarà un ricordo. Mi spiace ma adesso devo uscire, vengono i miei a prendermi. Non ci vedremo per un po', credo. 

    Leonia il lunedì non venne più a scuola. Partito, chissà per dove. O tornato chissà dove. La sua figurina ce l'ho ancora. Ogni tanto la guardo ma non capisco il nome, né riesco a immaginare il gioco.
E comunque è probabile che sia una schiappa, Leonia me l'ha regalata troppo volentieri. 
O forse è che mi voleva bene.
Quando viaggio nelle notti stellate la porto con me, comunque. Mi fermo in mezzo alla campagna serena e guardo in alto, le stelle.
    Ehi, Leonia, come si chiama questo qua?
Lo so che dov'è non può sentirmi, ma non importa. Sono contento così.
Le figurine sono una bella cosa, cosa credete? Non solo per noi.


6 commenti:

Nick Parisi. ha detto...

Bel racconto, riesci in poche righe a descrivere una cosa per cui io impiegherei capitoli interi.
Bello anche l'anagramma Leonia|Alieno.
Ciao.

Massimo Citi ha detto...

@Nick: grazie! Comunque non è vero, ho letto alcuni frammenti che tu sai rapidi e incisivi. Il racconto è in realtà nato da un attacco di grandezza. Volevo scrivere un racconto che ci stesse nella quarta di copertina dell'antologia. Ma veniva una cosa incomprensibile e ho abbandonato l'idea. Ma devo aver scritto anche qualcosa di più breve. Un giorno o l'altro lo posto - sempre ammesso di ritrovarlo.

gelostellato ha detto...

oh, caruccio, ma lo sai che "quel non solo per noi" io mica ce lo vedo bene? un po' come a sottovalutare il lettore e a volergli gridare in faccia "no ehi, lhai capito o no che è un alieno, no perché sì se non lo capisci allora tanto vale eh"
e invece avrei lasciato il narratore ignorante, dell'ipotesi aliena, facendone partecipe solo il lettore. ma è un gusto solo personale, ovvio. ;)
piacevole lettura, che fa venire voglia di figurine, ma solo di quelli di Leonia ;)

Massimo Citi ha detto...

@gelostellato: hai ragione. Ma nel 2003 ero un po' bestia. Probabilmente lo sono ancora, ma adesso in genere me ne accorgo in tempo. Il fatto è che il racconto usciva in un'antologia non di sf, quindi avevo la necessità di sottolineare che non si trattava di un pisquano qualunque ma di un vero ALIENO. Oggi, prima di pubblicarlo, ho anche pensato di togliere la frase finale (giuro, è vero) ma non mi sembrava giusto per il mio io del 2003. Comunque sono contento che in definitiva ti sia piaciuto.

cily ha detto...

Ahhhh anche io ti stavo per dire che avrei preferito che non mi dicessi che era un racconto di SF e avrei evitato quella formula alla fine.
Insomma mi sarebbe piaciuto imbattermi nel racconto e essere lasciata a pensare e capire per conto mio....

Racconto molto carino, breve ma c'è tutto(CHE INVIDIA!) e soprattutto è un tipo di SF che mi piace moltissimo. In cui tutto sembra ordinario tranne quei due o tre dettagli che stanno fuori posto e che ti portano ad andare oltre...

Molto carino davvero...
Eddai ritrova anche gli altri racconti brevi! Lo sai che ho un debole per i racconti brevi... :)

Cily

Massimo Citi ha detto...

@Cily: Grazie. Di racconti brevi o brevissimi ne ho almeno un altro o forse due che metterò on line quanto prima, a questo punto. Adesso sono fuori allenamento a scriverne di nuovi, ma il passato è una risorsa.