Dharlemhiun accoglie in silenzio il vincitore.
Vecchie
case dei tetti di ardesia, strade chiare di pietre di fiume, bagnate
dalla pioggia e la lunga fila dei nuovi soldati delle Case d'Acqua
che salutano Teardraet levando le armi al cielo immobile.
Maldanea
cavalca accanto al suo Id'Iun e vede passare i colori delle isole e
delle coste dei Syerdwin. Dalla Porta Candeliera, la più antica
della città, hanno risalito i quartieri di mare salendo verso la
Sirena, la lunga collina dove sorgono le residenze delle più antiche
Case e il Fondongiano, che raccoglie nelle sue mura il palazzo reale
e la piccola rada di Rarin, dalla quale, ai tempi delle guerre con i
Lupi-Drago, partivano e arrivavano i rifornimenti per la capitale
assediata.
–
Quanti morti, Nivel'iun?
– Non abbiamo ancora terminato di contarli, Liest. In quest'ultima
settimana i fedeli di Vamaiun hanno forzato le porte di tutte le
grandi case della città. Hanno trascinato via i vecchi vicini al
cambiamento e i piccoli appena trovati sulle spiagge. Volevano farne
ostaggi per costringerci a cessare l'assedio. Ma molti si sono
rifiutati di seguirli, hanno combattuto, anche le femmine e gli
anziani. Qualche Casa ha sprangato le porte ed è stata bruciata.
Teardraet
annusa l'aria. – Ho avvertito l'odore. E dalla Yinnavaud ho visto
gli incendi che coloravano le acque. Che ne è stato degli ostaggi?
–
Li hanno rinchiusi nei sotterranei del Fondongiano. Quando i
Lupi-Drago di Deshigu sono entrati dal varco nelle mura i fedeli di
Vamaiun hanno aperto le chiuse e allagato i sotterranei. Ben pochi si
sono salvati.
Teardraet
china il capo e macchinalmente risponde al saluto di un gruppo di
soldati provenienti da Kirup, l'ultima isola abitata dai Syerdwin
prima della seconda linea dei ghiacci. Come gran parte di coloro che
hanno abbattuto Horr Vamaiun non sanno ancora nulla di ciò che è
accaduto durante il breve assedio della capitale ed esibiscono con
soddisfazione le armi e le insegne.
–
Abbiamo chiuso la via del mare, le vie di terra. Vamaiun e i suoi non
avevano più alcuna speranza. Perché uccidere ancora?
–
Forse proprio perché non avevano più alcuna speranza. E la
punizione sapevano già sarebbe stata comunque terribile.
Nivel'iun
non ama speculare inutilmente su reconditi motivi e lontane ragioni.
Non è quello il suo compito. È un soldato, un vero soldato: da lui
non otterrà di più.
La
strada che sale verso la fortezza è stretta, sinuosa. Non ha nulla
di grandioso, regale. È ritagliata tra i palazzi delle più antiche
Case d'Acqua, nata quasi casualmente e ora corre nel silenzio, supera
muri ombreggiati dal fumo, giardini macchiati di cenere. Dalle
finestre sicuramente vi è ancora qualcuno che guarda passare i
liberatori e il nuovo Reggitore del Trono delle Acque. Ma ancora per
molto tempo ogni mattino come quello sarà occupato dal ricordo di
quanti non sono tornati dal Fondongiano.
La
strada si apre finalmente su una grande piazzale e sulla porta
Airaillon, spalancata dall'interno dai soldati venuti da Baran e
Verhida e da Therrelise.
Teardraet
ferma la cavalcatura al centro della piazza. Accanto a loro passano
soldati, servi, carri carichi di armi e degli oggetti rubati alla
città, carri macchiati di sangue dove i difensori dell'usurpatore e
le loro vittime giacciono abbracciati.
La
porta e le mura non portano segni della battaglia. Le grandi macchine
da guerra portate dalla isole, manovrate dalle sue navi alla fonda
nel Rarin hanno aperto un grande varco nel Fondongiano dal quale sono
entrati per primi i Lupi-Drago e gli Oddinak.
"È
stata una manovra notevole" Aveva detto Saisek, il principe
Gu'Hijirr che li accompagnava, ambasciatore del nuovo re di Farsoll,
Tydly il testardo.
Teardraet
in quel momento non aveva potuto trattenere un sorriso. Aveva
dedicato un paio di notti, in compagnia dei maggiori ufficiali
dell'armata, a studiare un modo per rendere più breve possibile
l'assedio.
Fin
dall'inizio aveva stupito il nemico con i suoi Oddinak, entrati in
Dharlemhiun passando per i Cancelli di Roccia, impresa che nessuno
aveva mai tentato. Dalla porta Candeliera, aperta dai guerrieri di
Gudlinak, erano poi entrati a migliaia i suoi soldati, in testa le
bandiere di Baran e di Wessiun.
Una
"manovra notevole", come ha detto Saisek, un grande
successo la cui eco arriverà fino alla Reggia di Dancemarare, alle
orecchie di Konstantin. Una guerra è fatta soprattutto di parole.
Oltre
la porta Airaillon lo attendono i trecento cavalieri dell Fama, da
sempre la scorta dei Re delle Acque. Uomini, Lupi Drago, Gu'Hijirr
uniti dalla fedeltà al re dei Syerdwin. Davanti a loro Marr Ghenerik
solleva la spada all'altezza della fronte. La luce liquida della
mattina scivola languida sul metallo rendendo il suo movimento lento,
dolce come un carezza. Onore al Re! Gridano insieme trecento
voci.
Teardraet
abbassa il capo per salutare la sua nuova guardia personale e cerca
con lo sguardo gli occhi di Marr Ghenerik.
–
Fortunatamente non avete mandato la vostra ultima parola alla Marrak,
Marr Ghenerik. È stato un bene per tutti.
–
Per molti, Seliest, non per tutti. – Il lupo-drago esita, cerca le
parole tra le pietre lucide del cortile. – Se avessimo davvero
tradito, se fossimo rimasti accanto a Vamaiun fino all'ultimo istante
e non avessimo abbandonato il Fondongiano, probabilmente avremmo
evitato di contare tanti morti. Vamaiun e i suoi non si sarebbero
sentiti tanto disperati da commettere questa vergogna. Così ho
salvato il mio inutile onore. Molti innocenti l'hanno pagato.
– Non
dovete tormentarvi, Marr Ghenerik. Gud'jen ark tennet veach. –
Mormora il barone Deshigu in ordruke.
La
porta del passato è chiusa.
Quella
frase non lo abbandona. Mentre attraversa le sale del palazzo reale,
devastate e imbrattate, mentre si affaccia alle finestre e ai
balconi, saluta i suoi soldati, visita i feriti e rende omaggio ai
morti.
Per
lui si è riaperta, ora è di nuovo l'unico re dei Syerdwin. Contro
di lui in tutte le terre della Corona delle Acque è rimasta solo la
piccola armata di briganti riunita da Liest Kaidiun, l'ex-primo
ministro dell'usurpatore, già sconfitta da Tamu Hiniun e ora
rifugiatasi nella selva di Wentur.
Ancora
remoti, indefiniti nelle brume del futuro, ci sono l'Arciduca
Konstantin e le innumerevoli schiere dei Cancelli d'Occidente.
–
Ci sono prigionieri? – chiede Maldanea.
Sulla
grande terrazza che domina il Rarin sono rimasti soli. La sua Id'iun
non gli ha rivolto la parola per tutto il giorno ma non si è mai
allontanata da lui, eretta sul cavallo, forte e silenziosa come
un'antica regina.
La
luce grigia del giorno scompare lentamente nella caligine salmastra
della sera. Molto sotto di loro un mare opaco stringe i moli scuri e
le navi dalle vele grige e nere in un abbraccio freddo e
instancabile. Le luci gialle accese sulle torri e sugli alberi dei
vascelli navigano inafferrabili nell'acqua. La calma è tornata, una
pausa nell'affannoso rotolare di una guerra che deve terminare
presto.
–
Pochi, mia id'iun. Qualcuno ferito. Li ho veduti poco fa. Portano
ancora i colori di Vamaiun come se non capissero che sono divenuti i
colori dell'infamia. Se facessi aprire le porte delle celle di loro
non rimarrebbero superstiti. E nessuno avrebbe rimproveri da muovermi
per un gesto tanto crudele. Tra loro non ci sono ufficiali né membri
di Casa Vamaiun. Fuggiti o suicidi. Domani il Liessthion decreterà
la cancellazione della loro Casa. I libri dei Nomi saranno bruciati.
Sarà come se Vamaiun non fosse mai esistita. Ed io approverò.
–
Che ne è stato di Vamaiun?
–
L'hanno trovato nella Torre dei Cormorani. Ucciso a coltellate.
Probabilmente qualcuno dei suoi debitori d'acqua che voleva ottenere
la grazia del nuovo re. Ma nessuno è ancora venuto a reclamarla.
Probabilmente gli Oddinak non l'hanno ascoltato. Una fine ben
miserevole per un re: ucciso da un vassallo traditore. Anche se il
suo sicario non deve aver avuto morte migliore.
Maldanea,
appoggiata al parapetto della terrazza, è perfettamente immobile e i
tratti del suo viso sono nascosti dall'ombra. Teardraet non vede la
sua espressione e gli è difficile immaginarla.
–
Un vecchio piangeva nel giardino dei Kurdem'iun. Diceva che solo un
Moeld avrebbe potuto assalire il Fondongiano quando così tanti erano
gli ostaggi nelle mani di Vamaiun. E insieme al suo nome malediva il
tuo. I soldati volevano farlo tacere, ma non glielo l'ho permesso.
L'ho ascoltato, fino a quando non mi ha visto. Ha sollevato la testa
per guardarmi e non mi ha salutato. Aveva gli occhi pieni di paura
per il Cambiamento e i gesti stanchi degli ultimi giorni. I nostri
soldati erano a disagio, tenevano le mani sulle spade. "Il
vostro regno ha inizio nel sangue, Lie." "No. È Vamaiun ad
aver terminato così il suo." Non mi ha risposto. Accarezzava
una sciarpa e guardava oltre noi. Me ne sono andata piano, camminando
sull'erba secca e bruciata. Mentre gli davo quella risposta sentivo
di dire la verità, ma non posso fare a meno di chiedermelo: chi
decide qual'è la verità? Ma forse è perché c'è qualcosa di
terribile e meraviglioso in questa giornata. Avevo visto Dharlemhiun
solo altre due volte, in compagnia del mio padre-zio. Adesso la città
ci attendeva, l'ho sentita respirare di sollievo ma anche nascondere
il viso per la paura mentre camminavamo per le strade. Ho visto
migliaia di syerdwin felici salutarci come divinità e tanti morti
quanti non avrei mai neppure immaginato. È questa la guerra,
Teardraet? Città, soldati, viaggi sangue e morti? E la paura che ti
accompagna sempre, quella che ti spinge a muoverti, fare. Fatico a
credere di essere divenuta anch'io la nemica di qualcuno, qualcuno
che neppure conosco. Eppure possono colpirmi e uccidermi, perché
sono di Casa Wessiun, perchè sono la sposa del re dei Syerdwin. Non
ho paura per me, non temere. Ho paura perché una cosa tanto sciocca
è divenuta reale. E ciò che è avvenuto qui mi ha mostrato che non
esiste un limite. I miei cugini erano ansiosi di partire e
combattere. Ma non esistono il coraggio e le bella morte, solo una
serie di gesti, ciascuno dei quali provoca il successivo. In questo
modo sono divenuta anch'io la nemica di qualcuno. Quanto ci fermeremo
a Dharlemhiun?
–
Pochi giorni. Davanti all'Isola del Cinghiale incontreremo l'armata
di Tidly il Testardo. I soldati della Meridiana di Therrelise sono
già arrivati ad Annadille e domani supereranno i confini del regno.
Li attendiamo per unirci a loro. Li guiderà Deshigu. La nostra
flotta partirà domani e incontrerà le navi del Gu'hijirr e insieme
attaccheranno i porti di Konstantin. La nostra sola speranza è la
rapidità. Se diamo settimane, mesi ai Cancelli d'Occidente
l'Arciduca riuscirà a riunire un'Armata che spazzerà via i popoli
antichi.
–
Non abbiamo altri alleati?
–
Quali? I Notturni sulle montagne sapranno della guerra solo quando
sarà finita. E il loro tempo è ormai prossimo alla fine. La Lega
delle Acque è già stata attaccata e lungo il Drew non abbiamo più
amici. Le Porte d'Oriente sono dominate dalla gente nuova e comunque
Bartsodesch sa che Konstantin per il momento non intende continuare
la guerra. E anche a lui non importa molto della gente antica. Dentro
i suoi confini ci sono solo pochi notturni e qualche mercante
gu'hijirr che commercia lungo il Defin quando non è chiuso dal
ghiaccio. Viviamo con le spalle rivolte al mare e non abbiamo nessuna
via di fuga. Questa è l'unica risposta che potrei dare al vecchio
Kurdem'iun. Lui ha perduto i suoi nipoti ma tutti li perderemo se
Konstantin vincerà.
Maldanea
accarezza con il palmo della mano la vecchia pietra del parapetto. Lo
stesso gesto faceva sulle terrazze della piccola reggia di Baran.
Subito dopo l'alba, davanti al sole pallido e confuso dal vento
salato, il vento che portava fin lì l'odore dei ghiacci e le voci
delle grandi sorelle dal ventre chiaro che nuotavano oltre gli scogli
più lontani.
–
Perché Konstantin ci vuole distruggere?
–
Gli uomini sono più prolifici di noi, premono su tutti i confini per
conquistare nuove terre. E non tollerano più di dover dividere lo
spazio con i popoli antichi. I Cancelli d'Occidente hanno iniziato la
guerra contro Bartsodesch per respingerlo oltre le Terre Notturne e
le Montagne dell'Orlo. Questo era il sogno di Artamiro, che ancora
rispettava gli antichi patti tra le genti del tramonto. Ma Konstantin
ha compreso che gli Antichi Regni, le terre di Farsoll, Dharlemhiun e
Therrelise sono più vicine e più deboli delle Porte d'Oriente. Per
questo Bartsodesch non interverrà in questa guerra, almeno finché
non sarà certo dell'esito e sia noi che Dancemarare ci saremo
abbastanza indeboliti.
–
E quando sarà terminata?
– Resterà
la prova più dura. Il-Mondo-tra-molti-istanti.
–
Seliest?
–
Non la senti? È la voce di Bediun.
–
La sento.
–
Non rispondi?
Teardraet
sorride. Alza le mani e la fa scivolare sulle spalle di Maldanea. È
una carezza e insieme una richiesta di aiuto. Nessun'altra creatura è
mai stata tanto importante per lui. Lei rabbrividisce, ha ossa
sottili e fianchi appena disegnati.
–
Sono qui Bediun.
Maldanea
si volta. – Ti attendono, dunque. – Lo afferra per il braccio e
stringe leggermente. – Vai. Ti attendo nelle mie stanze. Per
continuare la nostra conversazione.
2 commenti:
Sarà un caso ma a me i Notturni mi piacciono! ;)
@Nick: per la verità anche a me. Ma si stanno estinguendo, purtroppo.
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